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In nome della Legge


di Membro VIP di Annunci69.it pinkoepallina
22.05.2018    |    22.027    |    25 8.3
"Dire che lei è più che attraente mi sembra banale, ma è la verità, d’altra parte si sarà accorta di come gli uomini la guardano, no? La rosa… forse non..."
L’addetto al banco del Bar Centrale, indaffarato nella preparazione di un gran numero di cappuccini e caffè per la numerosa clientela che gli si alternava davanti, ebbe d’improvviso un sussulto: era appena entrata lei.
‘Lei’ era Patrizia, ma per lui solo la dottoressa Gambardelli, alto funzionario in forza al locale commissariato situato proprio dall’altra parte della strada.
Spesso Tonino, i quali ormoni venivano quotidianamente messi in subbuglio da quella splendida femmina, si chiedeva per quale motivo una donna così eccezionalmente bella avesse scelto:
- di studiare per anni e laurearsi in Giurisprudenza
- di entrare nelle Forze dell'Ordine (vincendo un concorso)
- di frequentare successivamente uno stage presso la Scuola Superiore di Polizia e, una volta uscita col massimo della valutazione, raggiungere in poco tempo, a soli trentadue anni, la qualifica di vice commissario.
Coloro ai quali esternava queste perplessità rispondevano, con una punta di invidia mista a cattiveria, che era senz’altro merito di quel fisico: una così poteva ottenere senza sforzo tutto quello che voleva, semplicemente facendo ventilare una speranzella agli interlocutori, ai quali avesse dovuto rivolgersi per qualsiasi eventualità.
In effetti Patty, che non voleva assolutamente essere chiamata così, lasciava tutti senza fiato al solo passaggio, con il suo metro e settantadue di armonicissime proporzioni.
Non aveva proprio nulla che non andasse, nei suoi cinquantotto chili, sempre rigorosamente poggiati su décolléte tacco 10, calzature considerate non eccessive, bensì sexy e compatibili con il suo ruolo.
“Poliziotto sì, ma prima donna”, amava ripetere.
La Gambardelli era insomma una calamita di interesse, di interrogativi, di illazioni, di desideri malcelati o repressi, ma soprattutto di sguardi. Infruttuosi, peraltro, perché l’austera servitrice dello Stato si era sposata soltanto quattro anni prima con l’avvocato Pietro Vallesi, promettentissimo erede del titolare di uno dei più famosi studi legali della città.
Praticamente, una donna inarrivabile.
Dopo lo squillo della suoneria di uno smartphone, il barista si sentì inaspettatamente rivolgere queste parole, proprio dalla sua passione segreta: “Tony, mi chiamano con urgenza in ufficio, ti dispiacerebbe portarmi su, fra una mezzoretta, un latte macchiato scremato, senza schiuma, ed un cornetto integrale con marmellata ai frutti di bosco?”
“Ma certamente, commissario!” fu la sollecita risposta.
Al momento opportuno Tonino imbandì un vassoio con quanto richiesto aggiungendo, come omaggio personale, un cioccolatino a forma di cuore ed una rosellina tolta ad un tavolino.
Tanta la frenesia di effettuare la consegna che non si accorse, nell’attraversare la strada, del sopraggiungere di una vettura. Lo stridio delle gomme fu assordante, lui chiuse gli occhi e sentì un gran botto.
Quando li riaprì, trovandosi miracolosamente incolume, capì che lo schianto era stato fra la vettura che stava per investirlo, che aveva frenato alla disperata, e quella che la seguiva, che l’aveva tamponata.
Il conducente della prima auto era sceso e si stava giustificando, dicendo che non aveva potuto prevedere una frenata così a secco. La colpa era di ‘quell’imbecille’ che aveva attraversato di corsa, senza guardare.
Approfittando del sopraggiungere di una moltitudine di persone, Tony prudentemente si defilò, oltretutto aveva ben altro per la testa.
‘Lei’ era più bella che mai, dietro la sua imponente scrivania, con la luce di una finestra alle spalle, una visione quasi onirica. Gli disse, accorgendosi subito della rosa ed indicandola: “Grazie caro, che tenero che sei, poggia qui. Dimmi, quanto ti devo?”
“Due euro e cinquanta, dottoressa, ma non importa, può pagare la prossima volta che viene al bar” replicò lui, rosso in viso. Lei si accorse del turbamento e sadicamente proferì: “Dimmi Tony, ti metto in imbarazzo? E, se sì, perché?”
“Vede, non mi è mai successo, finora, di stare tête-à-tête con lei, neppure per un minuto, mi sto sentendo un privilegiato e sono anche un po’ emozionato.
Dire che lei è più che attraente mi sembra banale, ma è la verità, d’altra parte si sarà accorta di come gli uomini la guardano, no? La rosa… forse non dovevo?”
“Certo che me ne sono accorta e per il fiore… apprezzo sempre i pensieri gentili…” rispose Patrizia alzandosi dalla poltrona e andandogli incontro con un sorriso ambiguo: “Quello che non capisco è perché tutti lo pensino e nessuno che lo dica apertamente.
Coraggiosi, ‘sti uomini, ma poi, al punto…come mio marito, pari pari: tutte chiacchiere e distintivo…”
Ormai ad un passo, dopo aver dato una mandata alla serratura della porta, lo guardò con la malizia di una attrice porno, consapevole di stare recitando, nella rappresentazione del gatto e del topo, la parte del gatto. Anzi, di una gatta calda, invitante e letale.
L’uomo era ormai in confusione totale, non aveva più parole.
Pensò che forse gli si stava materializzando un sogno: rimase immobile sul posto, con un evidente rigonfiamento sul davanti, ben visibile nonostante il grembiule.
Patrizia fece a quel punto quello che lui sperava da una vita ma che aveva sempre reputato impossibile: gli mise le braccia al collo e prese a baciarlo lievemente dietro l’orecchio.
Tony tentò di proferire: “Non avrei mai sperato tanto, quando la vidi per la pri …” ma lei non lo lasciò concludere, gli tappò la bocca con un bacio che sapeva di paradiso e di infinito.
“Shhhh” gli sussurrò poi con voce suadente, staccandosi un attimo e portando l’indice della mano destra davanti al naso: “Lasciamo da parte le parole, sono inutili. Desidero soltanto sentire il linguaggio del tuo corpo ed i tuoi gemiti di piacere. Mi piaci e voglio dartene e riceverne tanto. Ma non parlare, per favore, sono al mio primo tradimento e non voglio pensarci. Solo godere, godere come una… porca”.
Fece seguire a quelle parole sfacciate un lento spogliarello, durante il quale rivelò tutto il suo splendore, messo ancora di più in evidenza da un completino perizoma-push up color glicine, in gradevolissimo contrasto con una carnagione mediterranea liscia come la seta. Sciolse i capelli, biondo cenere.
Tutto quello che il barista aveva immaginato sul quel fisico, attraverso la divisa od in quegli abiti sempre rigorosi, corrispondeva al vero: era perfetta.
Ancora incredulo, si spogliò con la velocità di Arturo Brachetti, la attirò di nuovo a sé e si sistemarono su un divanetto che sembrava fosse lì apposta.
Tony percorse freneticamente con la lingua, seno, capezzoli, natiche, interni coscia e tutto il resto di quel corpo mozzafiato. Lo fece più volte, indugiando particolarmente su grandi labbra e clitoride, facendola impazzire di voluttà.
Dopo una serie di giravolte, nel momento in cui decise di penetrarla, lei lo fermò.
Gli disse: “Prima voglio tenerlo un po’ in bocca per il mio piacere. Lo vedo e lo sento, è duro come l’acciaio e perfetto per me, che adoro le dimensioni extra large”.
Nel sentire queste parole a Tony si impennò l’ego, perché il pene era già al massimo della forma, e da un pezzo.
Lei lo prese in pugno con la destra, stringendolo con delicatezza e avvicinandosi con la testa.
Lo accolse fra le labbra con una lentezza esasperante, succhiandolo centimetro dopo centimetro, fino a farlo scomparire completamente, per poi cominciare con un lento su e giù, aiutandosi con la stessa mano, mentre l’altra lavorava massaggiando i testicoli.
Attimi di passione, erotismo, libidine.
“La vorrei mia… bella poliziotta maiala” sussurrò lui con un coraggio che meravigliò per primo sé stesso: con compiacimento si stava accorgendo di poter vincere l’imbarazzo iniziale e la naturale sudditanza psicologica che subiva da sempre.
Non completamente, però, perché fu allora che, senza dilungarsi in altri preliminari, Patrizia gli balzò sopra dicendo: “No, sono io che ti faccio mio, adesso, bel barista cazzuto. Dopo vediamo”.
Lui annuì.
L’espressione che assunse quando lo ebbe dentro era di estasi ed abbandono allo stato puro e Tony si sentiva un novello Rocco Siffredi.
Lo cavalcò in tutti i modi possibili. Di faccia, di schiena, velocemente, lentamente, con foga, con dolcezza, anche ‘spennellando’ orizzontalmente, perpendicolare o distesa su di lui.
Non le interessava nulla delle quasi urla che l’eccitazione le faceva emettere e che probabilmente uscivano dalla porta, con tutti i rischi del caso.
Durante un bacio, con le lingue che frullavano come impazzite, lei venne con un gemito fragoroso e si accorse che stava venendo anche lui. A quel punto si staccò, per farsi inondare di proposito bocca e seno da copiosi getti di liquido caldo, a testimonianza di un orgasmo travolgente.
Nonostante fosse stato lungo ed intenso, non bastò per placare la smania che Tony aveva accumulato in quegli anni. Le concesse, per rimettersi in forze, un lasso di tempo a suo avviso congruo, cioè i minuti che si impiegano per darsi una pulita alla meglio con una salvietta umidificata e per fumare una sigaretta.
Gli stava balenando per la testa un’altra idea, un qualcosa di speciale che era convinto fosse concessa molto di rado persino al marito: violare un lato B che sembrava dipinto dal Botticelli.
Ricominciò quindi a baciarla, a leccarla ovunque e, come fu di nuovo in modalità ‘on’, praticamente in pochi attimi, riprese a possederla, in posizione tradizionale, stavolta, come aveva sempre sognato.
Non lo aveva ancora fatto in quel modo, in sostanza lo aveva solo scopato lei, tanta era stata la bramosia. Urgeva una ‘vendetta’, possibilmente con gli interessi.
Vendetta che arrivò sotto forma di colpi poderosi che Tony portò una volta postosi alla missionaria, mentre lei si contorceva come una leonessa ferita: fiera, ma stavolta incredibilmente sottomessa a quel piacere inaspettato ed anche un po’ violento, sia come intensità che nei modi.
Era ormai pronta per quello che aveva pensato Tony. Glielo fece capire lui, staccandosi ed iniziando un abile movimento preparatorio di dita e di lingua che resero ancora più abbondanti i suoi umori di femmina eccitata allo spasimo.
Patrizia quasi si sentiva in colpa, essendole venuto alla mente per un attimo suo marito, ma fu un flash, il desiderio era talmente prepotente che tornò ad occuparsi immediatamente di sé e di quello che era il suo ulteriore, irrefrenabile, desiderio di godimento.
Si posizionò alla pecorina nel momento in cui lui glielo ordinò, con un perentorio: “Ora si giri, in nome della Legge, troia!” al quale lei rispose: “Sì, sì, mi arrendo! Umiliami, infierisci su di me, puniscimi, inculami!” E pensò: “Dio, quanto mi sento piacevolmente puttana!”
Tony allora la prese per i fianchi, rivolgendo lo sguardo verso quel buchino che il suo paziente lavoro aveva reso pronto ed accogliente, quindi non più tanto ‘ino’.
Dopo due vigorose sculacciate, glielo infilò piano piano, gustandosi egli stesso lo spettacolo della sua asta che si infilava in mezzo a quelle due natiche da sballo. Tutto senza dolore, ma soltanto con immensa goduria da parte di entrambi.
Il banchista rivelò doti inaspettate, alternando più volte vagina ed ano. Sapeva dosare perfettamente potenza e velocità dei colpi: lento e delicato dietro, più irruento ed energico davanti. La mandò letteralmente in delirio, pompandola per lunghissimi minuti, fino ad accompagnarla, stremata, ad un orgasmo galattico, durante il quale cominciò a gridare: “Ohhh vengo! Ancora! Ah sììì, sììì Tony. Dai Tonyyy”.
“Tony! … Tony!”
“Commissario, guardi, ha aperto gli occhi, continui a chiamarlo!” esclamò l’infermiere di turno.
“Oh, ma dove sono? Che c’è, amore, che è successo? Perché c’ho ‘sta gamba appesa e mi fa male tutto?”
“Amore? Ma dai Tony, non mi riconosci? Che spavento mi hai fatto prendere! Eri in coma da trentasei ore per emorragie e fratture multiple. Sono qui da stamattina, mi sentivo in colpa per averti chiesto di portarmi la colazione in ufficio. Pure te, però… ma stai attento quando attraversi!
Meno male che te la caverai, a quanto mi ha assicurato il dottor Micheli. In ogni caso, da domani in poi consumerò sempre al bar!”
FINE
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