tradimenti
Appuntamento in penombra 2

30.05.2025 |
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"Il pensiero sconcio di essere cavalcata come se fossi la sua cavalla mi provoca un fremito..."
Usciamo dal locale e pago la mia quota, un saluto veloce e mi avvio verso la metro, da sola, senza chiedere il numero a Paolo. Lui ci è rimasto male e ha chiuso la serata con un: «Ci sentiamo presto.» Io ho annuito pensando più a un addio.
Mentre sono in metro e sto ascoltando la musica attraverso gli auricolari, ricevo una telefonata da Arianna.
«Ciao Michela, volevo scusarmi per stasera, non conoscevo Paolo, non immaginavo che fosse così … invadente! Edu mi aveva detto che era simpatico.»
Sto per rispondere alla collega che Paolo è simpatico come un dito infilato nel culo senza lubrificante, ma decido di ripiegare su qualcosa di meno ruvido.
«In effetti è un pochino pesante!» Mi unisco alla sua risata. «È stata una serata piacevole, mi sono divertita. Grazie dell’invito. Tu e Eduardo siete proprio una bella coppia.»
Ed ecco arrivare il vero motivo della chiamata.
«Grazie. Lui è un tesoro, ed è molto fisico, tanto che certe volte il suo modo di fare è frainteso.»
Nel frattempo ricevo un messaggio da un numero sconosciuto
«…_ _ _…»
L’s.o.s. in codice Morse, a quanto pare Eduardo ha una memoria fotografica. Accetto il contatto e rispondo subito, immaginandolo come un magnifico naufrago in un’isola deserta.
«Sei naufragato a Loreto?»
È la fermata della metro vicino alla casa di Arianna. Aggiungo una faccina che ride. Nel frattempo la collega prosegue il suo discorsetto.
«Lui tocca, accarezza, è il suo modo di comunicare, niente di più.»
Sorrido e rispondo per capire quanto profonda è la loro relazione.
«Da quanto tempo vi conoscete?»
«L’ho conosciuto a una festa di amici comuni un paio di mesi fa.»
«Se ho capito bene, tra qualche settimana tornerà a casa, cosa farai?»
Nel frattempo, lui mi risponde.
«Sì, ma sono riuscito a costruire una zattera: vento permettendo sto tornando a Moscova, dove vivo.»
Sorrido, solo cinque fermate da me. Arianna, nel frattempo, cerca di rinforzare il guinzaglio del suo ragazzo per evitare che esca anzitempo dalla sua vita.
«Non vogliamo lasciarci, troveremo una soluzione, mi sto già organizzando per andarlo a trovare. Non sarà facile, ma sono convinta che ce la faremo.»
Nel frattempo esco dalla metro. Mi appoggio a un muretto sulla piazza e mordo un labbro esitando per qualche istante, poi scrivo al suo ragazzo.
«Stai attento che il vento non ti trascini a Porta Genova. Ci sono le sirene, rischi di rimanere intrappolato dal loro canto per tutta la notte.»
Poi rispondo ad Arianna.
«In tal caso, in bocca al lupo! E grazie ancora per la serata. Mi ha fatto piacere uscire con voi.»
«Anche a noi. Magari possiamo ripetere … senza Paolo.»
Ridiamo insieme, poi la saluto e riattacco mentre Eduardo emerge dalla scala della metro e mi raggiunge.
Lui è proprio un gran figo, fisico perfetto con un unico neo: le gambe sono leggermente storte. Lo vedo avvicinarsi nudo verso il letto e noto che la sua camminata assomiglia a quella di un fantino, ha un sicuro trascorso di equitazione.
Il pensiero sconcio di essere cavalcata come se fossi la sua cavalla mi provoca un fremito.
Lui, nel frattempo, mi raggiunge sul letto e inizia a seviziarmi con carezze e baci che rendono l’attesa deliziosamente insopportabile. Non scopavo da settimane, quindi il mio giudizio è influenzato dall’astinenza forzata, poi, però, affonda dentro di me con un movimento che mi toglie il fiato, e capisco perché Arianna sta prendendo il biglietto per raggiungerlo in Brasile.
Ci baciamo, ci lecchiamo senza ritegno, senza preclusioni.
Sono già le tre e sono appena venuta, ancora una volta. La patatina chiede clemenza, il resto del corpo qualche ora di sonno per poter affrontare la giornata lavorativa che tra poco si affaccerà all’orizzonte. Mi alzo per andare a bere qualcosa e lui sussurra.
«Sei la ragazza più bella che abbia mai conosciuto.»
Su due piedi penso che sia una delle frasi classiche che qualche italiano gli ha insegnato appena è arrivato nel bel paese, insieme alle parolacce e ai saluti. Non mi importa da dove provenga quella frase gentile: incasso il complimento con un sorriso e tracanno mezza bottiglia di acqua, poi torno in camera e lo trovo vestito. Mi regala un bacio che da solo vale tutta la notte passata con lui, poi mi dice: «Ti lascio riposare, ci sentiamo presto.»
Mi stupisco per la mia risposta.
«Lo spero.»
Di solito me la tiro un poco, anche perché, dopo Riccardo, preferisco delle relazioni dalla durata più vicina a una miniserie che a una soap opera. Forse risento dell’effetto benefico degli orgasmi che ancora sento circolare nel sangue, lo guardo e il cuore mi batte all’impazzata. Da molto tempo non mi sentivo così in sintonia con un ragazzo, tanto che, appena esce, sento già il bisogno di rivederlo, e questo mi fa paura.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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