tradimenti
tra due .....03 Adulterio

01.06.2025 |
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"— Se dicessimo che dobbiamo sposarci subito perché tu sei incinta?
— In questo caso trascurare qualche invito sarebbe giustificato..."
AdulterioOgni tentativo di migliorare sembrava infrangersi contro un muro invisibile.
Leo si informava ogni volta sui progressi di Mila ma da qualche tempo sembrava che essa si fosse fermata, che avesse subito un arresto, che ci fosse qualche cosa che la bloccava.
La stessa cosa non accadeva al lavoro: i suoi conti erano più che floridi e Mila svolgeva i suoi compiti come meglio non avrebbe potuto fare.
La sua pazienza iniziava a vacillare.
“Ancora non riesce a trovare il giusto equilibrio” disse tra se: “
Al lavoro io sono molto più presente che non fuori. ,
L’acqua per lei è sempre stato un elemento ostile.
Quando ci entra avrebbe bisogno del mio supporto ed io, sempre in Camera Operatoria, sono costretto a negarglielo.”
Quella sera, a casa, affrontò il discorso con Mila.
Dopo aver ascoltato il racconto del suo insuccesso quotidiano esordì:
— Mila ti avevo promesso di essere ai bordi della piscina per incoraggiarti.
Ella ricambiò lo sguardo, percependo la tensione che si era creata tra loro.
In fondo, il problema non era solo il nuoto: lei lo sapeva bene.
Egli le accarezzò una guancia ed il forte tremore di quella mano che la accarezzava rivelò la forte tensione che stava opprimendo il chirurgo:
— Forse ti manca qualcosa: il mio sostegno, il mio tempo, il mio impegno.
Mila lo guardò, incerta.
Leo inspirò profondamente, come se la decisione fosse maturata in quel preciso istante.
— Io voglio che tu sia serena e convinta sempre del mio amore.
— Sposiamoci.
Ella sgranò gli occhi.
— Cosa?
— Sposiamoci!
— Subito.
Un silenzio pesante scese tra loro
. Mila sentì il cuore accelerare.
La proposta era improvvisa, irruenta, aveva un peso che non poteva ignorare.
— Leo…
Mormorò, cercando le parole giuste.
— Non voglio aspettare ancora
insistette l’uomo, avvicinandosi_
— Voglio che tu abbia la certezza del mio amore e del mio sostegno.
— Io sarò sempre al tuo fianco, anche quando il lavoro mi trascinerà via.
— Se ti manca il mio supporto, allora rendiamolo assoluto.
Ella lo scrutò attenta cercando una luce, un segno che lui stesse mentendo ma non ne trovò nessuno.
Il peso di quelle parole si sedimentò dentro di lei, quasi soffocante.
Per un istante, si chiese se fosse il giusto modo per sistemare le cose; se davvero bastasse quel gesto per colmare il vuoto che talvolta avvertiva dentro di se.
Aveva sempre desiderato stabilità, un porto sicuro.
Leo stava offrendoglieli, senza riserve.
Alla fine, quella certezza prevalse su ogni esitazione.
Ora dava un senso a ciò che aveva appena udito, quindi, senza riflettere troppo, annuì.
— Daccordo.
Leo la fissò, come per assicurarsi che non stesse scherzando.
Quando vide che il suo consenso era reale, la prese tra le braccia, la tensione che fino a pochi istanti prima si era fatta strada tra loro ora si era dissolta in qualcosa di più grande.
— Ci sposeremo subito.
Concluse Leo con la stessa risolutezza di sempre.
Mila pescò il telefono dal comodino e digitò rapidamente un messaggio.
“Bruno, mi sposo. Nei prossimi giorni non ci sarò .Parleremo al mio ritorno.”
Lo inviò senza aspettare una risposta e si alzò, respirando a fondo.
La questione del matrimonio non era ancora chiusa.
Si rigirò nel letto e si rivolse al suo uomo:
— Leo, non possiamo avere troppi invitati.
— Non voglio un evento mondano.
Egli sollevò lo sguardo dal tablet, un mezzo sorriso sulle labbra.
— Mila, come posso non invitare il mio primario?
— Il mio team medico?
— La mia famiglia?
Ella incrociò le braccia.
— Io voglio una cerimonia raccolta.
— Solo noi, i nostri genitori ed i testimoni.
— Non possiamo farlo così in fretta senza una motivazione, e tu lo sai.
Leo si appoggiò al suo comodino, pensieroso, poi sollevò lo sguardo su di lei, un lampo malizioso negli occhi.
— Se dicessimo che dobbiamo sposarci subito perché tu sei incinta?
— In questo caso trascurare qualche invito sarebbe giustificato.
Mila spalancò gli occhi.
— Leo!
Egli sollevò le mani, ridendo.
— Pensa a quanti problemi risolverebbe
— Non ci farebbero domande, nessuno si offenderebbe per il mancato invito, e tutto sarebbe più semplice.
Ella lo studiò per un lungo istante, incerta.
— Sarebbe una bugia enorme.
— Oppure potrebbe diventare realtà.
— Qui.
— Ora.
— Immediatamente!
Mila sospirò, scuotendo la testa, ma il sorriso di Leo era irresistibile.
— Sei impossibile.
Mila incrociò le braccia, lo sguardo deciso.
— Io voglio una cerimonia raccolta, solo i nostri genitori ed i testimoni.
— Non creare problemi per favore.
Leo scosse la testa, sorridendo con un’espressione sicura:
— Mila, possiamo permetterci molto di più.
— Non c’è nessuna ragione economica che ci possa limitare.
Ella lo fissò, cercando una replica valida, ma lui proseguì, incalzandola.
— Vuoi davvero essere tu quella che crea problemi?
— Sei tu che stai dicendo no a tutto, non io.
Mila sbuffò, cercando di mantenere la calma.
— Non è questione di soldi, Leo.
— È una questione di intimità.
— Voglio qualcosa che sia nostro, non un evento altrui.
Leo sollevò un sopracciglio, il sorriso divertito.
— E chi dice che questo non sia nostro?
— Questi invitati sono parte della mia vita, così come tu ne fai parte.
— Non voglio un matrimonio nascosto, voglio che la gente sappia quanto ti amo.
Mila abbassò lo sguardo per un istante, riflettendo.
Leo aveva vinto.
Ella sospirò, poi sollevò gli occhi su di lui con un sorriso leggero
— D’accordo, Leo.
— Faremo come dici tu.
Il matrimonio si svolse in grande stile, con un abito bianco sfarzoso e il velo retto da quattro paggetti.
Leo la attendeva all’altare, lo sguardo carico di emozione.
Il sacerdote pronunciò le parole finali con un sorriso indulgente:
— Puoi baciare la sposa.
Leo non aspettò oltre.
Le sue mani sfiorarono il viso di Mila, e il bacio suggellò quel momento.
La loro storia era iniziata come una promessa di felicità.
Gli spogliatoi maschili e femminili della piscina erano confinanti, divisi solo da una parete e con due porte accostate.
Mila in preda all’entusiasmo aprì la sua porta senza pensarci troppo entrando velocemente nella stanza.
Un attimo dopo, si rese conto dell’errore.
Bruno era lì.
Si fermò, gli occhi si allargarono appena, poi il suo sguardo scivolò rapidamente lungo la stanza.
Spogliatoio maschile.
Un capolavoro di distrazione.
Bruno la guardò, un sopracciglio sollevato, le mani ferme mentre stava per infilarsi la maglietta.
— Se vuoi qualche consiglio sul guardaroba, possiamo organizzare una lezione
Affermò, trattenendo un sorriso.
Mila incrociò le braccia, inclinando la testa di lato.
— Non so, mi sembra di essere nel posto giusto per uno studio approfondito sulle differenze anatomiche.
Lui scoppiò a ridere, finalmente tirandosi la maglietta addosso.
— Pensa un po’, io credevo di aver già conquistato la tua attenzione.
Lei fece un passo indietro, facendo leva sul bordo della porta.
— Oh, l’hai conquistata da un pezzo, ma ora cerca di non dare spettacolo.
Bruno la osservò per un momento, ancora divertito, poi con un gesto teatrale fece un mezzo inchino.
— Allora mi sento onorato.
Mila ridacchiò, scosse la testa e uscì, mentre apriva la porta corretta.
La sua risata travalicava la leggera parete.
Il sorriso di Bruno aleggiòì ancora per un po’, mentre terminava di cambiarsi.
L’acqua rifrangeva la luce in bagliori tremolanti, mentre Mila avanzava con passi lenti lungo il bordo vasca.
Bruno la seguiva con lo sguardo, studiandola con attenzione ma senza fretta.
Era abituato a osservare, a misurare le distanze, a decidere quando fosse il momento giusto per muoversi.
Bella.
Sicura.
Un corpo che parlava prima ancora delle parole.
Selvaggina perfetta.
Era tutto sotto controllo, una partita già vinta: oggi il suo letto avrebbe fatto festa.
Non c’era ancora bisogno di accelerare il ritmo.
Lei sembrava ignara di questa caccia silenziosa.
O forse no?
Il costume aderiva perfettamente alla pelle un po’ umida di sudore, ma ciò che voleva davvero mostrare non era quello.
Si fermò davanti a lui, senza esitazione.
Un movimento semplice, ma Bruno capì subito che non era casuale.
La mano di Mila si sollevò.
— Guarda.
La voce era appena un soffio, ma sufficiente a infrangere il silenzio tra loro.
Bruno abbassò lo sguardo sulla sua mano, osservando la fede che scintillava alla luce del sole.
Un dettaglio che non avrebbe avuto alcuna importanza.
Solo un simbolo.
Un oggetto.
Eppure, qualcosa nella luce che si rifletteva sul metallo gli fece rallentare il respiro.
Non disse nulla.
Solo le dita si mossero con naturalezza, sfiorandole la pelle.
Una carezza lenta che si trasformava in un richiamo imperativo: un gesto che non sembrava un semplice atto di cortesia, né una reazione automatica.
La sua mano rimase lì, avvolta sulla sua.
Mila trattenne il respiro quando lui sollevò lo sguardo su di lei.
Un istante.
Uno solo.
Ma bastò.
L’aria tra loro si fece più densa.
Il mondo attorno parve sfumare.
Le voci lontane, il rumore dell’acqua, tutto diventò irrilevante.
Erano soli lei e lui.
Bruno percepiva la pressione del tempo che si fermava: l’equilibrio perfetto di quel momento, la tensione sottile che lo manteneva immobile.
Le mani non si staccavano, non c’era fretta.
Le pupille di Bruno si fermavano sulle sue, scavando in esse qualcosa che nessuno dei due aveva mai permesso di emergere davvero.
Fino a quel momento, era stata una caccia.
Ora, qualcosa di diverso da una preda lo stava guardando dritto negli occhi.
Mila avvertì il battito del cuore accelerare, impercettibile, ma reale.
Era il punto di non ritorno.
Per lunghi secondi, non si mossero.
Un equilibrio sospeso, fatto solo di respiri e sguardi.
Poi, come se fosse la cosa più naturale al mondo, Mila domandò:
— Entriamo?
Bruno la osservò per un attimo, ancora sospeso tra la sua vecchia percezione e la nuova consapevolezza.
Annuì.
— Sì.
Lei si girò e iniziarono a camminare.
Non verso l’acqua.
Non verso il solito equilibrio che avevano sempre mantenuto.
Bensìa verso qualcosa che non avevano ancora avuto il coraggio di definire.
La porta era davanti a loro, silenziosa, chiusa, un confine sottile tra l’istante presente e ciò che sarebbe avvenuto subito dopo.
Bruno esitò un attimo prima di mettere mano alla maniglia.
Mila lo osservò, senza fretta, senza aspettative.
Il peso di quel momento gravava su entrambi, ma nessuno voleva affrettarlo, piuttosto rallentarlo,, diluirlo, gustarlo goccia a goccia.
Il respiro di lei era appena percettibile.
Un battito leggero sotto la pelle, una tensione che non svaniva, che continuava a esistere come un filo invisibile e che li teneva sospesi entrambi.
Bruno abbassò lo sguardo sulle sue mani.
Mila non le aveva strette a pugno, né nascoste.
Le dita erano rilassate, eppure sembravano in attesa, come se stessero valutando se muoversi, se cercarlo ancora.
Un secondo più lungo del normale passò.
Lui girò la maniglia, ma non spinse subito la porta.
La lasciò socchiusa, come se quel piccolo spazio fosse un'ultima possibilità per lei di scegliere e di sottrarsi.
Mila rimase immobile.
Bruno fece un passo indietro, lasciandola guardare l’interno senza premere per farla entrare.
La luce filtrava dalle tende, morbida, calda.
Sembrava quasi un invito muto, un’accoglienza che non aveva bisogno di parole.
Lei inspirò lentamente.
Non era una decisione logica.
Non era un calcolo.
Era semplicemente inevitabile.
Mila mosse senza esitazione.
Entrò, non perché doveva, ma perché non poteva farne a meno.
Bruno la seguì chiudendo il battente con calma, senza rumore.
L’adesso esisteva.
Nient’altro.
La luce soffusa avvolgeva la stanza in un’atmosfera ovattata, fuori dal tempo.
I respiri si intrecciavano, lenti, misurati, seguendo un ritmo naturale, perfettamente in sintonia.
Mila si lasciò denudare completamente godendo di quella piccola attesa supplementare consentendo poi al suo partner di accarezzarla ovunque prima di rendergli il favore spogliandolo a sua volta, quindi lo accolse nella sua femminilità socchiudendo gli occhi.
Bruno cercava la conferma di ciò che entrambi stavano percependo: un cambiamento nella loro relazione, qualcosa di nuovo che fino a quel momento non era mai stato tanto evidente.
Mila non distolse lo sguardo.
Non c’era bisogno di parole, il silenzio parlava per loro.
Le mani si cercarono con istintiva delicatezza, sfiorando la pelle, creando un nuovo linguaggio fatto di tocchi e sospiri.
Ogni gesto era un tacito accordo, una promessa che non aveva bisogno di essere formulata.
Il tempo si dilatava, senza fretta, senza esitazione.
Ogni movimento era naturale, perfetto, come se fosse sempre stato destinato ad accadere.
La stanza era un universo separato, lontano dalle conseguenze, lontano dal domani.
Esisteva solo l’ora.
L’adesso.
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