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Una cognata assolutamente insopportabile - Pt2


di SebiBello
07.10.2020    |    21.828    |    2 9.8
"Ora però era tutto diverso, avrebbe fatto tutto quello che avrei voluto..."
Nei mesi successivi all'incontro tentai di evitare il più possibile di incontrare Laura tuttavia era pur sempre la sorella della mia fidanzata, quindi per un motivo o per l’altro me la trovavo sempre tra i piedi. Le prime volte fu molto imbarazzante, faticavo anche a guardarla e mi sentivo avvampare ogni volta che compariva sulla porta, temendo fra l’altro di essere scoperto a causa di queste reazioni. Lei per fortuna per una volta si comportò in modo maturo, senza mostrare imbarazzo e soprattutto senza cambiare il suo modo di approcciarsi a me. Ricominciammo pure a bisticciare e poco a poco la situazione tornò alla normalità anche per me: il ricordo di quell'esperienza era indelebile nella mia memoria ma il mio inconscio lo aveva ormai bollato come un singolo “errore”, che non sarebbe più ricapitato. Poi però, una sera dello scorso settembre, le cose precipitarono di nuovo.

Laura aveva invitato Mara, me e alcuni amici in comune a cena a casa sua, in quanto voleva testare i risultati dell’ultimo corso di cucina che aveva frequentato. La serata passò piacevole, tra bottiglie di vino e ottima cucina, con piatti ricercati che devo ammettere apprezzai molto. Proprio uno di questi fu però la scintilla che scatenò l’esplosione. Nel dare la torta alla mia ragazza infatti Laura si lasciò andare in uno dei suoi insopportabili commenti:
“Tranquilla Mara, l’ho fatta con panna vegetale e ingredienti fit. Puoi mangiarla senza paura di ingrassare ANCORA”.
Ancora? Ma stiamo scherzando? Come vi avevo raccontato la mia ragazza preferisce di sicuro un buon libro ad una corsa e, sebbene certamente non sia grassa, è oggettivamente qualche chilo sovrappeso. Niente di grave, anzi secondo me ha delle curve invidiabili, tuttavia lei ha sempre un po’ sofferto di questa situazione, specie in relazione al fatto che la sorella fin da giovane ha avuto un fisico estremamente tonico. Mara finse di sorridere al commento ma la conosco da anni e subito mi accorsi che ci era rimasta male, anzi mi parve addirittura che avesse gli occhi lucidi. Non ci vidi più. Scatenai una tremenda lite con Laura, accusandola di essere un egoista egocentrica e di non meritare l’affetto di nessuno. Volarono parole davvero grosse tanto che ad un certo punto il ragazzo di Laura, un mio amico di nome Marco, mi trascinò fuori dalla casa per una passeggiata e calmarmi.

Riuscì nell'intento ma me ne tornai dritto a casa e rimasi irascibile tutto il giorno successivo, anche a causa di alcuni problemi sul lavoro che mi costrinsero a diverse ore di straordinario. Uscito tardi dall'ufficio decisi quindi di andare a sfogarmi in palestra: dopo un paio di serie di addominali e di panca stavo già meglio, quando scorsi sul tapis roulant una chioma bionda che conoscevo e un lato B che ha pochi eguali: era Laura. Di colpo mi tornò il nervoso della sera prima ma decisi di ignorarla e di sfogarmi negli esercizi. Mi concentrai così tanto sull'allenamento che non mi accorsi del tempo che passava, fino a quando mi trovai dinanzi il proprietario della palestra che mi guardava ridendo, già con il casco in mano e pronto per uscire. Mi disse:
“Finisci pure con calma, tua “cognata” ha le chiavi potete uscire insieme”.
Mi guardai intorno e vidi che eravamo rimasti solo io e lei, così finii l’esercizio e mi avviai verso gli spogliatoi dei maschi, in modo da non incrociarla. Ero appena entrato in doccia quando sentii la porta degli spogliatoi aprirsi e qualcuno entrare. Nemmeno il tempo di chiedermi chi fosse che ecco comparire sull'uscio delle docce Laura, con il viso ancora arrossato per lo sforzo e coperta solo da un accappatoio bianco.

Feci per protestare ma lei fu più veloce:
“Dai non rompere, di là l’acqua è fredda so che qui è sempre calda”. Si tolse l’accappatoio e rimase nuda. Era incredibile come, avendola vista senza vestiti una sola volta, mi ricordassi perfettamente tutte le sue forme: il suo collo, il ventre piatto, la pelle bianchissima e quel neo vicino al seno… Tempo due secondi e avevo un’erezione da record. Mi spostai nella doccia più lontana dall'entrata e mi girai verso il muro, sperando che non se ne fosse accorta. Mi lavai velocemente per scappare il più presto possibile ma mentre mi insaponavo i capelli sentii il suo dito sulla spalla. Era molto più vicina di quello che avrebbe dovuto e scendendo con il dito dalla spalla ai pettorali mi disse all'orecchio:
“Ti arrabbi tanto se faccio notare a mia sorella che è grassa ma tu sei l’opposto. Sono mesi che penso ai tuoi addominali…”
Tentò di scendere con la mano verso il basso ma la scostai e senza dire una parola uscii dalle docce, ancora mezzo insaponato, riempiendo di gocce mezzo spogliatoio. Non riuscii però ad evitare un ultimo sguardo dietro di me: lei mi guardava con un’espressione strana, forse offesa, con una mano ancora innaturalmente sollevata. Notai che a differenza dell’ultima volta ora era completamente depilata. Dio mio quanto era bella.

Mi asciugai velocemente e nello specchio vidi che effettivamente ero particolarmente in forma: l’allenamento era stato molto intenso e tutti i miei muscoli erano in tensione. Perfino il pene (inutile dire che l’erezione non era passata) sembrava più grosso del solito, con le vene che sembravano dover esplodere lungo tutta la sua lunghezza. Mentre facevo questi pensieri la vidi arrivare sullo sfondo dello specchio, camminava verso di me e aveva messo l’accappatoio ma lo aveva lasciato aperto, così che potevo vedere le gocce che si asciugavano sul ventre, sul seno, sull'inguine...
Si sedette su una panca e mi disse:
“Ok, non mi vuoi. Allora parliamo di ieri”
Si era messa a cavalcioni della panca a gambe larghe, così da mostrare in tutto il suo splendore il suo frutto proibito che non riuscivo a smettere di guardare.

Di nuovo ebbi quella sensazione di mente annebbiata, evidentemente il sangue ormai fluiva solo a sud…
“Si ecco ok…abbiamo esagerato tutti e due no? Dai facciamo finta che non sia successo nulla, amici come prima”
Lei mi guardava con la bocca semi aperta, divertita. Vidi che lanciava un’occhiata al mio amico, mannaggia a lui, ancora incredibilmente duro. Rispose maliziosa:
“Come prima?”.
Avrei voluto saltarle addosso, sentirla aprirsi sotto di me, assaporare la sua pelle ma il pensiero di Mara mi fece ridestare e provai un ultimo tentativo di fuga:
“Sisi dai come prima, ora ti saluto. Devo scappar…”

Non riuscii nemmeno a terminare la frase, lei aveva allargato ulteriormente le gambe e con una mano aveva iniziato a stimolarsi il clitoride. Tutti i miei pensieri sparirono. Le paure, il senso di colpa, nulla esisteva più al mondo se non quello spogliatoio deserto. Eravamo solo io, lei, il suo corpo e il mio, la voglia di toccarci, unirci, diventare un’unica entità fino a che il fisico ce lo avrebbe permesso. Mi avvicinai e lei mi prese subito il cazzo in bocca. Succhiava avidamente con foga, alternando leccate alla cappella a succhiate più profonde. Era stupenda, concentrata, golosa, così eccitata che mentre mi succhiava faceva avanti e indietro con il bacino, stimolandosi con l’accappatoio steso sulla panca. Iniziò a mugolare e mi accorsi del potere che avevo raggiunto su di lei. Di solito era Laura a dettare il gioco, a provocarmi e a tenermi in pugno. Ora però era tutto diverso, avrebbe fatto tutto quello che avrei voluto.

La presi e la girai quindi a pecorina, volevo godermi quel sedere che a cui tanto teneva: era davvero perfetto! Mi abbassai e iniziai a restituirle il favore: avevo voglia di sentire il suo sapore, di sentirla sgocciolare e farle perdere il controllo. La leccai a lungo, stimolandola poi con le dita, infilandone prima una, poi due, poi tre….Venne quando misi anche il quarto dito, continuando a gustarmi con la lingua il clitoride come potevo in quella posizione decisamente scomoda. Quando il tremolio delle sue gambe si attenuò mi alzai e la penetrai con forza. Lei si irrigidì, sorpresa, ma rimasi dentro, fino in fondo, fino a che sentii i suoi umori colarmi sulle cosce e lei iniziare a muoversi per accogliermi. Con una mano le presi il collo e lo spinsi verso il basso così che mentre la prendevo da dietro potevo ammirare completamente la sua schiena, il sedere e quei fianchi perfetti che parevano delicate pennellate di un artista.

Non l’avevo vista così docile: alternavo spinte più lente e profonde ad altre più brevi ma intense e lei assecondava il mio ritmo gemendo piano. Ogni tanto si girava e mi guardava, non riuscivo a capire cosa pensasse perché sembrava incapace di proferire parola. Ad un certo punto uscii da lei e mi alzai. Lei mi abbracciò e famelica cercò la mi lingua: ci baciammo profondamente e a lungo, sembrava non volessimo staccarci mai. Intanto con le unghie pareva volermi staccare la carne da tanto mi stringeva le spalle e la schiena.
Allargò quindi una gamba e la appoggiò sulla panchina mentre con una mano mi guidava di nuovo dentro di se. Era una posizione strana, insolita per me che ero ben più alto di lei, sinceramente abbastanza scomoda. Tuttavia la sentivo bagnata e stretta come mai, percepivo che entravo più difficilmente rispetto a prima ma anche che questo le piaceva un sacco. Iniziò a sussurrare parole e frasi sconnesse:
“Si, siiii…ti sento, sento le vene, sono piena….siiiii”
Stava davvero perdendo il controllo e questo mi faceva impazzire. Sentii che stavo per venire, ma prima volevo quanto mi aveva promesso la scorsa volta.

La spinsi di nuovo a pecorina sulla panchina e lei non si oppose. Solo quando sentii che le inumidivo il buchetto con la saliva parve capire. Mi guardo per un secondo senza dire nulla mentre lubrificavo il “mio amico” con la saliva, sembrava divertita. Quando le appoggiai il cazzo sul buco mi fece un cenno con la testa, limitandosi a dirmi: “Fai piano”.
Non me lo feci ripetere due volte. Entrai lentamente ma inesorabilmente, poco alla volta, centimetro dopo centimetro. Laura sembrava in un’altra dimensione, gemeva sempre più forte, con il respiro che le si faceva corto e affannoso. Quando le fui dentro fino alla base iniziai a muovermi ritmicamente, rimanendo quasi interamente dentro di lei e limitandomi a spingere più in fondo con dei colpi di reni. Lei sussurrava parole sconnesse tra i gemiti:
“Piano, siii….piano, piano, resta dentro,…siiii”
Mi sembrava di essere fuori di me, spinto da una bramosia che raramente avevo provato prima. Le tirai i capelli e mi avvicinai per sussurrargli all'orecchio:
“Toccati dai, voglio sentire venire di nuovo”
Lei obbedì e i suoi gemiti aumentarono:
“Siii, si, sisisi, spingi, forza….vienimi dentro, voglio sentirti venireeee”
A queste parole raggiunsi il culmine e le venni copiosamente dentro, continuando a spingere più e più volte mentre venivo. Mi accorsi che si stava ancora sditalinando e in pochi secondi venne nuovamente, mentre ancora io ero fermo dentro di lei. Ero esausto ma non così tanto da perdermi la scena che mi si parò davanti agli occhi quando mi ritirai: era ancora piegata a novanta, il buchino e la figa totalmente aperti, la sborra che le colava sulle cosce…

Si alzò senza curarsi degli umori di entrambi che cadevano sul pavimento, si girò verso di me e ridendo mi disse:
“Ogni promessa è debito, stronzo”
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