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Con un temporale così, non si può andare in bici


di Ilpiaceredelgioco
29.06.2016    |    13.496    |    6 9.8
"Poi si accovacciò sopra, dirigendo l’oggetto verso il suo ano, tenendosi le chiappe ben aperte, e si calò sopra, lasciandosi penetrare in un colpo solo!..."
Sulla soglia dell’uscita dall’ufficio, con le porte scorrevoli aperte, guardavo la forte pioggia venir giù a secchiate, mentre dal cielo provenivano brontolii di tuoni lontani… Erano le 18 passate, avevo finito di lavorare e potevo andare a casa, ma c’era di che esitare, cavoli! Avevo l’auto nel parcheggio, a una quindicina di metri, ma senza ombrello era dura arrivarci. D’altronde, col sole sfolgorante che c’era stato fino a poche ore prima, chi poteva immaginare che quel giorno ci si doveva portare l’ombrello?
In quel momento arrivò Loredana, la contabile dell’azienda, decisamente contrariata.
“E io come faccio ora?”
“Non mi dire che anche oggi sei in bici!?!”
“E sì, stamattina c’era il sole!” rispose nervosa. “E il problema è che non posso aspettare, devo essere per forza a casa fra venti minuti!”
“Ma con un temporale così, non puoi andare in bici!”
“E che posso fare? Te l’ho detto, devo tornare a casa assolutamente. Certo che… sono quattro chilometri, arriverò inzuppata come un pulcino…”
“Senti, ti porto io in macchina, ce l’ho qua in parcheggio. La bici la lasci qui, e la riprendi domani.”
“No, scherzi, la bici mi serve, se no domani come vengo qui?”
“Va beh, allora carichiamo anche la bici. Io un SUV, tirando giù i sedili posteriori ce la facciamo.”
Una voce alle nostre spalle aggiunse: “Ti conviene approfittare, Loredà! Come cavolo fai a andare a casa in bici co’ ‘sta pioggia?!?” Era Anna, un’altra collega più giovane, sui trentacinque anni, non bellissima ma carina e sensuale. Abbastanza alta e magra, atletica, con poco seno, ma con un bel culo pronunciato; capelli lisci e lunghi, e begli occhi sotto degli occhiali da professoressa.
Lei e Loredana lavoravano nello stesso settore dell’azienda, ed erano molto legate nonostante la differenza d’età. Loredana infatti aveva quasi sessant’anni, molto ben portati nel fisico, un po’ meno nel viso.
“Eh, quasi quasi… approfitterei…” condivise Loredana, guardandomi grata per la proposta.
Allora aggiunsi deciso: “Ok, facciamo così. Faccio una corsa io fino alla macchina, mentre tu aspetti qua. Mi avvicino alla tettoia delle bici e abbasso i sedili posteriori. Poi scendo e apro il portellone dietro. Tu nel frattempo corri fino alla tua bici e insieme la carichiamo in macchina. Ok?”
“Va bene, ok. Aspetta…, e Anna? Come fa lei ad arrivare in stazione?”
“Eh, ma se abbasso i sedili posteriori per mettere la bici, poi non ho posto per una terza persona…”
“Va beh, si può sedere con me avanti, tanto siamo magre e la tua macchina è grande!”
“In effetti mi fareste un grosso favore…” Aggiunse Anna.
“Ok, se vi stringete…” Guardai ancora fuori la pioggia scrosciante, e preparai il telecomando dell’auto. “Allora vado.”
Con una corsa arrivai alla mia macchina, entrai, abbassai i sedili posteriori e partii, avvicinandomi il più possibile alle bici. Caricammo la bici in fretta e furia nel bagagliaio dell’auto e poi salimmo in macchina. Ci raggiunse anche Anna, che fino ad allora aveva assistito alla scena al coperto, e poi si era precipitata ridendo fino alla macchina, salendo addosso a Loredana.
Eravamo tutti e tre bagnati, io più di tutti, ma tutto sommato ci veniva da ridere…
“Anna, se non ti dispiace, Federico accompagna prima me perché ho un appuntamento importante con mia sorella a casa mia. Devo darle dei documenti che deve portare al notaio.” disse Loredana.
“Ok, non c’è problema, io non ho fretta, ho un treno ogni venti minuti.”
Partii verso casa di Loredana, seguendo le sue indicazioni. Dopo una decina di minuti arrivammo al suo portone, ma non c’era posto per parcheggiare vicinissimo, riuscii a fermarmi a una ventina di metri. Continuava a piovere forte, ma Loredana voleva scendere subito e portarsi la bici, così – incurante dell’inzuppata che mi aspettava – scesi dalla macchina e l’aiutai a prendere la bici e a portarla fino dentro il portone di casa. Entrati nell’atrio, gocciolanti, mi fece mettere la bici in uno sgabuzzino condominiale. Ci aveva seguito anche Anna per solidarietà… Eravamo tutti e tre inzuppati di pioggia, e io in particolare. Tra l’altro, col fresco dell’atrio, mi era venuto anche da starnutire.
“Sentite, venite su con me, così vi asciugate un po’ col phon!”
“E sì grazie, va” risposi io.
Salimmo al primo piano e Loredana aprì la porta di casa facendoci entrare. Il telefono di casa squillava, così lei corse a rispondere, indicandoci il bagno dove avremmo potuto prendere il phon. Arrivati lì, Anna ed io ci togliemmo le scarpe bagnate.
Poco dopo Loredana ci raggiunse, dicendo che la telefonata era di quella stronza di sua sorella, che l’avvertiva che aveva rimandato l’appuntamento dal notaio, proprio per la pioggia. Tante corse per niente!
Nel frattempo lei si era velocemente cambiata, togliendosi gli abiti bagnati e indossando una vestaglietta leggera, bianca, legata alla vita, che lasciava vedere le gambe ad ogni passo.
Prese il phon e cominciò ad aiutarmi ad asciugare i vestiti. Avevo un pantalone estivo completamente inzuppato. Accoccolata dietro di me, passava il getto di aria calda sulla stoffa del mio pantalone, guidando l’operazione con l’altra mano, che quindi accarezzava le mie gambe. Aveva iniziato senza malizia, con la cura riparatrice di chi si sentiva in colpa per i miei starnuti. Poi però il getto del phon, e anche la mano, era arrivata alle mie natiche e alla cintura, e ho visto un lampo di malizia divertita negli occhi di Anna, che guardava la scena. Girata la testa verso Loredana, incrociai il suo sguardo, sorrideva anche lei, come a dire: “Beh, che male c’è? Ti sto asciugando…”
Un po’ si era eccitata, si capiva benissimo. E non si curava molto del fatto che accoccolata così, aveva la vestaglietta che scopriva le cosce quasi completamente.
”Scusa, Loredana, intanto che asciughi lui, posso cambiarmi il jeans bagnato? Hai un’altra vestaglia anche per me?”
Sì, Anna, la trovi in camera da letto, sulla sedia. Per sbaglio ne avevo tirate fuori due e l’altra l’ho lasciata lì.”
Mentre Loredana continuava col phon sui miei pantaloni, Anna velocemente si cambiò e tornò da noi in bagno con una lunga vestaglia color panna. Era uno schianto…
“Senti Federico, qua col phon facciamo poco… Il pantalone è proprio inzuppato, e se lo tieni addosso non si riesce ad asciugarlo.”
“Ci vorrebbe una vestaglia anche per lui!” rise Anna.
Adesso ci provo, pensai. “Mah, scusate ma io a questo punto me lo tolgo, se no qua mi prendo un accidente.” E velocemente mi aprii la cintura sbottonando il pantalone a calandomelo giù.
“Ohhh, ma che fai??” rise Anna.
Loredana sorrideva imbarazzata e eccitata, lasciandomi fare senza protestare.
Appoggiai il pantalone sulla lavatrice. Ero in boxer, quei boxer attillati che lasciano vedere bene le forme…
Le due donne infatti guardarono, e io me ne accorsi…
Sapendo che Loredana è appassionata di cure alternative, e di massaggi, tentai un’altra carta…
“Oh, ma tutta questa umidità addosso mi sta facendo venire dei fastidi muscolari alle gambe, sai?!? Tipo reumatismi… Non è che hai qualche crema come rimedio?”
“Sì, certo, ora te la prendo… Eccola qua. Questa va spalmata sulla parte e poi vanno fatti massaggi per riscaldare il muscolo. Prendi pure.”
“E si va beh… Ma come faccio a farmi i massaggi da solo? E poi l’esperta di massaggi non sei tu?”
“Embé, e che vorresti?” chiese sorridendo maliziosa, sulla difensiva.
“Un intervento alle gambe… Me lo sono meritato, no?”
“Ma senti questo… Ma…”
“Va beh, un po’ ha ragione…” si intromise Anna “povero, si è inzuppato per te, hai visto mai che domani si ritrova coi dolori qua e là…”
“Uh..” Loredana rimase interdetta, ma piacevolmente incerta sul da farsi. “OK, te ne spalmo un po’. Dov’è che dicevi? Sulle gambe?”
E cominciò a spalmare la crema e a massaggiare prima una coscia, poi l’altra, poi entrambe. Anna guardava sorridendo compiaciuta. Sapeva che Loredana è single da tanti anni e non ha partner, e forse pensava di darle un’occasione di divertimento soft.
Il mio cazzo però si stava inturgidendo sempre più, e il gonfiore sul boxer attillato si vedeva, eccome!
“Dovresti riilassarti di più però! Se tieni i muscoli irrigiditi l’azione non è efficace!”
“Sì, è che stando in piedi, sai, più di così non…Mi posso sedere sul water?” Prima di aspettare la risposta, chiusi il coperchio del water e mi sedetti sopra, a gambe aperte.
“Sì, sì, ma guarda come si mette comodo!”
“Eh, scusa, il massaggio deve essere efficace!”
Loredana sorridendo si inginocchiò di fronte a me e riprese a massaggiare le cosce arrivando fino al boxer, che si gonfiava sempre più Lo vedevano anche loro, e si erano chiaramente eccitate per la situazione, ma ci voleva un passo in più per rompere il ghiaccio. Tentai:
“Oh, ma sai che è veramente efficace?! Però scusa, pure Anna avrà lo stesso problema… Devi farlo anche a lei! Ecco, Anna, siediti qui vicino, sul bidet”
Anna ubbidì, forse chiedendosi dove volevo arrivare.
“Dai Loredana, fai provare anche a lei l’unguento miracoloso!”
”Vuoi provare anche tu?” chiese Loredana ad Anna, spostandosi di fronte a lei.
“Eh, va bene, sentiamo ‘sto miracolo…”
Loredana spalmò un po’ di crema sulle ginocchia e poco più su, poi iniziò a massaggiare con impegno. Nel suo ingenuo fanatismo nei confronti della medicina alternativa in generale, lei credeva nell’arte del massaggio, e voleva farlo bene. Risalì più in alto sulle cosce, mentre massaggiava, e finalmente la vestaglia di Anna si aprì. Anna era appoggiata con la schiena al muro e aveva le gambe socchiuse, per cui si vide bene la sua mutandina bianca.
Loredana continuava, con impegno e sensualità, arrivando sino in cima alle cosce, e Anna si lasciava andare sempre di più, aprendo ancora di più le gambe.
“Ti piace?”
“Eccezionale!”
“Ecco, per fare un cosa fatta bene, si dovrebbe continuare poi sul resto del corpo, secondo tracciati prefissati, passando per l’addome, il petto, il viso…”
“Cioè come?” insistetti io.
“Di qua così… Aspetta Anna scusa…” E aprì completamente la vestaglia di Anna, passando a massaggiarle il pancino.
Ora vedevo anche il reggiseno. Solo prima misura, va beh, però era molto eccitante…
Con due mani, inginocchiata davanti ad Anna, Loredana dava il meglio di sé con i massaggi sulla pancia ed il torace di Anna.
“Uh, però… Veramente rigenerante…”
La sua vestaglia, aperta, strisciava a terra. “Aspetta Loredà, a ‘sto punto la tolgo del tutto, se no te la sporco.”
Rimasta in mutandine e reggiseno, si rimise sul bidet e Loredana ricominciò.
“Veramente pure la tua sta strisciando a terra…” dissi io a Loredana.
Senza aggiungere altro, Loredana si alzò e se la sfilò. Rimase anche lei in slip e reggiseno, ma con la differenza che ai lati dello slip fuoriuscivano dei bei ciuffetti di peli neri! Il mio sguardo ne fu subito catturato, e lei se ne accorse.
“E sì, quest’anno ancora non sono mai andata al mare, e non ho ancora trovato l’occasione di depilarmi bene...” sorrise. Poi ricominciò il massaggio, con grande piacere di Anna.
Ormai erano partite. Loredana massaggiava anche il petto, passando sopra il reggiseno di Anna, e talvolta con il pollice anche sotto, finché, senza dire nulla, glielo scostò verso l’alto, scoprendo i due capezzolini appuntiti. Anna si lasciò fare, segno che ormai era fatta…
Allora provai: “Però dovresti insegnarci come si fanno. Perché non ci fai fare la prova su di te?”
“Va bene!” rispose sicura, come chi non aspettava altro. “Andiamo di là però, che qua stiamo scomodi.”
Ci spostammo nella sua camera da letto. Loredana era single, ma aveva un bel lettone matrimoniale.
“Ora ti spiego tutto. Distenditi a pancia in giù”
Mi allungai sul letto, e lei cominciò a massaggiarmi i polpacci.
“Ecco Anna, io faccio di qua e tu di là, copiando i miei movimenti.”
Anna eseguì, e cominciai a sentire quattro mi sul mio corpo, sulle cosce, sulla schiena, e a volte fino sotto la cintura del boxer.
“Aspetta, abbassiamo un po’ questo…” E così dicendo, abbassò il mio boxer dietro, scoprendomi le natiche. Io favorii subito la manovra, alzando leggermente il bacino.
“Ooooh, ma dai!!!” finse di indignarsi Anna.
Ma Loredana sorridendo ricominciò il massaggio, arrivando ora fino alle natiche, e soffermandosi spesso sul solco fra di esse.
Anna intanto continuava sulla schiena, ma dopo un po’ si avventurò anche lei, ridacchiando, verso il culo passando una mano fra le mie chiappe. Ormai il mio cazzo, sotto, era durissimo…
Passa e ripassa con la mano sul solco fra le natiche, il suo dito cominciò ogni tanto a soffermarsi e ad indugiare un po’ sul buco del culo, e visto che non protestavo, ogni volta insisteva un po’ di più. Così, forte della lubrificazione della crema, ad un certo punto il suo dito medio mi entrò, senza problemi. Loredana guardò Anna, piacevolmente sorpresa, sorridendo come a dire: “ma guarda che ho combinato! Gli ho infilato il dito medio in culo!”
Anna si sorprese ancora di più, e rise forte coprendosi il viso.
“Gliel’hai ficcato…!”
“E sì! E vedo che non protesta neanche… Si vede che forse gli piace!” pensava di prendermi in giro Loredana, ma non sapeva che mi piace davvero!
Dopo aver giocato un altro po’ così, Loredana mi fece girare a pancia in su. Ovviamente il mio cazzo troneggiava gonfio nel boxer mezzo abbassato, e a stento ci restava dentro.
“Ma guarda questo!! Ma dai!!”
“Anche questi sono effetti importanti dell’arte del massaggio.” sentenziò Loredana, con tono professionale.
Loredana ricominciò i massaggi: addome, petto, e casuali sfioramenti del mio boxer rigonfio. Anna sorridendo furbetta ricominciò anche lei.
Era inevitabile, e infatti accadde: il cazzo sempre più duro sbucò con la testa fuori dal boxer, peraltro mezzo abbassato.
“Ah!” “Ahahahah!” Scoppiarono a ridere entrambe. Mentre ridevano, io, imperterrito, mi sono sfilato il boxer del tutto.
“Dai, rivestiti, ma insomma!” fece Anna.
“No, no, perché? I massaggi si fanno così!” protestai.
“No, no, basta, a te… hanno fatto un brutto effetto!” fece Loredana, “E’ meglio se continuiamo su Anna!
Anna era visibilmente eccitata. Non sapeva dove si sarebbe andato a parare, ma a quel punto si sottopose volentieri alla continuazione del gioco.
Si stese a pancia in giù e sganciò il reggiseno. Noi cominciammo a massaggiarla, o meglio nel mio caso a accarezzarla, e nel salire lungo le cosce, sempre più spesso il pollice toccava la fica attraverso la mutandina. Lei si lasciava fare, abbandonandosi: era fatta!
Loredana anche con lei finì per arrivare con le dita sotto l’elastico della mutandina, mentre massaggiava la schiena, e come era successo con me, ad un certo punto le abbassò lo slip, mostrandomi il bellissimo culo di Anna. Accarezzò più volte il solco, andando poi anche a stuzzicarle l’ano, e subito dopo mi lanciai anch’io verso quella meraviglia. Le accarezzai il culo e aprii le natiche, osservando l’invitante buchetto e toccandolo con eccitazione.
Loredana ordinò all’amica di girarsi a pancia in su. Ormai era nuda. Una bellissima fica quasi completamente rasata, se non per una striscia sottile, con due labbra sporgenti e socchiuse era davanti a me. Le aprimmo di più le gambe, e io risalii rapido con la mano lungo la coscia fino alla fica, che trovai bagnata come mi aspettavo.
“Mi sa che questo massaggio si concluderà con l’orgasmo…” disse Loredana, che strizzava i fianchi di Anna, che già si contorceva per l’eccitazione. Inaspettatamente Loredana smise di massaggiare e la vidi succhiare un capezzolo di Anna mentre strizzava l’altro. Sottoposta a simili trattamenti, Anna mugolava.
Loredana si avvicinò a me, intento a proseguire il mio ditalino e disse:
“Ti piace questa bella fica, eh?!? Ti fa impazzire, eh?” E la guardò inspirando eccitata.
Poi continuò: “Vuoi vedere anche la mia?...”
“Certo!”
Loredana con un sorriso malizioso si sfilò la mutandina, lasciandola cadere a terra e mostrando una fica incredibilmente pelosa e nera.
“Ti piace?”
“Che ficona!” risposi sincero.
Anna si era girata a guardare anche lei, visto che avevamo interrotto il trattamento nei suoi confronti.
Loredana si voltò di spalle e piegandosi sporgendo il culo ci mostrò il suo bel di dietro. Si aprì le natiche con le mani e lasciò vedere un buco del culo rotondo e ben aperto.
“Come sei aperta dietro!” dissi subito.
“Sì, mi piace spesso masturbarmi anche lì… E’ una pratica salutare, sai?”
“Vediamo!” ordinò Anna, che era distesa sul letto e non in direzione giusta per vedere.
Loredana si spostò verso di lei e si riaprì il culo. “Ah, beh… in effetti…” rise Anna “…in effetti si vede che sei abbastanza aperta…”
“Adesso però vediamo bene te!” rispose Loredana, che fece girare l’amica facendola mettere nella posizione a pecorina, con le ginocchia vicino al bordo del letto. In quella posizione, piegata e con le natiche ben aperte, si vedeva che Anna non era vergine lì dietro…
“Mmmmm… Anche il tuo però mi sembra già…” e così dicendo, dopo aver imbevuto un dito nella fica, lo infilò nel culo di Anna, lubrificato dagli umori vaginali.
Io non potevo resistere e d’istinto mi stavo segando piano, vedendo tali scene…
A un tratto Loredana si spostò verso la testiera in legno ai piedi del letto, che da ciascun lato finiva con un pomello arrotondato di forma ovoidale, e disse sfacciata: “Ecco, a volte mi infilo questo…” e inumidì con la saliva il pomello. Poi si accovacciò sopra, dirigendo l’oggetto verso il suo ano, tenendosi le chiappe ben aperte, e si calò sopra, lasciandosi penetrare in un colpo solo!
Rimase a bocca aperta e gli occhi sgranati, per la fitta che provò, ma il suo sguardo compiaciuto stava a significare: avete visto quanto sono porcella?
Passato il piccolo dolore iniziale, si mosse subito piano, su e giù, muovendosi il pomello nel culo.
“Wow!” dicemmo insieme Anna ed io, di fronte a quello spettacolo.
Poi Loredana si sfilò il pomello e andò verso il comò. Da un cassetto tirò fuori una busta con giocattoli sessuali: “Ora vi faccio vedere con cos’altro gioco io…” e tirò fuori un vibratore cilindrico liscio bianco, lo azionò e poi se lo infilò nella fica.
“Che, ne vuoi uno anche tu?” chiese ad Anna.
“Sì, sì, dammene uno subito!”
Loredana ne prese uno, tipo fallo realistico, e glielo diede. Anna se lo strisciò più volte sulla spacca della fica, e poi lo infilò, con un grosso sospiro.
Loredana intanto si era tolta il vibro dalla fica e – lubrificato dai suoi succhi – se lo infilò nel culo, dopo essersi piegata un po’.
Ci stavamo masturbando tutti e tre, guardandoci a vicenda, quando Loredana tirò fuori un altro micidiale giocattolo: uno strap on, munito di fallo interno.
“E’ un regalo di una mia amica, ricevuto un paio di anni fa… Non ho occasione di usarlo quasi mai, e oggi è la volta buona!”
Si infilò lo strap on, penetrandosi con il fallo interno, e poi si avvicinò a Anna e – messala a pecorina sul bordo del letto – cominciò a scoparla mugolando.
Mi avvicinai col cazzo alla faccia di Anna, che godeva sotto i colpi dell’amica, e la convinsi senza insistere troppo a prendersi in bocca il mio cazzo duro.
Anna leccava e succhiava, in preda all’eccitazione, sotto le spinte che le arrivavano dall’amica. Loredana se la stava scopando con lo strap on, emettendo versi sconnessi ad alta voce: “Oh, oh, oooh, che bello, oh, oooh”.
Dopo un po’ Loredana si sfilò dalla fica di Anna, e dopo averle lubrificato l’ano con il dito insalivato, la penetrò nel culo con lo strap on. Sarà che le dimensioni del giocattolo non erano poi tanto grandi, sarà che Anna era eccitatissima, sarà che un ditino nel culo già l’aveva preso poco prima, fatto sta che la ragazza lo accolse nel culo con un forte sospiro di libidine. Poi mi guardò, come per dire: “Ma non hai ancora capito cosa vorrei?”
Allora mi distesi sul letto sotto di lei, che in ginocchio a pecorina si avvicinò e posizionò a cavalcioni su di me, senza sfilarsi dall’inculata che stava ricevendo.
Prese il mio cazzo e se lo infilò nella fica. Ora era fra due fuochi. Era questo il suo obiettivo!
Era così eccitata che le bastarono pochi colpi così, in sincronia fra avanti e dietro, che subito cominciò a godere rumorosamente, tremando tutta.
“Oh, che porci che siete!” disse Anna mentre riprendeva fiato. Poi si sfilò dal sandwich, rilassandosi sul letto.
Ma Loredana aveva ancora idee bellicose. “Beh, facciamo il culo anche a te!”
Mi fece mettere nella stessa posizione in cui era stata Anna, e aprendomi le natiche, mi leccò il buco del culo a lungo, e molto piacevolmente. Poi infilò un dito insalivato, muovendolo avanti e indietro, poi ne infilò due. Finito il trattamento preliminare, si mise in piedi dietro di me e puntò verso il mio buchetto. Tenendomi le natiche aperte, e spingendo l’ano in fuori, cercai di favorire al meglio l’operazione… e infatti la penetrazione avvenne in un colpo solo, senza difficoltà.
“Ahh! Che bello!” pensai fra me e me, senza dirlo, per non ostentare troppa confidenza con i piaceri anali.
A Loredana piaceva come una matta quello che stava facendo. Si sentiva terribilmente porca, e dominare un maschio la eccitava. Continuò così un bel po’, poi decise che voleva l’orgasmo, a modo suo. Allora si sfilò, tolse via lo strap on, e si distese sul letto a gambe aperte dopo essersi infilata un lungo e sottile dildo flessibile nel culo.
“Vienimi sopra e scopami! Sborrami dentro!”
Mi distesi su di lei, la penetrai e presi a pomparla con forza. Lei sospirava, le piaceva, ma aspettava gli schizzi: “Dai, vienimi dentro, schizzami dentro, ché così godo anch’io… Mi piace sentirmi sborrare dentro!”
Continuai allora con foga fino ad un poderoso orgasmo. Appena cominciai ad accelerare in preda al piacere, cominciò a godere anche lei, urlando e contorcendosi tutta. Le schizzai dentro tutta la sborra che avevo, e continuai ancora un po’ per completare anche il suo piacere.
Esausti, ci guardammo, poi guardammo Anna, che era a bocca aperta per lo spettacolo, e cominciammo a ridere tutti e tre.
Loredana aveva un evidente bisogno urgente di bidet. Così andammo tutti in bagno, e mentre lei si lavava, fioccavano i commenti sull’accaduto. Soprattutto, Anna si raccomandava di non raccontarlo a nessuno.
Ma, come niente fosse, Loredana ci ordinò di entrare in doccia, e inginocchiarci. Poi entrò anche lei. Pensammo volesse lavarci. Invece si sporse col bacino verso di noi, con le gambe un po’ aperte, e tenendosi con le dita le labbra della vagina ben divaricate, cominciò a pisciare su di noi, prima verso Anna e poi verso di me.
“Oooohhh! Ma che fai!!” protestò Anna.
“Beh, ragazzi che volete? Oggi è una giornata così, piove dappertutto!”
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