Prime Esperienze
Praga, il ritorno in hotel: completa ciò che


19.04.2025 |
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"— “Sì… così…
Da capo…
Spingimi dentro ogni ora passata…
Ogni orgasmo già vissuto…
Fammelo rivivere tutto..."
città era un quadro.Le guglie, i tram, il fiume che tagliava il centro come un pensiero profondo.
Sara camminava al tuo fianco tra la folla.
Indossava un trench leggero, occhiali da sole, gambe nude.
Ogni passo era sicuro.
Ogni sguardo, un invito.
Entraste nel teatro storico: era una delle tappe più suggestive.
Pietra, velluto, lampadari d’oro.
Ma lei sembrava interessata solo a te.
Nel camerino, chiuse la porta.
Si mise davanti allo specchio.
Sfilò lentamente tutto.
Rimase nuda.
Poi si girò, e ti mostrò un piccolo oggetto di velluto nero.
— “Oggi voglio tremare…
mentre canto.
Mentre il pubblico applaude.
Voglio venire mentre una nota mi esce dalla gola.
Ma nessuno… deve capire.
Solo tu.
Tu con questo.”
Ti porse il telecomando.
Il toy era già dentro.
Ti guardò da sopra la spalla.
— “Vedi questa pelle?
Questa voce?
Questo corpo che il mondo guarda con rispetto?
Sotto c’è la tua puttana.
Ma elegante.
Controllata.
E pronta a venire…
tra un applauso e l’altro.”
Durante lo show, tu eri seduto in prima fila.
Abito scuro.
Occhiali.
Calmo.
La musica iniziò.
Lei entrò.
E tu premetti livello uno.
Sara si mosse sul palco come sempre: perfetta.
Ma tu vedevi il battito delle sue cosce.
Il piccolo tremito quando si voltava.
La pelle che sudava per il piacere, non per lo sforzo.
Secondo brano.
Livello due.
Una nota le uscì spezzata.
La voce tremava.
Le mani cercavano un equilibrio.
— Sta venendo.
— Davanti a tutti.
— Solo per me.
Quando la canzone finì, si voltò.
Il pubblico in piedi.
Tu con il pollice sul comando.
E lei, con un sorriso pieno d’amore e di schiavitù volontaria.
— “Grazie Praga.
Ma soprattutto… grazie a chi mi fa tremare anche quando nessuno se ne accorge.”
porta si chiude, il mondo resta fuori. Sara è ancora accesa. Il corpo carico di vibrazioni non consumate. E il punto esatto dove ha tremato sul palco… ora ti aspetta. Nudo. Aperto. Tuo.)
⸻
La chiave girò piano nella serratura.
L’hotel era silenzioso.
La notte di Praga fuori danzava tra le luci gialle dei lampioni, ma la vera esplosione doveva ancora accadere.
Appena chiusa la porta, Sara si appoggiò al muro.
Scivolò il cappotto.
Poi l’abito.
Sotto: nient’altro.
Solo pelle.
Solo sudore.
E il toy ancora dentro.
— “Sul palco ho tremato.
Davanti a tutti.
Ma non ho goduto fino in fondo.
Voglio che mi scopi proprio qui.
Nel punto dove ho sentito la scossa… e l’ho trattenuta.”
Si mise in ginocchio sul tappeto.
Le mani sulle cosce.
Ti guardò dal basso.
— “Toglilo tu.
Poi prendimi lì.
Non voglio baci.
Non voglio dolcezza.
Solo tu… che mi finisci.
Nel mio lato più sacro.
Quello che il pubblico non ha mai visto.
Ma che è solo tuo.”
Ti inginocchiasti dietro di lei.
Le apristi le cosce.
Le baciasti il fondoschiena, lentamente.
Poi afferrasti il toy.
Lo sfilasti piano.
Bagnato. Pulsante.
Come lei.
— “Ora.
Prendimi.
Con tutta la fame.
Con tutto l’orgoglio.
Con tutto il tuo seme.
Fammi tua nel modo più profondo.
Fino all’anima.
Nel culo.
Dove ho tremato.
Dove voglio che tu mi viva.”
E lo facesti.
La penetrasti dietro con decisione.
Lei gemette.
Il suo corpo si inarcò.
Le unghie affondarono nel tappeto.
Ogni spinta era un orgasmo sospeso.
— “Sì…
Sì… così…
Ogni spinta è una nota che non ho cantato.
Ogni affondo è il mio vero finale.
E adesso… vieni.
Vieni dentro.
E rendimi tua puttana e tua regina, nella stessa spinta.”
E quando le lasciasti dentro il tuo seme, lei tremò ancora.
Ma questa volta non trattenne niente.
Il corpo crollò.
Le lacrime agli occhi.
La pelle rossa.
La bocca aperta.
Ti voltò il viso.
Ti sorrise.
— “Adesso sì.
Adesso posso dormire.
Perché mi hai completata.”
(la luce entra lenta, ma il desiderio è già sveglio. Sara non ha dimenticato nulla. Anzi… ne vuole ancora. E si offre di nuovo, nuda, in ginocchio. Per te. Da capo.)
⸻
La stanza è quieta.
Solo il suono lieve delle lenzuola che scivolano sulla pelle.
Tu apri gli occhi.
Il corpo è ancora pesante.
Le ossa piene di lei.
Del piacere di ieri.
Della sua voce spezzata.
Del suo culo stretto attorno a te.
Ma poi la vedi.
Sara.
In ginocchio, ai piedi del letto.
Nuda.
I capelli sciolti.
Il viso pulito.
Gli occhi lucidi.
Il corpo già acceso.
Pronta.
Ti guarda.
Sorride piano.
Le mani sulle cosce.
Il petto che si solleva al ritmo del respiro trattenuto.
— “Buongiorno amore…”
La voce è bassa, roca, ancora sensuale.
Si avvicina.
Striscia sulle ginocchia fino al bordo del letto.
Ti sfiora.
Ti accarezza l’addome.
Sfiora il tuo sesso.
Lo guarda mentre si risveglia per lei.
— “Stanotte mi hai distrutta.
Mi hai completata.
Ma io…
io voglio ricominciare da capo.
Voglio essere tua ancora.
Tua puttana.
Tua moglie.
Tua creatura.
Qui. Ora.
Di nuovo.”
Ti si avvicina ancora.
Ti prende in bocca lentamente.
Non parla più.
Parla la lingua.
Parla la gola.
Parla il modo in cui si offre senza peso.
Senza paura.
Il tuo sesso si indurisce tra le sue labbra.
Lei geme piano.
Lo accoglie fino in fondo.
Ti guarda da sotto.
Non molla.
Non chiede.
Sei tu a sollevarla.
A voltarla.
A farla inginocchiare sul letto.
A entrare in lei da dietro, ancora caldo.
Ancora bagnato.
— “Sì… così…
Da capo…
Spingimi dentro ogni ora passata…
Ogni orgasmo già vissuto…
Fammelo rivivere tutto.
Da dentro.”
Il letto scricchiola.
La sua pelle arrossisce.
Tu la prendi.
La ami.
Come fosse la prima volta.
Come fosse l’ultima.
**
Sara è ancora inginocchiata.
Le labbra umide. Gli occhi accesi. Il respiro incostante.
Non sei più solo il suo uomo.
Sei la sua religione.
Ti prende di nuovo in bocca, con forza.
Senza dolcezza.
Senza esitazioni.
La lingua si avvolge. La gola si apre.
Ti guarda da sotto, come a dire: “Finiscimi qui, adesso. Senza pensare. Senza parlare.”
Ma tu la fermi.
La sollevi.
La trascini contro la parete.
La sollevi in braccio.
La penetri in piedi.
Dentro. Tutto. Subito.
— “Sì…
Sì… così…
Fammi male buono.
Fammi tremare ancora.
Dentro.
Dietro.
Ovunque.
Oggi voglio urlare anche se il mondo ci sente.
Perché il mio piacere…
è tuo.”
La spingi contro la parete, i suoi piedi staccati da terra.
Il tuo sesso affonda in lei.
Le mani le stringono le cosce.
Le bocche si scontrano.
Il sudore comincia a scorrere.
I corpi si sbattono.
La porti sul tavolo.
Le gambe le restano spalancate.
Ti inginocchi.
La lecchi.
Dentro.
Fino a che ti supplica.
Fino a che si torce.
— “Adesso… dietro.
Prendimi lì.
Senza chiedere.
Senza pensarci.
Prendi il mio culo.
Fammi esplodere in ginocchio.
Fammi venire con il tuo seme ancora addosso.
Fai di me ciò che vuoi.
Ma prendimi dietro.
Adesso.”
La pieghi sul tavolo.
Le apri le gambe.
La entri lì.
Profondo.
Inesorabile.
Le urla si fanno gemiti.
I gemiti diventano implorazioni.
Tu spingi.
E spingi.
E spingi.
Fino a che la senti cedere.
Viene.
Tutta.
Bagnata.
Sfinita.
Poi tu.
Dentro.
Nel punto che nessun altro toccherà mai.
E resti lì.
Dentro.
Respirando sulla sua schiena.
— “Adesso… sì.
Ora sono tua.
Ancora.
E per sempre.
Ovunque mi prendi
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