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La Mia Alunna - Pt. 2


di SebiBello
30.05.2018    |    26.282    |    6 9.5
"Lei mugolò (non so bene se di piacere o per l'interruzione) e non si alzò fino a che citofonarono di nuovo..."
Dopo l'avventura di quella mattina a casa mia le cose con Beatrice “precipitarono” velocemente. Da parte mia posso assicurarvi che ci fossero tutte le intenzioni a evitare situazioni che, essendo lei mia alunna e neo-maggiorenne, mi continuavano illogicamente a sembrare sbagliate. Lei invece aveva tutt'altra idea e anzi, pareva divertirsi a provocarmi. Sia chiaro, rispettava il mio essere suo insegnante e si impegnava durante le lezioni, ma poi si inventava sempre un modo per farmi perdere ogni inibizione e puntualmente si finiva con scopate memorabili. Nonostante l'intesa a letto fosse una bomba non avevo certo intenzione di una storia seria, né sembrava averne lei, probabilmente con la testa concentrata sulla maturità e sulla stupenda estate che si prestava ad iniziare.

Un sabato pomeriggio avevo approfittato dell'assenza dei suoi genitori per andarla a trovare a casa. Era fine maggio, le verifiche erano finite e ormai la sufficienza l'aveva portata a casa così non mi preoccupai nemmeno di portare la borsa per studiare. Le mie intenzioni erano chiare e mi resi conto subito che anche le sue lo erano, nel momento stesso in cui mi aprì la porta. Indossava una sorta di camicia da notte molto scollata, senza reggiseno che terminava con un pizzo ricamato a nemmeno metà coscia. Mi accolse con un sorriso radioso e non mi diede nemmeno il tempo di salutarla che già la sua lingua si faceva strada nella mia bocca, i nostri bacini spingevano l'uno contro l'altro e le mie mani stringevano quelle chiappe così sode. Avvinghiati e baciandoci come se non ci vedessimo da secoli ci trascinammo sul divano mentre lei armeggiava con i bottoni con i miei jeans. Intanto le avevo liberato le tette e giocavo con i suoi capezzoli, mordendoli e succhiandoli, lasciandole scappare di tanto in tanto qualche gemito. Mi fece allargare le gambe e si inginocchiò prendendomi le palle in mano e iniziando a massaggiarle dolcemente. Nel frattempo iniziò a baciarmi il pisello, a leccarne su e già i lati, prima di assaporarne in pieno la cappella.Era una sorta di “preliminare al preliminare” che a quanto pare le piaceva parecchio e a me faceva letteralmente impazzire. Mi ero appena tolto la camicia quando il cellulare di Beatrice iniziò a vibrare.

zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

Lei lo coprì con un cuscino e continuò il suo lavoro, iniziando a succhiare con più foga e muovendo la bocca su e giù sempre più velocemente. Ammetto che i suoi non è che fossero i pompini migliori della storia, aveva la bocca piccola e a malapena il mio cazzo riusciva ad entrare, tuttavia la sua voglia mi faceva mandare gli ormoni alle stelle. Intanto il cellulare continuava a vibrare e alla terza chiamata lei rispose, mettendo in vivavoce e continuando a segarmi e leccarmi piano piano.
“Ciao Amore come va?”
Dall'altro lato rispose una voce maschile, piuttosto nervosa:
“Bea ma dove cazzo sei? Non esci oggi?”
“Eh no te l'ho detto devo studiare!”
“Si e perché prima eri fuori con Anna? Non spararmi cazzate per favore”
“Oh ma che sei diventato uno stalker? Ma rilassati eh...”
Intanto aveva aumentato il ritmo e spesso aspettava qualche secondo prima di rispondere da quanto era presa a succhiare. In un fugace attimo di lucidità mi resi conto che non sarei durato molto così.
“Bea non ti sento bene ma dove sei?”
“Sono a casa, te l'ho detto!”
“Non so, sento dei rumori strani...smettila di dire balle”
“Oh ma che cazzo ora mi hai rotto! Ci sentiamo quanto ti sono passate queste paranoie”
E riattaccò. Io non persi tempo, la presi in braccio e le allargai le gambe facendola scendere sul mio cazzo. Lei non portava mutandine ed era già fradicia così che le fui dentro subito fino in fondo, facendole scappare un grido. Iniziai quindi a spingere, mentre lei assecondava il mio movimento: era già al limite dell'orgasmo, con io che le mordevo il collo e il seno e con le mani le allargavo le chiappe, sfiorando con le punte delle dita le labbra della sua vagina, da cui ad ogni colpo schizzavano alcune piccole gocce di piacere. Stavo proprio pensando a come fosse brava a far scivolare dentro e fuori tutto il pene, stringendo le gambe per sentire ogni vena quanto suonò il citofono. Lei mugolò (non so bene se di piacere o per l'interruzione) e non si alzò fino a che citofonarono di nuovo. Io la seguì e non appena prese in mano la cornetta le misi la testa fra le gambe, iniziando a leccare in profondità la sua passera e a mordicchiarle l'interno coscia.
“Chi è?”
“Beatrice sono io scendi”
“Primo non prendo ordini da te, secondo ti ho detto che non voglio parlarne”
La situazione non era proprio ideale ma lei sembrava tranquilla così continuai il mio lavoro, concentrandomi sul clitoride, che succhiavo e leccavo lentamente.
“Dai per favore sai che odio quando litighiamo!”
“No, ho detto di no!”
Dall'altro lato del citofono si sentì l'inconfondibile “clic” del portone che si apriva.
“E' appena uscita la Maestrelli, salgo!”
“Cazzo”, Beatrice attaccò risistemandosi il vestito e specchiandosi nello specchio li vicino per riordinare i capelli.
“Corri, nel mio armadio in camera!”
Col senno del poi avremmo potuto affrontare la situazione in ben altra maniera ma in quel momento non ebbi tempo per pensare, raccattai velocemente le scarpe e i pantaloni e corsi in camera. Il suo armadio aveva la cassettiera nella parte bassa così ero in una posizione scomodissima, mezzo seduto e mezzo in piedi. Fortunatamente le ante avevano quella classica struttura a “persiana” che mi lasciavano prendere aria fresca, mantenendomi comunque praticamente invisibile essendo seminascosto dai vestiti e più in alto della visuale di una persona comune.

In salotto poco a poco la situazione sembrava rasserenarsi dopo la tensione iniziale. Non sentivo bene ma Beatrice con la solita furbizia sembrava essere riuscita a sbolognarsi del tipo, ricordandogli che presto sarebbe tornato il padre.Intanto il mio soldato si era dato al riposo, tuttavia sentivo ancora i suoi umori addosso e questo mi lasciava addosso un eccitazione pazzesca. Dopo dieci minuti iniziai a non sentire più chiacchere così stavo per uscire quando sentii la voce di Beatrice molto più vicina di quanto mi aspettassi:

“No dai Amore, non abbiamo tempo”
“Dai, senti come ce l'ho duro! Poi so che hai voglia, ho sentito come sei bagnata...Lo sai che è la cosa migliore da fare dopo un litigio”
“Ok, ma una cosa super veloce però”

Poco dopo vidi i due entrare in camera, lei che lo spingeva verso il letto. Ma che diavolo le passava per la testa? Non poteva scoparselo di là? Mi spinsi contro la parete posteriore dell'armadio mentre il ragazzo si spogliava e lei si levava il vestito, rimanendo completamente nuda. Si sdraiò aprendo le gambe e lui le fu subito sopra, spingendo in fondo e veloce, come chi sa che deve finire rapidamente. Parlava e ansimava un sacco mentre lei lo accoglieva gemendo a bassa voce, ancora bagnata (almeno all'inizio) dal mio lavoro di poco prima. Lui era piuttosto scuro di carnagione, più alto di me ma anche troppo magro, decisamente un tipo poco atletico. Però sembrava saperci fare, la sbatteva a ritmo, alternando una posizione più eretta, durante al quale le stimolava le tette a una completamente addosso a lei, che a sua volta ne approfittava per morderli orecchie e collo.

Là nel mio angolo iniziai a rendermi conto che la situazione mi faceva incazzare. Intanto lei non mi aveva mai detto di avere il ragazzo, cosa che rendeva ancora più forte quella sensazione di “sbagliato”, ma soprattutto io ero lì con il pisello barzotto a vedere invece che a fare.

Intanto avevano cambiato posizione, lui era sdraiato con la faccia opposta all'armadio e lei gli era sopra, a smorzacandela, con un ritmo meno veloce rispetto a prima. Forse era stanca ma questa velocità era perfetta per godermi lo spettacolo delle sue grazie che si muovevano su e giù. Anzi, LEI era uno spettacolo, ne ammiravo le gambe sode, il triangolo ben curato di peli biondi, perfino i pochi rotolini di ciccia sulla pancia e quella espressione da donna in estasi. Anche quei fantastici occhi verdi sembravano ammiccare maliziosi. Anzi non sembravano, lo erano proprio: guardava me con lo sguardo voglioso e poco dopo si fece passare lentamente la lingua sulle labbra. Questa cosa riaccese l'ardore in me e mi trovai senza accorgermene con il mio cazzo in mano come se fosse di marmo.

“Oh quanto ti manca? Sai che dobbiamo finire...” La sentii mormorare tra i gemiti e gli ansimi.
“Sai cosa mi fa venire subito amore...”
Lei sembrò pensierosa ma poi accossentì.
Lei gli si mise davanti, mentre lui la cingeva da dietro, appoggiati su un fianco.
“De gustibus...” Pensai, non considerandola di certo la posizione più veloce per raggiungere l'orgasmo. Dalla posizione in cui ero vedevo solo le gambe e mezza pancia tuttavia mi accorsi subito che qualcosa era “strano”. Dapprima mi sorpresero i movimenti molto più lenti di prima, poi capii: il suo pisello non era nella sua passera, era nel suo buco proibito. Iniziai a segarmi con decisione mentre lui le infilava due, tre, quatto dita nella passera spingendo con il bacino fino in fondo. Lui gemeva sempre più forte, mentre lei sembrava in trance, con gli occhi chiusi e una mano a stringersi un seno. Dopo poco lui venne, rumorosamente, all'interno di lei, che si era portata l'altra mano sul pube e lo invitava a continuare. Dopo poco venne anche lei ed io insieme, con il suo mugolio di piacere che mi rimbombava in testa, rimbalzando tra i miei pensieri e rifiutando di smettere prima che l'ultimo dei miei schizzi colpisse il ripiano dell'armadio.

Beatrice si riprese in fretta e praticamente buttò fuori di casa il tipo che, probabilmente spaventato dal possibile arrivo del padre, se ne andò, non senza qualche lamentela. Era così odioso che mi stavano decisamente passando i sensi di colpa per essermi fatto varie volte la sua morosa. Non appena udii la chiave della porta uscii dal mio nascondiglio: una netta chiazza di sborra giaceva su una delle felpe di Beatrice ma ad eccezione di questo tutto era in ordine, anche perchè buona parte era caduta sul mio cazzo e sulla mia pancia. Notai che sorprendentemente il mio cazzo era ancora in tiro e alzando lo sguardo vidi che Beatrice era tornata e sogghignava.
“Finalmente un po' di sborra da gustare! Quel maleducato del mio moroso non me ne ha data nemmeno un po'...
Mentre concludeva la frase si inginocchiò e iniziò a pulirmi l'asta dal pasticcio che mi aveva fatto combinare...
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