LA MIA REGINA ED IL SUO TORO 2

Ero ancora in ginocchio, con il fiato corto e il seme che colava tra le dita. Ma loro, loro non avevano ancora finito.
Valeria era rimasta a pancia in giù sul letto, le gambe tremanti, il corpo segnato dalla foga con cui Andrea l’aveva scopata. Ma sapevo che non si sarebbe fermata lì. Lei non era mai sazia.
Andrea si sdraiò accanto a lei, passando una mano sul suo corpo, accarezzandole i seni ancora turgidi. «Hai goduto abbastanza, troia?» le chiese con un sorrisetto arrogante.
Lei si voltò lentamente, mordendosi il labbro. Il suo sguardo era ancora acceso dal desiderio, le guance arrossate, i capelli scompigliati in un modo che la rendeva ancora più sexy.
«No,» sussurrò. «Non ho mai abbastanza cazzo.»
Io tremavo ancora, con il cazzo che riprendeva lentamente vita al solo sentire quelle parole. Valeria si mise a cavalcioni su Andrea, facendo scorrere il suo sesso bagnato lungo la sua asta ancora dura. Strofinava il clitoride contro di lui, godendo della frizione, gemendo piano.
«Guarda come mi voglio ancora,» disse, voltandosi verso la porta. «Lo so che sei ancora lì, piccolo verme. Lo so che ti sei già svuotato come uno sfigato mentre un vero uomo mi ha fatta godere. Ma non pensare che sia finita.»
Sorrise, mentre con un movimento lento e sensuale si abbassava, prendendolo dentro di sé un’altra volta.
Andrea ansimò e le afferrò i fianchi, aiutandola a muoversi su di lui. Valeria gemeva più forte adesso, i seni che rimbalzavano ad ogni spinta, il culo perfetto che si muoveva al ritmo del loro piacere.
«Sì… Dio, sì! È così che voglio essere scopata!» gridò, la testa all’indietro.
La mia mano era di nuovo sui pantaloni, il mio cazzo già duro un’altra volta. Non potevo farne a meno.
Valeria prese le mani di Andrea e se le portò sui seni, facendogliele stringere con forza. Lui non perse tempo e le afferrò i capezzoli, tirandoli con decisione, facendola urlare di piacere.
«Ti piace essere trattata come una sgualdrina?»
«Sì!» ansimò lei. «Sono la tua troia, la tua puttana personale! Usami come vuoi!»
Andrea sorrise e la spinse di nuovo a terra, mettendola a quattro zampe. «Allora beccati questo.»
La penetrò ancora più forte di prima, e io vidi il suo corpo piegarsi sotto le sue spinte, i capelli che le cadevano sul viso mentre si aggrappava alle lenzuola.
«Dì a tuo marito cosa sei!» ringhiò lui, aumentando il ritmo.
Valeria si voltò verso la porta, con un sorriso malizioso, i suoi occhi di fuoco puntati su di me.
«Sono una puttana,» sussurrò. «Una troia che ama farsi scopare da veri uomini mentre il suo ometto si masturba come un fallito.»
Quelle parole mi fecero venire di nuovo. Il mio corpo si piegò in avanti, il piacere travolgente, il respiro spezzato. Ero il loro spettatore. Il loro servo. Il loro verme. E lo amavo.
Ma Andrea non aveva ancora finito.
E nemmeno mia moglie