tradimenti
tra due .....06 Solitudine

01.06.2025 |
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"Ma accettarlo era impossibile..."
SolitudineBruno si accorse che i giorni passavano senza che Mila lo cercasse. All’inizio non ci diede troppo peso. Forse aveva bisogno di tempo, forse voleva evitare complicazioni.
Ma il silenzio si prolungò.
Troppo.
La sua rabbia iniziale si trasformò in qualcosa di più sottile, più velenoso. Un dubbio.
Era mai stato una vera scelta per lei? O solo un rifugio momentaneo?
Riguardò vecchi messaggi, ripensò agli incontri, cercò di afferrare qualche dettaglio che gli permettesse di credere che non si fosse solo illuso. Ma più scavava nella memoria, più tutto sembrava fragile.
Quel bacio che l’aveva estromesso, quella leggerezza con cui Mila aveva ristabilito il suo equilibrio, tutto gli gridava che forse non era mai stato parte di quel mondo per davvero.
Ma accettarlo era impossibile.
Bruno decise di cercarla.
Non come prima.
Ora non era più il ragazzo sicuro, sprezzante, con la libertà tra le mani.
Ora era mosso dalla rabbia: dalla necessità di una spiegazione che non sarebbe mai arrivata nel modo in cui lui sperava.
Nei giorni immediatamente successivi, Mila si sentì leggera, come se un peso fosse scomparso, come se ogni pensiero complicato si fosse dissolto nell’aria.
Finalmente libera.
Leo era lì, il rapporto con lui sembrava più stabile.
Più sicuro.
Niente tensioni nascoste, niente giochi di equilibrio precari.
Lentamente, qualcosa dentro di lei cominciò a cambiare.
Non era Bruno che le mancava.
Era ciò che rappresentava.
Quella frenesia, quel senso di fuga dalla realtà.
Quella libertà senza conseguenze.
Ora tutto era più solido, più definito, ma anche più fermo.
Mila si accorse che l’assenza di Bruno aveva lasciato un vuoto.
Non un dolore, non un rimpianto, ma qualcosa di più sottile, più impercettibile.
Un’ombra silenziosa nella sua mente.
Mentre camminava accanto a Leo, si chiese se quel vuoto fosse destinato a restare.
Bruno camminò con passo deciso, ma dentro di sé la tempesta non si placava.
Era davvero finita?
Doveva almeno ottenere una spiegazione?
Il silenzio di Mila gli aveva tolto ogni certezza.
Non era mai stato abituato a essere ignorato.
Non era mai stato il tipo da restare in secondo piano, eppure eccolo lì, relegato a un’ombra che nessuno sembrava più vedere.
Mila ricevette il messaggio nel pomeriggio.
Un testo breve, diretto.
"Piscina. Oggi pomeriggio. Non far finta di niente."
Lo lesse più volte, avvertendo il battito accelerare.
Sapeva che sarebbe successo prima o poi: Bruno non era tipo da accettare il silenzio senza ottenere almeno una spiegazione.
Mila si diresse alla piscina con passo controllato, ma dentro di sé percepiva il battito accelerare.
Il messaggio di Bruno non l’aveva sorpresa: ella sapeva che, prima o poi, le avrebbe domandato spiegazioni e che egli non era il tipo da lasciarsi scivolare via senza una parola.
Lo trovò lì, seduto sul bordo della vasca, lo sguardo fisso nell’acqua scura che rifletteva le luci della struttura.
Non si voltò subito.
Fece scivolare una mano lungo il bordo, come se stesse pensando a qualcosa di troppo importante per essere interrotto.
— Sei venuta.
La sua voce era bassa, controllata.
Non c’era rabbia, non ancora.
Mila si fermò a pochi passi da lui, consapevole che ogni movimento poteva cambiare il tono della conversazione.
— Mi hai chiesto tu di venire!
Bruno annuì lentamente, infine sollevò lo sguardo su di lei.
Non aveva lo stesso sguardo di sempre.
— Non ti sei degnata di dire una sola parola.
— Chi era quell’uomo?
— Il tuo nuovo amore forse?
— Ora che vorresti fare di me?
— Un cordiale saluto: “Arrivederci e grazie è stato proprio un piacere”?
Ella si irrigidì. Il suo respiro rimase perfettamente regolare, ma dentro di sé ebbe coscienza del peso di quella frase.
— Non volevo ferirti.
Bruno ripeté le sue parole con un sorriso amaro.
— Non volevo ferirti!
— Ma mi hai ignorato.
— Ti è bastato un gesto teatrale, un bacio ben piazzato, ed io … fuori dai giochi.
Mila aprì la bocca per rispondere, ma non trovò nulla da rispondere, perché era tutto vero.
Bruno si strinse un polso, un gesto lento, come se volesse raccogliere i pensieri prima di parlare di nuovo.
— Dimmi la verità, Mila.
— Ti sei mai domandata cosa stessi facendo con me?
Lei non rispose.
Sentì il peso dello sguardo di lui su di sé, ma non riuscì a sostenere quello scontro diretto.
Bruno si alzò con un movimento fluido, finalmente spezzando la distanza tra loro.
Non avanzò.
Solo si fece più grande nella sua presenza.
— Dimmi solo questo:
La sua voce era più bassa, più incisa:
— Ti sei mai chiesta se tu ti stessi solo nascondendo?
— Mila abbassò lo sguardo. Il groppo che sentiva dentro non era rabbia, né paura.
Era consapevolezza.
— Forse sì.
Bruno si irrigidì per un istante, ma poi qualcosa in lui si rilassò.
— Bene. Almeno lo ammetti.
Si voltò verso la piscina, lasciò che il silenzio si distendesse tra loro.
— Poi fece un passo indietro, ancora senza guardarla.
— Non preoccuparti, Mila.
— Stavolta sparisco davvero.
Se ne andò.
Lei rimase lì, a osservare l’acqua calma.
Aveva fatto ciò che doveva.
Aveva chiuso un capitolo.
Ma allora perché dentro avvertiva un vuoto tanto pesante?
Il silenzio era diventato troppo pesante.
All’inizio, aveva cercato di ignorarlo.
Ogni ora senza un messaggio, senza un accenno di lui, doveva essere un segnale che le cose stavano andando nella direzione giusta.
Aveva chiuso quel capitolo, vero?
Aveva scelto la stabilità, Leo, il suo mondo ordinato.
Ma i giorni passavano, e qualcosa dentro di lei si contorceva.
Non era solo il silenzio.
Era il modo in cui aveva chiuso la porta senza voltarsi indietro.
La freddezza con cui lo aveva liquidato, il modo in cui aveva usato quel bacio come un sigillo per evitare di affrontarlo davvero.
Ora, tutto le sembrava sbagliato.
Quella sera, seduta sul divano, guardando il telefono spento sul tavolino, capì che non poteva più ignorarlo.
Doveva andare da lui.
Non per cambiare le cose.
Non per riprenderlo.
Solo per dirgli che non aveva voluto ferirlo.
Solo per trovare un po’ di pace in se stessa.
Mila sapeva bene che tornare da lui non avrebbe sistemato nulla.
Ogni ragionamento logico le diceva di lasciare perdere il passato, di chiudere quella porta definitivamente.
Aveva scelto Leo, aveva fatto la cosa giusta.
Almeno in teoria.
Ma il silenzio si era fatto assordante.
Non ricevere messaggi da Bruno, non incrociarlo per caso, non sapere cosa pensasse: tutto questo avrebbe dovuto darle sollievo, e invece la opprimeva più di quanto volesse ammettere.
Cercava di convincersi che fosse normale.
Era solo il momentaneo peso di un cambiamento.
Si sarebbe abituata.
Eppure ogni volta che prendeva il telefono, il suo primo istinto era sempre quello di cercarlo.
Mila aveva bisogno di un confronto
Non voleva riparare nulla.
Non cercava redenzione, non voleva un’altra possibilità.
Leo era la scelta giusta.
L’uomo che le garantiva stabilità, un futuro chiaro e prevedibile.
E Bruno?
Bruno era il passato.
Il caos.
L’incertezza.
Allora perché il pensiero di lasciarlo andare per la sua strada la faceva sentire come se stesse perdendo qualcosa di irreparabile?
Mila sapeva che non si chiudono le porte così facilmente.
Poteva fingere di aver voltato pagina.
Poteva fingere di essere sicura della sua decisione.
Ma dentro di lei, il dubbio cresceva ogni giorno di più.
Passò giorni a combattere con se stessa.
Evitò di pensarci, cercò di distrarsi, si convinse che non fosse necessario.
Era tutto inutile.
Alla fine, prese il telefono e scrisse un messaggio.
"Dobbiamo parlare."
Non attese una risposta.
Sapeva che lui avrebbe capito.
Mila si reca a casa di Bruno
La porta si aprì dopo qualche secondo, quasi con riluttanza.
Bruno rimase fermo sulla soglia, una mano ancora posata sulla maniglia, come se volesse chiuderla prima che fosse troppo tardi.
Non disse nulla.
Non si scostò immediatamente.
Lo sguardo di Mila indugiò per un istante su di lui.
C’era una rigidità nella sua postura, un’incrinatura impercettibile nella sua espressione.
Non era ostile, ma neppure accogliente.
Alla fine, senza dire niente, Bruno fece un lieve cenno con la testa.
Un varco muto.
Mila entrò, avvertendo subito il cambiamento di atmosfera.
Fredda.
Ferma.
L’appartamento aveva quell’odore leggero di caffè e tabacco, qualcosa di familiare e distante allo stesso tempo.
La finestra aperta lasciava entrare uno spiffero gelido.
Bruno muoveva la mandibola come se avesse qualche cosa da dire ma non una sillaba uscì dalla sua bocca: il primo tradimento della sua apparente calma.
Si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia.
Silenzio.
Solo dopo un lungo istante, quando il silenzio aveva già iniziato a farsi insopportabile, Bruno sollevò lo sguardo verso di lei.
— Sei venuta.
Mila si accorse che il battito del cuore accelerava leggermente, come se il suo corpo avesse già anticipato ciò che sarebbe successo.
Lo guardò negli occhi, cercando un varco, un accenno di emozione. Ma lui era chiuso. Blindato.
— Non credevo lo avresti fatto.
La sua voce era bassa, senza rancore, senza accuse.
Solo un dato di fatto.
Mila fece un passo avanti.
Non troppo vicino ma abbastanza per avvertire il peso del momento.
La tensione era lì, in ogni millimetro di spazio tra loro.
Non ancora esplosa, ma pronta a farlo.
Lo sapevano entrambi.
La porta si richiuse alle sue spalle con un lieve scatto.
Non troppo forte.
Non troppo lieve.
Solo il giusto peso di un confine che si era appena ristabilito.
Bruno non disse nulla per un istante.
Si limitò a osservarla, un’analisi silenziosa, metodica.
Mila si passò una mano sul braccio.
Era solo un gesto distratto.
O almeno, voleva che sembrasse tale.
— Non sei mai stata brava a chiudere i rapporti, vero?
La sua voce era bassa, quasi neutra.
Solo un’osservazione, niente di più.
Mila sollevò il mento, evitando di rispondere subito.
— Sono qui per scusarmi.
Bruno inclinò leggermente il capo, come se l’avesse trovata una dichiarazione interessante, ma non abbastanza convincente.
— Ah: perché ora?
Apparente calma, perfetta, precisa, ma Mila sentiva sotto la pelle, la tensione.
Quella che non si vede, quella che striscia sotto la superficie di parole normali.
— Perché prima non ero pronta.
Bruno si passò una mano sulla mandibola, un tic sottile, un’incrinatura appena percettibile nel suo atteggiamento distaccato.
— E adesso lo sei?
Mila serrò la mascella.
— Sì.
Silenzio.
Quello vero.
Ma stavolta, la calma apparente stava già iniziando a incrinarsi.
Bruno si scostò dal tavolo, un movimento lento, misurato, ma carico di qualcosa di trattenuto.
— Quindi è questo che fai?
La sua voce non era ancora dura, ma già sfiorava il limite. — Scappi, fai finta che non esisto, e poi torni quando ti fa comodo?
Mila avvertì un nodo allo stomaco. Non era sorpresa dalle sue parole. Sapeva che sarebbero arrivate.
— Non è così…
Bruno rise. Un suono breve, senza gioia.
— Non è così? — ripeté, fissandola. Non aveva mai guardato altrove, neanche per un secondo.
Fece un passo avanti. Un singolo passo, ma l’aria si fece più densa.
— Tu hai deciso tutto. Hai scelto di sparire. Hai scelto di non rispondere ai miei messaggi. Hai scelto di chiudermi fuori. E adesso…?
Si fermò davanti a lei, troppo vicino, ma senza toccarla.
— Adesso cosa vuoi da me, Mila?
Mila inspirò, cercando di mantenere il controllo, ma Bruno non le lasciava spazio per rifugiarsi nelle sue solite risposte.
— Io non volevo ferirti …
Bruno scosse la testa. Rapido. Deciso.
— Non è questione di ferire, Mila. È questione di avere il coraggio di affrontare le conseguenze.
Silenzio.
Ma questa volta, non era un vuoto neutro.
Era il momento esatto in cui tutto poteva precipitare.
Bruno si scostò dal tavolo.
Non di scatto.
Non di impulso.
Solo a sufficienza da far capire che qualcosa dentro di lui era cambiato.
— Quindi è questo che fai?
La sua voce era tesa, controllata, ma sotto c’era qualcosa di più profondo:
— Sparisci, fai finta che io non esista, per poi tornare quando ti fa comodo?
Mila trattenne il respiro.
Sapeva che sarebbe successo e che sarebbe arrivato quel momento.
— Non è così…
Bruno la fissò.
Non era sorpresa, non era rabbia immediata.
Era una valutazione attenta, un esame silenzioso.
— No?
Fece un passo avanti.
Non rapido, non aggressivo.
Ma il peso del movimento bastò a farle percepire tutta la distanza che si era creata tra loro.
— Tu hai deciso tutto.
— Hai scelto di chiudermi fuori.
— Hai scelto di ignorarmi.
— Poi, all’improvviso, torni qui …?
Mila inspirò.
Non aveva risposte pronte.
Abbassò lo sguardo per un istante, poi sollevò il mento, decisa a parlare.
— Quel bacio lo ho dato a Leo: mio marito.
Lo disse di getto, senza attenuarlo.
— Non potevo permettere che tu tradissi la nostra relazione
Bruno rimase immobile, lo sguardo cambiò, più attento, più chiuso.
— Lui è tuo marito!
Non era una domanda. Solo un dato di fatto che non poteva più ignorare.
L’aria nella stanza mutò, come se quel dettaglio avesse dato contorni più netti al suo dolore.
Si passò una mano sulla mascella, un tic rapido che tradì la sua apparente compostezza.
Fece un passo avanti.
Un solo passo, ma l’aria sembrò più densa.
— Hai baciato tuo marito sotto i miei occhi.
Questa volta non c’era spazio per interpretazioni.
Per Bruno non era solo un semplice tradimento.
Era un tradimento sfrontato visto e constatato di persona.
Mila sentì il peso di quelle parole più di qualsiasi altra cosa.
Aveva cercato una scusa, ma essa non esisteva.
Il cuore le martellava nel petto.
Non era paura.
Non era rabbia.
Era qualcosa di più viscerale.
Bruno aveva gli occhi puntati su di lei, senza esitazione.
Questa volta non avrebbe accettato mezze verità.
— Hai baciato tuo marito, il mio principale rivale, sotto i miei occhi.
Le parole erano scandite, nette.
Mila serrò la mascella.
Non poteva negarlo.
— Non hai idea di quanto mi sia stato difficile.
Bruno inclinò la testa, un gesto minimo, ma tagliente.
— Difficile per chi?
— Per te?
L’aria tra loro si fece ancora più densa, come se la stanza fosse diventata troppo piccola per contenerli entrambi.
— Io non volevo ferirti …
Bruno rise, breve, asciutto, senza gioia.
— Ma l’hai fatto!
Fece un passo avanti.
Troppo vicino.
Troppo diretto.
— Dimmi la verità, Mila.
— Quante volte l’hai scelto, prima di scegliere me?
Questa volta, non c’erano più scuse.
Lo scontro era diventato verità nuda e cruda.
Si alzarono nello stesso istante.
Non fu un gesto calcolato.
Non fu premeditato.
Fu istinto.
Mila e Bruno si ritrovarono a un passo l’uno dall’altra, troppo vicini, troppo carichi di tutto quello che non avevano detto:
— Ti odio!
Le loro voci esplosero nello stesso istante, identiche, sovrapposte, brucianti.
L’eco delle parole vibrò nell’aria, ma il loro significato svanì immediatamente.
Un secondo dopo, si erano già ritrovati.
Le mani di Bruno cercarono la sua vita.
Il respiro di Mila si spezzò contro il suo petto.
Il bacio arrivò come lo scontro.
Duro.
Imprevedibile.
Inevitabile.
Non era riconciliazione.
Non era vendetta.
Era tutto quello che non erano riusciti a negare.
Il respiro di Mila si spezzò contro quello di Bruno.
Non c’era logica, né prudenza. Solo un istinto troppo potente per essere ignorato.
Le sue mani cercarono le forme di lui, un gesto nato dalla rabbia quanto dal desiderio.
Bruno non si trattenne.
Il confine tra lo scontro e l’abbandono si dissolse in un solo movimento.
Non c’erano esitazioni.
Solo la certezza che questo momento non poteva essere evitato.
La tensione che li aveva consumati per troppo tempo divenne il loro unico linguaggio.
Le emozioni strariparono senza più controllo.
Il passato non esisteva.
Il futuro era un pensiero distante.
Ora c’erano solo loro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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