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Prime Esperienze

La prima vacanza con gli amici...e con Anna


di VoyeurBt
14.06.2018    |    33.899    |    6 9.4
"Era quasi del tutto steso su di lei quando accolse la mia lingua con la sua..."
Avevo 16 anni quando ebbi finalmente il permesso di partire in vacanza da solo con i miei amici di scuola, e con le mie amiche. Quella vacanza in salento metteva addosso un'eccitazione palpabile. Una settimana di estate da vivere a pieno, la gioia di vivere per la prima volta totale libertà, la convivenza forzata con tre amiche molto carine e l'idea di avere più di un'occasione per lasciarci andare: la notte nelle stanze comuni di una villetta tutta nostra, la spiaggia. Ogni situazione di quella vacanza ci pareva poter far nascere qualcosa di eccitante. La nostra attesa ci rendeva esuberanti. Noi ragazzi non riuscivamo a contenerci nemmeno nei discorsi. Durante il viaggio fantasticavamo a voce alta e la cosa più bella era che anche le tre amiche sembrava stare al gioco. Anche per loro era la prima vacanza con amici e senza genitori.
Delle tre amiche una in particolare era quella che sognavo e a cui pensavo quando mi chiudevo nella mia stanza per godere della fantasia. Era bruna, occhi grandi neri, un culetto alto e sodo formato da anni di danza, un seno piccolo a goccia che portava spesso senza reggiseno e con un'innocenza mista a malizia che più volte mi aveva fatto venire voglia di accarezzarlo, fingendo nonchalance. Era bellissima ed eccitante. Ma quel giorno della partenza era irresistibile. Una minigonna di jeans, una magliettina bianca, anche stavolta senza reggiseno, i capelli raccolti in una coda di cavallo, i piedi ben curati e smaltati da cui non avevo tolto gli occhi per tutto il tempo in cui in treno li faceva dondolare nelle scarpe. Era seduta davanti a me, lo scompartimento era tutto nostro. Si scherzava e si rideva anticipando quello che avremmo fatto in vacanza. Ma io pensavo solo a lei. Cercavo addirittura di vedere quali slip indossasse piegandomi per allacciarmi le scarpe. Ma le sue cosce accavallate, senza un filo di grasso, tese e lucide, non lasciavano spazio che all'immaginazione. Che viaggiava, veloce come quel treno verso il salento.
Giunti nella nostra villetta in fitto corsi subito in bagno, dovevo raffreddarmi o mi avrebbero notato. Per tutto il tempo avevo nascosto quell'erezione che di tanto in tanto risaliva quando il mio sguardo si era protratto troppo a lungo su di lei, la bellissima Anna.
I primi.cinque giorni volarono via rapidi, troppo. Tra scherzi, gavettoni, costumi rubati e ammiccamenti la vacanza stava purtroppo volgendo al termine. Sembrava di vivere un sogno, quella promiscuità, quei panorami rubati di cui solo chi ha sorelle maggiori può godere, il cuore aveva battuto a mille per una settimana intera. Ma non era ancora finita. Mai avrei immaginato che il meglio di quella meravigliosa esperienza doveva ancora arrivare. Il sesto giorno il sole non si vide. Le nuvole erano minacciose e tutti decisero di rimanere in villa. Io decisi di andare comunque in spiaggia. Volevo essere ottimista e in fondo speravo di stupirmi che qualcuno mi seguisse. Uscii da solo e mi incamminai per la spiaggia. Il tempo era brutto davvero, non c'era la solita confusione sul lungomare, molti ombrelloni erano chiusi. Sembrava una giornata storta di fine stagione. Per un po' rimasi incerto su cosa fare, ma non volevo tornare in villa. Faceva caldo e mi dissi che non sarei morto per un po' di pioggia agostana. Stesi il telo e mi sedetti a guardare il mare livido.
All'improvviso, mentre ero assorto nei pensieri, arrivò proprio lei, Anna, che sorrise e si sedette a fianco a me. Disse che in villa faceva troppo caldo e aveva voglia di godersi gli ultimi giorni di mare. Appena seduta si tolse la maglietta. Aveva un triangolino bianco che esaltava il bruno della sua abbronzatura e conteneva a mala pena un seno si piccolo ma turgido da far apparire anche un po' di pelle bianca. Alla vista di quel seno che normalmente è coperto e nascosto agli occhi di noi ragazzi ebbi un brivido fortissimo. Vedevo neo suoi occhi e nei suoi gesti una complicità che non avevo mai notato e che quasi mi imbarazzava. Seduta accanto a me le nostre gambe si sfioravano mentre facevo di tutto per sfiorarle anche il piede che nella sabbia era vicinissimo al mio.
Cominciò a piovere. Una pioggia estiva, forte, abbondante. Ma l'acqua era calda e la sensazione era piacevole, ancora una volta sapeva di libertà. Lei mi guardò come per dire: cosa facciamo?! Io le dissi che avrebbe smesso presto. Mi sollevai dal mio telo e lo usai per coprirle le spalle. Quel gesto galante la fece arrossire. E mi offrì metà del telo. Io non ci pensai due volte. Eravamo per la prima volta cosi vicini che sentivo il calore del suo corpo raccolto sotto quel telo. Avvertivo che il suo cuore batteva forte, all'unisono con il mio. La spiaggia si era svuotata e la pioggia ci stava inzuppando. Il suo sorriso di denti bianchissimi sotto quei lunghi capelli bagnati erano un invito. Mi feci coraggio e con il dorso della mano iniziai ad accarezzarle delicatamente la coscia. Senti la sua pelle initirizzirsi. Lei spostò un braccio all'indietro come per farmi spazio. Il mio pene intanto gonfiava il boxer. Sentivo la cappella contro la retina del costume quando all'improvviso anche il dorso della sua mano si stava sfregando contro il mio sesso. Il mio pene, se possibile, si gonfió ancora di piu. Con la mano accarezzava su e giu il suo fianco mentre con gli occhi bassi mi fissava le labbra. Mi girai verso di lei e con il petto la spinsi dolcemente sulla spiaggia. Era quasi del tutto steso su di lei quando accolse la mia lingua con la sua. La mia mano destra si infilò sotto quel triangolino e sentì un capezzolo turgido e bagnato dalla pioggia. Con una mano mi afferrò il cazzo passando da sotto il boxer, lo teneva stretto come a dire: ora sei mio. Non vai da nessuna parte. Con l'altra mano corsi a saggiare quelle natiche che per ore avevo ammirato e sognato. Sode come le avevo immaginate. Ci lasciammo andare in un vortice di effusioni spinte e disordinate, senza far caso a qualche occhio indiscreto o alla pioggia che nel frattempo rallentava il suo ritmo. Quando mi tirò il cazzo fuori dal costume avevo solo voglia di esploderle addosso tutta la mia virilità di adolescente inesperto. Prese a segarmi di colpo, con forza mentre le mie mani la palpavano ovunque. Esplosi in una serie di schizzi cosi forti da sporcarla sino al petto. Sorrideva felice, per avermi fatto godere o forse per aver dato inizio ad un'avventura erotica. Da quel giorno io e Anna non fummo più quegli adolescenti ingenui di una volta.
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