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Prime Esperienze

UN'ALTRA STORIA (la scoperta del BDSM)


di duepertanti
28.08.2018    |    9.609    |    4 8.4
"Né fisicamente, né umanamente, ma io piacqui a lui e si dichiarò d’accordo a un incontro, purchè rimanesse rigorosamente un accadimento isolato, da non..."
UN’ALTRA STORIA (scoperta del BDSM)


Una quindicina di anni fa subii una piccola operazione (ernia inguinale). Solo un paio di giorni di ricovero, ma furono l’occasione per conoscere una simpatica infermiera (trentenne, bionda, ben fatta, di padre italiano e madre egiziana, cosa che le dava un colorito perennemente “abbronzato”). La invitai a una cena post ricovero e lei accetto’. Per farla breve, benchè entrambi fossimo impegnati, finimmo a letto. Lei era totalmente priva di inibizioni, tranne una: non era assolutamente bsx (nessuno è perfetto); però era molto interessata al sesso a tre (MMF)
Dopo qualche settimana di scopate clandestine, lunghe e soddisfacenti, lei mi fece una confessione: anche con il suo compagno aveva molto fantasticato sul fare sesso con due uomini, ma non avevano mai avuto il coraggio di provarci . Adesso però la mia presenza aveva cambiato le cose: aveva raccontato al suo fidanzato di aver incontrato un tizio (io) che le piaceva molto, che ovviamente non ci aveva fatto nulla (sic), ma con il quale sarebbe stata disposta a giocare in tre. Lui, interessato, voleva conoscermi. Io ero d’accordo?
La faccenda non mi convinceva molto, ma accettai e ci incontrammo per un aperitivo. Il tipo non mi piacque. Né fisicamente, né umanamente, ma io piacqui a lui e si dichiarò d’accordo a un incontro, purchè rimanesse rigorosamente un accadimento isolato, da non ripetere né in tre, né, men che meno, in due (io e lei).
Io mi riservai di decidere e poi, quando rividi lei (Elena) da solo, accettai, ma ad una condizione: dopo esserci incontrati con il suo lui, lei avrebbe dovuto combinare un incontro a tre con me e una sua amica (da trovare).
Dopo qualche esitazione, Elena accettò (la intrigava troppo l’dea di far sesso con entrambi i suoi uomini).
Qualche giorno dopo ci trovammo a casa loro (convivevano) e ci lanciammo. Fu un incontro rigorosamente etero, ma Elena ci “usò” (con il nostro totale accordo) in tutti modi possibili: doppie penetrazioni comprese.
Non era la mia prima volta MMF (vedasi il racconto “ Come si comincia? “), ma da quella volta non mi era più capitato e quindi fui ben lieto del repeat, anche se il lui mi era antipatico. Anche i due, comunque, furono entusiasti dell’esperienza, anche se rimasero fermi nell’intenzione di non ripeterla: ne temevano ( lui in particolare) le conseguenze sul loro rapporto.
Nei giorni successivi, ricordai ad Elena la promessa e lei mantenne la parola. Combinò un incontro con una inserviente del suo ospedale : Dina, che si era molto interessata al racconto del gioco con me e il suo lui che aveva fatto alle colleghe. Dina era bruna, tornita (un po’ troppo, per i miei gusti ), quarta di seno per 165 cm di altezza, 25 anni.
Ci trovammo a casa mia un pomeriggio, ma l’incontro, tanto atteso da parte mia, fu piacevole, ma nulla più, in quanto condizionato dall’ assoluto rifiuto di Elena ai rapporti lesbo. Peraltro Dina aveva un culo fantastico, nel quale sborrai almeno un paio di volte.
Tuttavia, alla fine, ebbi una sorpresa molto intrigante. Avevo una certa urgenza di urinare e entrai in bagno anche se Dina stava per farsi una doccia. Mentre mi avvicinavo al water, Dina , entrando in doccia, mi disse “ Non sprecherai quel ben di Dio, spero. Vien qui e lavami con la tua piscia”. Non l’avevo mai fatto, ma la cosa mi intrigò subito e ubbidii. Le pisciai addosso mentre era inginocchiata nella doccia e, quando lei me lo prese in bocca mentre ancora pisciavo, masturbandosi freneticamente, il mio cazzo riparti alla grande e, prima di finire, interruppi il getto, la feci alzare, mettere a 90 e la scopai mentre concludevo la pisciata in figa. Dina ebbe un orgasmo così violento che mi spaventai: sembrava che si fosse sentita male . La situazione mi eccitò moltissimo, soprattutto quando lei mi confessò’ di essere una sottomessa e di amare la dominazione. Non avevo esperienza di BDSM, ma la questione mi aveva sempre incuriosito, anche perché naturale estensione al sesso del mio carattere decisionista e carismatico nella vita “verticale”.
Purtroppo Elena non volle darmi il contatto con Dina e la cosa, come nei patti, non si ripetè. Però fui fortunato. Infatti , malgrado qualche settimana dopo i due episodi di sesso a tre Elena mi lasciasse (avevano deciso di sposarsi), dopo un altro paio di mesi, in occasione di un banale esame del sangue nella solita clinica, in un corridoio incrociai Dina. Ovviamente non mi feci sfuggire l’occasione e la invitai a cena. Lei accettò subito e quella cena fu l’inizio del mio viaggio nel mondo BDSM.
In realtà non posso certo definirmi un Master puro: per me il BDSM deve essere sempre finalizzato al sesso (con orrore dei puristi), non lo pratico continuativamente, anzi il sesso vanilla mi piace assai e sono attirato, sentimentalmente, soprattutto dalle donne intelligenti e indipendenti. Tuttavia, se sono anche almeno un po’ sottomesse nel sesso, per me è il massimo. Peraltro non sono tanto interessato alla dominazione fisica, quanto a quella cerebrale.
Tornando alla prima cena con Dina, avendola pregata di presentarsi con una gonna ampia, mi portai un grosso plug-in anale e, fatte le ordinazioni, le ordinai di andare in bagno, di levarsi le mutande e di portarmele dopo essersi infilata nel culo il plug-in. Lei ubbidì senza discutere, ma al suo ritorno le infilai di nascosto una mano sotto la gonna per verifica.
Ovviamente mangiammo in gran fretta e ci precipitammo a casa mia. Arrivai con i miei 22 cm già in gran tiro, complice il pompino che mi fece in macchina mentre guidavo. Appena entrati, ci baciammo e toccammo reciprocamente, poi la sbattei contro un mobile sul quale la feci piegare, le sollevai la gonna e, da dietro, le tolsi il plug-in e lo sostituii con il mio attrezzo. Dopo il suo primo orgasmo, la feci spogliare e le ordinai di gattonare in camera bagno. Lì, le feci lavare con cura il mio cazzo, che si era sporcato con l anale e concludere (con ingoio) il pompino che aveva cominciato in macchina. Poi decisi di punirla per non essersi preparata preventivamente alla penetrazione anale: le ordinai di succhiarmelo fino a che non si fosse ripreso parzialmente, poi la feci entrare nella doccia, la feci appoggiare a una parete con il corpo piegato in avanti e, approfittando della erezione non ancora al massimo (cosa che mi avrebbe impedito di urinare), la inculai e le pisciai dentro, procurandole in pratica un clistere. Poi le imposi di continuare a succhiarmelo mentre si liberava gli intestini..
Questo mi fece venire una idea:e ci scambiammo i posti e mentre io cagavo, lei me lo succhio’ fino all’orgasmo. Fu molto piacevole.
Cominciò così un rapporto di dominazione che durò circa un anno; poi la famiglia di Dina si dovette trasferire a Roma e lei andò con loro. Continuammo a vederci saltuariamente per un po’, ma poi la distanza vinse (non c’era ancora il Frecciarossa) e ci perdemmo di vista. Ho poi saputo che si è sposata.
Però in quell’anno ebbi modo di sperimentare ampiamente, ed apprezzare, la dominazione celebrale che tanto mi intrigava (e mi intriga tutt’ora).
Una volta, ad esempio, la portai in un privè di Milano, la feci denudare all’ingresso, le misi un guinzaglio da cane e la condussi al piano di sopra, dove era posizionata una croce di S Andrea. Ce la legai e la feci scopare, in piedi, da più di una mezza dozzina di uomini, scegliendo i più vecchi, brutti, grassi e possibilmente puzzolenti tra i singoli presenti.
In un'altra occasione, invitai a cena due coppie, ci mettemmo a tavola nudi e Dina, anch’ella nuda, ma con una cuffietta da cameriera, un ridotto grembiulino bianco, che metteva in risalto i suoi grandi seni, e in tacco 12, ci servì la cena. Tra una portata e l’altra Dina si dovette infilare sotto la tavola e servire di bocca e di lingua tutti i presenti, uomini e donne. Ovviamente, per il dopocena la misi a disposizione dei nostri amici, che ne fecero ampio uso.
A questo proposito, un buon esempio del tipo di uso che volevo venisse fatto di Dina fu la volta che organizzai un party serale da me, con una decina di coppie e un singolo bsx, amante del pissing. Feci stendere Dina, nuda, sul tavolo della cucina e la legai strettamente al tavolo, passandogli delle corde all’altezza della vita, in modo che fosse immobilizzata, ma avesse braccia, bocca, gambe, culo e figa liberi.
Tutti i partecipanti furono liberi di usarla a piacere per tutta la sera: si giocava in camera da letto e in salotto, come in un qualsiasi party, ma ogni tanto qualcuno si staccava e andava in cucina a “trovarla”. Le donne avevano anche a diposizione vari tipi di strap on.
Da parte mia, la ignorai volutamente fino a fine serata. Dopo che tutti (tranne il singolo) se ne furono andati, andai in cucina e la trovai stravolta, coperta di sperma, con un vibratore ancora in funzione nel culo e uno strap on in figa. Senza slegarla, le estrassi entrambi e le massaggiai il clitoride. Era così eccitata che venne in meno di un minuto. La slegai, la mandai in bagno ed il singolo ed io la lavammo con la nostra piscia.
Poi io mi inculai il singolo messo a 90 mentre Dina, in ginocchio, gli succhiava il cazzo, facendoselo venire in bocca e ingoiando tutto. Dopo che ebbi tolto il cazzo dal culo , Dina lo ripulì ben bene con la bocca, fino ad un altro mio orgasmo, con relativo ingoio.
Insomma, per un anno mi godetti una schiava sessuale in piena regola.
Dopo la fine della storia con Dina ho continuato a praticare il BDSM con altre compagne (non con tutte), anche se nel modo infra descritto, cioè come variante, non come alternativa, al sesso vanilla
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