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Lucia e il capo


di Membro VIP di Annunci69.it harlock6
26.07.2018    |    27.320    |    15 9.5
"In ogni caso era per il marito, che lavoravano, e lui voleva vincere quella causa..."
Lucia lavorava ormai da oltre dieci anni in uno studio legale affermato in città. Il suo capo, Marco, un uomo alto, magro, 55 anni molto ben portati grazie alla continua attività sportiva, era un uomo di cultura e molto affascinante. Bravo nel suo lavoro, discreto e molto apprezzato in città.
Era una mattina di primavera e tutto scorreva come al solito in ufficio. Tenevano le finestre aperte per fare entrare l’aria fresca e pulita che arrivava dagli Appennini.
Marco si avvicinò a Lucia: “Senti Lucia, dobbiamo discutere della relazione che mi hai aiutato a preparare per la causa Verdi.” - tamburellava con le dita sulla scrivania - “Ci sono alcuni particolari che dobbiamo definire bene, anche perché il marito è infuriato e vuole vedermi oggi nel primo pomeriggio. Lascia stare tutto quello che stai facendo, perché questo assume la priorità. Ci vediamo tra tre minuti in ufficio e per le prossime due ore andiamo a fondo nella questione.”
Si girò verso la mia collega: “Per favore, Paola, abbiamo bisogno assoluto che nessuno ci disturbi. Non accettare altri appuntamenti fino al tardo pomeriggio”.
Detto questo si allontanò. L’eleganza di quell’uomo era incredibile. Il completo firmato che portava piaceva molto a Lucia. Lo vide sparire nella sua stanza.
La causa Verdi era una causa di divorzio. Il marito aveva cominciato a sospettare che la moglie avesse una relazione, e per questo aveva assunto, su consiglio di Marco, un investigatore privato bravo e discreto, che in un mese di appostamenti aveva raccolto parecchio materiale. Il materiale era esplosivo. La donna non aveva una relazione, ma decine di amanti che provvedevano a soddisfarla sessualmente anche in gruppo. Il marito era andato su tutte le furie ed aveva affrontato la donna. Lei gli aveva raccontato tutto, gli aveva detto che era la sua natura e che questo non intaccava il loro amore. D’altra parte lui si era comunque sempre dichiarato soddisfatto della loro vita sessuale e la loro famiglia non aveva risentito minimamente della vita segreta della donna.
A lei quella donna, con la sua sincerità ed il suo coraggio, stava davvero simpatica e forse avrebbe voluto essere alla sua altezza. In ogni caso era per il marito, che lavoravano, e lui voleva vincere quella causa.
Le foto dell’investigatore erano nel faldone e mentre preparava la relazione, guardandole si era sentita davvero in subbuglio. Vedere quella donna godere così tanto e con gusto, senza nessuna inibizione, aveva acceso in lei il desiderio in più di una occasione e qualche volta, tornata a casa aveva voluto scoparsi suo marito con il desiderio e la disperazione del proibito.
In quelle settimane, inoltre, aveva pensato molto al suo rapporto con suo marito. Riccardo le aveva espresso più volte una sua fantasia: a lui sarebbe piaciuto vederla scopare con altri. Più di qualche volta ci erano andati vicini, ma tante volte si era tirata indietro all'ultimo minuto, solo perchè non riusciva a non sentirsi in colpa. Aveva dato la responsabilità di questo comportamento alla sua maledetta formazione e morale di stampo cristiano, che sembrava costruita apposta per amputare e frantumare il desiderio e la libertà della natura umana.
Quando Lucia entrò nello studio, vide il faldone rovesciato sulla scrivania e Marco intento ad analizzare quelle prove, con la relazione nella mano destra. Lucia si rese conto che le foto che il capo stava guardando erano quelle in cui la moglie stava prendendosi ‘cura’ di tre uomini, in una ben riuscita gang bang. Si sedette, tirando su la gonna sopra il ginocchio con un leggero spacco che lasciava intravvedere uno stacco di coscia interessante. Marco le passò una delle foto che ritraeva la moglie intenta a tenere con le mani due cazzoni enormi, neri, mentre ne prende uno in bocca ed uno ciascuno in figa e culo.
Marco la guardò sorridendo: "Che troia, ne avessi incontrata io una così…" e scoppiò a ridere, rincarando la dose subito dopo "Voglio dire, sembra un film porno". Lucia lo guardava, ma intanto la foto le faceva un certo effetto e cominciava a muoversi sulla sedia in maniera nervosa. Rigirava la foto tra le mani e pensava a quanto avrebbe voluto esserci lei al centro di quella gang. Marco intanto continuava tenendo tra le mani un'altra foto, “Insomma una così non è una tipa comune, non credo di conoscere nessuna donna che sia capace di questo. Sembra proprio una ninfomane. Adesso, non voglio sembrare malato, ma tu hai qualche amica che sarebbe capace di organizzare e gestire una vita sessuale di questo tipo, senza far mancare nulla al proprio marito?”.
Lucia arrossì. L’avvocato se ne rese conto quasi subito e tentò di rassicurarla “Dai, non mi dire che ti vergogni, adesso” e quasi chiedendo scusa con il suo tono “forse non avrei dovuto essere così esplicito”. Lucia lo guardò fisso negli occhi, era sommersa da una tempesta di segnali contrastanti che le annegavano la coscienza. Non sapeva bene quale fosse la molla che comandava le sue parole, perché quasi le sembrava che fosse un’altra persona a parlare al suo posto “il fatto, Marco, è che non si tratta di un’amica, ma vorrei esserci io al posto di quella donna”.
Marco era senza parole, mentre Lucia continuava “Adoro fare sesso e mio marito mi soddisfa. Per un po' è bastato, ma sai, l'età, lui non è più così ‘efficiente’ ed io ho cominciato a sognare altro, mi tocco spesso pensando al fisico dei venticinquenni che incontravo in piscina, pensando alla camminata di un conoscente”.
Il suo capo la guardava stupito, ma intanto sentiva crescere il gonfiore nei pantaloni. Quello che lo faceva davvero eccitare era che quella donna, in apparenza così santarellina, potesse nascondere questo segreto.
Lucia intanto si era avvicinata, e superando la scrivania, gli disse “tu, per esempio, non sei esattamente il mio tipo, Marco, ma hai un modo di fare e di camminare che a me piace, e molto. Non hai idea di quanto mi piaccia”.
Dentro Lucia c’era una tempesta, era elettrica ed elettrizzata, piena di desideri e paure, ma ormai era fatta, era decisa a superarsi. Si chinò, gli slacciò la cintura ed i pantaloni; tirò giù la cerniera “scusa, capo, ma non resisto, queste foto mi hanno eccitato troppo mentre preparavo la relazione e adesso ci sei anche tu che me ne parli così, devo lasciarmi andare”. Tirò fuori il suo cazzo e lo guardò. Era un discreto cazzo ben eretto e sufficientemente grande. Sentiva i suoi liquidi che la riempivano e cercavano la strada per l’uscita. La sua bocca si poggiò sul suo glande. Prima la lingua, poi le labbra, accarezzarono quel cazzo discreto e ben tornito.
Marco era interdetto. Aveva già avuto avventurette con ragazzine conosciute nei bar ma mai in ufficio e con persone con cui lavorava. Lucia gli piaceva: la morbida curva dei fianchi, il seno sodo, le cosce diritte e lisce lo solleticavano. Il momento in cui ogni dubbio lo abbandonò arrivo quando senti le sue labbra circondare il cazzo eretto come non mai. Era seduto sulla poltrona di pelle, a gambe aperte, la relazione in una mano, la foto nell’altra, e tra le gambe la testa di lei che cercava il suo piacere, muovendosi su è giù lungo il suo sesso. Sulla scrivania un intero servizio pornografico su una sconosciuta che viveva libera il suo piacere.
Adesso Lucia voleva sentirlo dentro. Tirò giù le mutandine bianche tirò su il gonnellino e si sedette su di lui dandogli le spalle. Le piaceva essere presa da dietro perché la sua fantasia poteva volare e ogni volta decidere chi aveva dietro, se un essere bestiale, suo marito Riccardo, il suo capo Marco o quello sconosciuto che aveva visto una volta al bar sotto l’ufficio. Appoggiò il suo glande alle grandi labbra, tenendole aperte per farlo entrare, e si sedette piano su di lui, mentre lo sentiva farsi strada e conquistare la sua vagina.
Marco non poteva crederci. Il suo culo era sodo e tondo, ma soprattutto era lì davanti a lui. Finalmente decise di far cadere la relazione e la foto, per toccarlo… Lo accarezzò piano e poi quando cominciava a cavalcarlo con più decisione gli diede dei buffetti che davano piacere a Lucia, che ogni volta aveva un sussulto, come di sorpresa. Mentre la prendeva le sbottonò la camicetta e tirò su il reggiseno, voleva toccarle le tette e con sorpresa titillarle quei capezzoli ritti che salutavano le sue dita offrendo a lei fremiti di piacere.
Lei aveva voglia di essere presa, adesso per cui si mise a pecora sulla scrivania, con il culo in alto e la schiena ben inarcata per offrirgli il massimo piacere. Lui lo capì subito, si alzò e cominciò finalmente a possederla da uomo e maschio quale era. La voleva e sentiva il suo bel cazzo scivolarle tra le grandi labbra e riempirla per poi venir fuori, sempre più forte. “Continua ti prego” gli diceva lei mentre lui la scopava sempre più forte, e aggiunse, “Vienimi dentro, voglio sentirmi colare di te”. Fu troppo, non riusciva più a tenersi. Il suo membro pulsava di piacere e la inondava.
Quando il primo schizzo la inondò, Lucia non si trattenne più ed esplose in un gemito sommesso di piacere, la sua vagina si muoveva convulsamente e ritmicamente assieme agli spasmi di piacere che le regalava lo sperma di Marco.
Lui rimase per qualche secondo ancora dentro di lei, e poi pian piano uscì, grondante di piacere. Si pulì con dei fazzolettini che erano nel cassetto e li passò a lei.
Lei lo guardò mentre si passava il fazzolettino sulla fighetta rasata e inondata e sussurrò “Spero mi perdonerai, ma mi sento molto vicina a quella donna”. Si tirò su le mutandine. Sistemò la gonna. Uscì, mentre pensava a quando lo avrebbe detto a Riccardo.
Marco chiamò Paola. “Per favore, Paola, dall’analisi tecnica che abbiamo condotto ci siamo resi conto che non abbiamo gli estremi per portare avanti la causa Verdi in maniera profittevole. Chiama pure il cliente, perché devo dargli la notizia”.
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