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Prime Esperienze

Come si comincia?


di duepertanti
25.07.2018    |    13.727    |    8 8.8
"Anche Rita era eccitatissima e riuscì a concretizzare la sua prima esperienza anale, prima con lui (particolarmente entusiasta del ruolo di “apripista”) e..."
Mi chiedono spesso come ho cominciato a giocare.
E’ stato il caso e forse vale la pena di raccontarlo
Avevo trent’anni ed avevo già divorziato una prima volta.
A una festa estiva in un parco pubblico conosco Rita: 19 anni, bionda, occhi verdi, strizzata in un top che metteva in evidenza la sua terza di seno e con un culo da favola fasciato da un paio di hot pants. Facciamo due chiacchiere, beviamo qualcosa e mi racconta, tra l’altro, del suo amore per gli animali. Io, senza molte speranze, le chiedo se le piacerebbe vedere i micini appena nati dalla gatta della mia portinaia.
Incredibilmente, mi risponde di sì e ci mettiamo d’accordo per il tardo pomeriggio del giorno dopo.
Il giorno successivo si presenta alla mia porta con un vestitino di cotone con scollatura a balconcino, senza reggiseno, ma alla mia proposta di scendere in portineria per vedere i gattini oppone un “Ma è proprio necessario? In fondo siamo qui per altro”. Era una schiettezza che avrei imparato ad apprezzare.
In ogni caso accettai l’invito e la bacia. Mi rispose con entusiasmo, mi si strusciò ben bene addosso e, sentendo la mia erezione, si inginocchiò, mi apri la patta ed estrasse il mio uccello. Commentò con un “Apperò” i miei 22 cm e se lo cacciò in bocca. Fu una scopata fantastica, anche se per quella volta non facemmo anale. Tuttavia mise a dura prova la mia resistenza. Uno dei miei difetti (o pregi) nel sesso è la mia estrema lentezza nel venire, ma con lei, quando assumeva la posizione a pecorina, per qualche misterioso motivo, dopo qualche minuto facevo veramente fatica a resistere. Mi aiutava la giovane età: questa, unita alla situazione, al profumo della sua pelle, alla sua disinibizione abbreviavano grandemente i miei tempi di ripresa e quella sera/notte (si fermò a dormire da me) riuscii a venire ben sei volte. Lei, ovviamente, molte di più, anche se una volta la presi mentre dormiva e poi mi confessò che in quella occasione non aveva sentito praticamente nulla (in pratica, non si era neanche svegliata, cosa che fu estremamente eccitante per me).
Comunque fin da quella sera cominciammo a fantasticare di situazioni più estreme: sesso all’aperto, in tre, con sconosciuti, di gruppo.
Continuammo a vederci e a scopare come assatanati: era una di quelle rare situazioni di pura passione, l’amore non c’entrava (tra l’altro eravamo entrambi “ fidanzati”); al di là del letto, si stava molto bene insieme, ci eravamo simpatici e ci piacevamo molto, ma il sesso la faceva assolutamente da padrone. Peraltro entrambi ci concedevamo qualche scopatina con altri, diversi dai nostri partner, scopatina che poi ci raccontavamo con dovizia di particolari.
Continuammo a fantasticare, ma non concretizzammo niente ( anche perché allora non c’erano né web, né cellulari: si doveva usare il Fermo posta!!!! Che non era certo incoraggiante). Finché………….
Era fine luglio e Rita si era presa qualche giorno di vacanza (dal mercoledì alla domenica). Io non potevo muovermi, il fidanzato neanche e lei partì sola per Rimini. L’intesa era che io la raggiungessi per il w.e, in quanto il fidanzato, cuoco, avrebbe lavorato anche il sabato e la domenica.
Il venerdì mattina mi telefonò, per dirmi che sulla spiaggia era stata abbordata dal figlio (e aiutante) del bagnino: diciotto anni, imberbe, magro, biondo, occhi di un azzurro chiarissimo.. A sera erano usciti a mangiare una piadina e a scorazzare in Vespa. Poi avevano fatto il bagno a mezzanotte, nudi, e ovviamente era finita con una se era un po’ inesperto.
Mi fece quindi una proposta: lei se lo sarebbe scopato anche il venerdì sera, portandolo in camera sua, in albergo. Io sarei dovuto arrivare dopo mezzanotte e, approfittando della porta della camera non chiusa a chiave, sorprenderli a letto.
Avrei dovuto fare una scenataccia, che non era certo da sottovalutare (sono alto 1,84, allora praticavo Karatè, canottaggio e altri sport e i muscoli non mi mancavano). Dopodichè, approfittando delle difficoltà e della inesperienza del ragazzo, coinvolgerlo in un gioco a tre. Accettai immediatamente e anzi mi feci una sana sega mentre ne discutevamo al telefono. Tra l’altro Rita sottolineò che il fanciullo ce l’aveva medio/piccolo e quindi era perfetto per l’anale, esperienza che le mancava e di cui avevamo parlato spesso. Però voleva farla con me presente, per poter poi prendere anche il mio, decisamente più grosso, ad avvenuta “apertura”
Il giorno dopo tutto si svolse come previsto: irruppi nella stanza mentre lui la stavo prendendo a pecorina e mi misi ad urlare, strattonandolo con una certa decisione. Lui era in totale pallone: rosso in volto, farfugliava scuse. Rita intervenne fingendo di tentare di calmarmi e nel farlo, tra l’altro, si inginocchio, me lo tirò fuori e cominciò a succhiarlo. Il ragazzo rimase basito e io lo afferrai per i lunghi capelli biondi e gli dissi” se vuoi farti perdonare ed evitare una valanga di cazzotti, aiutala”. Da buon romagnolo inorridì, ma Rita gli afferrò l’uccello con una mano, se lo tirò vicino e cominciò a succhiare anche il suo, fino a infilarseli in bocca entrambi. Mentre lo stava facendo, io allungai la mano e cominciai a segarlo lentamente. Dopo un attimo di esitazione, lui ricambiò. Era fatta!!
Fu una grande notte. Fu anche la mia prima notte bsx (moooolto soft, in realtà, ma non per questo meno eccitante).Anche Rita era eccitatissima e riuscì a concretizzare la sua prima esperienza anale, prima con lui (particolarmente entusiasta del ruolo di “apripista”) e poi con me. Naturalmente finì poi con doppie penetrazioni in tutte le posizioni possibili.
Il ragazzo ci lasciò all’alba (doveva aprire il Bagno), completamente travolto dall’esperienza; voleva a tutti i costi rivederci e noi eravamo ben disposti ad accontentarlo.
In tarda mattina scendemmo in spiaggia, facendo ovviamente finta di niente con lui. Rita mi fece notare una bella ragazza: 16/17 anni, bruna, grandi occhi, grandi seni (almeno una quarta), ben fatta, con un ridottissimo bikini. Era la fidanzatina dell’aiuto bagnino. Capii subito il perché della segnalazione:un’altra delle fantasie ricorrenti di Rita, , peraltro mai concretizzata, era il sesso tra donne e, alla mia domanda, mi confermò che quella ragazza la attizzava parecchio.
Quindi, quella stessa sera, mentre in camera replicavamo entusiasticamente gli accadimenti della sera prima, quando il ragazzo ci pregò (letteralmente) di invitarlo a Milano a fine stagione, accettammo subito (tra l’altro avrei potuto ospitarlo da me senza problemi), ma Rita pose una condizione: sarebbe dovuto venire con la sua ragazza e farla partecipare ai nostri giochi, quantomeno come spettatrice.
Il fanciullo cercò di contrattare, adducendo la timidezza e la imbranataggine della sua ragazza, ma Rita fu irremovibile; io la spalleggiai, ovviamente, e il ragazzo alla fine cedette e promise che il giorno dopo ne avrebbe parlato con Giada (la sua ragazza).
La domenica mattina arrivammo in spiaggia tardi come al solito (mi è sempre piaciuto fare sesso appena sveglio) e il nostro amante ci disse che aveva parlato della nostra proposta a Giada, che, dopo una iniziale perplessità, si era incuriosita e, senza dire né sì, né no, aveva però chiesto di conoscerci.
La condusse quindi alla nostra tenda e cominciammo a parlare del più e del meno. Dopo un po’, fu lei che entrò in argomento, chiedendoci del nostro rapporto “aperto” . Non avemmo difficoltà a parlarne e notammo che, nel proseguire della discussione, la fanciulla sembrava sempre più interessata e, perché no, anche intrigata.
Mi ero quasi convinto che ce l’avremmo fatta e mi pregustavo già un settembre di fuoco, quando Rita, infoiata dai discorsi e dalle tettone di Giada, fece un errore irrimediabile: con una scusa si fece accompagnare in cabina e là giunte, come poi mi raccontò, brancò d'improvviso le tette della ragazza, cercando di metterle anche una mano negli slip. Giada, comprensibilmente, si spaventò, scappò dalla cabina e sparì.
Più tardi, il nostro ragazzo ci confermò che la sua ragazza aveva rifiutato anche solo di riparlare della faccenda. Missione fallita!!!!
Ce ne tornammo a Milano scornati, ma Rita, anche in seguito, fu irremovibile nel non voler incontrare il bagnino da solo; e infatti non vedemmo mai più.
Però, per farsi perdonare, accettò la mia richiesta di proporre alla sua migliore amica un gioco a tre. Purtroppo questa rifiutò, anche se si incuriosì e volle conoscermi. Silvia era una bella bruna, di una ventina d’anni, ben fatta e con un bel seno, ma mi colpì in particolare la sua pelle: serica, con un profumo particolarissimo ed eccitante, chiarissima e senza una imperfezione visibile. Ci fummo subito simpatici e qualche giorno dopo Rita mi disse che Silvia avrebbe fatto sesso volentieri con me e che lei non aveva nulla in contrario. Ovviamente non mi tirai indietro. Il giorno dopo usci con Silvia per cena e …per il dopocena. A letto era una favola: la sua pelle e il suo odore mi facevano impazzire e a lei piaceva in particolare che la prendessi da dietro, mentre stava sdraiata a pancia in giù; a me andava benissimo: avevo entrambi gli ingressi a disposizione e mi eccitava talmente che cinque o sei orgasmi per pomeriggio erano la regola.
Prendemmo l’abitudine di vederci la domenica pomeriggio, che passavamo rigorosamente a letto. In effetti fu un periodo piuttosto intenso: durante la settimana mi vedevo, negli orari più impensati, con Rita. Il sabato era riservato per entrambi ai fidanzati ufficiali, la domenica pomeriggio incontravo Silvia e la domenica sera e le altre sere della settimana chi delle tre capitava (Silvia molto raramente però).
In seguito scoprii che non ero il primo (né fui l’ultimo) che le due condividevano o si passavano in successione. E infatti, dopo qualche mese di menage a tre (rigorosamente separato), quando Rita decise che era ora di cambiare cavallo (letteralmente) e mi lasciò, continui a vedere Silvia per quasi un anno.
Il mio periodo di “gioco” finì con Rita. Poi tentai più volte di ricominciare, ma, complici altri due matrimoni e due figli, non ci riuscii. Fino alla fine del terzo matrimonio; dopo quel divorzio decisi che “avevo già dato” e con un po’ di fortuna e in assenza di dirette responsabilità famigliari, mi buttai e, devo dire, con un certo successo.
Ma questa è un’altra storia.
Tutte le cose, che hanno un inizio, hanno anche una fine, ma per fortuna sopravvivono in altro modo finché resiste il ricordo e io non dimenticherò mai la pelle di Silvia ( era un vero proprio afrodisiaco), così come non dimenticherò mai la sensualità di Rita (ora è una posata, ingrassata e importante dirigente di una azienda pubblica) e l’eccitazione delle prime esperienza di sesso libero e promiscuo.

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