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Prime Esperienze

Un mese come dieci anni


di mrmrshyde
22.08.2017    |    6.937    |    18 9.6
"36 anni, e un uomo che l'aspetto a Milano, proprio come me..."
Un mese di distanza pesa come dieci anni. Gliel'ho anche scritto, per come sono fatta io ho bisogno di fare l'amore tutti i giorni. Così sono divorata dal desiderio. E lui è lontano. Provo a darmi tregua masturbandomi tutti i giorni.

Ma venerdì torno a Milano. Anzi, ho trovato questo magnifico treno serale che arriva a Milano venerdì mattina presto. Non ho mai provato l'ebbrezza di viaggiare in vagone letto. Sarà la prima volta.

Che strano trovarsi alla stazione di Ancona a mezzanotte. La zona e l'atmosfera non sono come quelle del giorno, alla luce del sole. Ma questa sensazione di rischio latente un po' mi eccita. Mi sono vestita abbastanza castigata nonostante sia ancora piena estate. Anche perché devo solo andare a letto e risvegliarmi finalmente a Milano, dove lui mi aspetta per farmi fare una colazione come si deve.

Il treno è aperto, poche persone. Mancano ancora venti minuti alla partenza. Ho il numero della carrozza e il numero della cuccetta. Fumo l'ultima sigaretta prima di salire...
Sono una viaggiatrice seriale ma l'esperienza dei vagoni letto ancora mi mancava. Non ci avrei mai pensato ma accorciare il tempo che mi separa da lui non mi ha fatto indugiare un istante in più. Questo doveva essere il mio treno.
Ora che salgo sento crescere, insieme all'eccitazione per la situazione insolita e non del tutto 'sotto controllo' anche l'apprensione per il mistero di cosa troverò dietro la porticina della mia cuccetta. Nessun problema con lo stato del materiale ferroviario, non sono mica una femminuccia, sono pur sempre un ingegnere. Tra l'altro il treno sembra anche abbastanza recente. Sono proprio curiosa di vedere se viaggerò sola o in compagnia.

La porta è aperta. La cuccetta è decisamente libera. Inizio con il sistemare il mio bagaglio. Una settimana di trasferta lavorativa lo rende decisamente importante. A questo punto attenderò la partenza, così da poter essere libera di mettermi a letto come più mi piace, nuda.

La partenza del treno è prevista per mezzanotte e venti. Mancano ormai alcuni minuti e ancora non si vede nessuno. Sento che il controllore sta facendo il suo giro, parla con qualcuno qualche scompartimento più in là. Che lavoro strano, viaggiare in continuazione non per raggiungere una meta ma solo per accompagnare viaggiatori a destinazione. É quasi da me.

Il controllore e lei si incontrano proprio davanti alla porta. Quasi si scontrano. Il controllore le lascia il passo e ci saluta insieme chiedendoci di esibire il biglietto. Io mi alzo, ero seduta sul letto sotto, per cercare il biglietto nella mia borsa enorme e caotica e, mentre mi sposto, saluto anch'io la mia coinquilina notturna e noto con piacere che si tratta di una bella donna. Che ricambia il mio saluto con un bel sorriso e un accento sicuramente non italiano.
É vestita sobriamente, con un paio di jeans e una maglia larga che fa intravedere un reggiseno scuro.

Controllati i biglietti ci troviamo sole nella nostra stanza viaggiante. Piacere, Eleonora. Piacere, Serena. Un brivido mi percorre. Quel nome mi ricorda un'esperienza bella e sconvolgente. Ha un viso dolce, poco trucco, una voce decisa e ben caratterizzata. É alta qualche centimetro più di me, porta delle scarpe da ginnastica bianche. Le chiedo dove preferisce dormire, per me è uguale. Così mi risponde che anche per lei è uguale. Che facciamo, ce lo giochiamo ai dadi? Ride, siamo tutt'e due un po' imbarazzate. Non so se vi è mai capitata quella sensazione... la sensazione di essere piaciuta a prima vista e che all'altra persona sia successa un po' la stessa cosa? Ecco, così.
Alla fine scelgo io di stare sotto e la lascio salire. Cosa che fa agilmente. Non prima di essersi sfilata i pantaloni e la maglia, cosa che ho fatto nel frattempo anch'io, così da poterci mostrare tutt'e due in lingerie. Mi ricordo solo allora che avrei voluto fare un passaggio alla toilette ma ora sono quasi nuda e magari lo farò dopo se farò fatica a prendere sonno.

In effetti è notte fonda e la stanchezza non manca. Siamo tutt'e due sdraiate. É allora che sento la sua voce. Chiede di me. Vuole sapere di dove sono e perché viaggio di notte per Milano. Le dico che sono toscana, che ero ad Ancona per lavoro e che sto tornando a Milano dal mio uomo. Dopo una breve pausa, come se stesse analizzando quanto le ho appena detto, mi dice di essere argentina, in Italia da diversi anni (ecco l'accento!), e che sta tornando a Milano dopo la stagione in Riviera. Questo mi incuriosisce molto. La stagione in Riviera. Che fai di mestiere?

Ballo in discoteca. Cubo ma anche pole dance. Mi accorgo di sgranare gli occhi da sola, nel letto...

Quanto mi affascinano queste professioni della notte. Il mio animo gitano sussulta. Devo farmi raccontare. É una storia drammatica e affascinante. Viaggi, sacrifici, ma tanta gioia di vivere. E nessuna separazione in sé, una grande consapevolezza e serenità. 36 anni, e un uomo che l'aspetto a Milano, proprio come me.

Ora si è seduta. Vedo le sue gambe e i suoi piedi penzolare fuori dal letto. Mi dice che ha bisogno di darsi una rinfrescata in bagno. Le dico che l'avevo pensato anch'io, prima. Le suggerisco di andare, così farò io dopo di lei. Scende agilmente. Ha dei movimenti morbidi, elastici. Scende senza alcuna fatica, quasi con eleganza. Un fisico allenato, penso tra me e me. Nella penombra dello scompartimento, alla luce che fitra da fuori, non posso fare a meno di notare che le mutandine sono dei tanga e che quei glutei sono effettivamente ben torniti. Il treno sta lasciando la stazione.

Infila le scarpe, prende una porchette dal bagaglio ed esce. La sensazione di eccitazione che mi aveva iniziato a prendere all'ingresso della stazione non mi lascia. Appoggio bene la testa sul cuscino e provo ad immaginare l'incontro che avverrà l'indomani mattina, con il mio uomo. Mi bagno, come sempre, e sento i miei capezzoli tesi sotto il reggiseno. Sarebbe da togliere, subito. Indugio un po' con i miei pensieri e poi mi alzo. Devo mettere qualcosa addosso per uscire.

Mentre finisco di vestirmi, lei rientra. Ci scambiamo un sorriso e, incrociandola, esco. Mi sento sfiorare sul sedere. Gesto volontario o colpa del poco spazio? Chiudo dietro di me la porta e mi dirigo verso la toilette. La trovo tutto sommato pulita. Il tempo di rinfrescarmi, niente di impegnativo, avevo già fatto una doccia prima di lasciare l'albergo, e mi lavo i denti. Devo asciugare un po' dei miei umori. Troppa l'attesa di lui...

Apro la porta piano, per non fare troppo rumore, non vorrei disturbare.
La penombra della stanza mi costringe a rallentare, i miei occhi si devono abituare per vedere qualcosa. Così distinguo la sua sagoma contro il finestrino. La luce che filtra alle sue spalle fa risaltare la figura armoniosa. Bentornata Eleonora... ci facciamo un po' compagnia, ti va?

É un istante. Viene verso di me e, senza attendere la mia risposta, mi allaccia un braccio dietro le spalle e, inclinando leggermente la testa, mi bacia sulla bocca. Sento la sua mano che con dolcezza si insinua tra i miei capelli dietro la nuca. Io ho ancora le mia braccia abbandonate lungo i fianchi e, come per mimesi, le sento alzarsi e ripetere lo stesso gesto. Una scossa elettrica mi pervade quando, salendo con la mano dietro la sua testa mi rendo conto che è... completamente rasata.

La mia mente vola immediatamente alla serata che io e il mio uomo abbiamo passato insieme in un noto club milanese. All'elettricità che mi aveva pervaso quando incontrammo una coppia con la lei rasatissima e sensualissima e a quel gioco sensuale interrottosi malamente. Sono io ad aprirle la bocca e a iniziare un sontuoso gioco di lingua. Io sono vestita, così le sue mani scendono sulla mia schiena e mi tolgono maglia e reggiseno. In un attimo sono nuda, come lei. Mi appoggio totalmente al suo corpo e, così, mi accorgo che c'è qualcosa tra di noi, che forse non osavo sperare. Qualcosa dentro di me mi aveva allertato ma avevo cercato di non dare retta al mio sesto senso. Il seno morbidissimo mi aveva sviato ma quello all'altezza del pube è proprio un cazzo.

Realizzarlo e afferrarlo sono stati cosa sola. É proprio a quel punto che lei si è abbassata, svicolandosi, prima per ciucciare a bocca piena il mio seno, giocando con labbra e lingua sui miei capezzoli turgidi, poi, continuando ad accarezzarmi la schiena e scendendo sul sedere con delle dita lunghissime e delicatissime, alzandomi la gamba per succhiare, con precisione e decisione, il mio clitoride gonfio e pulsante. Il godimento improvviso mi ha fatto vacillare. Così lei mi ha sorretto e accompagnato ad appoggiare la schiena contro la parete dello scompartimento, per farmi alzare e appoggiare una delle mie gambe sul bordo del letto. Creando così un angolo perfetto per potermi mangiare con comodo, accucciata di fronte a me.

La testa. Nuda, rasata. Le mie mani la percorrono tutta. Per suggerire i movimenti, la pressione. Per chiederle di succhiarmi, di farmi godere. Non posso fare a meno di ansimare, di scongiurarla di non fermarsi. É allora che inizia a leccarla a lingua aperta, facendo scivolare un dito tra l'ingresso della fica, il perineo e il mio buco del culo. Sono un lago. Mi schiaccia con la testa contro la parete e fa salire le mani a strizzarmi il seno, a pizzicare i capezzoli. Godo.

Con un ultimo colpo di lingua, e il mio orgasmo ormai incipiente, si alza e, in un attimo, è seduta al bordo del suo letto. Mi fa cenno di avvicinarmi. Il suo cazzo ciondola proprio all'altezza della mia faccia. Non subito. Prima voglio farla smaniare. Scendo quasi in ginocchio e prendo a leccare i piedi. Intorno alle caviglie, il dorso, succhio le dita. La sento scalpitare. Resistere a fatica alle sensazioni. Risalgo prima una gamba poi l'altra, lentamente, con metodo. Ora che sono in prossimità del suo sesso, afferro il cazzo con la mano destra e prendo i bocca i suoi testicoli depilati, prima l'uno poi l'altro. Ora mugola e mi afferra per le spalle. Il cazzo si è quasi teso del tutto. La cappella, leggermente schiacciata, è visibile nella penombra. É arrivato il momento. Ci sputo e poi la imbocco, come un frutto desideratissimo. Senza mani, che tengo appoggiate alle cosce, inizio a pomparla. Mi afferra la nuca, vuole darmelo tutto. Sposto le mani sulle palle e le accarezzo con le unghie, fino a titillarle il buco del culo. Sento pulsare. So che siamo vicini al suo godimento. Ci guardiamo negli occhi con furore. Lei si morde le labbra, io affondo con maggiore voluttà e lo ingoio tutto, fino a farmi scopare in gola.

É allora che lei scende repentinamente dal letto, prima per palparmi il sedere, poi per masturbarmi la fica. Continuo a darle godimento con la mano. Mi scopa con le dita mentre le succhio con forza la cappella. Vengo come una troia in calore e, mentre non lascio il suo cazzo, sento arrivare la sborrata. Mi sposto dietro di lei, abbracciandola e strizzandola una tetta con la mano sinistra, la sego. Sborra violentemente, spostando la mia mano sulla sua bocca per soffocare il grugnito di godimento che farebbe svegliare tutta la carrozza. Finiamo esauste sul mio letto, ebbre di sesso e di complicità.

Domani avrò tanto da raccontare al mio uomo.
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