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Prime Esperienze

IO, TERESA - Quando Misi La Testa A Posto - Cap. 3


di whynot007
29.05.2022    |    209    |    0 8.0
"Giovanna ora si stava dedicando alle mie grandi e piccole labbra, sentivo la sua lingua vellutata che scorreva dal basso verso l'alto e viceversa, mi stavo..."
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L'indomani, venerdì, cominciai la giornata piena di speranze e di aspettativa. Ormai avevo capito che Carlo dedicava il venerdì alle sue distrazioni sessuali e pensavo che avrebbe dedicato a me le sue attenzioni così come era successo il venerdì precedente. Le mie speranze andarono ben presto deluse infatti durante la mattina ascoltai furtivamente una sua telefonata. L'interlocutore all'altro capo del telefono era sicuramente una donna e, probabilmente, era la bionda commercialista.
Sentii una vampata di calore arrossarmi il volto e una rabbia invadere tutto il mio essere, "di nuovo lei" pensai. Riuscii anche a captare poche inframmezzate frasi: "...vediamoci quì questa sera", "...no, non ti preoccupare ci penso io, sai che so essere convincente", "...vedrai andrà tutto bene!".
Stava chiaramente preparandosi la serata, probabilmente mi avrebbero relegato a fare la parte della bambina che gioca con la televisione mentre lui e la bionda avrebbero fatto i loro comodi in ufficio. La rabbia e la gelosia mi stavano rodendo dentro. Anche il lavoro ne stava risentendo, infatti avevo sbagliato già per due volte la disposizione dei componenti sulla piastra di circuito stampato che stavo assemblando. Decisi di fare una breve pausa, andai nel bagno e mi dedicai a rinfrescare il mio poco trucco. Tornata al banco di lavoro notai che Enrico, il tecnico, mi stava osservando e fissava i miei prorompenti seni che, come di consueto, avevo liberato del reggiseno. Con orgoglio, e anche come ripicca verso Carlo, con mossa studiata, inarcai la schiena. Sentii i capezzoli inturgidirsi e premere contro il leggero tessuto della bianca camicetta, probabilmente anche l'aureola era visibile in trasparenza. Provai ad immaginare cosa desiderasse in quel momento Enrico, mi resi conto che sarei stata capace di soddisfare ogni sua richiesta pur di fare ingelosire Carlo.
Arrivò l'ora di chiusura. Tutti i dipendenti salutarono e augurarono un buon week end. Ebbi la sensazione che Enrico nell'andar via volesse dirmi qualcosa, forse un invito per il sabato o la domenica, ma non ebbe la forza o la capacità di avanzare proposte, salutò con un semplice:
- «buon fine settimana»
- «grazie, anche per te» risposi.

Come previsto Carlo mi comunicò che ci saremmo fermati un poco per finire le pratiche amministrative che stava facendo. Dopo pochi minuti sentimmo suonare alla porta e Carlo mi pregò di aprire; l'avrei lasciata volentieri ad aspettare fuori ancora per delle ore, invece aprii: era la bionda. Mi salutò con il solito "Ciao piccolina", avrei voluto risponderle a tono ma mi astenni da ogni commento e risposi solo "buonasera" con tono seccato. Carlo inter-venne e fece le presentazioni:
- «Giovanna lei è Teresa, la nuova ragazza di cui ti avevo parlato»
e poi rivolgendosi a me
- «lei è Giovanna, la commercialista che tiene in ordine i nostri conti»
- «Si lo so... avete da fare il bilancio mensile»
sogghignai avviandomi verso il banco dove erano i televisori pronti per il test. Carlo e Giovanna si sedettero in ufficio e accostarono la porta però senza chiuderla. Sentii che parlavano a bassa voce ma non riuscii a distinguere le parole, non mi avvicinai, non volevo che mi scoprissero a origliare i loro segreti.
Poco dopo sentii Carlo che, parlando con voce più alta, diceva "...ma si vedrai, sarà contenta anche lei..." ebbi la netta sensazione che si riferissero proprio a me. Infatti subito dopo mi sentii chiamare:
- «Teresa puoi venire un attimo per favore?»
Erano seduti l'uno di fronte all'altra, ai lati opposti della scrivania. In questa posizione ebbi modo di apprezzare il meraviglioso colore azzurro degli occhi di Giovanna che si stagliavano nel suo delicato volto contornato dagli splendidi capelli biondi.
- «Per favore Teresa potresti aiutarmi a cercare la solita pratica della Voxon...»
chiese Carlo lasciando la frase in sospeso, forse volendo intendere quale sarebbero state le conseguenze. Infatti la cartella era in bella mostra nel solito angolo della scrivania, proprio a portata della sua mano. Non compresi quale fosse il suo intento: c'era la presenza di Giovanna quindi non avrebbe potuto ripetere il trucco della volta precedente. Decisi comunque di stare al suo gioco e verificare le sue intenzioni. Come la volta precedente cominciai a rovistare nel grande mobile a scaffali alle sue spalle, poi con fare disinvolto feci il giro della scrivania avvicinandomi a Giovanna, infine, mostrando sorpresa, dissi:
- «Eccola là»
e, astutamente, mi allungai sulla scrivania con una movimento che mi porto a sfregare la mia coscia contro il braccio di Giovanna.
Credetti di essere stata furba, desideravo vendicarmi del comportamento di Carlo e volevo ripagarlo facendogli capire che avevo scoperto il suo intento ma che non ero disponibile al suo gioco... che ingenua ero stata ancora una volta! Infatti Giovanna, con cui ora ero in stretto contatto, sollevò il suo braccio e con una torsione lo fece passare sopra il mio sedere soffermandosi con la mano nella divisione fra mie natiche, con l'altra mano mi accarezzo dolcemente i capelli e il collo e quindi, stendendosi su di me, comincio a mordermi delicatamente sulle spalle. Sentii la sua mano che dal sedere scendeva verso le mie gambe e si intrufolava furtivamente fra le mie cosce. Adesso le sue dita vellutate risalivano verso il mio pube e sapientemente cercavano di discostare le mie mutandine alla ricerca del prezioso gioiello che racchiudevano. Ancora una volta rimasi con il fiato sospeso e ancora una volta un effluvio di ormoni invase il mio corpo. Non seppi resistere. La lasciai fare. Con delicatezza e maestria sentivo che stava sfilandomi le mutandine, le sue mani accompagnavano l'operazione lungo le mie gambe.
Ora le sue dita erano all'interno della mia fessura pronte a raccogliere il nettare che il mio sesso andava producendo. Sentii i suoi denti mordermi una natica e poi le sue labbra succhiare lo stesso punto. Mandai un gemito di piacere. Con studiate mosse Giovanna mi convinse a girarmi in posizione supina, era una scomoda posizione: avevo la testa penzoloni da una parte della scrivania e le gambe, anch'esse penzoloni, dalla parte opposta con Giovanna seduta proprio di fronte al mio pube. Sentivo le sue dita che si infiltravano fra i miei peli e la sua bocca che baciava le mie gambe.
Con fare magistrale fece scivolare le sue spalle al disotto delle mie ginocchia così che ora aveva tutta la mia vulva aperta a sua disposizione. Sentivo il sangue pulsare nel mio basso ventre, le grandi labbra ingrossarsi e il clitoride erigersi e indurirsi.
Sentivo la sua bocca che andava inumidendo la parte interna delle mie cosce in su, sempre più su, finché ebbi la meravigliosa sensazione della punta della sua lingua premere contro il mio clitoride, portai una mano alla bocca e lanciai un gemito ancora.
Giovanna ora si stava dedicando alle mie grandi e piccole labbra, sentivo la sua lingua vellutata che scorreva dal basso verso l'alto e viceversa, mi stavo bagnando tutta dal piacere e lei si stava gustando tutto il mio nettare.
Il piacere che stavo provando mi aveva fatto dimenticare completamente la presenza di Carlo, ero ancora con la testa penzoloni fuori del bordo della scrivania ad occhi chiusi.
Sentii qualcosa di freddo e metallico premermi sulla guancia, in un momento di lucidità compresi che era la fibbia della cintura dei pantaloni di Carlo che adesso si era avvicinato al mio volto e premeva il suo membro contro la mia guancia. Gli accarezzai con una mano il rigonfiamento che si scorgeva nella patta dei pantaloni che stava chiaramente ad indicare il grande conflitto che si stava svolgendo lì sotto.
Dopo poco, lì dove prima avevo sentito il freddo della fibbia, sentii un dolce calore, aprii gli occhi e mi si presentò in tutta la sua maestosità il cazzo grosso, turgido e pulsante di Carlo. Mi strofinava il glande sulla guancia, sugli occhi e poi giù verso la bocca.
Con una mano mi aiutò a sostenere la testa mentre con l'altra guidava il suo membro verso le mie labbra, aprii la bocca e lo feci entrare.
Comincio il suo tipico movimento di andirivieni, le mie papille salivari, già stimolate dal lavoro che stava facendo Giovanna fra le mie gambe, cominciarono a secernere ancor più saliva tanto che ben presto ne ebbi la bocca piena, ciò faceva buon gioco a Carlo che così poteva spingersi con più facilità nel mio interno.
Lui, per comodità e maggior piacere, aveva assunto una posizione direttamente sopra di me e aveva allargato le sue gambe portando un piede sulla sedia.
In tale posizione potevo ammirare la forma del suo scroto e, quando si spingeva più dentro la mia bocca, i suoi testicoli battevano contro il mio naso e su i miei zigomi.
Nel frattempo Giovanna stava dedicandosi al mio clitoride, lo aveva preso fra le labbra e lo mordeva delicatamente, poi lo succhiava e lo premeva con la punta della lingua... stavo per godere.
Mi resi conto che ero in deficit di ossigeno, scostai Carlo facendolo uscire dalla mia bocca e aspirai profondamente aria. Accarezzando i miei turgidi capezzoli, accompagnato da un gemito di piacere, ebbi un lungo e profondo orgasmo di cui Giovanna se ne gustò tutto il prodotto.
Eccitato dalla visione del mio piacere Carlo si masturbò sopra il mio volto e raggiunse anch'egli rapidamente l'orgasmo. Sentii il suo sperma sul mio collo e su i miei seni. Giovanna, resasi conto di ciò che stava succedendo, lanciò quasi un grido dicendo:
- «no, aspetta!!».
La sentii staccarsi da me e la vidi fare frettolosamente il giro della scrivania avventandosi su Carlo e prendendogli il cazzo in bocca nell'intento di non mandar perduto il resto del prezioso liquido.
Era proprio sopra di me a brevissima distanza, lo succhiava come se volesse estirpargli anche l'anima.
Poi si dedicò a me, cominciò a leccare tutto lo sperma che era sul mio collo e sui miei seni. Solo dopo aver ripulito per bene il mio corpo venne verso il mio volto e sorreggendomi la testa mi baciò.
Provai a tenere le labbra chiuse ma lei insistette facendosi strada con la lingua per entrare nella mia bocca e depositarci tutto lo sperma che aveva nella sua.
Resistetti per un poco poi spalancai le mie labbra e sentii un liquido caldo invadermi e riempirmi la bocca. Una parte del liquido scivolò sulla mia guancia, prontamente Giovanna la raccolse con la lingua e me lo ripresentò alla bocca.
Non potei fare altrimenti che deglutire il tutto.
Mi vennero in mente le parole di Elvira: sì, era proprio simile alla chiara d'uovo.

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