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BALI MALANDRINA


di duepertanti
06.09.2021    |    15.209    |    10 9.9
"Da quella notte facemmo coppia fissa e dormimmo (si fa per dire) sempre insieme..."
B A L I M A L A N D R I N A

E’ successo un bel po' di anni fa.
Avevo 36 anni e il mio secondo matrimonio era appena finito. Era durato poco: lei era una donna bella e intelligente (la intelligenza mi ha sempre affascinato), ma fin troppo: con 149 di Q.I. era praticamente un genio (laurea in ingegneria cibernetica al Poli di Milano, con una tesi in Logica matematica: 110, lode e pubblicazione, con conseguente offerta di una borsa di studio da Standford per un dottorato lì), ma come effetto collaterale aveva difficoltà relazionali con il prossimo, compreso un certo disinteresse per il sesso, che invece per me era (ed è ancora, per fortuna) fondamentale.
In sostanza, ci lasciammo dopo solo un paio di anni, peraltro, all’inizio, in maniera non troppo pacifica.
Quell’estate quindi avevo bisogno di una vacanza liberatoria e fuori dagli schemi e decisi di aggregarmi a un viaggio tipo Avventure nel Mondo. Per chi non conoscesse questo modo di viaggiare, consiste in tour operator che organizzano viaggi-avventura nel Terzo mondo sostanzialmente autogestiti ; procurano un programma di massima, raccolgono le prenotazioni (10/15 per gruppo), nominano capogruppo un volontario tra gli aderenti (normalmente un viaggiatore esperto), forniscono i biglietti aerei e basta. Giunto a destinazione, il gruppo fa una cassa comune e via: costruisce il viaggio di giorno in giorno. E’ una vera avventura, che di solito a me non garba in quanto di solito si finisce per viaggiare ai minimi livelli (per ragioni di costo) e quindi spesso in condizioni di disagio. Tuttavia quell’anno avevo bisogno di qualcosa di diverso, di rottura e quindi mi lanciai. Destinazione: Sumatra e Bali
Fui fortunato, il gruppo era di sole 9 persone: due sorelle (una di 30 e una di 19, la maggiore capogruppo), una coppia di giovani coniugi, con la sorella minore della moglie e infine una signora di mezza età, con due figli maschi adolescenti. Tutti educati, alla mano e simpatici.
La sorella maggiore capogruppo (Anna) era una bella ragazza, bionda, con i boccoli, non troppo alta, ben fatta, seconda di seno e bel culo; un po' algida però. La sorella minore (Valeria, la più piccola di 4 sorelle) era uno schianto: bel viso ovale, un sorriso meraviglioso, alta, castana con lunghi capelli, quarta di seno e un posteriore proporzionato al davanzale; una vera pin-up, molto simpatica per giunta.
La coppia sposata era composta da un lui sulla trentina, di media altezza, con una rada barbetta e un fisico sportivo ben proporzionato (Carlo). La moglie (Laura) di un paio di anni più giovane e la di lei sorella minore (Gloria) erano molto simili: non molto alte, ben fatte, magre ma non troppo, castane, seconda di seno; due belle ragazze nel complesso.
La madre di mezza età (Angela) era una bella signora, elegante e con un bel portamento, aiutato dal classico fisico, magro e slanciato, da “sciura” milanese; i due figli erano due ragazzotti un po’ frastornati dalla adolescenza e dalla situazione, ma tutto sommato sopportabili.
La prima parte del viaggio fu impegnativa: Sumatra è uno dei posti piu’ piovosi del mondo e ci tenne a dimostrarcelo. Piovve a catinelle per 10 giorni filati. Per fortuna avevamo noleggiato un pulmino a 4 ruote motrici e, con Anna e me con esperienza di guida fuoristrada, ce la cavammo, malgrado il fango, gli allagamenti e i numerosi guadi.
Anche il cibo era un problema: poco e non facile da trovare (per un paio di giorni trovammo solo banane e teste di pesce e non abbiamo mai capito che fine facesse il resto del pesce).
Il dormire era meglio: bastava accontentarsi e dormire nel proprio sacco lenzuolo e non nella biancheria locale.
Di solito ci si divideva le camere così: marito e moglie, la sorella di questa con la signora, le due sorelle insieme ed io con i due fanciulli.
Peraltro, cibo e meteo a parte, Sumatra era affascinante: la gente gentile ed ospitale, i costumi ed usi locali primitivi, ma interessanti, la natura lussureggiante, l’architettura (tutta di legno) molto caratteristica e unica al mondo.
Comunque, per motivi di anagrafe e di disponibilità personale Gloria (la sorella minore della lei di coppia) ed io avevamo fatto comunella: eravamo spesso insieme, chiacchieravamo molto ed era evidente una reciproca simpatia.
La sera, dopocena, non c’era nulla da fare se non qualche chiacchiera, per poi ritirarsi in camera a leggere.
Una sera, dopo aver mangiato un inquietante Nasi goreng (sorta di riso fritto con dentro qualsiasi cosa ci sia in cucina in quel momento), in un alberghetto particolarmente umido sotto la solita pioggia battente, scoprimmo che la camera di noi tre maschietti era divenuta inagibile per via della rottura di una conduttura e che avremmo dovuto trasferirci in un altro ostello, non troppo vicino peraltro. La madre dei ragazzi si oppose: non si fidava a farli allontanare troppo da lei in quel contesto non proprio tranquillizzante e con uno tizio (io) in fondo sconosciuto. Quindi decise di andare con loro. Di conseguenza io mi ritrovai a dividere la camera con Valeria.
La cosa non dispiaceva a nessuno dei due; la tensione erotica tra noi era cresciuta di giorno in giorno, aiutata dalla situazione meteorologica (calda e umidissima), che imponeva vestiti succinti e leggeri. Lei girava abitualmente con un paio di larghi short e una canottiera altrettanto larga, dalla quale i seni facevano capolino spesso e volentieri; io con un paio di pantaloncini molto corti e una maglietta giro collo perennemente incollata alla pelle dalla pioggia (allora praticavo karatè, lotta, canottaggio e corsa e i muscoli, sul mio metro e 85, si vedevano, eccome).
Una volta in camera, ci docciammo (separatamente) e ci stendemmo sui letti, con i soli asciugamani addosso. Parlammo un po’ e poi decisi di lanciare il sasso.
“Ci stiamo annoiando – dissi - Perché non facciamo un gioco? Ognuno di noi deve fare all’altro una confidenza molto molto personale e quello deve cercare di comprenderlo, aiutarlo o quant’altro”.
Valeria mi guardò sospettosa, ma curiosa e accettò’, ma a patto che cominciassi io.
“Beh – iniziai – ti avverto che ci andrò subito pesante. Ebbene, soffro di una significativa disfunzione erettile”.
Valeria scoppiò a ridere e io feci veramente fatica a mantenere l’espressione da sofferente malgrado la colossale panzana appena sparata. Ma la ragazza era intelligente: capì subito dove volevo andare a parare e, fingendosi seria e comprensiva, mi disse:
“Che bel guaio per un giovane come te. Raccontami”.
Iniziai quindi a raccontare una serie di improbabili calamità fisiche e di disdicevoli figuracce con meravigliose e vogliose fanciulle. Valeria fece la parte dell’incredula e dopo un (finto) acceso battibecco, conclusi che, se non mi credeva, poteva controllare di persona.
Valeria si alzò dal letto, venne vicino al mio e, fingendo esitazione e ritrosa, scostò lentamente il mio asciugamano, sotto il quale era nudo. I miei 22 cm (in erezione) erano a riposo, ma anche da mosci facevano la loro porca figura E infatti Valeria esclamò “Accidenti, non ho una grandissima esperienza, ma penso che se non ti si rizza deve essere per il peso: non ho mai visto un uccello così grosso”. Ribattei che in fondo non era cosi pesante: che provasse a sollevarlo. Valeria lo fece, con le conseguenze che si possono immaginare.
Di fronte alla palese smentita delle mie problematiche erettili, Valeria, stando al gioco, ipotizzò che la improvvisa “guarigione” fosse dovuta alle sue mani fredde e, per verificare la sua ipotesi, lo mise al caldo, prendendolo in bocca. Naturalmente l’effetto smentì la sua teoria e, lasciando perdere il gioco, passammo alle cose serie. Fu una notte di fuoco, non solo scopammo ferocemente per due ore, ma durante la notte mi svegliai e la presi mentre dormiva per due volte, mentre la mattina dopo fu lei a svegliarmi con un favoloso pompino. Purtroppo però quella prima volta non volle fare anale, ma non ebbe problemi a farmi venire dentro (prendeva la pillola) o a ingoiare la mia copiosa produzione di sperma.
Da quella notte facemmo coppia fissa e dormimmo (si fa per dire) sempre insieme. La situazione non permetteva molte variazioni sul tema e di conseguenza dovevamo limitarci a condividere fantasie sul dove e come farlo (in pubblico, sul pulmino con gli altri ignari, sul retro di un posto di polizia, nel bagno (sic) di un distributore).
Comunque dopo una decina di giorni dalla partenza arrivammo a Bali, dove ci saremmo fermati un paio di settimane.
Lì era tutta un’altra musica: sole, temperatura calda, ma secca, bei ristorantini, ostelli e alberghi piacevoli e puliti, gente simpatica e gentile, spiagge fantastiche e quasi deserte, paesaggi meravigliosi.
La sciura e i suoi due figli noleggiarono un’auto e ci lasciarono perun tour dell’isola.
Noi altri prendemmo delle stanze in un alberghetto a un piano proprio sulla spiaggia e ci fiondammo in mare.
In spiaggia ci rendemmo conto che i costumi erano decisamente più’ liberi che nella mussulmana Sumatra e che le turiste erano per la maggior parte in topless. La prima ad adeguarsi fu Gloria e ne fui francamente colpito: la sua quarta da diciannovenne era sconvolgente e faticai a nascondere una potente erezione (che peraltro non sfuggi a Valeria).
Quella sera, mentre la inculavo (si era decisa da qualche giorno), le chiesi “Non ti piacerebbe che ci fosse qui Gloria a leccarti la figa mentre hai il mio cazzo nel culo?” “Porco- mi rispose- non ti basto io?”. “
“Che c’entra- ribattei - la diversità in natura è sinonimo di vitalità. Ed è la curiosità che muove il mondo”.
Valeria non ribattè, ma il giorno dopo la vidi parlottare con Gloria. Alle mie domande curiose, mi sorprese rispondendomi:
“Le ho chiesto se non le pesava la vacanza in astinenza e, alla sua risposta affermativa, che cosa ne pensava del sesso a tre. Mi ha guardata sorpresa, ma incuriosita e siamo entrate in argomento. Io le ho parlato delle nostre fantasie nei suoi confronti e lei mi ha chiesto come sei a letto. Le ho risposto che mi piace un casino scopare con te: non solo hai un gran bel uccello, ma lo sai anche usare”.
“Sono lusingato- dissi- ma come è finita?”
“E’ finita che stasera viene da noi e ci guarda fare l’amore. Poi si vedrà”.
Commosso da tanta efficienza, dedizione e porcaggine, la trascinai dietro una casupola di deposito di pescatori locali, la sollevai, scostai il mio e il suo slip e la feci ricadere sul mio uccello, sbattendola appoggiata con la schiena alla parete di legno della casupola. In pochi minuti venimmo entrambi. Mi accorsi solo alla fine che dalla spiaggia la sorella di Valeria aveva potuto vedere tutto.
Quella sera dopocena, con una scusa ci fiondammo in camera e cercammo di mantenere il controllo mentre aspettavamo Gloria. Però non ci riuscimmo e quando la nostra mica arrivò (avevamo lasciato la porta aperta), ci sorprese così: lei, con addosso solo una canottiera, seduta su un tavolino a gambe alzate e io, nudo, in piedi davanti a lei, con le sue gambe sulle spalle, che la penetravo con un lento avanti e indietro.
Gloria scoppiò a ridere e, per niente imbarazzata, disse “continuate pure; io mi metto comoda”. Prese una poltroncina e si sedette a guardarci. Dopo pochissimo, si infilò una mano nei pantaloncini per sdiitalinarsi, mentre con l’altra si tormentava il capezzolo di una delle sue tettone.
La faccenda prometteva bene e infatti dopo qualche minuto Valeria, tra un gemito e l’altro, la invitò a levarsi la maglietta e eventualmente ad avvicinarsi per vedere meglio. Gloria fece prontamente entrambe le cose e così noi due ci ritrovammo a scopare con due tette da concorso a trenta centimetri. Naturalmente entro un paio di minuti entrambi allungammo le mani e cominciammo ad accarezzarle. Gloria chiuse gli occhi, senza sottrarsi e si rinfilò la mano sulla passera. Valeria si allungò e la baciò sulla bocca. Gloria spalancò gli occhi, sorpresa, ma poi aprì le labbra e ricambiò. Le due iniziarono una dolcissima slinguazzata e io arretrai di un passo per facilitarle; così facendo però il mio uccello rimase “libero” e si può immaginare in che condizioni di “tiraggio”. A bacio finito, le due si separarono e Gloria poté osservare il mio attrezzo.
“Accidenti-disse Gloria a Valeria- me ne avevi accennato, ma vederlo dal vivo è tutta un’altra cosa”.
“Posso?” continuò, indicandolo con il dito
Al cenno affermativo di Valeria, lo prese in mano e cominciò una morbida e lenta sega. Io ero al settimo cielo e stavo facendo una fatica dannata a stare fermo, per non rischiare di compromettere la situazione. Dopo poco, Valeria si inginocchiò e lo prese in bocca, mentre Gloria continuava il vai e vieni di mano. A un certo punto la mia compagna (ormai era tale) sollevò gli occhi e disse alla amica “Vuoi favorire?”. Gloria esitò un attimo e poi si inginocchiò di fianco a Valeria e iniziarono un doppio pompino da delirio.
Ovviamente la serata si concluse con una scopata memorabile a tre, durante la quale le due si lanciarono in rapporti lesbo che non avevano mai provato (ma a cui non intendevano più’ rinunciare, dichiararono) e io mi presi senza problemi tutti i loro buchi. Infatti Gloria non aveva problemi con l’anale e fu naturale, durante un sessantanove tra loro due, con lei sopra, penetrare il suo buchino, sotto lo sguardo eccitatissimo di Valeria; naturalmente poi volle fare cambio (lei sopra, con il mio cazzo in culo). La nostra fantasia si era avverata prima del previsto.
Gloria se ne andò dopo mezzanotte, preoccupata delle possibili reazioni della sorella, con cui condivideva la camera, alla sua prolungata “sparizione”. Reazioni che infatti, come poi venimmo a sapere, ci furono, ma non nel senso temuto.
Infatti, Anna, preoccupata, quella sera mise sotto torchio la sorella, che complice la giovane età, la complicità tra sorelle e la eccitazione per il nuovo mondo appena scoperto, dopo qualche esitazione, le raccontò tutto. Anna, ci disse poi Gloria, rimase sconcertata, ma non scandalizzata e la sommerse di raccomandazioni sulla necessità di mantenere sempre il controllo e di non farsi trascinare dalla pancia “rectius: dalla figa).
La cosa sembrava finità lì, ma il giorno dopo Anna, dopo una notte di riflessioni, nell’incertezza, decise di parlarne con qualcuno e si confidò con Laura, sua coetanea e sorella di Valeria, sperando di avere qualche consiglio.
Il risultato fu esplosivo: Laura le disse che, in fondo, non ci trovava nulla di male nelle sperimentazioni che una diciannovenne sveglia come Gloria stava facendo e che, anzi, anche lei e suo marito avevano fatto delle fantasie di sesso a tre, ma con lei, Anna, e non con Gloria. Anna rimase spiazzata e lasciò cadere il discorso, anche pensando al suo fidanzato rimasto a Milano a lavorare in agosto.
Ma ormai il seme era piantato e due sere dopo, complici le abbondanti libagioni durante una festa locale alla quale eravamo stati invitati ( in realtà un funerale, cioè un Ngaben, ma ogni popolo ha le sue tradizioni), i tre finirono per passare la notte insieme.
Il giorno dopo le due coppie di sorelle, separatamente, si trovarono a scambiarsi confidenze e facendolo si eccitarono terribilmente, con anche comparazione delle prestazioni di noi maschietti, orma considerati alla stregua di toy boy. Non venni mai a sapere di chi fu l’idea, ma a una delle due coppie venne l’dea di proporre all’altra uno scambio di uomini: io con Laura e Anna e Carlo, il marito di Laura, con Valeria (la sua cognatina) e Gloria.
Detto fatto; le quattro si trovarono subito d’accordo e ce lo vennero a proporre. Ovviamente, malgrado il timore, ben fondato, di un gioco finalizzato anche a mettere a confronto le nostre rispettive capacità amatorie, accettammo impavidi.
La sera stesa l’accordo divenne operativo e il risultato fu fantastico. Infatti, a parte la notte di fuoco che tutti e sei ricorderemo per tutta la vita, la faccenda si evolvette in un modo sorprendente.
Lo scambio infatti aveva portato ognuno di noi a lasciarsi completamente andare, senza remore, gelosie o retropensieri: era chiaro a tutti che era una situazione particolare, irripetibile e che meritava di essere vissuta fino in fondo. In quella notte ognuno, nei due trii, sperimentò tutto quello che gli veniva in mente in un vortice di sesso, sperma, umori, piacere, lussuria e libertà, il tutto amplificato dalla coscienza che si stava facendo sesso con due persone conosciute e piacevoli, ma senza la solita preventiva azione di seduzione o quantomeno di “avvicinamento“; a freddo” sostanzialmente: sesso puro, cioè, senza alcuna mediazione culturale o sociale, feeling di pelle a parte.
Per me fu eccitantissimo scoparmi Laura con il consenso del marito insieme all’algida Anna (che algida non era affatto, però). E per Carlo, come mi disse poi, fu arrapantissimo scoparsi la sorella della moglie, sapendo che questa stava scopando con me. Ovviamente la stessa eccitazione correva tra le donne sulla base dei rispettivi intrecci parentali.
Fu quindi naturale, quando il giorno dopo ci trovammo a colazione tutti e sei, raccontarci nei dettagli i fatti della notte e fu inevitabile rieccitarci come conigli. Il risultato fu una veloce colazione seguita da una lunga mattinata in una camera ¬¬¬¬TUTTI E SEI INSIEME. La volontà di osare fu tale che noi maschietti ci facemmo convincere a succhiarci a vicenda l’uccello per eccitare le fanciulle e le sorelle si fecero convincere a lesbicare tra loro (ognuna con la propria sorella) per eccitare noi. Per non parlare della doppia penetrazione, che tutte e quattro vollero provare, mettendo a dura prova la resistenza di noi maschietti.
Altrettanto naturale fu decidere, nel pomeriggio, di abbandonare l’ostello in cui eravamo e di affittare, per i sette giorni che ci rimanevano, una delle caratteristiche case per turisti balinesi: di legno, con un bel patio, una piccola piscina in un giardino molto riservato, chiuso da mura, un grande salone con cucina e bagno al piano terra e due camere, divise da una parete mobile, con due bagni, al piano superiore. Le camere avevano i letti “king size”, nei quali si poteva dormire in tre; Valeria, Gloria ed io ci sistemammo in una e gli altri nell’altra. Ovviamente la parete mobile tra le due camere fu subito aperta, unificando le due camere e partì una settimana di sesso continuo e “variabilissimo”, di tutti con tutti. Si stava sempre nudi e ci si vestiva, a malincuore, solo per uscire a fare la spesa.
Era incredibile il livello di eccitazione continuo che la situazione creava. Si aveva sempre voglia di sesso, anche perché, quando capitava di trovarsi in un momento di stanca, la vista degli altri che si stavano dando piacevolmente da fare, risolveva il problema e faceva ripartire alla grande.
Capitava quindi che uno di noi si scopasse alla pecorina una delle ragazze appoggiata al lavello della cucina mentre gli altri facevano colazione o che una delle lei approfittasse delle nostre erezioni mattutine per impalarsi su uno dei nostri cazzi senza neanche svegliarci.
La eccitazione era tale che si volle sperimentare di tutto e di più: dalla doppia in figa al pissing. Anzi, rispetto a quest’ultimo, che nessuno di noi aveva mai provato, mentre a noi uomini non piacque il riceverlo, ma solo il farlo, le ragazze lo apprezzarono sia in attivo che in passivo. Per di più Anna e Gloria, che avevano un comune problema (famigliare?) di stitichezza, scoprirono i vantaggi del pissing in culo: un tiepido clistere che, con coinvolgimento o meno della passera (in proprio o con mani o lingue di terzi), portava a un bell’orgasmo e poi anche, quale effetto collaterale, alla risoluzione del problema di stitichezza.
La pratica del pissing anale era talmente gradita che per noi maschi ere quasi impossibile andare in bagno senza essere seguiti da una delle due, che sollecitava “a non sprecare quel ben di dio”. Inutile dire che la faccenda non ci trovava recalcitranti, anzi. D’altra parte, come si sa, il pissing in culo richiede un cazzo abbastanza duro da poter entrare, ma non durissimo, per rendere possibile la minzione; la preparazione richiede quindi un equilibrato gioco di mano e di bocca, nel quale Anna e Gloria erano diventate, con nostro sommo gaudio, maestre.
Purtroppo, come tutto al mondo, anche quella vacanza finì.
Ovviamente sull’ aereo di ritorno ci ripromettemmo di rivederci quanto prima, ma non tutto va come si vuole: complici le distanze (abitavamo in tre città diverse), gli impegni di lavoro e di famiglia e il calo della libido dovuta al ritorno alla normale vita, ci rivedemmo a casa di Carlo e Laura a Bergamo solo dopo un paio di settimane e……….fu un disincanto .
Infatti la scusa ufficiale per l’incontro era la visione delle fotografie del viaggio, ma purtroppo, sia la signora milanese con i figli, sia tre amiche di Valeria si introfularono e ovviamente ciò inibì ogni pratica men che decente (a parte qualche sveltina a due/tre nel bagno). Niente di comparabile, neanche alla lontana, al vissuto balinese
Successivamente io e Valeria continuammo a vederci ogni tanto per qualche mese, occasionalmente anche con la partecipazione di qualcuno degli altri, ma ormai la complicità che ci aveva legati a Bali era svanita e non riuscimmo a far nascere un legame diverso e piu’ adeguato alle circostanze ; già a Natale la faccenda si era esaurita del tutto e ci perdemmo di vista (allora non c’erano ancora i social).
Gran bel ricordo comunque.


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