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serata tango argntino 4° parte


di abranot
12.04.2012    |    2.932    |    0 9.0
"Mi avvicinai le accarezzai le natiche e risalii lungo la schiena con la punta delle dita facendo strusciare sulla sua pelle le mie unghie: lei ebbe dei fremiti..."
Dopo quella confessione decisi che era ora di raccogliere quei frutti che lei mi stava offrendo e le proposi di andare a fare un giro sulla spiaggia. Lei disse alla sua amica di non aspettarla che l'avrei accompagnata a casa io e lasciammo il locale, passammo dalla mia macchina e presi due teli da bagno, ci avviammo sulla spiaggia sottostante abbracciati. Appena allontanati dal locale mi fermai, la strinsi a me e le porsi le mie labbra che lei non esitò ad unire alle sue e con la lingua cercò di aprirle per cercare la mia; la missione riuscì perfettamente perchè anch'io non aspettavo altro, le nostre lingue si unirono e si scambirono tutte le effusioni del caso. Simultaneamente lei aderiva con il suo corpo al mio strisciandomi il suo pube contro il cazzo che al contatto diventava sempre più duro. Portai le mie mani dietro al collo e cercai il fermaglio del vestito che una volta sganciato, provocò la caduta del vestito direttamente ai suioi piedi, lasciandola nuda davanti a me con solo il miniscolo perizzoma bianco che risplendeva al chiarore della luna; mi allontanai un po' per godermi quel meraviglioso spettacolo: lei era lì davanti a me con un corpo da sirena, due tette arroganti slanciate alla lieve brezza sarale con diue capezzoli belli dritti che non aspettavano che di essere succhiati, accarezzati ,torturati, due gambe affusolate belle lunghe che si riunivano al vertice di quel piccolo triangolo bianco. Mi avvicinai le accarezzai le natiche e risalii lungo la schiena con la punta delle dita facendo strusciare sulla sua pelle le mie unghie: lei ebbe dei fremiti lungo tutta la schiena, indugiai sulla sua nuca tra i suoi capelli biondi poi riscesi lungo la schiena fino alle natiche, le aprii, introdussi il mio dito nel culetto, ormai aperto, e cominciai ad agitarlo con moto circolare. Sentivo il suo piacere aumentere dal susseguirsi alternato delle contrazioni di quel buchetto che sembra impazzito. Mi misi di fianco a lei e mentre le succhiavo un capezzolo, con l'altra mano le raggiunsi la vulva che si aprì all'intrusione di due dita e cominciai ad alternare affondi sia sul davanti che sul dietro: cominciò a mugolare in preda al piacere accompagnando i miei movimenti alzando e abbassando il bacino, andondo incontro una volta al dito nel culo una volta alle dita nella fica. Tra le gambe avava una fontana generosa di umori stava per avere un orgasmo mi fermai, la adagiai sui lettini da spiaggia che in prececdenza avevo unito e preparato con gli asciugamani, le tolsi il perizzoma, le allargai le cosce e stetti per un attimo a guardare quella fica con le labbra aperte e madide di umori che le colavano su quel bel culetto che faceva capolino tra quelle meravigliose natiche. Le introdussi l'indice e il medio nella fica e gli altri due nel culo e mentre le succhiavo il clitoride la martoriavo con le dita avanti e indietro. Fù un'esplosione di piacere che mi allagò le dita; fu un orgasmo pazzesco che la riscoteva da capo a piedi. Non le detti il tempo di riprendersi che già le avevo sfondato la fica penetrandola fino a sbattele le palle sul culo con colpi poderosi e rapidi che la lasciarono senza fiato; cominciai ad alternare penetrazioni nella fica e nel culo mentre lei si torturava con le dita il clitoride. Fu un crescendo pazzesco che ci portò all'orgasmo lasciandoci sfiniti, ansimanti,storditi, abbandonati uno sopra all'altra. Le avevo riempito la fica di sperma che ora colava fuori, lei ci inzuppò le dita e se le portò alla bocca per assaggiare il mio sapore. Nonostante tutte le attenzioni eravamo pieni di sabbia così le proposi di fare il bagno sotto la luna e lei acettò di buon grado. Eravamo nell'acqua frescolina abbracciati ci baciammo a lungo, i nostri corpi a stetto contatto, la mia coscia tra le sue, la sua vulva contatto con il mio inguine, il suo clitoride che strusciava contro la mia coscia; questa serie di motivi fecero si che lei si ritrovò a cavalocioni con le gambe che mi circuivano, le mie mani che sorreggevano le sue cosce, a saltare su e giù sul mio cazzo ormai divenuto duro come prima. Mentre entravo e uscivo dalla sua fica si alternavano sensazioni di freddo quando uscivo e quando rientravo sembrava di rientrare nell'inferno tanto era il suo callore. Dopo un po' di questa ginnastica la girai la misi sul pelo dell'acqua e tenedola per i fanchi le risfondai quel bel culo voglioso: la pompai ben bene poi la rigirai e la ripresi a cavalcioni affondandole colpi fino a farla venire. Per finire mi alzai fuori dall'acqua le misi il cazzo in bocca e l'affogai di sperma come desiderava lei.
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