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Il Pegno


di Ilpiaceredelgioco
10.12.2016    |    15.439    |    1 8.8
"La tirai dentro il compartimento, dove, in piedi, continuammo a toccarci a vicenda..."

“Urka! L’Intercity è praticamente deserto… Va bene che volevamo evitare l’affollamento, e che siamo partiti nel giorno di Ferragosto quando tutti ormai hanno già raggiunto la loro meta, ma così è anche troppo!”
I nostri posti prenotati erano in una vecchia carrozza, di quelle ancora divise in scompartimenti, con le porte di vetro. Mia moglie Paoletta ed io prendemmo posto, dopo aver sistemato le valige, e finalmente potemmo rilassarci. Dopo essere partiti, complice la nostra solitudine, cominciai a scherzare con lei facendo un po’ il porcellino, con una mano sulla sua coscia ad alzarle la gonna o a stuzzicarle il seno. In effetti ci stavamo eccitando sul serio, visto il contesto anomalo dei nostri giochi… Ma la pace durò poco.
Sentimmo arrivare un gruppo di ragazzetti chiassosi ed invadenti, che si fermarono nel corridoio, fuori del nostro scompartimento. Saranno stati tutti sui ventidue o ventitré anni, forse universitari, e non facevano altro che ridere e parlarsi addosso ad altra voce. Ovviamente Paoletta ed io smettemmo di giocare, anche se c’era rimasta una certa voglia insoddisfatta…
Tentammo di leggere, ma quei ragazzi facevano un casino insopportabile. Guardando meglio, vidi che erano in cinque, due ragazzi e tre ragazze, e queste ultime erano ancora più spiritate dei due maschi. Probabilmente stavano facendo un loro gioco, e ogni tanto scoppiavano in improvvise risate fragorose, per cui anche leggere il libro era un’impresa.
Notai che una di loro era una ragazza davvero carina, alta, magra ma con belle forme, capelli neri lunghi e occhi chiari, con una gonna leggera molto sexy. Un’altra era un po’ più bassa e grassottella, con capelli biondo-castani a caschetto, mentre la terza aveva un aspetto mascolino, con un taglio di capelli molto eccentrico con un lato rasato a zero e il resto modellato con gel, e sembrava il capo del gruppo. I due ragazzi sembravano uguali, alti e magri, con capelli pettinati alla moda e faccia da stupidi.
Quando ormai ci eravamo abituati al loro chiasso e non ci facevamo quasi più caso, improvvisamente sentimmo aprire la porta dello scompartimento: era la ragazza più carina che era entrata con un atteggiamento un po’ timido, e un sorriso imbarazzato.
“Scusate se vi disturbo… Ma dovrei… pagare un pegno!”
Si voltò solo un attimo verso gli amici, che la guardavano da fuori, ridendo. La grassottella rideva coprendosi il viso con le mani.
La ragazza tirò un respiro, come per prendere coraggio, e si alzò la gonna fino a scoprirsi la mutandina. Portava degli slip bianchi, semplici, che lasciavano intuire la sporgenza della sua patata. Mia moglie ed io restammo senza parole a quella vista. La ragazza aveva due cosce da capogiro. Prima che potessimo riprenderci dalla sorpresa, lei si abbassò completamente la mutandina, mostrandoci una splendida striscia di peli, con sotto la sua fichetta.
Paoletta ebbe appena il tempo di dire un: “Oooh, ma che…?”, che nel frattempo la ragazza senza dire una parola si girò di spalle, mostrandoci il lato b della mutandina, che subito provvide ad abbassare anche dietro, scoprendo il suo culetto da sogno.
Non era finita. La ragazza si chinò in avanti, aprendosi contemporaneamente le natiche, e potemmo così vedere distintamente il suo buchetto posteriore, rotondo e con il bordo ben pronunciato. Si intuiva chiaramente che la ragazza non era affatto vergine dietro, e che anzi ne doveva aver presi molti lì, anche di recente…
Dopo qualche secondo, mentre eravamo ancora ipnotizzati da quella visione, la ragazza si tirò su lo slip e si calò la gonna. Girandosi verso di noi disse solo: “Ok, grazie, scusate!” e uscì nel corridoio, dove fu accolta dai suoi amici fra risate e qualche accenno di applauso. Chiusero la porta e continuarono a giocare fra loro.
Mia moglie si riprese dalla sorpresa e un po’ incazzata incominciò: “Eh, ma questi sono scemi! Ma che scherzi sono questi?...”
La fermai ridacchiando, con un sorriso conciliante e un po’ provocatorio:
“Ma dai, dai, è stato divertente! Non mi dirai che la scenetta non ha eccitato un po’ anche te…” e così dicendo le rifilai un bacio sensuale, che ricambiò con slancio, tradendo la sua reale eccitazione.
Stavamo ancora commentando la scena precedente, quando un altro boato di risate improvvise proveniente dal corridoio ci interruppe. E poco dopo entrarono la ragazza più grassottella con i capelli a caschetto e uno dei due amici spilungoni, anche loro imbarazzati e con un po’ di fiatone, come l’amica entrata prima:
“Scusate, ma… dovremmo pagare anche noi il pegno…”
La presenza anche del maschietto ci aveva di nuovo spiazzati, e a Paoletta, nella sorpresa, veniva quasi da ridere.
Senza aspettare altro, la ragazza sbottonò il pantalone del ragazzo e glielo abbassò leggermente, scoprendogli il boxer attillato grigio, che presentava già una protuberanza notevole. A quella vista, la stessa ragazza ridacchiò, guardandoci per un attimo, e poi, come fosse la cosa più naturale del mondo, gli abbassò il boxer facendo fuoriuscire un bel cazzo quasi completamente eretto, di misura ragguardevole.
“Uhmmm” fece la ragazza, e glielo prese in mano, accennando una breve lenta sega. Paoletta aveva strabuzzato gli occhi per la sorpresa. Eravamo stati sì tante volte su spiagge di naturisti, ma vedersi di fronte un cazzo eretto, così di colpo, in treno, era tutto un altro effetto…
Poi l’amica lo fece girare di spalle, gli calò meglio i pantaloni e gli abbassò il boxer anche dietro. Si vide un bel culo maschio, muscoloso e tonico. Ma la ragazza non si fermò. Fece piegare in avanti l’amico e gli aprì le natiche. All’inizio non si vede granché, ma poi la tipa fece inarcare di più il ragazzo, e fra le natiche dischiuse comparve alla vista il buchetto del ragazzo… e che buchetto! Un bucone, semmai. Un anello di forma irregolare, ma con contorno gonfio e grinzoso. Insomma, anche questo qui era bello aperto dietro. A maggior riprova, la ragazza si insalivò il dito medio della mano destra, e – dopo averlo passato e ripassato più volte sul contorno dell’ano – glielo infilò senza fatica alcuna, guardandoci fiera dello spettacolo offerto.
Paoletta ed io ormai guardavamo senza neppure reagire, stupiti ed increduli.
La ragazza sfilò il dito, e l’amico si ricompose, ma nel frattempo anche lei provvide ad esibire le sue grazie. Aveva un abitino estivo fiorato, che arrivava fino al ginocchio e che lasciava intuire che era un po’ sovrappeso. Se lo sollevò fino a scoprire la mutandina rosa, che subito si abbassò, mostrando la fichetta completamente depilata, con le grandi labbra un po’ dischiuse e molto pronunciate.
Mosse il bacino in avanti, come per mostrarla meglio, e poi si girò di schiena, con il culo in bella vista. Si chinò anche lei, ormai il gioco era sempre quello, e aprendosi ci mostrò il suo buchetto. Senza dubbio non era vergine neanche quel culo… Era ancora più aperta degli altri!
“Wow” riuscii a dire, tanto per rompere il silenzio.
“Ecco fatto!” disse invece la ragazza. E, dopo essersi risistemata, uscirono nel corridoio.
Passato un attimo di sbigottimento, mia moglie cominciò: “Sì, però scusa, dai…” ma in realtà si capiva che non era incazzata. Non ebbi neanche il tempo però di ribattere qualcosa, che un’altra fragorosa risata collettiva ci richiamò l’attenzione, e – come nel caso precedente – ciò preannunciava un nuovo pegno…
Infatti entrarono gli ultimi due, la ragazza mascolina con i capelli rasati su un lato solo e l’altro maschio. Ormai sapevamo già cosa ci aspettava, e mia moglie tentò (senza molta convinzione però) di fermare quel giochino imbarazzante.
Ma i due andarono avanti lo stesso. Il ragazzo si pose dietro la ragazza e le abbassò il jeans mentre lei ci guardava con aria quasi di sfida. Qualche peletto fuorisciva ai lati dello slip bianco, ma quando il ragazzo le tirò giù la mutandina, vedemmo una foresta nera fitta e arrapante… La ragazza non si depilava la figa, e aveva un manto nero impressionante. Il ragazzo da dietro le accarezzò i peli, scendendo fino alla fessura, e cominciando un lento ditalino, che lei apprezzò molto, socchiudendo gli occhi e mordendosi un labbro.
Ma evidentemente anche lei aveva compreso nel pegno anche l’esibizione del buco dietro, perché si girò dandoci le spalle e piegandosi in avanti. Il ragazzo le aprì bene le natiche. Vista l’apertura anale dei suoi amici che si erano esibiti prima, non avevo dubbi che fosse ben aperta anche lei, che sembrava la più troia della compagnia. Non mi sbagliavo: era proprio sfondata…
Ormai eravamo tutti un bel po’ eccitati, compresa la ragazza piegata, che iniziò a masturbarsi. Il ragazzo lasciò le natiche dell’amica e si aprì il pantalone a sua volta. Mi parve quasi di sentire l’aumento dei battiti di Paoletta, per quello che stava per vedere. Il ragazzo aveva boxer bianchi con un bozzo da paura, e appena li tirò giù svettò un cazzo eretto lungo e leggermente ricurvo, che Paoletta guardò aprendo ancora più gli occhi.
Il ragazzo cominciò a segarsi avanti a noi, e l’amica mascolina si raddrizzò continuando a masturbarsi anche lei.
I ragazzi fuori non ridevano più. Si capiva che ora avevano tutti una gran voglia di godere, e stando bene attenti che non arrivasse nessuno nella carrozza deserta, cominciarono a toccarsi attraverso i vestiti. La biondina grassottella entrò, quasi le mancava il respiro per la voglia, e si inginocchiò davanti al ragazzo, prendendogli il cazzo in bocca.
“Oooh… Guarda che troia!” mugugnò la ragazza mascolina, continuando a masturbarsi.
La ragazza succhiava, baciava e leccava il membro dell’amico, con una familiarità che lasciava intendere quante volte doveva essere già successo… Poi, con un lampo di ulteriore porcaggine negli occhi, pensò a un nuovo più perverso giochetto... e guardò Paoletta. Le prese la mano tirandola verso l’amico, che intanto spinse un passo più avanti. La mano di Paoletta si trovò sul cazzo del ragazzo! Stentavo a crederci! Paoletta, zitta zitta, si stava lasciando coinvolgere! In effetti non protestò e – come incantata – impugnò quel cazzo e lo accarezzò, restando a bocca aperta per l’eccitazione. La biondina rise, eccitata.
A quel punto mi sbottonai il jeans anch’io, e tirato fuori l’uccello cominciai a segarmi di fronte a tutto quello spettacolo.
La ragazza mascolina però era più arrapata di tutti, e si mosse verso la sua preda: la biondina grassottella, che ormai aveva lasciato il cazzo nelle mani di Paoletta. La prese e la baciò con foga, infilandole la lingua in bocca. Senza alcun ritegno o paura che potesse arrivare qualcuno nel corridoio, le sfilò l’abitino e il reggiseno e cominciò a leccarle i capezzoli. Ma intanto un’altra scena aveva attirato la mia attenzione: Paoletta ora si ritrovava addosso le mani del ragazzo, e una era già corsa sotto la gonna fino alle mutandine. Paoletta era eccitatissima, non l’avevo mai vista così. Gemeva e ripeteva: “Oh, sì!”.
Il ragazzo le sfilò le mutandine e si inginocchiò con la testa fra le gambe di Paoletta, leccandole la figa. Sull’altro divano dello scompartimento le due amiche stavano lesbicando, ormai fuori controllo. La biondina era sotto, completamente nuda, e la mascolina era sopra, in mutandine, che la baciava infilandole non so se due o tre dita nella figa. Saltai con qualche difficoltà verso l’uscita dello scompartimento e tirai dentro la ragazza carina che mi era piaciuta fin da subito.
Eccitato com’ero, e con l’uccello già fuori, la strinsi per la vita scendendo poi con una mano giù fino al culo, mentre la baciavo sul collo. Alzata la gonna dietro risalii con la mano per toccarla sotto la mutandina, mentre lei dal canto suo impugnò il mio cazzo.
La tirai dentro il compartimento, dove, in piedi, continuammo a toccarci a vicenda. Cercavo un posto a sedere per stare più comodi, ma dietro di me mi accorsi che la scena era cambiata: la ragazza mascolina aveva mollato l’amichetta e aveva preferito andare ad assaggiare la figa sconosciuta di mia moglie, scambiandosi di posto col ragazzo, che era andato a distendersi sopra la ragazza grassottella.
Mi sedetti con la ragazza, ormai senza mutande, sulle mie gambe, e cominciai a sditalinarla con dolce energia… Lei mugolava e gradiva molto, sbaciucchiandomi, ma voleva qualcosa in più. Si mise a cavalcioni su di me e si penetrò con gusto, cominciando un lento balletto su e giù.
Intanto l’altro ragazzo si era stufato di fare il “palo” nel corridoio, e confidando sul fatto che non passava nessuno, si fece avanti pure lui. Sapeva dove andare: dopo un po’ vidi sul divano di fronte che la ragazza grassottella, oltre a cavalcare il primo maschietto, ora aveva anche l’altro che la inculava!
I sospiri e i mugolii di tutti si mischiavano con gran fragore generale, ma per fortuna il rumore del treno ci copriva.
La ragazza grassottella, sotto i colpi dei due maschi, non resistette molto, e dopo un po’ sentimmo le urla del suo orgasmo. Quando il maschio dietro sfilò il suo membro dal culo della ragazza, vidi una smorfia sul viso di questa, e un’ulteriore tremito. Poi si alzò, si rivestì, e uscì fuori in corridoio a fare il “palo”.
Intanto la mia compagna di giochi muoveva dolcemente il bacino, con gli occhi socchiusi, godendosi senza fretta il suo piacere.
Poco dopo riconobbi i tipici versi di mia moglie quando arriva all’apice… La lesbicona aveva continuato a leccarla fino al traguardo.
I due ragazzi guardavano la scena segandosi piano. Visto che non avevano più alternative, rivolsero le loro attenzioni alla ragazza mascolina, rimasta libera. Ma questa li manovrò sapientemente, in modo da far piegare uno dei due, con un ginocchio sul divano, e piazzando l’altro dietro. Leccò un po’ il buco del culo dell’amico piegato, poi indirizzò il cazzo dell’altro verso la giusta direzione, dopo averlo insalivato ben bene, e con soddisfazione vide l’amico in piedi penetrare l’altro piegato… Questi accolse con una smorfia l’intero cazzo nel sedere, e poi si piegò ancora di più per godere l’andirivieni nel suo buco.
Paoletta era accanto a me, rilassata dal recente orgasmo. Alla vista della sodomizzazione fra maschi, la sentii dire piano: “Mamma mia, che porci però…”. Si alzò e uscì nel corridoio.
La lesbicona si stava sditalinando con foga, era eccitatissima, sentiva ancora in bocca il sapore di mia moglie, si capiva che ora voleva venire. Si avvicinò alla ragazza che mi stava cavalcando e pretese di averla per sé; lei mi guardò con un sorriso come per scusarsi, si sfilò da me, alzandosi, e si lasciò abbracciare dalla lesbicona. Dopo un po’ occuparono l’intero divano in un appassionato sessantanove. Si leccavano e si infilavano dita a vicenda.
Intanto i due ragazzi si erano scambiati di posto: quello piegato si sedette sul divano con il cazzo svettante, e l’altro si impalò sopra dopo essersi insalivato il buco. Ma non resistette molto; dopo pochi colpi, se ne venne segandosi, con schizzi potenti che finirono tutti a terra. Alzatosi, cercò i suoi vestiti e si ricompose in fretta, mentre l’altro ancora si segava seduto sul divano; guardò supplichevole la ragazza cicciottella nel corridoio, che subito capì… Rientrò nello scompartimento, gli prese il membro in bocca, accoccolandosi davanti a lui, e cominciò a spompinarlo con passione. Volevo anch’io lo stesso trattamento, cavoli… Mi avvicinai di fianco a lei che con una mano impugnò il mio cazzo mentre continuava il pompino. Ci fece avvicinare i nostri cazzi, e cominciò ad alternare il pompino da uno all’altro. Poi si dedicò in esclusiva al suo amico, infilandogli anche un dito nel culo. Esperta com’era, non ci mise molto a portarlo ad un fragoroso orgasmo: il ragazzo la tenne per la testa e le sborrò in bocca. Io guardavo segandomi, ma ormai volevo godere anch’io… Lei si voltò, imboccando il mio cazzo, e riprese il pompino solo a me, e poco dopo le venni in bocca anch’io.
Mi ero appena ripreso dopo l’orgasmo, che feci in tempo a vedere le due amiche distese sul divano che se ne stavano venendo anche loro, e in particolare la mora aveva gli occhi chiusi ed il volto contratto con una smorfia di piacere e la lesbicona sotto sbatteva la testa sul divano nelle contrazioni dell’orgasmo.
Arrivati tutti alla pace dei sensi, qualcuno cominciò a ridacchiare, e la risata si diffuse contagiosa a tutti i presenti. Nel gioioso rilassamento generale, ognuno cercò i suoi vestiti, per darsi una risistemata. Eravamo quasi tutti rivestiti, quando improvvisamente arrivò l’allarme dal corridoio: “Veloci, forza, che dal fondo del corridoio sta arrivando il controllore!”
I ragazzi raccattarono le ultime loro cose e uscirono dallo scompartimento, e – approfittando di una sosta del controllore nel suo tragitto lungo il corridoio – sgattaiolarono via.
Quando arrivò il controllore, una donna con la faccia arcigna, trovò solo me e Paoletta, seduti verso il finestrino ed intenti a leggere. Ci guardò severa e disse, indicando un punto del divano lontano da noi: “E quella mutandina che ci fa lì??”
Eh, non è facile da spiegare…
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