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La moglie del mio capo


di mikilio81
12.12.2010    |    44.568    |    0 7.4
"Così la troia, ubriaca ed eccitata, si alzò per andare in bagno..."
Questa storia che sto per raccontarvi è assolutamente reale ed è avvenuta circa 5 anni fa quando arrivato a milano ero alla mia prima esperienza lavorativa e la mia azienda organizzava la classica cena natalizia, io ero il più giovane ed un po’ la mascotte dell’ufficio composto per lo più da gente grande. La protagonista della storia era l’allora moglie del mio capo, 46enne e malata di sesso, grande ninfomane.

Tutto ebbe inizio quando il capo volle organizzare una cena con tutti i dipendenti per festeggiare le feste. Era il 20 dicembre e ad accompagnarlo c’era la moglie,solo dopo seppi che si chiamava Clarissa -. Una splendida bionda, sensuale. Era abbronzatissima (frutto di molte lampade), con un vestito rosso stretto,con una trasparenza davanti che metteva in risalto l’enorme seno,una quinta, e la spaccatura dietro che mostrava le sue lunghe e affusolate gambe coperte da calze nere di naylon con un ricamo sul polpaccio che solo a vederle mi avevano fatto venire le vertigini. Appena arrivò, mi colpì per il suo profumo e per l’abbigliamento. Gli occhi caddero sul seno e sul suo immenso sedere, indossava scarpe con tacco 12. Eravamo seduti di fronte e per il primo quarto d’ora della cena non faceva altro che lanciarmi sguardi conturbanti e sorrisi smaglianti. Non nascondo che mi imbarazzava, perché essendo io l’ultimo arrivato anche l’attenzione di tutti gli altri era rivolta a me. Poi durante la cena le cadde una posata sotto il tavolo e mi guardò.
“La prendo io, non si scomodi” dissi, e mi chinai sotto il tavolo.
Appena infilata la testa, la sorpresa. Aveva sfilato le scarpe e mi apriva le gambe. Indossava intimo rosso, ed una leggera peluria bionda si intravedeva appena fuori dalla striminzita mutanda. Ma la cosa che più mi eccitò fu che appena chinato per raccogliere la forchetta lei mi poggiò un piede sul viso, ed io istintivamente aprii la bocca portandolo alle labbra. Accadde in una frazione di secondo: avidamente le morsi le dita e succhiai profondamente, lei inizio a strusciarmi il nailon delle sue calze sul collo.
“Allora l’ha trovata la forchetta” disse il capo, “eccola” risposi ritornando su.
Riprendemmo a cenare, ma all’improvviso sentì qualcosa appoggiarsi sulla pantaloni. Lei, mi aveva allungato il piede sul cazzo, guardandomi con un’espressione da vera troia. Cominciò a spingere freneticamente facendolo diventare durissimo con pochi colpi. Ero davvero eccitato, al punto che persi i freni inibitori e lo tirai fuori, tanto c’era la tovaglia a coprire tutto. Con un’abilità sconcertante andando su e giù mi accarezzava il pene con il suo piede ed appena poteva si mordeva le labbra. Stavo per godere quando il capo mi chiese “allora come ti trovi da noi”; mi ricomposi a fatica, risposi “che stavo benissimo” e la zoccola sorrise ma siccome il giochino stava diventando pericoloso, scansai il piede e rimisi il pene nei pantaloni, fortunatamente nessuno aveva notato nulla. Intanto tutti stavano bevendo fiumi di vino rosso e la signora non perdeva occasione per riempirmi il bicchiere cercando di farmi ubriacare; l’effetto fu che al posto di farmi ubriacare finì per ubriacarsi e il suo viso ed il suo collo erano colore del vestito. Così la troia, ubriaca ed eccitata, si alzò per andare in bagno. Dopo due minuti il proprietario del locale mi chiamò dicendomi che mi desideravano al telefono, io un po’ stranito gurdai il cellulare che aveva campo, in ogni caos andai a rispondere. Era Clarissa che dalla toilette delle donne aveva telefonato con il suo cellulare: “Sbrigati vieni nel bagno delle donne. Sono nell’ultimo bagno. Mi hai fatto eccitare, muoviti, altrimenti pianto una scena incredibile e ti faccio licenziare da mio marito dicendo che mi sei saltato addosso”. Non me lo feci ripetere e raggiunsi di corsa il bagno. Aveva la gonna sollevata. Mi afferrò per la testa e si fece leccare la figa, già bagnata, i suoi umori erano davvero indescrivibili, iniziai a leccare come un forsennato, la mia lingua si incuneava tra le grandi labbra come il coltello nel burro, lei non contenta inizio a spingere con le mani la testa tra la fica stavo quasi per soffocare, mi venne in bocca dopo nemmeno un minuto. Subito dopo mi spinse contro la porta e iniziammo a baciarci appassionatamente, nel mentre mi accarezzava il pene da sopra i pantaloni subito dopo s’inchinò e mi tirò fuori il membro già duro. Se lo infilò in bocca e disse: “che bella verga da quando eravamo a tavola che sogno di farlo. Mi fa impazzire”. Prese a succhiarlo come un’ossessa mentre gemeva e diceva “sbrigati a venire non abbiamo tempo”. E nel succhiare lo tirava fuori, faceva scendere un filo di saliva sulla cappella, e poi riprendeva. Non vi dico la sensazione che provai. Lo stringeva forte tra le labbra e succhiava solo la cappella. Non ci volle molto che esplosi e lei non stacco mai la testa dal mio cazzo mentre i fiotti caldi di sperma le riempirono la bocca. Ingoiò tutto Poi con la mano si pulì le labbra si aggiusto le mutande e disse: “Un cazzo così duro non lo provavo da anni, ha scelto bene questa volta quel rincoglionito di mio marito”.
Ci ricomponemmo e prima di tornare a tavola mi disse: “Da oggi in poi sei di mia proprietà devi fare quello che dico io e quando vorrò. Altrimenti ti faccio licenziare in tronco dicendo che mi hai fatto delle avance”.
Così dicendo voltò le spalle e tornò a tavola, io ci misi un altro pò a ricompormi, sembrava mi avesse succhiato l’anima, inoltre ero davvero preoccupato per le sue minacce. Tornato a tavola nessuno notò niente e lei fu la prima a chiedermi ad alta voce quando mi sedetti:
“Chi era al telefono. Mica è successo qualcosa di grave a casa?”.
“Mia madre ha avuto un malore – dissi ma è tutto sotto controllo”.

Da allora ci siamo incontrati molte altre volte, se vi è piaciuto il racconto scrivetemi che andrò avanti fino all’epilogo. [email protected].
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