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Scambio di Coppia

L'avvocato Part. 3


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
18.04.2025    |    1.579    |    1 7.8
"Sofia, con un altro dildo, continuava a torturare il culo di Ruggero, alternando colpi lenti e violenti, il suo volto una maschera di determinazione..."
L’umiliazione subita nella villa di Ruggero e Clara Martelli aveva forgiato Lorenzo e Sofia in una determinazione d’acciaio. Le microspie nascoste durante il loro ultimo incontro avevano catturato ogni parola incriminante: Ruggero che discuteva di società di comodo per evadere il fisco, Clara che ammetteva di aver deviato fondi dell’ASL per favori personali. Con l’aiuto di un amico avvocato, Matteo, e di un contatto fidato di Sofia nell’ASL, avevano trasformato quelle registrazioni in un dossier letale. Ma una denuncia anonima non era abbastanza. Ruggero e Clara dovevano affrontare la loro stessa crudeltà, un’umiliazione che li avrebbe spezzati. La vendetta sarebbe stata feroce, un atto di giustizia che avrebbe segnato la loro rovina.
Una sera, Lorenzo e Sofia inviarono un messaggio ai Martelli, fingendo di voler “negoziare” per evitare ulteriori incontri. Ruggero, con la sua arroganza intatta, accettò, invitandoli nella villa, certo di mantenere il controllo. Ma questa volta, il gioco era cambiato. Entrarono nella villa neoclassica, il cuore che pulsava di adrenalina, le mani intrecciate come un giuramento. La sala da pranzo, con i suoi marmi freddi, i lampadari di cristallo e le tende di velluto, era la stessa arena di orrori passati, ma ora sarebbe stata il palcoscenico della loro rivincita.
Ruggero li accolse in vestaglia di seta nera, i capelli brizzolati pettinati con cura, un sorriso da predatore che mascherava la sua sicurezza. Clara, in un abito rosso aderente, i capelli biondo cenere raccolti in uno chignon severo, li scrutava con il suo sguardo acido, un calice di Chianti tra le dita. “Cosa volete discutere?” chiese Ruggero, la voce vellutata che grondava disprezzo. Lorenzo, con una calma che nascondeva una furia incandescente, posò un tablet sul tavolo di mogano. “Ascoltate,” disse, premendo play. Le voci di Ruggero e Clara riempirono la stanza, ogni parola una condanna: dettagli di evasione fiscale, abusi di fondi, minacce esplicite. Clara sbiancò, il calice che le scivolava quasi di mano, il suo volto contratto in una smorfia di panico. Ruggero, per la prima volta, perse la sua compostezza, gli occhi che saettavano come quelli di un animale in trappola.
“Come avete…” iniziò Ruggero, la voce incrinata, ma Sofia lo interruppe, il tono fermo, affilato come una lama. “Abbiamo tutto, Ruggero. Ogni parola, ogni segreto. Le registrazioni sono già nelle mani del nostro avvocato, Rinaldi. Ha stilato denunce pronte per la Guardia di Finanza e l’ASL, complete di ogni dettaglio: le tue società di comodo, i tuoi conti nascosti, i fondi che Clara ha rubato per i suoi giochetti di potere. Se non riceviamo un suo segnale entro otto ore, partirà tutto. Domani mattina, sarete finiti.” Lorenzo si sporse in avanti, il suo sguardo che trafiggeva Ruggero. “E non è tutto. Abbiamo copie delle registrazioni in un cloud sicuro, accessibili da più persone fidate. Se ci succede qualcosa, o se provate a toccarci, il mondo saprà chi siete.” Clara, tremante, cercò di ribattere, ma la sua voce si spezzò. “Voi… non oserete…” Sofia rise, un suono freddo che echeggiò nella sala. “Oseremo eccome. Ma prima, pagherete per ciò che ci avete fatto.”
Non avevano scelta. Lorenzo e Sofia, con un misto di rabbia e soddisfazione, ordinarono loro di spogliarsi. Ruggero, le mani che tremavano di furia impotente, lasciò cadere la vestaglia, restando nudo, il corpo ancora atletico ma ora vulnerabile, il cazzo flaccido un simbolo della sua disfatta. Clara, con un ringhio strozzato, si sfilò il vestito, il corpo ossuto esposto, la sua arroganza ridotta a un’ombra. Lorenzo tirò fuori delle corde da una borsa, mentre Sofia indicava due sedie di legno massiccio al centro della sala. “Mettetevi sulle spalliere delle sedie,” ordinò, il tono che tagliava come un coltello. Con precisione chirurgica, legarono Ruggero e Clara alle spalliere delle sedie, le corde che mordevano i polsi e le caviglie, i loro corpi piegati in avanti, i culi esposti come offerte sacrificali. Clara imprecò, ma un colpo secco di Lorenzo con un frustino di cuoio, preso dalla loro stessa collezione, la zittì, un segno rosso che sbocciava sulla sua pelle pallida.
La vendetta iniziò, un’ode alla giustizia che Lorenzo e Sofia avevano sognato nelle notti insonni. Sofia prese una zucchina grossa, lucida di lubrificante, e si avvicinò a Clara. “Ti piaceva dominare, vero?” sibilò, spingendo la zucchina nel culo di Clara con un movimento lento ma inesorabile. Clara urlò, il buco che si apriva sotto la pressione, il dolore che la faceva contorcere contro le corde, le sue imprecazioni che si trasformavano in singhiozzi. Sofia non si fermò, affondando la zucchina con colpi ritmici, ogni spinta un atto di rivalsa per le loro sofferenze. Lorenzo, davanti a Ruggero, scelse una melanzana grande, il diametro che prometteva agonia. “Questo è per ogni tocco, ogni minaccia,” disse, infilandola nel culo dell’avvocato. Ruggero grugnì, i muscoli che si tendevano, il dolore che gli strappava un gemito rauco. Lorenzo spingeva con forza, la melanzana che lo dilatava, il suo culo che cedeva sotto l’assalto, un’umiliazione che rispecchiava ciò che avevano subito.
Ma non era abbastanza. Sofia, con un sorriso che era puro ghiaccio, prese un dildo nero da 22 cm, largo e minaccioso, e lo passò a Lorenzo. “Fagli sentire cosa significa essere spezzati,” disse. Lorenzo, con un misto di disgusto e trionfo, lo lubrificò e lo infilò nel culo di Ruggero, che urlò, il buco già dolorante che si lacerava ulteriormente. Ogni affondo era un colpo di vendetta, il corpo dell’avvocato che tremava, il suo orgoglio ridotto in frantumi. Sofia, nel frattempo, tornò da Clara, usando lo stesso strap-on nero da 20 cm che Clara aveva usato su di loro. Lo spinse dentro con violenza, il culo di Clara che si apriva, i suoi gemiti che si mescolavano a suppliche soffocate. “Ti piaceva il tuo potere, vero?” sussurrò Sofia, ogni colpo un promemoria della loro rivincita.
Lorenzo e Sofia si scambiarono un’occhiata, il loro amore che brillava anche in quel momento di furia. Decisero di alzare la posta. Lorenzo si slacciò i jeans, il cazzo duro non per desiderio, ma per il potere di ribaltare i ruoli. Si posizionò dietro Clara, sostituendo il dildo con il suo cazzo, inculandola con affondi profondi, il buco già sfondato che lo accoglieva con resistenza. Clara urlava, il dolore che la consumava, le corde che le segavano la pelle. Sofia, con un altro dildo, continuava a torturare il culo di Ruggero, alternando colpi lenti e violenti, il suo volto una maschera di determinazione. Poi Lorenzo passò a Ruggero, il suo cazzo che affondava nel culo dell’avvocato, ogni spinta un’umiliazione che echeggiava le loro sofferenze. Ruggero, con il volto rigato di sudore e lacrime, gemeva, il suo potere ridotto a nulla.
Sofia, non ancora soddisfatta, prese una zucchina più grande, il diametro che sfidava ogni limite, e la usò su Clara, il buco ormai devastato che cedeva sotto la pressione, i suoi urli che riempivano la sala. Lorenzo, con un ultimo atto di dominio, tornò a inculare Clara, il suo cazzo che si alternava con il dildo di Sofia, un tormento senza fine. I culi di Ruggero e Clara erano sfondati, doloranti, rossi e pulsanti, un simbolo della loro disfatta. Ogni gemito, ogni supplica, era una sinfonia per Lorenzo e Sofia, che si guardavano, i loro occhi pieni di trionfo e amore.
Ma la vendetta non era completa senza un ultimo atto di celebrazione. Lorenzo e Sofia si posizionarono davanti ai due, legati e impotenti, i loro corpi piegati sulle sedie, i culi devastati che stillavano lubrificante e dolore. Si spogliarono lentamente, i loro corpi che si cercavano con una passione che era un inno alla loro libertà. Sofia, con i seni pieni e le curve morbide, si inginocchiò davanti a Lorenzo, prendendogli il cazzo in bocca. Le sue labbra scivolavano lente, la lingua che danzava sulla punta, assaporando il gusto salato, mentre Lorenzo gemeva, le mani nei suoi capelli castani, gli occhi che non lasciavano mai quelli di Sofia. Ruggero e Clara, costretti a guardare, erano testimoni della loro unione, il loro amore che bruciava come un faro in quella sala di ombre.
Lorenzo sollevò Sofia, sdraiandola sul tavolo di cristallo, le gambe spalancate, la fica bagnata che brillava alla luce delle candele. La penetrò con un movimento lento, il cazzo che scivolava dentro di lei, riempiendola, ogni affondo un atto d’amore. Sofia gemeva, le mani che gli accarezzavano il petto, i capezzoli turgidi che si tendevano sotto il suo tocco. Si baciarono, le lingue che si intrecciavano, un bacio che parlava di anni di sogni e promesse. Ruggero e Clara, legati, non potevano fare altro che osservare, i loro culi doloranti un promemoria della loro sconfitta. Lorenzo accelerò, i colpi più profondi, i gemiti di Sofia che riempivano la sala, un canto di liberazione. Con un ultimo affondo, esplosero insieme in un orgasmo devastante, il suo sperma che la riempiva, i loro corpi che tremavano in spasmi di piacere, un trionfo che i due bastardi non potevano ignorare.
Soddisfatti, Lorenzo e Sofia si rivestirono, i loro sguardi pieni di amore e vittoria. Prima di andarsene, slegarono solo una mano di Ruggero, lasciandolo legato con Clara, i loro corpi sfondati e doloranti, le corde che li tenevano prigionieri del loro stesso destino. “Buona fortuna,” disse Lorenzo, un sorriso amaro sulle labbra. Sofia aggiunse, con una dolcezza che era puro veleno: “Spero vi piaccia il vostro nuovo posto.” Uscirono dalla villa, il freddo della notte che li accoglieva, le mani intrecciate. La loro vendetta era completa: il dossier era già nelle mani delle autorità, e le registrazioni avrebbero assicurato la rovina legale dei due bastardi. Ma la vera vittoria era il loro amore, più forte di ogni umiliazione, un fuoco che li avrebbe guidati verso il futuro.
La villa, con i suoi marmi e le sue ombre, restò indietro, un mausoleo di un potere distrutto. Lorenzo e Sofia, guerrieri innamorati, camminavano verso il loro sogno, lasciando Ruggero e Clara al loro destino, legati e spezzati, un’eco della loro crudeltà che non avrebbero mai dimenticato.



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