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Scambio di Coppia

L'avvocato Part.1


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
18.04.2025    |    2.139    |    1 8.0
"Lorenzo, costretto a guardare, sentì il cuore spezzarsi, ma i loro occhi restavano incatenati, un giuramento di resistenza..."
La villa neoclassica di Ruggero e Clara, alla periferia di Firenze, era un monolite di marmo freddo, le sue colonne illuminate dalla luce lunare come sentinelle di un regno di potere. Dentro, i lampadari di cristallo proiettavano ombre taglienti sui dipinti austeri, e l’aria era densa di cera d’api e tensione. Era una sera di fine autunno, e il silenzio della campagna toscana amplificava il tintinnio dei calici di Chianti e il fruscio delle tende di velluto mosse dal vento.
Lorenzo e Sofia, invitati con il pretesto di un “progetto grafico”, entrarono con il cuore in gola. Lorenzo, 28 anni, i capelli mossi e una camicia azzurra che non nascondeva la sua ansia, stringeva la mano di Sofia, 26 anni, il cui vestito verde smeraldo accarezzava le sue curve, i capelli castani raccolti in una treccia, gli occhi pieni di un’innocenza che la villa sembrava voler divorare. Il loro amore, tangibile nel loro tocco, era l’unica luce in quell’ambiente ostile.
Ruggero, 60 anni, li accolse con un sorriso da predatore, i capelli brizzolati e il completo grigio che urlavano controllo. Clara, 50 anni, al suo fianco, era un’ombra affilata, il vestito nero che fasciava la sua figura ossuta, i capelli biondo cenere in uno chignon severo, lo sguardo acido che trafiggeva. “Sedetevi,” disse Ruggero, indicando due poltrone di pelle nello studio, la voce vellutata che nascondeva una minaccia. La porta si chiuse con un tonfo, e il gioco ebbe inizio.
“Conosco il tuo piccolo segreto, Lorenzo,” esordì Ruggero, posando un fascicolo sul tavolo di mogano. “Un lavoro in nero. Una denuncia, e la tua carriera è finita.” Clara, con un sorriso che era puro veleno, aggiunse: “E tu, Sofia, credi che il tuo asilo sia intoccabile? Un’ispezione dell’ASL può cambiare tutto.” Lorenzo strinse i pugni, il volto pallido. “Cosa volete?” chiese, la voce spezzata. Ruggero si appoggiò allo schienale, il ghigno che si allargava. “Voi. Una notte con noi. O il vostro futuro finisce domani.”
Sofia tremò, ma Lorenzo le strinse la mano, un silenzioso “siamo insieme”. Non avevano scelta. Con un cenno, Ruggero li guidò nella sala da pranzo, un’arena di specchi antichi e cristalli, il candelabro che gettava fiamme danzanti. Clara, con un gesto secco, ordinò a Sofia di avvicinarsi. “Inginocchiati,” disse Ruggero, slacciandosi i pantaloni, il cazzo già duro che si ergeva davanti a lei. Sofia, giovane con le lacrime agli occhi, guardò Lorenzo, che, seduto a pochi passi, le restituì uno sguardo di amore e impotenza. Costretta, prese il cazzo maturo di Ruggero in bocca, le labbra che scivolavano lente, la lingua che lo accarezzava sotto il suo sguardo famelico. Lorenzo, costretto a guardare, sentì il cuore spezzarsi, ma i loro occhi restavano incatenati, un giuramento di resistenza.
Ruggero, con un grugnito, fece alzare Sofia, le sue mani fredde che le strapparono il vestito, lasciandola in mutandine di pizzo bianco. Con un gesto lento, le abbassò le mutandine, il tessuto che scivolava lungo le cosce tremanti. Le sue dita rovisterono nella sua fica, due dita che si infilavano dentro, esplorando con una brutalità che la fece gemere di disagio. “Così stretta,” mormorò, il tono carico di lussuria. Poi la piegò a novanta gradi sul tavolo, costringendola a prendere le mani di Lorenzo, seduto di fronte, il loro tocco l’unico conforto. Ruggero la penetrò con forza, violenti colpi nella sua giovane fica, ogni affondo che la faceva sobbalzare, il corpo che si tendeva sotto il suo peso. Sofia stringeva le mani di Lorenzo, le lacrime che le rigavano il viso, ma i loro sguardi si parlavano, promettendosi vendetta.
Clara, con un sorriso crudele, si avvicinò a Lorenzo. “Non startene fermo,” sibilò, aprendosi il vestito per rivelare una fica piena di peli. Afferrandolo per i capelli, gli spinse la testa tra le sue gambe, costringendolo a leccarla. Lorenzo, ribollendo di rabbia, obbedì, la lingua che sfiorava la sua carne mentre Clara gemeva, il suo piacere un’arma per umiliarlo, adora la lingua di quel ragazzino. Ruggero, al culmine, sborrò dentro la fica di Sofia, il suo sperma caldo che la riempiva, colando lungo le sue cosce mentre lei tremava, il corpo scosso da un misto di dolore e vergogna, avrebbe dovuto prendere la pillola del giorno dopo. Clara, vedendo la scena, spinse la testa di Lorenzo più forte, raggiungendo un orgasmo violento, i suoi umori che lo soffocavano. Ma non si fermò: con un ghigno, cominciò a pisciare nella sua bocca, un fiotto caldo che lo fece tossire. “Guarda, Sofia,” disse, “guarda cosa faccio al tuo uomo.” Sofia, con il cuore spezzato, strinse più forte la mano di Lorenzo, il loro amore che resisteva anche in quell’inferno.
Clara non aveva finito. Ordinò a Lorenzo e Sofia di posizionarsi a novanta gradi sullo schienale del Chester di pelle nel salotto, i loro culi esposti. Con un sorriso sadico, rientrò nella stanza con uno strap-on nero, 20 cm di lunghezza e 6 di larghezza, un’arma di dominio. Ruggero, ridendo, spalmò gel sul culo di Sofia e Lorenzo, le sue mani che palpavano i seni di Sofia, pizzicandole i capezzoli. Clara iniziò con Sofia, spingendo lo strap-on nel suo culo con violenza, un’invasione che le strappò un grido di dolore, il buco che si lacerava sotto la pressione. Lorenzo, al suo fianco, le teneva la mano, il cuore che si spezzava. Per alleviarla, le accarezzò il clitoride, le dita che sfregavano rapide, portandola vicino a un orgasmo che era più un riflesso che piacere.
Poi Clara passò a Lorenzo, il suo culo vergine che si contraeva per la paura. Andò più cauta, ma quando affondò, il dolore fu lancinante. Lorenzo aprì la bocca in un urlo muto, gli occhi pieni di lacrime. Ruggero, rapido, gli infilò il cazzo in bocca, afferrandogli la testa. “Succhialo come ha fatto lei,” ordinò, e Lorenzo, straziato, obbedì, le lacrime che gli rigavano il viso. Clara, senza pietà, spingeva forte nel suo culo, ogni colpo un’agonia. Sofia, accanto, allungò una mano e gli accarezzò il cazzo, un gesto disperato per alleviare il suo dolore, le sue dita che lo stringevano mentre piangeva con lui.
Quando Ruggero sborrò nella bocca di Lorenzo, il suo sperma caldo che gli colava sul mento, passò il cazzo a Sofia, ordinandole di pulirlo. Lei, con il cuore pesante, lo leccò, il gusto amaro che le bruciava la gola. Terminò la tortura, Clara li congedò con un commento acido. “Tornate a casa, piccioncini. Ma ricordate: siamo noi a decidere il vostro futuro.” Ruggero, sistemandosi la cravatta, aggiunse: “Ci rivedremo presto.”
Lorenzo e Sofia uscirono dalla villa, il freddo della notte che li avvolgeva, le loro mani ancora intrecciate. Nel silenzio del viaggio verso casa, si guardarono, il dolore che si trasformava in determinazione. “Non finisce qui,” disse Lorenzo, la voce ferma, il sapore di Clara ancora in bocca. Sofia, asciugandosi le lacrime, annuì. “Li distruggeremo, insieme.” La villa, con i suoi marmi e le sue ombre, restò alle loro spalle, ma la notte aveva acceso in loro una scintilla. Il loro amore, ferito ma indomabile, era la chiave per ribaltare il gioco. Non erano più solo vittime: erano guerrieri, pronti a combattere.

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