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Quella mattina...per un paio di leggins


di VoyeurBt
14.06.2018    |    21.034    |    7 9.3
"Attorcigliati tra loro c’erano quello che sembrava un leggins ed una canotta bianca..."

Mi misi in macchina per andare al lavoro, come ogni mattina. Avrei voluto fare tutt’altro. Quel sole caldo, quell’aria di primavera facevano desiderare tutto piuttosto che un’altra giornata chiuso in ufficio. Ma il dovere chiamava, come sempre. Parcheggiata l’auto al solito posto, spensi il motore ed ebbi un attimo di esitazione prima di uscire per dirigermi dritto verso l’ufficio. In quel preciso istante nel panificio di fronte al parcheggio si accingeva ad entrare una donna. Fui colpito dall’ardire dei suoi leggins; nonostante lei mostrasse tutti i suoi 40 anni, erano molto corti sul polpaccio, lasciavano nude due caviglie sottili e abbronzate; scivolai con lo sguardo verso l’alto dove rimasi ipnotizzato da un culo meraviglioso sottolineato da una brasiliana che segnava splendidamente. Avrei voluto buttarmici sopra, ma il grigiore dell’idea di quella nuova mattina lavorativa ricacciò all’indietro i miei più bassi istinti. Esitai a lungo prima di uscire dall’auto fino a quando quella donna uscì dal panificio. Stavolta vedevo una canotta sportiva che non conteneva granchè un seno abbondante e sicuramente rifatto. Sentii un fremito dentro, un’energia inespressa che dovevo in qualche modo lasciar andare. Pensai che avrei potuto prendermi una mezza giornata di pausa, in fondo era venerdi e non avevo voglia di cominciare nuove pratiche. Decisi allora di rimettere in moto e di allontanarmi dal parcheggio. Quella donna intanto era già rientrata nella sua Smart, non dopo essere stata a lungo osservata grazie al mio specchietto retrovisore.
Girai per un po' fino a fermare l’auto all’ombra di un pino, in una zona periferica della città. Con la voglia di spaccare il mondo e che quel mondo fosse un culo come quello appena visto, entrai sul sito di annunci69 come facevo ogni mattina. Mi accorsi subito di una strana novità. Lessi “Radar”. Capii subito.
Notai con stupore quanti vicini ci fossero. Tre di questi erano coppie. Una di queste coppie aveva una lei da sogno. La sua foto profilo centrava un culo bello come quello appena visto. Rotondo e invitante, voglioso, aperto a tutto. Mandai un messaggio senza pretese, sapendo di essere il solito singolo senza possibilità di ospitare. Ma volevo provarci. Incredibilmente quella coppia mi rispose subito. Presi vigore. Quella risposta così tempestiva ed entusiasta fece infiammare quella voglia di sesso che stavo malcelando.
“Ti va di guardarci?” scrisse il lui. “Certo, sono qui apposta” risposi io. “Ci vediamo nella zona industriale?”. “Ok” risposi secco.
Con il cazzo già duro all’idea mi diressi verso il luogo dell’incontro. Ero eccitato dal pensiero di rivedere dal vivo quella donna cosi sexy con quel culetto da pallavolista. Quel sole sempre più caldo ora sembrava più in tono con il mio umore che dalla noia di un’ennesima mattina di lavoro stava mutando grazie ad un’esperienza spesso sognata.
Giunsi sul posto, non vi era nessuno. Era mattina ed alla luce del sole quel posto era un posto normale. Pochi minuti dopo vidi una macchina giungere dietro di me, camminava lentamente. Capii che erano loro. Mi superarono a passo d’uomo, si sporsero entrambi per guardarmi, capire che faccia avessi. Lei sembrava vestita da sera, con un abito scuro, lui in camicia e cravatta. Accennarono un sorriso, sembravano due tipi eleganti. Rimisi in moto e li seguii. La loro auto si addentrò in una stradina che sapevo non avere uscita. Si fermarono fin dove poterono e io con un’eccitazione che saliva a mille parcheggiai poco dietro di loro. Lui si tolse la cravatta e spostò lo specchietto in modo da farmi godere meglio dello spettacolo. Lei aveva già ribaltato il sedile. Sembrava non portare calze. Non aveva scarpe e con un piede si sfregava l’altra coscia. Con le mani si tirò giù la scollatura del vestitino. Emersero due tette enormi che lui prese subito in bocca con avidità. Mi slacciai i jeans, mi tirai giù anche i boxer. Con un occhio mi guardai intorno e intanto fissavo quello specchietto che in quel momento mi stava regalando uno spettacolo mai visto. Con l’altra mano iniziai a segarmi, allargai le gambe per stare ancora più comodo. Mi tolsi anche le scarpe, le calze, tutto. Passai una gamba sul lato passeggero e tirai indietro il sedile. Volevo godermi a pieno quello spettacolo.
L’eccitazione era tale che d’un tratto ero incurante della possibilità di essere visto. Intorno a me c’era campagna, qualche trattore lontano e nulla più. Quel timore iniziale era scomparso del tutto per lasciare il posto ad una voglia che mi pervadeva in modo irrefrenabile.
Il cazzo duro che avevo tra le mani lo immaginavo tra quelle tette stupende. Lui intanto si era slacciato i pantaloni aiutata da lei che con altrettanta avidità si gettò a succhiare il cazzo del suo uomo, enorme come quelle tette. Succhiava, succhiava, e quella testa che faceva su e giù facendo sobbalzare i capelli la immaginavo china su di me. Non avevo mai provato una tale eccitazione da solo. Ero incredulo di quanto piacere quella coppia mi stesse trasmettendo pur stando a diversi metri da me. D’un tratto arrestò la sua azione. Guardò lui negli occhi. Qualcosa forse li aveva distratti. Sembravano non voler più riprendere. Lei si risedette composta sul suo sedile, lui invece rimase con quel cazzo di fuori arrossato dal lavorio delle labbra della sua donna. Io mi guardai attorno per capire se ci fossero disturbatori. Regnava il silenzio. Fermai anche la mia mano per essere sicuro di avvertire anche il minimo rumore. Nulla. Poi successe. Lei aprì leggermente il suo sportello, lasciandolo accostato, come quando non lo si chiude bene per sbaglio. Per alcuni secondi rimasi fissi a guardarla attraverso lo specchietto. Era immobile, mentre lui sembrava più impaziente, forse desideroso di giungere ad un orgasmo pregustato. Capii che aspettava solo me. Eccitatissimo in tutta fretta mi rinfilai i boxer, poi i jeans, mi rimisi di corsa le scarpe senza nemmeno slacciarle e senza rimettere le calze. Non volevo far passare quel frangente invano, era un’occasione che poteva non ricapitare. Usci titubante dall’auto guardandomi attorno e fingendo disinteresse, ma il pacco gonfio mi dava del bugiardo.
Camminai lentamente verso la loro auto e guardandomi ancora la patta gonfia dei jeans notai che nella fretta non avevo tirato su la zip. Mi affiancai allo sportello socchiuso. Con tempismo lo aprì quasi del tutto. Con un sorriso da sciogliersi mi disse un timido “Ciao”. Anche lui sorrideva gentilmente. Io con la voce rotta dall’eccitazione bisbigliai un saluto. Accavallando le gambe lei si volse verso di me. Ero in piedi e la sua bocca era proprio all’altezza di quella patta rimasta aperta. Mi sbottonò quell’unico bottone dei jeans. Mi afferrò i coglioni con la mano sinistra e la destra la infilò nel boxer da cui tirò fuori il mio cazzo già scappellato e durissimo. Dopo aver annusato la cappella per un istante, dopo un altro sorriso, prese in bocca il mio cazzo e se lo spinse giù in gola fin dove poteva mentre con l’altra mano era scivolata verso il mio ano. Ora era il suo lui che si segava guardandoci, con i pantaloni abbassati fino al tappetino dell’auto e gli occhi socchiusi dal piacere. Le mie mani si spinsero a tirare nuovamente giù quella scollatura. Afferai come potei quei grossi seni mentre sentivo la sua saliva scorrere sul mio cazzo. Con una mano salda alla base dei miei coglioni si teneva stretta al mio cazzo che continuava a succhiare come per tirarne fuori del nettare. Il suo lui era eccitato forse più di me. La sua mano scorreva veloce sul suo cazzo quando esplose in una sborrata violenta e abbondante che gli macchiò completamente la camicia. Quello spettacolo ebbe riflessi anche su di me che già immaginavo dove sarei venuto. Ansimai sempre di più, il piacere stava diventando insostenibile fino a quando lei mollò la presa delle sue labbra e mi cominciò a segare con forza. Teneva il cazzo dritto verso la sua faccia e gemeva così tanto che mi fece girare ancora una volta per controllare che non ci fossero sguardi indiscreti. Continuò così per qualche attimo quando all’apice del piacere, ormai troppo, scoppiai in una sborrata che mai avevo visto partire dal mio cazzo così forte e abbondante. La sborra le colpì svariate volte il viso e gocciolò cremosamente su quelle tette rimaste fuori dal vestito. Ero sfatto, vuoto, sfiancato ma allo stesso tempo rinato e grato a quella donna cosi libera e a quel marito così porco che mi avevano lasciato entrare violentemente nella loro intimità.
Con il cazzo ancora gocciolante mi tirai su insieme i boxer ed i jeans. Li salutai con un sorriso che mi fu ricambiato. Voltandomi verso la mia auto qualcosa mi colpì guardando di sfuggita il sedile posteriore della loro auto. Attorcigliati tra loro c’erano quello che sembrava un leggins ed una canotta bianca. Riabbottonandomi i jeans pensai che non potesse essere proprio la donna del panificio, poi pensai che non aveva importanza. Avevo avuto quello che volevo. Un godimento mai provato prima.


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