Solo per i suoi occhi

L’hotel era perfetto. Silenzioso, discreto, con luci calde che avvolgevano la suite come una carezza segreta. Anna era appena uscita dalla doccia, ancora avvolta in un accappatoio leggero che lasciava intuire le curve generose del suo corpo. I capelli sciolti, umidi, le scendevano sulle spalle, e i suoi occhi brillavano di quella consapevolezza matura che solo una donna come lei sa trasmettere.
Versai due bicchieri di vino. Uno lo lasciai sul comodino, l’altro lo portai con me al divano. Non c’era bisogno di musica. Solo il battito lento dell’attesa.
Poi bussarono.
Aprii la porta. Davanti a me, la coppia. Lei, prorompente, con un vestito aderente che sembrava sfidare le cuciture. Alta, forme abbondanti, labbra truccate per peccare. Ma fu lui ad attirarmi davvero: alto, curato, sguardo acceso, ma con quell’aria deferente che avevo intuito già nei messaggi. Non era lì per prendere. Era lì per guardare.
Li feci entrare. Anna si avvicinò lentamente, senza fretta. Aprì l’accappatoio davanti a loro, rivelando il seno pieno, il ventre morbido, la sua femminilità nuda e fiera. La donna la fissava con evidente desiderio, ma Anna la ignorò. Non le interessava. I suoi occhi erano su di me.
Poi la compagna dell’uomo mi sussurrò all’orecchio, il fiato caldo:
“Lui vuole solo guardare. E godere vedendola presa da un vero uomo.”
Glielo dissi. Anna alzò un sopracciglio, sorpresa, ma affascinata.
«Gli piaccio?» chiese con un sorriso sporco.
«Da impazzire» risposi.
Lei si voltò verso di lui e, con tono deciso, ordinò: «Allora guardami mentre mi faccio scopare come si deve.»
Iniziai a spogliarla del tutto. Le baciai il collo, poi il seno, poi la feci girare e la piegai sul bordo del letto. Il suo culo, sodo e pieno, sembrava fatto apposta per essere preso. Non servivano parole. La mia erezione era già al massimo.
Cominciai a penetrarla da dietro, forte, con ritmo crescente. Anna gemeva, si inarcava, si apriva, godendo ogni colpo. Il letto scricchiolava. La sua pelle era calda, bagnata, vibrante. I suoi gemiti riempivano la stanza.
Il marito della donna restava seduto, giacca aperta, la mano sul proprio inguine, già duro, ma immobile. Guardava fisso, come ipnotizzato.
La sua compagna, invece, si inginocchiò accanto a noi, nuda, ansiosa di partecipare. Mi prese i testicoli tra le mani e iniziò a succhiare il mio membro mentre continuavo a scopare Anna con foga crescente. Le sue labbra si muovevano su di me, la lingua scivolava fino a toccare Anna, che gemette di piacere puro.
Poi la fermai. Le presi entrambe per i capelli.
«In ginocchio. Tutte e due.»
Anna si girò e si inginocchiò accanto a lei, il viso arrossato, i capelli scompigliati, il corpo ancora scosso dai colpi. La compagna del cuckold si mise accanto a lei, bocca aperta, occhi pieni di desiderio.
Li guardai. Lui, ancora immobile, stava per esplodere senza aver toccato quasi nulla. E io… ero lì, duro come pietra, le vene tese, pronto.
«Guardala bene tua moglie», dissi fissandolo, «ora le vengo in faccia. E anche sulla mia.»
Con un ringhio basso, quasi animale, venni. Uno spruzzo potente, caldo, diretto sui loro visi. Il seme si distribuì su guance, bocche, labbra. Parte finì nella bocca della compagna, che lo gustò con avidità, poi lo passò ad Anna con un bacio sporco, denso, senza pudore. Anna, sorpresa ma eccitata, lo accettò, leccandosi lentamente le labbra.
«Non pulitevi», dissi. «Restate così. Fategli vedere cos’è il vero godimento.»
L’uomo si piegò leggermente in avanti, venne nel boxer con un gemito trattenuto, mentre guardava sua moglie con la faccia imbrattata e la bocca aperta. Era completamente succube. E felice di esserlo.
Le due donne si stesero sul letto, nude, ancora sporche del mio piacere. Le lenzuola erano umide, i nostri corpi caldi, la stanza piena di odore di sesso e pelle. Nessuno parlava. Nessuno ne aveva bisogno.
Avevamo detto tutto. Con i gesti.
Con i corpi.
E con lo sguardo di un uomo che aveva visto la sua donna godere… ma non con lui.