Il Gioco delle Coppie

Lara sistemava il rossetto davanti allo specchietto retrovisore. Rosso acceso, deciso. Sotto la giacca leggera, niente reggiseno. Solo un body trasparente che lasciava intravedere i capezzoli e lasciava poco all'immaginazione. Matteo, accanto a lei, si accese una sigaretta. Era nervoso, eccitato. Quella sera era diversa.

Avevano organizzato un incontro con una coppia tramite un’app privata. Niente profili pubblici. Solo una chat breve, uno scambio di fantasie e poche regole: nessun limite, tutto consensuale, lasciarsi andare.

L'appuntamento era in una villa colonica abbandonata, poco fuori città. Quando arrivarono, la scena era surreale: luci calde soffuse all’interno, musica chill che usciva dalle finestre aperte, e almeno due auto già parcheggiate.

«Avevano detto coppia...», sussurrò Matteo, stringendole la coscia.

Lara sorrise. «Forse non eravamo gli unici invitati.»

Entrarono. La casa era vuota, ma viva. Qualcuno aveva acceso candele ovunque. Il pavimento era coperto da tappeti, cuscini, bottiglie di vino. E corpi.

Tre coppie, già lì. Alcuni già seminudi, altri con vestiti provocanti. Il clima era rilassato ma carico di una tensione sessuale palpabile. Lara si sentì osservata, desiderata, e quell’attenzione la bagnò all’istante.

Una donna con lunghi capelli scuri si avvicinò e le prese la mano. «Siete Lara e Matteo?», chiese con un sorriso malizioso. «Noi siamo Giada e Luca. Ma potete dimenticarvi i nomi, se preferite. Qui si parla solo coi corpi.»

Matteo annuì. Lara si voltò verso di lui con uno sguardo che diceva tutto: Andiamo fino in fondo.

Iniziò piano.

Un bacio tra Lara e Giada, morbido, lento, le lingue che si toccavano come se si cercassero da anni. Intorno, mani che accarezzavano, spogliavano, esploravano. Matteo era già seduto sul divano, una mora in ginocchio davanti a lui che gli slacciava i pantaloni con gli occhi brillanti.

Il salotto divenne un’orgia senza regole.

Corpi intrecciati ovunque. Lara sdraiata sul tappeto, le gambe aperte, una bocca tra le cosce che le leccava il clitoride con maestria, mentre due mani le stringevano i seni e una terza — non sapeva più di chi — le accarezzava l’interno coscia, lentissima, crudele.

Un uomo si mise dietro di lei, il cazzo già pronto, grosso, scuro. La prese con una spinta unica, facendola urlare. Lara veniva baciata, leccata, scopata da tre direzioni. Ogni parte del suo corpo era in uso. Ogni confine, superato.

Matteo era dietro a un’altra donna, a quattro zampe, mentre un secondo uomo le si offriva in bocca. Guardava Lara da lontano e godeva a vederla così. Libera. Porca. Travolta.

Le posizioni cambiavano come una danza continua. Lara cavalcava Giada, le labbra delle due fottute l’una contro l’altra, bagnate, scivolose. Poi si ritrovava sotto due uomini, uno che la prendeva dalla figa, l’altro che la sfiorava all’ingresso stretto e proibito. Lei ansimava. Non diceva no. Si offriva tutta.

Il caldo era intenso. L’aria piena di odore di sesso, vino, pelle. Gemiti ovunque. Nessuno parlava più. Solo sospiri, mani, cazzi duri e bagnati, lingue ovunque.

Poi, il momento culminante.

Lara in piedi, piegata in avanti, due uomini che la scopano insieme, uno davanti, uno dietro. Il doppio piacere la faceva perdere i sensi. Matteo in ginocchio, lecca il clitoride di Giada mentre si masturba guardando la sua donna venir presa così, sporca, santa e diabolica nello stesso tempo.

Quando vennero, lo fecero tutti insieme. Urla, fiato mozzato, corpi tremanti. Lara collassò tra le braccia di Matteo, sudata, bagnata, ancora aperta e umida.

Rimasero lì, nudi, mescolati, il tempo che serviva per ricordarsi di essere ancora umani.

Luca si avvicinò a Matteo. «Non pensavo vi sareste spinti così oltre.»

Matteo sorrise. «Nemmeno io. Ma lei... è fatta per essere guardata.»

Lara, ancora distesa, alzò un sopracciglio e sussurrò: «E io non ho ancora finito.»