tradimenti
tra due .....04 Dilemma

01.06.2025 |
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"Piccole sciocchezze, dettagli senza peso apparente, frasi che sembravano pronunciate per riempire l’aria tra loro..."
Il dilemma Le mattine di Mila seguivano ormai un ritmo preciso.
Il lavoro in ospedale era diventato un meccanismo ben rodato, una serie di azioni che svolgeva con efficienza, senza doverci pensare troppo.
Terminavano presto e le lasciavano libero il resto della giornata-
Quindi aveva tutte le possibilità di dedicarsi alla sua nuova passione: Bruno.
Non era una decisione.
Era una certezza.
Si era abituata a trovarlo sempre sulla porta della sua abitazione ad attenderla con quella sicurezza tranquilla che sembrava appartenergli da sempre.
Era una presenza che non aveva bisogno di essere annunciata.
Prima ancora di vederlo, lei lo percepiva.
Non c’era bisogno di frasi convenzionali o di gesti costruiti.
Lui la vedeva arrivare e, senza una parola, le porgeva il caffè.
Perfetto.
Esattamente come piaceva a lei.
Mila lo accettava senza esitazione, le dita sfioravano quelle di Bruno per un istante prima che lui si ritraesse con un movimento fluido.
Quasi impercettibile ed involontario, ma ogni mattina avveniva allo stesso modo.
Quel dettaglio, che avrebbe potuto sembrare insignificante, iniziò a pesare più di quanto Mila avesse previsto.
Come faceva a sapere?
Lei non gliel’aveva mai detto, non aveva mai fatto richieste eppure Bruno non aveva mai sbagliato.
Il suo era un modo di esserci, di essere presente senza invadere, senza forzare nulla.
A volte, Mila si chiedeva se lui se ne rendesse conto.
Se avesse saputo che quel semplice gesto, ripetuto ogni mattina, era ormai parte di lei.
Non lo avrebbe mai domandato.
Non ce n’era bisogno.
Mila parlava di cose leggere mentre entrambi raggiungevano il letto.
Piccole sciocchezze, dettagli senza peso apparente, frasi che sembravano pronunciate per riempire l’aria tra loro.
Ma Bruno non era distratto.
Lui ascoltava.
Non nel modo in cui si ascolta una conversazione qualunque, ma con un’attenzione silenziosa, che memorizzava ogni dettaglio.
Non per caso.
Non per cortesia.
Per capirla.
Le sue parole si susseguivano come il solito gioco di schermaglie, ma questa volta qualcosa era diverso.
Mila lo sapeva.
Lo percepiva.
Aveva iniziato a raccontare senza pensarci, senza un vero bisogno di parlare.
Ma ora il peso di quello sguardo su di lei cambiava le cose.
La voce rallentava.
Il respiro diventava più profondo.
Stava abbracciata a Bruno nella sofficità del letto.
Bruno stava rispondendole, non con parole ma solo con la sua presenza che sembrava avvolgerla, con movimenti che non lasciavano spazio ad esitazioni.
Mila fece un movimento lento, un gesto inconsapevole.
Bruno lo seguì con lo sguardo.
Una pausa impercettibile.
Un confine invisibile.
Lei lo varcò senza pensarci.
Senza permettersi di riflettere troppo.
Lo sfiorò, appena.
Un contatto così lieve che avrebbe potuto passare inosservato.
Ma non lo fu.
Bruno non si spostò.
Mila neppure.
Le distanze erano ormai qualcosa di relativo.
Il tempo un dettaglio irrilevante.
Senza una parola, senza un vero gesto, si appartenevano,.
Non con furia.
Non con esitazione.
La cosa era inevitabile ogni mattina, un augurio originale di buona giornata,
All’inizio era una coincidenza.
Una casualità che si ripeteva giorno dopo giorno, senza una vera regola.
O almeno, così pensava Mila.
Ogni mattina, la sua routine seguiva un ritmo preciso.
In quel ritmo Bruno era sempre un compagno attivo e presente.
Non l’aveva mai ammesso.
Non a se stessa, non a nessun altro.
Ma aspettava quel momento.
Aspettava di vederlo.
Aspettava il suo sguardo tranquillo, il gesto silenzioso con cui le porgeva il caffè,
La sua presenza che non chiedeva nulla, ma che dava tutto.
Era diventato normale.
Naturale.
Fino a quella mattina.
Quella mattina in cui arrivò e lui non c’era.
Mila si fermò, confusa.
Si guardò intorno con la naturalezza di chi non vuole dar peso alla cosa.
Di chi finge di non vedere l’assenza, ma la avverte comunque.
Bruno non c’era.
Il pensiero le attraversò la mente in un lampo, troppo veloce per poterlo ignorare.
Perché?
Perché non era lì?
Aveva cambiato idea?
L’aveva dimenticata?
Una fitta improvvisa le serrò lo stomaco. Irragionevole, forse ma impossibile da scacciare.
Aveva dato per scontato quel loro rituale, quella mezzora che ormai faceva parte della sua giornata come il sole che filtrava dalla finestra ogni mattina.
Eppure, oggi, quel sole mancava.
Oggi, Bruno mancava.
Respirò a fondo, cercando di razionalizzare.
Forse un imprevisto.
Un impegno.
Nulla di personale.
Ma il dubbio si insinuava, insistente.
Era forse stanco di lei?
Aveva capito qualcosa che lei non aveva ancora ammesso?
Aveva visto troppo?
Troppo di lei?
Oppure troppo poco?
Mila si accorse solo in quel momento di quanto l’assenza di Bruno pesasse più della sua presenza.
Questo la terrorizzò.
Guardò intorno con la naturalezza di chi non vuole dar peso alla cosa.
Era solo una giornata diversa.
Solo un caso.
Ma il vuoto che avvertì in se fu imprevisto e la colpì più di quanto fosse pronta a riconoscere.
All’inizio tutto era sembrato casuale.
Un incontro dopo l’altro, un’abitudine che si era insinuata senza che nessuno dei due la definisse tale.
Ma la realtà era un’altra.
Non era solo coincidenza.
Non era solo un caso.
Era un ritmo che avevano iniziato a seguire, senza dirselo, senza pianificarlo: un viaggio di nozze perpetuo.
La routine non era imposta.
Era cercata.
Ogni mattina Mila attraversava le stesse strade, con la stessa calma apparente, ma sapeva già dove l’avrebbe portata.
Ogni mattina Bruno si trovava lì, come se il tempo avesse ormai un suo preciso andamento che loro, inconsapevolmente, avevano deciso di rispettare.
Era un tacito accordo.
Non c’erano parole a confermarlo.
Solo l’abitudine che, senza rendersene conto, era diventata necessaria.
Però quella mattina Bruno non c’era.
La porta si aprì.
Mila non aspettò.
Non cercò spiegazioni.
Non si pose domande.
Lo vide.
Bruno era lì, finalmente.
Il resto non contava più.
Non ci fu esitazione.
Gli volò tra le braccia, come se non esistesse altro al mondo, come se tutto quello che aveva sentito, pensato, temuto in quelle ore, trovasse un’unica risposta in quel gesto.
Bruno la accolse senza un attimo di incertezza.
Un abbraccio che non era solo un riflesso.
Era istinto: il richiamo di qualcosa che li univa, che non chiedeva permessi, ma esisteva.
Era istinto: un legame che non aveva bisogno di parole, solo di essere vissuto.
Era istinto: non una scelta, non una decisione;solo la verità che loro si appartenevano.
Le mani di Mila si muovevano senza controllo, sulle spalle di lui lungo il sio viso, attraverso i capelli.
Lo cercava come se avesse dovuto assicurarsi che egli fosse davvero lì, che non fosse solo il sollievo di averlo finalmente davanti.
Egli la strinse, il respiro profondo, una tensione sciolta senza bisogno di parole.
Le bocche si cercarono senza esitazione.
Senza domande.
Senza saperne il perché.
Ma non serviva sapere.
L’unica certezza, ora, era esserci.
Il letto fu la naturale conclusione.
Mila poteva parlava senza pensare.
Senza misurare ogni frase come era obbligata a fare con Leo.
Senza calcolare il peso di ogni parola prima di pronunciarla.
Era insolito.
Troppo insolito per non accorgersene.
Le conversazioni consistevano in un equilibrio precario, un gioco di strategie sottili, una continua ricerca di protezione.
Ma con Bruno no.
Con lui, non serviva.
Le parole uscivano libere, senza la paura che fossero fraintese, senza il bisogno di nascondere intenzioni o di schermarsi dietro ironia e prudenza.
Bruno ascoltava senza interrompere.
Senza giudicare.
Senza attendersi nulla di diverso da quello che Mila aveva voglia di dire in quel momento.
Era strano.
Strano, ma terribilmente semplice.
Mila riposava sul petto di Bruno, la pelle calda sotto le dita, il respiro profondo e ritmico.
Era facile.
Troppo facile.
Con Bruno, non c’erano domande.
Non c’erano spiegazioni.
Non c’era bisogno di pesare ogni parola.
Poteva lasciarsi andare, senza proteggersi.
Poteva lasciarsi guidare da un istinto primordiale ed ottenere una risposta immediata, non filtrata da razionalità o prudenza.
Con Bruno esisteva solo il presente, solo la fisicità che li travolgeva, solo il desiderio che cancellava ogni altra logica.
Eppure, nel silenzio che seguiva, tra la calma di un corpo finalmente stanco e la mente che riprendeva il suo spazio, Leo tornava sempre.
Inaspettato.
Prepotente.
Perché Leo non era solo un’ombra del passato.
Leo era suo marito.
Leo era l’uomo che aveva scelto ed a cui aveva giurato fedeltà.
Con lui, tutto era diverso.
Era razionale, costruito sul rispetto, sui principi solidi, su di una certezza che doveva bastare.
Eppure,che a volte, non bastava.
Leo era generoso.
Era abnegazione allo stato puro.
Salvava vite, ogni giorno.
Questo lo rendeva grande, agli occhi di Mila.
Questo la rendeva orgogliosa di lui.
Ma Leo era anche assente.
Non per scelta, non per indifferenza ma per necessità della professione che si era scelto.
Solo questo era.
Egli non aveva bisogno di essere presente per esistere, perché Leo esisteva nelle cause che difendeva, nelle persone che aiutava, nel mondo che cercava di migliorare.
Ma tra tutte quelle vite che salvava, Mila non figurava.
Lei restava.
Aspettava.
E ora, su quel petto caldo, su quella pelle che non chiedeva nulla se non avvertirla respirare, Mila si rendeva conto di quanto le mancasse Leo.
Di quanto la sua assenza l’avesse portata lì.
Di quanto Bruno non fosse una fuga, ma semplicemente un richiamo alla libertà che aveva dimenticato di avere.
Un istinto primordiale che non aveva mai potuto ascoltare.
Un istinto che, con Leo, non sarebbe mai stato permesso.
Dove la vicinanza non aveva bisogno di parole, di spiegazioni.
Leo non era così.
Leo era mente.
Leo era principio.
Leo era la scelta giusta.
Ma Bruno …
Bruno era l’origine.
Lui non le domandava nulla.
Non la costringeva ad essere nulla.
Era lì.
La sua presenza bastava per risvegliare qualcosa di primordiale, qualcosa che Mila aveva sempre tenuto sotto controllo.
Come una donna delle caverne, che conoscesse solo due necessità: sopravvivere e perpetuare la specie.
In quel momento, in quell’istante, nulla esisteva oltre quegli impulsi.
Bruno non chiedeva mai nulla.
Non la inseguiva.
Non la pressava.
Non imponeva la sua presenza come una certezza, come un punto fermo nella sua vita.
Ma c’era.
Sempre.
Proprio perché non la obbligava, Mila finiva per cercarlo.
Come una sirena silenziosa.
Come qualcosa che esisteva senza bisogno di conferme.
Questa era diversa da tutte le relazioni che aveva conosciuto.
Non c’era la necessità di spiegarsi.
Non c’era la paura di deludere.
Con Leo, tutto era bilanciato, misurato, costruito con attenzione e precisione.
Con Bruno, era l’istinto a decidere.
Il suo istinto lo voleva.
Lo cercava.
Lo aspettava anche quando non voleva ammetterlo.
Forse era proprio questo; questa libertà apparente che la teneva legata a lui più di quanto fosse disposta a riconoscere.
Bruno le propose di uscire qualche volta la sera: un cinema, un teatro, una conferenza e di passare la notte con lui al ritorno.
Era la terza volta quella settimana.
Mila abbassò lo sguardo, cercando una risposta che non fosse solo una scusa.
Ma sapeva già che avrebbe detto di no.
Qualcosa dentro di lei la tratteneva.
Non era paura.
Non era esitazione.
Era Leo.
Ma non lui fisicamente.
Era il ricordo di tutto ciò che avevano costruito insieme.
Era il peso dei giorni passati, delle decisioni condivise, dei sacrifici fatti senza mai mettersi in discussione.
Era la certezza che, per quanto lontani fossero diventati, Leo faceva ancora parte di lei: una parte importante!
La sua presenza era ovunque, nelle stanze della casa, nei gesti automatici che faceva senza pensarci, nella la tazza di caffè che riempiva per lei, nella porta chiusa piano per non svegliarla, il modo in cui ancora, a volte, sentiva il bisogno di raccontarle qualcosa.
Poi, c’era la colpa, perché era facile lasciarsi andare con Bruno.
Troppo facile.
Così facile che, ogni volta, doveva ricordarsi di essere ancora la moglie di Leo.
Questa consapevolezza la tratteneva come una catena invisibile, stretta attorno a lei, silenziosa, ma impossibile da ignorare.
Così, ancora una volta, rifiutò l’invito.
Bruno la osservò per un lungo istante, ma non disse nulla.
Mentre lui la lasciava libera di decidere, Mila si rese conto che la sua libertà era solo apparente.
Perché dentro di lei, Leo era ancora presente.
Mila lo sapeva.
Lo aveva sempre saputo.
Leo era l’uomo migliore.
Più intelligente.
Più solido.
Più presente, anche quando sembrava distante.
Eppure, lo aveva tradito.
Adesso, nel silenzio della sera, qualcosa dentro di lei stava cambiando.
Bruno non le dava sicurezza.
Bruno era istinto, era leggerezza, era quella libertà che l’aveva travolta come un’onda, senza lasciarle il tempo di pensare.
Ma ora stava pensando.
Col pensiero, Leo tornava prepotentemente a primeggiare.
Leo, che non aveva mai smesso di credere in lei.
Leo, che la guardava ancora con gli occhi innamorati di chi aveva costruito una vita insieme a lei.
Leo, che non si era accorto di nulla ma che, quando lo avrebbe scoperto, avrebbe sofferto più di chiunque altro.
Era giusto?
Era davvero questo che voleva?
Per la prima volta, la risposta non era più scontata.
Per la prima volta, Bruno non le bastava più.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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