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La visita dall'osteopata


di VoyeurBt
18.06.2018    |    23.962    |    6 8.4
"Ogni tocco muoveva una corda che mi faceva a volte soffrire, a volte godere di un piacere sottile..."

Quell’ultima partita mi aveva bloccato definitivamente. Un leggero dolore ai reni era diventato una fitta insostenibile ad ogni passo. Ma non volevo smettere di giocare, cosi decisi di farmi vedere da uno specialista. Non avevo idea di quale medico fosse più congeniale. Cercai su google un fisiatra, cercai anche alla voce ortopedici. Ma scorrendo i risultati lessi che nel mio caso poteva essere efficace la manipolazione di un osteopata. La parola manipolazione mi rapì. Mi dava l’idea di essere l’oggetto malleabile di qualcuno, di essere toccato e massaggiato, il chè non mi dispiaceva affatto. Maliziosamente cercai specialiste donna in zona. Se proprio dovevo lasciarmi manipolare volevo che fosse una donna a farlo.
Ne trovai addirittura tre. Scelsi quella più giovane anche se la foto era molto professionale e non lasciava intendere chissà quale avvenenza. Chiamai subito. Mi rispose una voce squillante e vivace. Doveva essere lei in persona. Era troppo giovane per avere già una segretaria. La sua agenda si dimostrò piuttosto vuota. “Se vuole ho posto domattina?” mi disse. “Va benissimo” chiosai.
Mi preparai a quella visita come ci si prepara per un rendez-vous. Eppure sapevo benissimo che sarebbe stata una semplice visita. Le fantasie che mi ero sempre fatto sulle dottoresse non avevano nulla a che fare con la realtà e soprattutto non volevo che mi conoscesse come il solito piacione e non come la persona distinta che sono. Lavato e profumato, con una bella camicia, mi presentai puntualissimo nello studio della dottoressa. Era un appartamento piccolino adattato a studio. Qualche poster sulle pareti e un gran silenzio. Mi accolse alla porta la stessa dottoressa. Indossava un camice blu e le calzature sanitarie, non proprio la mise che avrei sperato. Ma in fondo che potevo aspettarmi?! Lei era alta circa 1.70, i capelli neri raccolti in una coda, un trucco leggerissimo; delle belle labbra carnose che nascondevano un sorriso bellissimo. Dopo un attimo di imbarazzo mi fece accomodare nella sua stanza. Le spiegai il dolore che avvertivo in fondo alla schiena e dissi anche che la fonte era sicuramente il troppo sport che praticavo. Annuiva e sorrideva. “Capita a molti, sai?”
Mi diede all’improvviso del tu. Eravamo probabilmente coetanei. La cosa mi fece passare quel briciolo di imbarazzo che conservavo e mi spinse ad allargare la chiacchierata a discorsi più generici. Mi piaceva ascoltarla. In realtà volevo che si dilungasse molto. L’idea che da lì a poco mi sarei spogliato davanti a lei mi dava lo stesso piacere che si prova nel pregustare il sesso.
“Bene, mettiti pure sul lettino. Togli tutto e rimani con gli slip”. Troncò cosi il discorso e mi lasciò qualche secondo da solo. Mi spogliai come disse, rimasi con i soli boxer che sistemai abbassandoli leggermente in modo che si vedessero ancor di più gli addominali. Mi misi faccia in giù sul lettino e con un colpo di tosse feci capire di essere pronto. Senza sentire rumore di passi lei fu subito lì, come se si fosse fermata appena dietro la porta per tutto il tempo.
“Hai delle gambe muscolose” mi disse subito. “E’ il calcio”, risposi. Per un attimo sperai che si complimentasse anche per il mio sedere, cosa a cui ero abituato. Ma non disse nulla.
Mi mise subito una mano dietro la nuca, spingendo con una certa forza. L’altra mano la poggiò al centro di un gluteo. Avvertivo la schiena tendersi come una corda. Era una sensazione vicina al dolore, ma piacevolissima. Muoveva il pollice attorno alla nuca accarezzandomi di striscio i capelli. Era un gesto estremamente rilassante.
Mi decisi a godermi la manipolazione. Aveva delle mani morbide e calde. Ma decise e forti. Ogni gesto era pensato, efficace, diretto. Mi toccava come se fossi uno strumento musicale. Ogni tocco muoveva una corda che mi faceva a volte soffrire, a volte godere di un piacere sottile.
Ad un certo punto abbassò ancora un pò di più i boxer così da scoprire il coccige. La cosa mi fece avere un piccolo sussulto che mi irrigidì tutti i muscoli. “Rilassati, faccio piano” mi disse.
Con mia grande sorpresa, continuando a tenermi una mano ferma sulla nuca, poggiò con forza l’indice dell’altra mano sul coccige, sfiorandomi quasi l’ano. La cosa mi eccitò moltissimo. Quei leggerissimi movimenti con cui sembrava fare prove per capire la provenienza del dolore, spostavano il suo dito a volte vicino all’ano, a volte più lontano, in un gioco che mi aveva portato alla mente quella volta in cui avevo ricevuto un pompino facendomi infilare un dito nel culo. Quei continui movimenti in una zona che avevo scoperto essere per me erogena, combinati a quei ricordi che intanto affioravano, si tradussero in una erezione repentina, cosi rapida che mi costrinse a muovermi leggermente per non sentirmi troppo costretto nei boxer. Quasi mi pentii di essermi mosso perché subito lei mollò la presa. Rimasi di sale per qualche secondo e un po' deluso che quella sua azione si fosse già fermata. “Girati, gentilmente” mi disse. Esitai un attimo. Ero gonfio e se ne sarebbe subito accorta. Mi aggiustai il boxer con una mano e la assecondai mentre una volta girato guardavo i suoi occhi per capire se si fosse accorta di nulla. Lei manteneva lo sguardo basso, credo sul mio ombelico. O forse era concentrata e con gli occhi socchiusi. Quel frangente di attesa non fece altro che rinnovare la mia eccitazione. Il mio pene era duro come il marmo, gonfiava i boxer, ma in quel momento non pensavo a cosa potesse pensare la dottoressa. Volevo continuare a godermi quella splendida visita. Mi sollevò prima una gamba, poi l’altra. I piedi poggiati sul lettino. Era una posizione strana che meglio si addiceva ad una visita ginecologica. Ma la dottoressa sapeva dove mettere le mani e la lasciai fare. Con mio grande stupore ripoggiò un dito sul coccige, ma stavolta lo stava facendo mentre ero a faccia in su e le gambe piegate. Inevitabilmente, mentre con il dito teneva premuto quel punto così speciale, il suo avambraccio sfiorava le mie palle, quasi sollevandole. Quel contatto così improvvisamente intimo era molto di più di quello che avevo sperato. Mi balenò l’idea che la dottoressa stesse andando oltre, forse eccitata anche lei alla vista del mio turgore. Ma non proferiva parole ed il suo sguardo restava concentrato. Cercavo di avvertire ogni suo leggero movimento per cogliere un intento diverso da quello medico. Quando mi sembrava che stesse sfociando in qualcosa di più di una visita, subito ritornava a toccarmi in modo meno compromettente. Mi lasciò così dubbioso fino alla fine della seduta, sempre con la speranza che prendesse una piega diversa, ma senza averne la certezza. In fondo la mia fantasia aveva viaggiato parecchio già dal giorno prima.
Quando mi disse di rivestirmi ero ancora pienamente in tiro. Mi alzai quasi frastornato dal lettino; tornato in piedi ebbi un giramento di testa che forse lei si attendeva. Infatti era rimasta vicina al lettino per prendermi prontamente per le mani, trovandomi così in piedi, gonfio e vicinissimo al suo camice.
“Ci rivediamo giovedi prossimo” mi disse con tono deciso. “Certamente” risposi io. Convinto che un’altra settimana avrebbe alimentato ancora di più la mia fantasia e la mia voglia di rivivere un’esperienza erotica anche se solo nella mia testa.
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