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Prime Esperienze

La bella bolognese conosciuta in albergo d’estate – Seconda parte


di mspada
13.03.2021    |    9.515    |    3 9.9
"Lo ero io solo però, perché lei mi si attaccò alla bocca a ventosa, mulinando la lingua a cercare la mia..."
La stagione balneare riminese terminava attorno al 20 settembre, meno di due settimane prima della riapertura delle scuole. Ne approfittai per andare di prima mattina dalla bella Sonia, in treno raccontando ai miei che andavo a Bologna da amici conosciuti in albergo. Arrivato in stazione le telefonai per avvertirla ma non rispose nessuno. Decisi di andare ugualmente all’indirizzo, con un mezzo pubblico per evitare di potermi trovare di fronte il taxi del marito.
Arrivato al condominio dove abitava suonai al suo campanello, tremante di eccitazione, sentii aprire senza che nessuno avesse chiesto chi ero. Salii le scale e arrivai davanti la porta della sua casa, suonai e me la trovai di fronte appena aperta la porta. “Scusa ma tu chi sei, sei il ragazzo del negozio?”. “No signora Sonia – risposi – non si ricorda di me? L’aiuto cameriere dell’albergo di Rimini, quello delle vostre vacanze in luglio”. Lei, sorpresa, si ricordò ma mi sgridò: “Ti avevo detto che dovevi avvertirmi se venivi a Bologna, se ti vede mia suocera sono guai”. Provai a balbettare un “Ma…ma ho chiamato… non mi ha risposto nessuno”. “A già, ero fuori. Per fortuna mio figlio e mia suocera sono al parco… Dai accomodati”
Mi fece entrare e subito dopo i convenevoli soliti mi chiese con un’aria civettuola. “Ma allora ti sei ricordato di questa vecchietta! Non ci pensavo più a te ma ora sono contenta che sei qua, anche se abbiamo poco tempo. Come sta la tua ragazza, dai quella dentro l’ascensore? Ha già, ora ricordo, lei era più grande di te… quindi non penso sia la tua ragazza…”
Io non risposi, anzi non sapevo cosa dire e fare. Fece tutto lei. Dicendomi “Ma allora ti piacciono le donne più grandi, eh? E io, dimmi, io ti piaccio?”, mi prese per le spalle e mi fece avvicinare alle sue labbra. Avrei dovuto baciarla, ma in quel momento ero del tutto imbranato. Lo ero io solo però, perché lei mi si attaccò alla bocca a ventosa, mulinando la lingua a cercare la mia. Io non capivo più niente, so solo che presi a palparle le tette con l’ardore della mia fregola adolescenziale. “Ah, fai piano… non così. Se ti piacciono tanto le mie tette, assaggiale con la bocca” mi disse scoprendosi il seno. Non aveva le tettone della tabaccai di Amarcord per capirci, ma io però ero come Titta in quel film: le palpavo, le leccavo, le soffiavo, le succhiavo come un bimbo affamato. Intanto lei mi accarezzava la testa.
Poi mi prese per mano e mi portò sul divano, lì si tolse la camicetta, fece scivolare la gonna, mi prese una mano e se la portò alle mutandine. Ancora una volta fui irruento e maldestro, e ancora una volta lei dovette guidarmi. Si tolse le mutandine e mi portò il dito indice sul suo sesso. Che spettacolo della natura la sua fichetta, rosata che tagliava il cespuglietto nero, profumata come ebbi modo di apprezzare quando mi spinse con la bocca verso quella meta agognata. Stavolta cercai di non essere rude, allungai la lingua e presi a leccarla. Certo la passavo in ogni dove per inesperienza, ma con tanto piacere reciproco: io che finalmente avevo una vera figa da assaggiare ed esplorare, lei che godeva della mia lingua seppure inesperta. Lo capivo perché mugolava. Era abbandonata all’indietro sullo schienale del divano, con le mani mi premeva sulla testa e muoveva il bacino cercando di farmi restare con la lingua sul clitoride, come compresi in seguito perché allora non capivo proprio niente, leccavo, succhiavo, aspiravo a bocca aperta e basta!
Dopo un po’ Sonia mi fece rialzare e stendere di schiena sul divano, mi aiutò a togliermi i pantaloni e le mutande, mi prese il cazzo durissimo in mano e se lo portò subito alla bocca. Non posso dire che quello era il più bel bocchino mai avuto da una donna fino a quel momento, non ne avevo avuti altri prima! So solo che mi sembrò di svenire dal piacere di sentire quella bocca calda che mi avvolgeva dentro, e poi la lingua che guizzava sulla cappella l’asta e perfino le palle. Ero in paradiso, e mi sarei sicuramente sciolto dentro quella bocca adorata se lei non si fosse fermata. Sorpreso la guardai, si alzò sopra di me e scese con la figa sul mio cazzo duro come mai avevo constatato con le mie seghe. Si stava impalando da sola, mi stava scopando… Ovviamente andò su e giù poche volte, la spinta dalle palle e la mia tensione mi fecero venire quasi subito, con getti quasi dolorosi per quando erano potenti.
Solo dopo, con l’esperienza, capii che lei non era venuta, o meglio non era venuta per la breve scopata, ma forse le era successo un poco prima perché, ripensando a tutta la cosa, ricordai che ad un certo punto la sua figa aveva un sapore più acido di quando avevo iniziato a leccargliela.
Rimasi come tramortito per un po’ di tempo, lei mi accarezzava dolcemente. Poi, dandomi un nuovo bacio lingua in bocca, vestendosi in fretta mi disse “Su dai, da bravo vestiti e vai via. Mia suocera potrebbe arrivare da un momento all’altro”. Io non potei fare altro che ubbidire, avrei voluto rimanere sempre con lei, riprendere a baciarle il corpo meraviglioso, rifarmi fare il bocchino, riannegare nel suo sesso… Invece dovetti andarmene, con un dolce bacio che sperai fosse di ringraziamento prima di aprire la porta, con un congedo sbrigativo e un perentorio “Non farlo più, capito?” ordinato sul pianerottolo, cosa che un po’ mi deluse.
In treno, al ritorno, ripensai che m’aveva come buttato fuori di casa bruscamente, che non avevo avuto neppure il tempo di dirle che era stata la giornata più bella della mia vita, di implorarle di rivederla ancora… Ero giovane ma non scemo, al ritorno in stazione con calma riavvolsi il nastro di tutta la cosa e mi dissi che non avrei potuto avere altro da lei, che anzi era tanto quello che avevo avuto. Col cazzo in tiro per tutto il viaggio gongolavo di orgoglio e mi dicevo “Ma che cosa meravigliosa! Dio che scopata che mi sono fatta con la donna più bella del mondo!” e, da bravo maschietto stronzetto come allora eravamo un po’ tutti a quella età, pensai all’invidia che avrei fatto ai miei compagni di scuola nel raccontare la scopata e il bocchino avuto dalla signora “bolognese”.

FINE
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