tradimenti
Il Gioco del Desiderio,12

03.07.2025 |
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"La sincerità era diventata la base del loro nuovo equilibrio, così, dopo un attimo di esitazione, iniziò a raccontare la sua giornata..."
PROLOGO:Carlo provava un’emozione strana, a metà tra gelosia e desiderio, senza rabbia ma con farfalle nello stomaco che lo facevano rabbrividire. Il suo cervello gli ordinava di fermarsi, ma quella sensazione aumentava solo la sua eccitazione.
Per Silvia, quella settimana segnò una svolta: scoprì un desiderio nascosto, a lungo represso dai genitori severi che le avevano insegnato che il sesso serviva solo a fare figli. Ora sentiva crescere dentro di sé una sensualità nuova e insaziabile, che la spaventava ma non poteva ignorare. Il “Genio” era finalmente fuori dalla bottiglia.
CIRCA UN MESE DOPO... Alessandro
Quando Silvia entrò in aula all’università quel lunedì mattina, il solito rumore si spense all’improvviso. Sentiva gli sguardi di più di sessanta studenti fissi su di lei, una pressione che le faceva accelerare il battito. Camminava lentamente verso il podio, consapevole di ogni movimento del suo corpo. Le sue cosce nude si sfioravano delicatamente sotto le calze di nylon che le coprivano fino a metà coscia, mentre i capezzoli si premevano contro la seta leggera della camicetta, creandole un brivido. Finalmente Claudio era riuscito a convincerla a cambiare modo di vestirsi, a mostrare quella parte di sé più femminile e sensuale che aveva sempre nascosto. In quel momento si sentiva viva, eccitata da quel silenzio carico di attenzioni e dalla consapevolezza del potere che il suo corpo esercitava su quegli sguardi.
Mentre era in piedi davanti all'aula gremita, sentì un leggero brivido attraversarla al pensiero di essere praticamente nuda sotto la minigonna e la camicetta scollatissima. I suoi capezzoli si indurirono e un tremito la percorse mentre guardava la classe. Era così emozionante vedere gli occhi dei ragazzi, e sì, anche delle ragazze, fissi sul suo seno appena coperto. Piccoli brividi di brividi le percorrevano l'inguine. Pur sapendo che il suo abito era inappropriato, l'eccitazione che la percorreva oscurava i suoi dubbi.
“Bene, allora iniziamo”, annunciò Silvia, rompendo il silenzio con voce decisa. Per trenta minuti guidò la lezione, poi assegnò un compito agli studenti. Mentre loro si concentravano, lei si muoveva lentamente tra i banchi, fermandosi dietro le spalle di qualcuno per controllare i progressi.
Silvia si muoveva tra i banchi, il rumore dei tacchi che scandiva il ritmo di un desiderio crescente. Si chinò accanto a uno studente che sembrava in difficoltà, appoggiando una mano leggera sulla spalliera della sedia, piegandosi appena per leggere il foglio sul banco.
Lui non parlò subito. Invece, mentre lei cercava di spiegargli un passaggio, il suo braccio si sollevò appena, e poi, con un movimento lento e sicuro, le sfiorò la coscia, scivolando appena sopra la sottile barriera delle calze. Silvia trattenne il fiato, colta alla sprovvista da quel contatto tanto audace quanto sottile. La pelle le formicolava. Il gesto era ambiguo: troppo preciso per essere davvero accidentale, troppo leggero per poterlo accusare apertamente.
Quando sollevò lo sguardo per incrociare il suo, lui la stava già osservando. Non con l’imbarazzo tipico di uno studente colto in fallo, ma con una calma glaciale e uno sguardo profondo, quasi di sfida. I suoi occhi parevano dirle: “Ti è piaciuto?”
Silvia avvertì un’ondata calda salire lungo l’interno delle cosce. La gola secca. Era lì, in piedi, vestita in modo troppo audace, troppo scoperta e ora, toccata. Guardata. Desiderata. E peggio ancora, desiderante.
Mentre Silvia guidava verso casa quel pomeriggio, la mente correva più veloce dell’auto, persa in un turbine di fantasie. Gli sguardi insistenti, i tocchi sfiorati, la seta sulla pelle, tutto tornava a galla con una nitidezza quasi tattile. Le cosce si serravano da sole, in cerca di un sollievo che non arrivava, mentre sentiva le labbra intime pulsare, gonfie di desiderio. Istintivamente si premeva contro il sedile, sfiorandosi senza accorgersene, cercando di placare quel bisogno che cresceva dentro di lei da ore. La giornata era stata troppo frenetica per concedersi anche un attimo, e ora quel piacere negato bussava con insistenza, reclamando attenzione. Non vedeva l’ora di varcare la porta di casa e finalmente lasciarsi andare.
Silvia percorreva una strada di periferia senza nemmeno accorgersene, come sospesa in una trance. La mente era altrove, immersa in un sogno a occhi aperti carico di fantasie sensuali che le offuscavano ogni altra percezione. Era così immersa nei suoi pensieri che si ritrovò ferma a un semaforo senza ricordare come ci fosse arrivata.
Fu allora che, alzando lo sguardo, qualcosa catturò la sua attenzione dall’altro lato della strada: un’insegna luminosa, un cinema. Un brivido le attraversò la schiena quando riconobbe le luci intermittenti tipiche di un cinema a luci rosse. Restò lì, immobile, mentre l’immaginazione cominciava a galoppare di nuovo, più audace che mai. Sul grande cartellone campeggiava, in lettere provocatorie, il titolo: “MOGLI SFACCIATE E TROIE”. Fu come se una forza invisibile la guidasse: sterzò decisa svoltò nel parcheggio e parcheggiò l'auto.
Rimase seduta per un attimo, confusa, a chiedersi cosa stesse facendo davvero. Poi, con un respiro profondo, scese dall’auto. Le gambe le tremavano leggermente mentre si avvicinava all’ingresso del cinema, facendo il giro dell’edificio con lo sguardo attento, inquieta per l’aspetto trascurato del quartiere. Pagò il biglietto in fretta, evitando di incrociare gli occhi del cassiere, e aspettò con impazienza che l’anziano addetto le porgesse quel piccolo rettangolo di carta. Alla biglietteria si voltò istintivamente, come se temesse di essere seguita, colta sul fatto. Quando finalmente stringeva il biglietto con una mano tremante, si affrettò a entrare. Superò il bar senza fermarsi, ansiosa di lasciarsi alle spalle la luce esposta della biglietteria, e si immerse nel buio protettivo della sala, dove l’aria era densa e carica di un’eccitazione silenziosa.
Mentre i suoi occhi si adattavano lentamente all’oscurità, Silvia avanzava lungo il corridoio con passi cauti, quasi trattenendo il respiro. Il film era già iniziato, e nella sala regnava un silenzio teso, interrotto solo dai suoni ovattati provenienti dallo schermo. Alzò lo sguardo, e sussultò. Le immagini davanti a lei erano esplicite, crude, cariche di un erotismo sfacciato che le colpì allo stomaco. Il cuore accelerò, una scossa calda le attraversò il ventre. Non era preparata a quel genere di intensità, eppure restava lì, incollata a quelle scene, come se qualcosa dentro di lei rifiutasse di voltarsi altrove. In una forma più grande del normale, una donna stava succhiando il pene di un uomo, infilandoglielo fino in gola finché i testicoli non le schiaffeggiarono il mento.
Silvia si fermò, restando immobile nel mezzo del corridoio, completamente catturata dalle scene esplicite sullo schermo. Osservò finché il ragazzo non tirò fuori un pene incredibilmente lungo dalla bocca della ragazza e le spruzzò il suo sperma in faccia. Rabbrividì e guardò il suo sperma gocciolare dal viso sorridente della ragazza. Poi, all’improvviso, si accorse di essere rimasta lì, in piedi, fuori dalla sala, a fissare senza fine quelle immagini. Con un lieve sobbalzo, si voltò finalmente e si inoltrò nella penombra della sala buia.
Quando gli occhi di Silvia si abituarono alla luce intensa dello schermo, notò una decina di uomini sparsi nella sala, accasciati sulle poltrone, immersi nelle immagini. Scelse un posto in una fila vuota al centro, lasciandosi cadere con un sospiro, sperando di restare inosservata.
Era una follia totale, si ripeteva. Doveva essere pazza a guidare in quella zona della città, figuriamoci a entrare da sola in un cinema porno. Eppure, nonostante tutto, il suo cuore batteva forte, carico di un’eccitazione nascosta che la spingeva a fissare il grande schermo con un’intensità che la sorprese.
Silvia si lasciò andare un po’ nella relativa sicurezza del suo posto, fissando lo schermo. Il dialogo era banale, ma la trama era chiara: uomini che trovavano piacere nel vedere le loro mogli fare sesso con altri. Pensò che, se esistevano film su quel tipo di relazioni, non doveva essere così raro o scandaloso. Un sorriso le sfiorò le labbra mentre le scene si susseguivano, ognuna più audace e trasgressiva della precedente, mostrando perversioni di ogni tipo. L’eccitazione dentro di lei cresceva senza tregua, palpabile ad ogni immagine, ad ogni sospiro che arrivava dal grande schermo. Osservò affascinata due uomini che scopavano una minuta ragazza bionda, con entrambi i peni nella sua vagina contemporaneamente.
“Non è possibile”, pensò Silvia, mentre la mano scivolava quasi da sola verso un seno appena coperto. Il capezzolo reagì subito, indurendosi sotto le sue dita con un brivido. Gli occhi restavano fissi sullo schermo, ipnotizzati, ignara che due uomini si fossero avvicinati nella sua fila, pochi posti più in là. Quando finalmente notò quel movimento laterale, si voltò nervosa in entrambe le direzioni, sentendosi improvvisamente intrappolata. Per un attimo le venne voglia di gridare, ma quando non videro alcun segno di minaccia né un ulteriore avvicinamento, si lasciò andare a un respiro più lento e i suoi occhi tornarono all’immagine sullo schermo. Ora un uomo di colore stava penetrando il deretano di una bella donna bianca, mentre il marito della donna sedeva su una sedia e guardava.
Silvia sentì il polso accelerare mentre guardava il pene gigantesco allargare la giovane donna. Sebbene sembrasse che la ragazza dovesse provare dolore, sorrise e premette il sedere contro il grosso membro nero.
Pochi secondi dopo, Silvia lanciò un altro sguardo rapido ai lati e sussultò: entrambi gli uomini avevano il pene scoperto, accarezzandolo con una sicurezza sfacciata. I suoi occhi si spalancarono, sorpresa e un brivido la attraversarono di fronte a quell’audacia così esplicita. Si accorse allora che loro potevano percepire il suo sguardo, e quel pensiero le fece salire un calore intenso. Quando però non fecero alcun passo verso di lei, comprese che era un gioco sottile, una sfida mossa da un’intesa silenziosa. Immaginò con un fremito che, se solo avesse lasciato intendere un segnale, quegli uomini si sarebbero avvicinati, invadendo il suo spazio con desiderio.
Seduta rigida, le mani strette ai braccioli della poltrona, il respiro le si fece più corto mentre il suo sguardo oscillava tra lo schermo e quegli uomini audaci. Col passare dei minuti, la tensione si sciolse lentamente in un sorriso malizioso che le sfiorò le labbra, mentre un pensiero proibito le incendiava la mente. Tra le cosce, la sua vagina pulsava con una dolcezza quasi dolorosa, un richiamo irresistibile che la consumava dall’interno.
Ignorando ogni avvertimento della sua mente razionale, Silvia allungò una mano tremante e cominciò a sbottonarsi lentamente la camicetta. Le dita, nervose ma decise, si muovevano con cura su ogni bottone. Un gemito trattenuto le sfuggì dalle labbra quando l’ultimo bottone si staccò, lasciando la camicetta aperta, sospesa solo dai suoi capezzoli turgidi e sensibili. Il cuore le martellava forte, tanto da sentirne il battito nelle tempie, mentre un sottile rivolo di sudore le scivolava tra i seni scoperti.
La sua mente la supplicava di fermarsi, ma l’eccitazione aveva ormai il controllo. Con un respiro profondo, cedette alla tentazione e tirò i lembi della camicetta ai lati, liberando completamente il petto. L’aria fresca che le accarezzò la pelle le fece venire la pelle d’oca, un brivido leggero le corse lungo la schiena. Ora, poteva vedere chiaramente gli uomini nella sala che si spostavano, cercando una posizione migliore per ammirarla, catturati dalla sua audace rivelazione.
In un'incredibile dimostrazione di lussuria, Silvia sollevò i piedi sul sedile di fronte a sé e allargò le gambe, lasciando cadere la gonna sui fianchi e scoprendo la vagina depilata. Una mano iniziò a pizzicare un capezzolo già duro e l'altra le si infilò tra le cosce. Gemette di eccitazione e tremò di paura mentre gli spettatori del cinema si radunavano intorno a lei, rimanendo comunque a diversi posti di distanza. Aveva gli occhi spalancati dallo stupore mentre fingeva di guardare il film. Tuttavia, poteva vedere tutto ciò che accadeva intorno a lei. Nel giro di pochi secondi, ogni uomo aveva il pene fuori e lo stava masturbando in modo osceno. Poteva sentire i loro occhi sulle sue parti intime. Mi stanno guardando mentre mi masturbo, pensò eccitata mentre le sue dita iniziavano a emettere suoni di suzione tra le gambe.
Improvvisamente, non ci fu più la pretesa che qualcuno stesse guardando il film. L'ampia sala si riempì dei gemiti sommessi degli uomini e del rumore di mani che si muovevano frettolosamente sui peni.
Silvia faticava a credere a quello che stava facendo. Eppure, eccola lì, professoressa universitaria, moglie rispettabile, seduta in un cinema sporco, abbandonata a un gioco proibito che la stava risvegliando come mai prima d’ora, e a masturbarsi sotto gli occhi di un gruppo di pervertiti. “Chi è la pervertita?”, pensò. Si sentiva una vera sgualdrina. La sua mente le urlava di smettere con quella follia, ma le sue dita non volevano ascoltarla.
Le sue dita si muovevano rapidamente dentro e fuori dalla sua figa bagnata mentre i suoi occhi si spostavano da un pene pulsante all'altro. Non cercava più di nascondere il fatto di sapere cosa stessero facendo. I suoi occhi scrutavano la stanza buia, osservando le mani che si muovevano rapide su organi pulsanti. Non guardò mai i volti degli uomini. Tutto il suo mondo era costituito dalle sue dita e dai peni pulsanti puntati su di lei.
I peni erano di tutte le forme e dimensioni, alcuni grandi e altri piccoli. Intorno a lei c’erano una decina di uomini. Silvia rabbrividì al solo pensiero che la sua austera madre potesse scoprire che lei li aveva visti mentre si masturbavano.
Poco dopo, Silvia sentì un forte gemito. Guardò lo schermo, ma si rese conto che era l'uomo accanto a lei che stava raggiungendo l'orgasmo. Si voltò giusto in tempo per guardare il suo pene pulsare e iniziare a spruzzare il suo liquido. Era quasi come se il suo orgasmo stesse avvenendo al rallentatore. Poteva vedere il denso liquido bianco schizzare fuori dalla testa e oltrepassare il bracciolo della sedia vuota accanto a lei, schizzando sulla seduta. Pensò brevemente alla persona successiva che avrebbe occupato quella sedia. Poi un altro gemito attirò la sua attenzione mentre lui spruzzava il suo sperma sul pavimento. Poi, uno dopo l'altro, gli uomini raggiunsero l'orgasmo, gemendo e spruzzando il loro liquido. Due di loro le colpirono persino la gamba coperta di nylon.
All’improvviso, l’aria nella sala si fece rovente, carica del profumo denso del sesso e dei gemiti profondi degli uomini intorno a lei. Silvia sentì la sua vagina pulsare con una forza quasi dolorosa, mentre i muscoli delle gambe si irrigidivano e si allungavano lentamente sul sedile davanti. Con un gesto istintivo, strinse il capezzolo turgido tra le dita, affondando con crescente ardore le mani nel suo buco caldo e umido. I suoi fianchi si sollevarono con una fragilità e un’intensità incredibili, e un urlo di piacere sfuggì dalle sue labbra, sovrastando i gemiti degli altoparlanti. Il corpo si contorse, travolto da un’onda di piacere violenta e travolgente, senza controllo. Scivolò lentamente più in basso, fino a ritrovarsi con le gambe sollevate e spalancate, esposte in modo audace e irresistibile. I suoi fianchi ondeggiavano con un ritmo crescente, cercando e incontrando le dita che penetravano profondamente, finché infine cedette, ricadendo sul sedile con gli occhi chiusi, il respiro affannoso e il cuore che batteva selvaggiamente, completamente consumata dall’estasi.
Le luci della sala si accesero improvvisamente, segno che il film era finito. Silvia sentì il rumore degli uomini che si alzavano di corsa, accompagnato dal fruscio delle cerniere lampo che si tiravano su in tutta la stanza. Quando riaprì gli occhi, gli uomini erano spariti, come insetti che svaniscono alla luce. Alcuni erano tornati ai loro posti, altri sembravano essere già andati via. L’intera scena si era svolta in pochi minuti, lasciandola con una sensazione bizzarra, quasi surreale.
Un’ondata di imbarazzo la fece arrossire. Si sistemò i vestiti con fretta e si diresse verso l’uscita, tenendo la testa bassa mentre attraversava l’atrio e passava davanti alla biglietteria. Aveva l’impressione che tutti gli occhi fossero puntati su di lei, come se ognuno conoscesse il segreto di quella notte, come se tutti sapessero cosa aveva appena fatto.
Silvia sentiva la sua vagina gonfia pulsare ancora mentre guidava verso casa. Tuttavia, gradualmente, l'imbarazzo e la paura scomparvero, sostituiti da una strana soddisfazione. Un sorriso le illuminò le labbra per la totale follia della situazione e scoppiò a ridere ad alta voce. Dio, cosa avrebbero pensato i suoi "così perbene" amici e colleghi di università ? rifletté. Era tutta colpa di Claudio, comunque, razionalizzò... era lui che aveva iniziato tutto, era colpa sua se lei stava diventando una sgualdrina.
Claudio non sapeva cosa lo avesse colpito quando entrò in casa quella sera. Aveva appena appoggiato la valigetta che vide Silvia avanzare verso di lui, indossando solo un reggiseno e mutandine sexy che lasciavano poco all’immaginazione. Non fece in tempo a esprimere la sua sorpresa che le loro labbra si fusero in un bacio ardente e urgente. Appena si staccarono, Silvia, presa dalla frenesia, iniziò a sfilargli i vestiti con mani impazienti. Lo trascinò quasi con forza in soggiorno, lo spinse sul divano e si posizionò tra le sue gambe. In pochi secondi, Claudio gemeva di piacere mentre lei iniziava a succhiarlo, seguendo con la bocca il rigonfiarsi del suo pene eccitato.
Silvia era così eccitata che riusciva a malapena a sopportarlo. Aveva fantasticato su questo momento da quando era entrata. Mentre succhiava il pene di Claudio, riusciva quasi a vedere quegli uomini che la guardavano. Fantasticava di succhiarne uno, nero e grosso, anche se sapeva che non l'avrebbe mai fatto. Nella sua fantasia, ne avrebbe succhiato uno, poi sarebbe passata al successivo, e poi a quello dopo ancora, finché non fossero venuti tutti nella sua bocca consenziente, con la folla che applaudiva la loro approvazione.
Silvia a malapena si accorse che Claudio voleva chiederle qualcosa, finché non sentì il calore del suo seme esplodere in bocca.La sua vagina palpitò, un piccolo orgasmo la attraversò come un lampo. Un conato di vomito le salì alla gola, ma continuò a succhiare, spinta da un desiderio che la lasciò infine completamente priva di energie. Poi, con gli occhi pieni di amore, alzò lo sguardo verso il marito, deglutì un’ultima volta e si leccò lentamente le labbra.
"Wow, cosa ho fatto per meritarmi questo?" ansimò Claudio cercando di riprendere fiato.
Silvia gli sorrise e tornò a succhiare, senza mai rispondere alla domanda. Quando Claudio fu di nuovo duro, Silvia si alzò con uno sguardo selvaggio negli occhi. Gli si mise a cavalcioni sulla vita, allungò la mano e si scostò il cavallo delle mutandine, poi gli fece scivolare la vagina già bagnata sul pene.
"Oh Dio", gemette mentre il suo peso spingeva il duro membro in profondità nel suo calda figa. Grugnendo di piacere, Silvia cominciò a muoversi con un ritmo deciso, affondando e risalendo con crescente foga. Le bastarono pochi secondi per essere travolta da un orgasmo violento, durante il quale si aggrappò al petto di Claudio, il corpo percorso da brividi intensi. Quando i tremori si attenuarono, riprese lentamente a muoversi, senza mai lasciarlo scivolare fuori da sé. Lo cavalcò a lungo, con dedizione quasi ipnotica, fino a raggiungere più volte l’apice del piacere, e fino a quando anche Claudio, esausto e appagato, non si abbandonò a un secondo, profondo gemito di liberazione.
Claudio la osservava con un misto di stupore e desiderio. Qualcosa era chiaramente cambiato in lei, qualcosa l’aveva resa ancora più audace e irresistibile. Non fece domande, per ora. Sapeva che, quando fosse stata pronta, glielo avrebbe raccontato. E lui avrebbe ascoltato con molto, molto interesse.
Silvia e Claudio sedevano a tavola per una cena tardiva. Erano entrambi stanchi, ma per il momento molto soddisfatti. Silvia provava un leggero senso di rammarico per il suo comportamento fuori controllo, sia al cinema che più tardi a casa.
“Allora, cosa ti è preso oggi?” chiese Claudio con un sorriso malizioso, gli occhi ancora accesi dal desiderio mentre osservava la moglie, splendida e spettinata, rannicchiata accanto a lui.
“Immagino che passare l’intera giornata praticamente nuda abbia avuto qualche effetto collaterale,” rispose Silvia, scherzando con un sorriso. Non era esattamente una bugia, solo una versione comoda dei fatti. Eppure, dentro di sé, sapeva che non poteva tenersi tutto dentro. La sincerità era diventata la base del loro nuovo equilibrio, così, dopo un attimo di esitazione, iniziò a raccontare la sua giornata.
Claudio rimase immobile, gli occhi spalancati, mentre Silvia gli svelava la verità. Un sorriso gli si stampò sul volto e non lo lasciò più, mentre ascoltava rapito ogni parola. Sembrava di assistere alla sceneggiatura di un film erotico spinto, di quelli che non si dimenticano. Eppure, quella donna lì accanto a lui, così audace, così viva, era davvero sua moglie. E l’idea lo eccitava più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Quando Silvia ebbe finito, guardò Claudio in cerca della sua disapprovazione. Fu sorpresa di vederlo sorridere.
"Wow, che pomeriggio fantastico che hai passato. Ma sai quanto è stato pericoloso, vero?" aggiunse con cautela e un leggero cipiglio.
"Sì", sussurrò. "È stato davvero stupido."
"La prossima volta," disse seriamente, poi fece una pausa, "assicurati di portarmi." Poi il suo viso si aprì in un sorriso.
Il viso di Silvia si illuminò. "Lo farò", disse sinceramente, poi saltò in piedi e gli si sedette in grembo. "Non so cosa mi sia preso, tesoro, ma ora sono sempre eccitata."
"Credo di aver creato un mostro", disse Claudio ridendo. Forse aveva creato un mostro, pensò. Un mostro bellissimo e sexy!
IL GIORNO DOPO.
Claudio non era certo un falegname, ma osservando il risultato del suo lavoro sull’armadio della camera da letto non poté fare a meno di sentirsi orgoglioso. Mancava solo un dettaglio: montare la porta con il grande specchio trasparente. All’interno, aveva progettato uno spazio perfetto per una sedia fissata al pavimento con bulloni, ma facilmente rimovibile quando non serviva.
Quando le aveva proposto di ripensare l’armadio con quel particolare specchio, Silvia era sembrata più che entusiasta. Aveva sorriso in modo complice e, come promessa, gli aveva detto che, una volta finito tutto, avrebbe ricevuto una sorpresa di compleanno speciale. Claudio non aveva bisogno di molti indizi per capire che quella sorpresa non avrebbe avuto nulla di convenzionale, e l’idea lo eccitava già da giorni.
Claudio era immerso nei suoi pensieri e aveva appena finito di appendere la porta quando Silvia entrò nella stanza.
"Molto bello", disse Silvia, colpita dal lavoro di Claudio. Non si era mai resa conto che avesse un talento del genere. "Wow, da qui sembra proprio uno specchio normale. Siediti sul letto e fammi vedere", disse mentre entrava nell'armadio e chiudeva la porta, spegnendo la luce. Si sedette sulla comoda poltrona, ora fissata al pavimento, e guardò la camera da letto illuminata. Quasi sussultò quando vide che lo specchio sembrava avere un effetto di ingrandimento sui dettagli della camera. Le sembrò di poter allungare la mano e toccare Claudio, seduto ai piedi del letto. Poi alzò lo sguardo e vide gli altoparlanti che Claudio aveva installato. Riusciva persino a sentirlo respirare.
Il grande specchio sulla porta era davvero speciale. Claudio aveva speso un sacco di soldi per farlo progettare appositamente per il suo scopo. Era sagomato in modo da far sembrare tutto molto più vicino senza distorcere la vista. Anche gli altoparlanti erano stati acquistati appositamente da uno di quei negozi di spionaggio online ed erano progettati per captare ogni suono in una stanza, incluso un sussurro.
"È incredibile", disse Silvia con un grande sorriso di eccitazione mentre usciva dall'armadio. Si avvicinò a Claudio e lo strinse a sé, baciandolo con passione sulle labbra. "Solo altri due giorni. Non vedo l'ora", disse senza fiato.
Tra due giorni Claudio avrebbe compiuto trentasei anni.
Ora era lì, seduto dietro lo specchio trasparente, il cuore che batteva forte e un’eccitazione crescente che gli serrava il respiro. Il regalo promesso da Silvia si stava facendo attendere, e ogni secondo era puro tormento. La serata era iniziata in modo impeccabile: una cena cucinata da lei con cura e un’aria maliziosa, la torta con trentasei candeline, e poi quella continua, sottile tortura. Silvia non gli aveva permesso altro che baci lunghi, carichi di desiderio, e un gioco con le dita che l’aveva lasciato con i muscoli tesi e il sesso duro sotto i pantaloni. Gli aveva sussurrato all’orecchio: “Aspetta il regalo vero,”
Ma la miccia si era accesa molto prima.
Era bastato vederla entrare in sala da pranzo. Il vestito blu che indossava era un’arma a orologeria. Cortissimo, appena sufficiente a coprirle l’inguine, e una scollatura che scendeva fin quasi all’ombelico, lasciando intravedere i seni nudi, i capezzoli tesi sotto la stoffa sottile. Ogni suo passo era una sfida, ogni piega dell’abito sembrava messa lì per caso, ma era tutto calcolato. Claudio l’aveva guardata tutta la sera con gli occhi accesi e le mani che tremavano dalla voglia di toccarla, spogliarla, prenderla lì sul tavolo.
E ora era lì, solo, in quella sedia fissata dietro lo specchio, l’attesa che gli bruciava addosso. La stanza era silenziosa, ma qualcosa stava per iniziare.
Aveva fissato i suoi capezzoli turgidi per tutta la notte sotto la stoffa sottile del vestito.
Claudio notò che Silvia aveva scelto di indossare di nuovo un ciondolo al collo. Era quello che aveva indossato la notte in cui aveva fatto l'amore con Alessandro. Dentro c'era la loro foto preferita del giorno del matrimonio. Era diventato un simbolo, che simboleggiava il suo amore per lui, indipendentemente da chi fosse con lei. Era un incredibile legame fisiologico tra loro due. Era come un segreto che solo loro due condividevano, come se fossero una specie di cospiratori.
Ora, Claudio era seduto nervosamente dietro lo specchio in attesa di Silvia; in attesa di vedere cosa gli aveva preparato come regalo speciale. Aveva un'idea abbastanza precisa di cosa si trattasse, quindi non fu sorpreso quando lei gli disse di sedersi nudo sulla sedia e aspettarla. Gli fece promettere di non toccarsi; voleva tutto per lei più tardi. Sapeva che quell'ordine sarebbe stato difficile, se non addirittura impossibile, da obbedire.
Anche Silvia era molto nervosa mentre aspettava che suonassero il campanello. Era stata incredibilmente sfacciata quando aveva chiamato Mirko qualche giorno prima e gli aveva detto che aveva bisogno di un altro massaggio. Poi, quando gli aveva detto che suo marito sarebbe stato via, le era quasi sembrato di sentirlo sussultare. Non le fu una sorpresa che lui avesse accettato subito di venire. Aveva persino dovuto annullare un altro appuntamento.
(CONTINUA)
P.S. Un grazie di cuore per aver preso il tempo di leggere la nostra storia! Speriamo che vi abbia catturato l'immaginazione e vi abbia lasciato un ricordo piacevole. Se volete condividere le vostre impressioni, un commento o un like sarebbero molto apprezzati. Il vostro feedback è sempre prezioso per noi! A presto, con il prossimo episodio. Laura.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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