MY NEW FAMILY CAP 3: LA FINE

finii di lavorare tardi quella sera, tornai a casa, ma non trovai mio figlio ad aspettarmi. Ricevetti un messaggio che diceva che se volevo rivedere mio figlio dovevo andare ad un indirizzo. Subito mi misi in macchina e raggiunsi quel posto, era sperduto nel nulla e quella casa era l’unica nelle vicinanze. Con il mio fare da poliziotto presi in mano la situazione: scesi dall’auto ed entrai in quella casa sentii dei rumori nella cantina, ma prima che potessi vedere qualcosa mi colpirono alla testa.
Dopo pochi minuti mi risvegliai su un letto ammanettato mani e piedi, la cerniera dei pantaloni era slacciata e avevo il casso moscio fuori, pistola e manganello erano scomparsi.
Ad un certo punto vidi aprire la porta della cantina e scesero due uomini incappucciati che tenevano fermo un ragazzino con una maschera di pelle in viso c’era solo il buco per il naso e il buco per la bocca.
Lui si ribellava dicendo che voleva essere lasciato andare, ma loro lo presero con la forza lo misero davanti al mio casso e lo intimavano di succhiarlo. Lui non voleva allora gli tapparono il naso e quando aprì la bocca per respirare gli misero in bocca il mio casso.
Io godevo, godevo, non serviva nemmeno che gli spingessi la testa contro il mio cazzo perché lo facevano direttamente I rapitori, e parecchie volte mi sembrava quasi che il ragazzo stesse per svenire per quanto lo soffocavano.
Il mio casso in poco tempo fu duro come il marmo, presero il ragazzo lo misero a sedere su di me infilando il casso nel suo buco.
Urlava, più glielo sbattevo dentro più lui urlava e dopo qualche minuto prese l’iniziativa e quando I rapitori lo lasciarono libero, lui cavalcò il mio casso in modo professionale andava al trotto da vero professionista.
Dopo un po' di tempo I rapitori butto il ragazzo sul mio petto io gli misi la lingua in bocca mentre I rapitori da dietro leccavano il buco e il casso perché lo stavano preparando a una grossa sorpresa, davvero grossa.
Quando il ragazzo capì cosa stava per succedere si dimenò chiedendo di fermarsi, ma in quel posto non comandava lui ne io quindi gli ficcavano un altro grosso casso nel suo buchetto e li si che urlava, urlò fino a piangere. Si sdraio su di me e mi mise la lingua in bocca per il male, ma il secondo rapitore lo tirò su dai capelli ficcando il suo cazzo nella sua bocca. Il suo pianto era strozzato e il suo corpo era diventato pesante, non sopportava quella presenza.
Arrivò quel fatidico momento uno gli sborrò in gola, mentre io e l’altro rapitore gli farcimmo il buco.
Il ragazzo si stese su di me sfinito, mentre I rapitori mi slegarono.
Abbracciai il ragazzo consolandolo un po', gli tirai via la maschera e lui scoprì che ero io: suo padre.
Si mise di nuovo a piangere dicendomi che non voleva e che lo avevo obbligato, ma ad un certo punto mi disse che sarebbe tornato da sua madre a quel punto mi arrabbiai lo ammanettai al letto.
Lui si dimenava, ma io gli dissi che non se ne sarebbe andato più via da quella casa finché non avrebbe imparato la lezione, gli dissi che lui rimaneva al mio servizio fino a quando l’avrei voluto io, e che non doveva permettersi di obiettare.
Salii al piano di sopra dove ad aspettarmi c’erano Carlo e Giuseppe gli uomini che avevo conosciuto la prima volta che scopai con mio figlio, sarebbero diventati I suoi zii.
Gli dissi che quando volevano potevano venire e spaccargli il buco con la forza.
I figli sono I migliori giocattoli dei padri e degli zii.