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La gatta sotto il tavolo che scotta (pt 1/3) Da “Il diario di ANNA”

25.06.2020 |
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"Passai qualche minuto ad origliare, mi sembrava di essere una ragazzina insicura che cercava di capire in che circolo dantesco sarebbe finita invece di una..."
Mi guardavo allo specchio vestita dell’intimo nero che piaceva molto a mio marito e tutto sommato facevo ancora la mia bella figura. Gli anni passavano ed oltre al fisico anche le esigenze erano mutate, si erano evolute, da situazioni basiche dei rapporti classici di coppia a forme più raffinate ed complesse di erotismo, non solo legate al rapporto a due ma ad una molteplicità di situazioni che includessero altri attori. L’ esplorazioni di queste situazioni ha portato alla luce aspetti dei nostri caratteri che nella prima fase della nostra convivenza erano sopiti ma latenti e che l’evoluzione della nostra vita ha portato a galla.Probabilmente l’incontro del pomeriggio era una di queste situazioni: già nei rapporti avuti con qualche coppia amica, una situazione che mi era particolarmente piaciuta e che in seguito avevo raccontato a mio marito, era il rapporto in contemporanea con due maschi, quando entrambi, nelle sviluppi degli incontri, si dedicavano a me, al mio corpo, usandolo e facendomi godere come fossi stata la sola donna della serata, senza distrazioni di altre donne, facendomi sentire desiderata ed unica.
Il giorno prima, in modo abbastanza misterioso, Luca mi disse di prepararmi per il pomeriggio seguente, ci saremmo diverti mi disse ed aggiunse che soprattutto io mi sarei divertita. Non capendo bene il senso della frase gli dissi “in che senso scusa” ma Andrea aggiunse, senza rispondere direttamente alla mia domanda “Anna, metti l’intimo nero, quello che mi piace molto, sai quello, mentre sopra vedi tu … “ e se ne andò a correre.
Rimasi un po’ perplessa, l’indicazione datami era abbastanza esplicita sulla natura dell’incontro ma mancavano alcune informazioni in modo particolare con chi.
Provai la sera ad affrontare di nuovo l’argomento, ma Luca sviò le mie domande dicendomi che era una sorpresa.
Guardandomi allo specchio osservai meglio come l’intimo nero mi fasciava il seno e girandomi di schiena verso lo specchio, come le mutandine risaltavano le forme delle mio sedere, mi rividi giovane ragazza che provava il suo primo intimo nella sua stanzetta, fantasticando su come mi avrebbe vista il primo ragazzo serio con cui uscivo. Era lui che, durante i primi momenti di intimità, quando eravamo ancora agli inizi del cammino che mi avrebbe condotto verso i piaceri della carne, quando la soglia dei preliminari era stata varcata ma il rapporto fisico non ancora consumato, quando le sue mani avevano già esplorato i miei pertugi e come io avevo preso coscienza del suo sesso, mi chiese di potermi ammirare inguainata in un bel intimo nero, molto più seducete e stuzzicante di una classica mutandina e reggiseno di cotone. E ricordo ancora la punta di vergogna quando, uscendo dal paesello di campagna andai in città a cercare qualcosa in un negozio che pensavo vendesse quello che cercavo, un intimo bello e sexy. La commessa, una signora di mezza età, alla mia richiesta, invero un po’ confusionaria, sorrise e capendo la situazione mi propose un paio di completini dicendomi “sarai bellissima e lui sarà contento anche più di te”.
Affettivamente fù così ma quella è un’altra storia.
Cosa metter sopra l’intimo senza sapere il tono della serata era un problema. Alla fine, dopo molti ripensamenti, decisi di osare ed indossai un babydoll abbastanza coprente nella parte sopra, dove comunque però era ben in vista il decolté, mentre la parte sotto era più trasparente ed arrivava a coprire metà del mio sedere. Guardandomi allo specchio l’effetto mi piaceva molto perché tagliava in due il mio sedere lasciando la parte inferiore completamente nuda. Bello.
Mentre mi ammiravo con una punta di narcisismo, sentii suonare il campanello e Luca che apriva la porta.
Trattenendo il respiro, con la curiosità alle stelle, usci dalla cabina armadio, aprii la porta della camera ed origliai …. oltre la voce di Luca individuai altre due voci maschili poi mi parve di non sentire altre voci …. aspettai cercando di capire se c’erano altre persone …. voci di donne non mi parve di sentirne …. magari mi erano sfuggite.
Passai qualche minuto ad origliare, mi sembrava di essere una ragazzina insicura che cercava di capire in che circolo dantesco sarebbe finita invece di una donna capace di affrontare e gestire qualsiasi situazione. Questo pensiero mi diede una scossa e dopo aver finito di prepararmi con reggicalze e calze ed aver calzato un paio di scarpe con un bel tacco che mi slanciavano ancor di più, scesi le scale e mi diressi verso il soggiorno.
Entrai mentre i tre uomini erano seduti attorno al tavolo e tutti e tre si girarono ancor prima che proferissi parola.
Luca si alzò così come gli altri.
Mi presentò e loro si presentarono.
Marco ed Andrea i loro nomi ed i loro sguardi scansionarono il mio corpo penso in modo più preciso di una TAC. Sicuramente non si poteva non notarmi, sia per l’abbigliamento che per il contenuto.
La prima sensazione a pelle fu di due persone curate nell’aspetto, si presentarono in modo impeccabile e si rivolsero nei miei riguardi in modo galante apprezzando con il giusto gusto la mia mise.
Contraccambiai sorridendo e gli invitai a sedersi di nuovo. Chiesi loro se volevano qualcosa da bere ed andai in cucina sentendo i loro sguardi sul mio corpo, in modo particolare sul sedere: penso che gli piacque molto quello che poterono ammirare durante la mia uscita dalla stanza.
Tornai poco dopo e tra un bicchierino e l’altro la conversazione fluì in modo piacevole: erano simpatici, sapevano parlare e sapevano tacere quando serviva, cosa abbastanza rara. Molti non sanno ascoltare e quindi non capiscono i punti di vista che gli altri esprimono.
Mi assentai qualche minuto e quando tornai l’argomento in auge, in quel momento era il calcio …. no il calcio …. mi sedetti sperando che la conversazione virasse verso lidi più alti ma non sembrava il caso … no il calcio, sempre in mezzo alle palle …. la conversazione non pareva perdere d’intensità e mi stavo sempre più innervosendo …. no il calcio, lo odio …. sembrava lo facessero apposta, un argomento del cazzo …. no il calcio …. pensai …. un argomento del cazzo …. mi dissi, guarda come sei vestita, come ti hanno guardato anzi radiografato, tre uomini davanti a te, invitati da tuo marito per te, prendi l’iniziativa e sorprendili ….
Scostai leggermente la sedia e scivolai lentamente sotto il tavolo, come una gatta che furtivamente si avvicina alla sua preda, mi misi a quattro zampe e mi diressi verso la mia sinistra, verso Andrea mi sembra, la conversazione sopra continua imperterrita, non si erano accorti di nulla, mi avvicinai alle sue gambe e le aprii e rapidamente gli misi una mano sul pacco.
Smise di parlare, il suo pene ebbe una erezione immediata che potevo sentire bene attraverso i pantaloni, la protuberanza era verso sinistra come di solito quella di Luca quando lo provoco …. gli slacciai la cintura ed apri la patta dei pantaloni, abbassai un po’ i boxer e tirai fuori, per quanto possibile, il suo cazzo.
Alzò leggermente il sedere così che potei abbassare un po’ di più i boxer per liberare completamente il pene. Lo tenevo in mano, duro come il marmo e caldo e pulsante, cominciai a masturbarlo anche se non c’era bisogno, lo diressi verso la mia bocca e presi la cappella tra le mia labbra e con la lingua cominciai a leccarlo, lo presi tutto in bocca e leccai avidamente il glande. Con la lingua giravo attorno alla cappella che era di generose dimensioni e mi soffermai sul frenulo che sapevo essere un punto molto sensibile per i maschietti. Non dovetti impegnarmi molto per la verità, visto che velocemente più fiotti di sperma mi inondarono la bocca, ingoiai tutto ed Andrea mi passo sotto il tavolo un fazzoletto, un gesto gentile ma non se la sarebbe cavata con così poco.
La conversazione mi parve molto più rarefatta rispetto a prima, come se qualcos’altro avesse attirato la loro attenzione.
Passai oltre e trovai le gambe di Marco, erano già aperte, chissà perché …. una prima ispezione superficiale e poi gli slacciai i pantaloni ed abbassai gli slip trovando il pene completamente eretto …. chissà come mai …. con lui ci misi più tempo … data la situazione e gli spazi non avevo piena libertà di azione e quindi mi limitai alla sola azione di bocca senza mani e senza lavoro sui testicoli ma era più che sufficiente …. altro sperma mi riempi la bocca ed un po’ colo sul pavimento …. ripulii bene il cazzo di Marco, fino ad ora ero rimasta soddisfatta dalle loro dimensioni anche se non è la prima cosa che guardo …. in ogni caso poi li avrei cazziati per bene tutte e due, anzi tre visto che per ultimo avevo lasciato mio marito.
Dulcis in fundo Luca …. vabbè non mi sembrava il caso di lasciarlo a bocca asciutta, anche se …. del suo cazzo conoscevo ogni centimetro, cosa gli piaceva e cosa no e come farlo venire in poco tempo …. con lui fu più facile visto che gli calai tutti i vestiti fino alle caviglie e quindi potei affondare con più libertà tra le sue cosce, con più ampia libertà di azione anche per una bella leccatina delle palle.
Penzolavano sotto il suo pene e le presi in bocca una alla volta.
Mi è sempre piaciuto leccarle mentre il suo membro giaceva sulla mia faccia, dapprima semieretto adattandosi al mio profilo per poi diventare sempre più duro e svettare come l’asta di una bandiera. Era duro come il ferro, in piena erezione e sembrava scoppiare, penso che immaginare sua moglie sotto il tavolo che si occupa dei cazzi dei sui invitati, che li fa godere, che ingoia il loro sperma e poi, ancora con il loro sapore in bocca, si avvinghia al tuo pene con tanta passione ed energia sia molto eccitante, tanto che in poco tempo mi venne in bocca come tante altre volte ma con un piacere forse diverso.
Dopo questo giretto di conoscenza sotto il tavolo, usci dall’estremità da dove ero entrata, mi ricomposi e mi avviai verso la porta del salotto. Prima di uscire mi girai verso i tre maschi e li guardai negli occhi, una alla volta. Erano ancora provati dal prelievo di liquido seminale che gli avevo fatto, i loro membri si erano sgonfiati ed erano appoggiati sui loro inguini.
Dissi loro “non pensiate che sia finita qua, vi lascio 15 minuti per riprendervi, poi abbiamo il secondo tempo da giocare ed aspetto le vostre sei palle e tutto quello c’è attorno di sopra …. avete ancora molto da fare per farvi perdonare ….”.
Feci ancora una panoramica sui di loro, mi girai, mi aggiustai il babydoll ed usci dalla stanza mostrando loro la stairway to heaven.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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