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AL CENTRO DELL'ATTENZIONE


di JoyChiara
21.03.2018    |    9.354    |    3 8.1
"A turno tutti gli uomini le venivano in bocca, chi più chi meno spingendole il cazzo in gola..."
I primi ad arrivare furono loro, la coppia di Manduria da cui era nata l’idea. Li avevamo conosciuti con uno scambio di messaggi su whatsapp, giusto per capire se c’era un’intesa. Chiara e Marika si erano intese subito. Tra loro c’era simpatia e pian piano Chiara iniziò a raccontare della nostra predilezione per i riti di sottomissione e umiliazione. Marika si era un po’ spaventata, ma si era affrettata a dire che non voleva giudicarci. Così era nata l’idea solo di guardarci. Questa era stata suggerita anche da una coppia della nostra stessa città, Foggia. Loro erano molto titubanti. In realtà inizialmente il marito aveva barato e non aveva detto proprio nulla alla moglie. Però nel suo annuncio diceva che lei era molto indecisa e forse era disposta a guardare. La cosa ci aveva eccitato e ci eravamo detti disponibili. 
La sera io e Chiara avevamo discusso i diversi scenari. Se lei doveva farsi già trovare nuda e con il guinzaglio al collo, a quattro zampe. O se invece prima parlare con un long drink in mano tutti e quattro e poi procedere a denudare solo Chiara e far vedere loro come posso prenderla in ogni orifizio, o sculacciarla.
Non se ne fece nulla. Quella coppia si era dileguata, ma dopo il contatto con la coppia salentina si era tornati alla carica. Ed eccoci giunti al primo appuntamento, non senza paure ed emozioni contrastanti.

A riceverli loro trovarono solo me. Indossavo un abito scuro, ma sportivo e morbido. Senza cravatta. Li feci accomodare. Lei era molto elegante e intravidi che aveva un intimo di pizzo e calze autoreggenti. Offrii loro uno Spritz e presto suonarono altri.

Chiara aspettava in camera da letto. Avevamo deciso che sarebbe entrata in scena con un Morso che le impedisse di parlare, legato dietro la nuca da una cinghia nera. Non sarebbe stata del tutto nuda. Al contrario. Avrebbe indossato un corsetto da slacciare dietro la schiena e senza bretelle, perché lo si potesse levare senza frontalmente senza dover passare dalla testa o dai piedi. Sotto avrebbe indossato una gonna leggera, con calze autoreggenti e tacchi alti. Al collo aveva invece un collare alto, ghepardato, da cui scendeva sulla schiena un fermapolsi. 
Riempitasi la sala delle cinque coppie invitate, offerto a tutti da bere, andai a prenderla. 
Entrai nella stanza da letto e la trovai ancora non pronta. “Sono arrivati tutti?” finse di chiedermi con interesse, augurandosi in realtà che qualcosa fosse andato storto. Finsi anch’io la massima tranquillità e l’aiutai a indossare il morso e il collare con il fermpolsi. Ormai impossibilitata a parlare, le bloccai i polsi dietro. Sentii una certa resistenza quando le presi il braccio per piegarlo e ci guardammo negli occhi. Le sorrisi e la baciai sulla guancia. Poi presi l’altro braccio e dopo averle legato dietro la schiena anche l’altro polso, aprii la porta e la accompagnai tenendola stretta per un gomito. Fu bellissimo vedere i suoi occhi fiammeggiare sui presenti, che rimasero tutti fermi a osservarla avanzare. Il più anziano poggiò il bicchiere e applaudì, seguito così da tutti. 
“Grazie. Grazie, Signore e... Signori. Grazie per essere venuti e per essere così gentili. Vi presento Chiara, la mia compagna di giochi. Sapete già cosa potete farle e vi prego di rispettare le regole che abbiamo deciso. Se volete ora possiamo toccarle il culo tutti insieme, magari uno per volta e poi iniziamo...” Spinsi così Chiara più avanti, entrando nel Salone e le sollevai appena la gonna. Indossava un tanga e scostai il filo che scendeva tra le natiche per mostrare accarezzandolo l’ano. Uno ad uno si avvicinarono e la palparano, anche due Signore.

“Va bene, ora che tutti abbiamo preso confidenza con Chiara, le levo il morso e ci prepariamo al gioco” Così feci e mentre le slacciavo anche il corsetto, scavalcando le braccia ferme dietro la schiena, le chiesi “Vuoi dire qualcosa ai nostri ospiti Chiara?” Chiara agitatissima e con il cuore che le pulsava non riuscì nemmeno a scuotere la testa. Finii con una certa difficoltà di slacciarle il corsetto e una Signora mi venne in aiuto, subito seguita da altre che lo sfilarono davanti. Presi di nuovo Chiara per il gomito e la condussi al centro della sala, facendola piegare sulle ginocchia.
Chiesi di portarmi due cuscini e la disposi tra il divano e le due poltrone, sul tappeto centrale da cui avevo rimosso il tavolino. Messi i due cuscini sotto le ginocchia, le infilai due dita in gola e guardando i presenti chiesi “Chi vuole iniziare?”.
Guardando Marika di sottocchio Carlo poggiò il bicchiere e fece un passo avanti, ma dietro di me c’era già Marco accompagnato dalla consorte che alle spalle gli teneva il membro e lo smanettava per farlo duro. Mi scostai e il gioco ebbe inizio.

A turno tutti gli uomini le venivano in bocca, chi più chi meno spingendole il cazzo in gola. Io me ne stavo da parte, il gomito appoggiato sul mobile bar a godermi la scena, parlando con le Signore o con altri che si avvicendavano. Alcune consorti si piegavano a guardare più da vicino il membro del loro uomo dominare la bocca di Chiara, che intanto si riempiva di sperma. Mi avvicinai per questo e con un dito le raccolsi quello che le stava colando sul collo e lo portai alla sua bocca. Le strinsi le narici e l’aiutai a ingoiare tutto. Avevo portato un calice di champagne per lei e l’aiutai a berlo invitando tutti i convitati ad applaudire. Fu un applauso sincero e al termine io feci vedere come potevo prenderla con forza in gola. Le strinsi la testa e il cazzo ormai duro di marmo, come non mai, presi a rigirarlo nella sua gola perché la aprisse bene e a controllare che il suo naso mi toccasse bene la pancia. Chiara ebbe due o tre conati di vomito che riuscì a trattenere e alla fine le venni in gola anche io.
Il gioco per noi era finito e le liberai i polsi. La accompagnai prima in bagno e poi in camera. Parlammo un po’ e Chiara si rivestì per tornare dagli ospiti. Fu accerchiata dalle Signore con cui si intrattenne. Io le chiesi istruzioni su cosa dovessi fare con i preparati in forno e la serata continuò in amicizia. Sarebbe successo qualcosa, ma cosa?

Eravamo tutti curiosi di saperlo.
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