tradimenti
Luca e Francesca dal dottore (Cap. 3)

07.05.2025 |
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"Avvertiva una tensione nuova: non paura, ma un’eccitazione che sembrava filtrata da un senso di inevitabilità..."
CAPITOLO 3 – La SimulazioneFrancesca rimase immobile, nuda sul lettino, mentre le parole del Dottor Ermes le fluttuavano nella testa come onde lente ma inevitabili.
“Simulazione…” - Una parola semplice, ma pronunciata da lui assumeva un peso diverso. Poteva sentirlo nella voce, nel tono fermo e gentile che sembrava non ammettere contraddizioni.
«Per comprendere a fondo il tuo blocco,» riprese Ermes, avvicinandosi, «è necessario che il tuo corpo riviva certe dinamiche. In un contesto protetto, neutro. E soprattutto autentico.»
La stanza sembrava scollegata dal tempo. Lontana dalla Milano che sfrigolava di sole oltre le tapparelle chiuse. Anche Luca, seduto sulla poltrona poco distante, appariva come un dettaglio sfocato, marginale. Sembrava addormentato, ma non solo nel corpo: era come se la sua stessa presenza si fosse sbiadita.
Ermes si chinò lentamente, posando una mano sulla spalla di Francesca. La sua pelle era calda, asciutta, decisa.
«Sei pronta?»
Francesca annuì appena. Non era una risposta, ma bastò.
Il Dottore si tolse il camice con una lentezza studiata. Sotto indossava una maglia nera attillata che rivelava un corpo forte, allenato, senza eccessi. Le sue braccia, ben disegnate, si muovevano con grazia, ogni gesto era preciso, misurato. Non c’era fretta, solo intenzione.
Francesca lo guardava mentre si avvicinava al lettino, sentendo che il cuore batteva troppo in fretta per riuscire a parlare. Lui le sfiorò una guancia con il dorso della mano, poi prese un respiro profondo e le sussurrò all’orecchio: «Lascia andare tutto. Non analizzare. Senti.»
Con mani esperte, cominciò ad accarezzarla, prima sul ventre, poi più in basso. Le dita scorrevano come strumenti su uno spartito già noto, ma mai banale. Ogni tocco cercava una risposta, un segnale.
Francesca trattenne il fiato. Le mani di Ermes esploravano l’interno delle cosce con un’attenzione che sembrava chirurgica, ma mai fredda. Era come se stesse leggendo il suo corpo come un testo, e lei, riga dopo riga, si sentiva scoprire.
Dalle poltrone, nessun suono. Nessuna parola. Luca, ancora presente ma immobile, sembrava parte dell’arredamento. Non c’era distacco nel suo volto, ma neppure partecipazione. Solo un’assenza sospesa, quasi un’inerzia.
Francesca gemette piano, quando le dita del Dottore tornarono a sfiorarla tra le gambe. Lui non parlava. Le sue mani dicevano tutto: erano lente, presenti, ferme. Ogni carezza sembrava seguire una logica che lei non conosceva, ma che il suo corpo sembrava comprendere prima ancora della mente.
Dopo lunghi minuti, Ermes si alzò e si sfilò la maglia. Il torso era abbronzato, definito, con muscoli asciutti. Senza ostentazione, ma con la sicurezza di chi abita il proprio corpo senza esitazione. I suoi movimenti avevano una grazia naturale, quasi felina.
Francesca lo osservava, ancora stesa, con le labbra leggermente dischiuse. Avvertiva una tensione nuova: non paura, ma un’eccitazione che sembrava filtrata da un senso di inevitabilità.
Ermes si sfilò i pantaloni con un gesto calmo, rimanendo in boxer. Li abbassó, mostrando di riflesso a Francesca il suo cazzo di notevoli dimensioni; la sua larghezza era a dir poco imponente.
Poi si avvicinò di nuovo al lettino, indossando con cura un preservativo. Ogni movimento era ordinato, silenzioso, misurato. Non cercava di sedurla: stava eseguendo un rituale.
«Francesca,» disse, guardandola negli occhi, «voglio capire come reagisci a uno stimolo fisico, isolato da ogni affetto. Solo il corpo. Solo te.»
Lei annuì.
Il Dottore si posizionò tra le sue gambe, le prese per le cosce, e con delicatezza guidò il proprio membro contro di lei. La penetrazione fu lenta, costante, profonda. Francesca sentì il corpo aprirsi e accoglierlo con un fremito.
Era qualcosa di mai provato. Nessuna dolcezza, nessuna aggressività. Solo metodo, attenzione, una sorta di dedizione silenziosa.
I colpi erano lenti, regolari. Ogni spinta sembrava un’osservazione. Ogni ansimo di lei, un dato da registrare. Eppure l’eccitazione cresceva. Forse proprio perché nulla era lasciato al caso.
«Respira…» mormorò lui, «Lasciati leggere.»
E lei si lasciò andare. Le gambe si contrassero attorno a lui, il ventre pulsava. I suoni che emetteva uscivano senza controllo, come se il piacere fosse stato staccato dalla volontà.
Nel frattempo, Luca si mosse. Un piccolo movimento del capo. Le ciglia fremettero.
Si stava svegliando. Ma il mondo in cui si stava risvegliando non era più il suo.
Quando aprì gli occhi, vide. Vide tutto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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