tradimenti
Tra due corsie 1 trovarsi 1

28.05.2025 |
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"— Ho assegnato due volte lo sesso lettino ed ora non ho più spazio per ulteriori posti..."
TrovarsiL’aria nella sala operatoria era densa di concentrazione.
Leo non udiva il brusio discreto dei colleghi, non percepiva la lieve vibrazione delle macchine che scandivano il tempo con i loro bip cadenzati.
C’erano solo lui e quel cuore aperto sotto la fredda luce della lampada chirurgica.
L’istinto era la sua forza: una qualità innata che, sin da giovanissimo aveva decretato la sua professione e gli conferiva una sicurezza che nessun altro, anche se più anziano di lui, poteva vantare.
Con mani ferme muoveva il bisturi con lentezza millimetrica, seguendo la delicata trama dei vasi sanguigni.
Il cuore era lì, pulsante, vulnerabile, affidato a lui.
Un errore, anche solo una minima distrazione,avrebbe potuto significare la fine di una vita.
— Pinza!
Ordinò senza distogliere lo sguardo e porgendo la mano.
L’infermiera gli appoggiò sul palmo lo strumento richiesto ed egli lo serrò con mano decisa.
Aveva in precedenza ripetuto quel gesto moltissime volte.
Il suo respiro era controllato, la sua mente un calcolo costante tra rischio e necessità.
Ora veniva il momento critico: chiudere la micro-perforazione senza compromettere il flusso sanguigno.
La lampada evidenziava il leggero tremolio del tessuto cardiaco, ogni battito era un promemoria del tempo che scorreva.
Una pulsazione troppo accelerata oppure un battito troppo lento ad ogni secondo avrebbe determinato il destino del paziente.
Leo trattenne il fiato per un istante.
Compì il movimento finale: il monitor registrò un battito regolare.
Il cuore riprese a battere normalmente: l’intervento era riuscito,
Un respiro più profondo, finalmente liberatorio.
Aveva vinto la sua battaglia; almeno oggi.
L’intervento era durato sei ore.
Sei ore di concentrazione assoluta, di movimenti precisi, di respiri controllati.
Leo era stato destato nel cuore della notte, chiamato per salvare una vita che si aggrappava al battito incerto di un cuore ferito.
Lui c’era.
Lui era di turno.
Il paziente era stato fortunato.
Nel suo studio, Leo si lasciò cadere sulla poltrona con un sospiro pesante.
Il camice era ormai un ricordo, abbandonato nell'armadietto dello spogliatoio, ma il peso dell’intervento era ancora tutto sulle sue spalle.
La porta si aprì senza preavviso, e il Primario entrò con un sorriso soddisfatto.
— Bel lavoro, Leo.
— Intervento impeccabile.
Leo sollevò lo sguardo e annuì, stanco.
La gratificazione era piacevole, ma non bastava a sciogliere la tensione accumulata.
— Sono distrutto,
Ammise senza remore:
— Ho bisogno solo di una cosa: acqua.
— Piscina.
— Silenzio.
Il primario lo osservò per un istante, come se stesse valutando la sua resistenza residua.
Poi, con un sorrisetto quasi ironico ma affettuoso, afferrò un foglio e scarabocchiò qualche parola sopra prima di porgerlo a Leo:
— Ecco la tua prescrizione: un’ora di nuoto. Immediata.
Leo lo guardò, poi scoppiò a ridere.
— Stai tranquillo
Concluse il Primario:
— L’ospedale sopravvivrà anche senza di te.
— Lo ritroverai qui al tuo ritorno.
— Vai e rilassati te lo sei proprio guadagnato.
Leo si alzò ed uscì: la piscina lo aspettava.
L’acqua lo accolse con la solita, rassicurante freschezza.
Leo si immerse senza esitare, lasciando che ogni bracciata portasse con sè un po’ della tensione accumulata.
Il ritmo delle vasche era regolare, cadenzato, un flusso che annullava i pensieri e riportava il controllo.
Dopo un’ora di nuoto, si sollevò dal bordo della piscina e avanzò verso la sua sdraio.
Sognava già il tepore del sole sulla pelle, il silenzio, il relax meritato.
Ma qualcosa non quadrava.
La sdraio non era libera.
Una ragazza era comodamente distesa su di essa, le gambe accavallate, gli occhiali da sole ben piantati sul naso, del tutto ignara della sua presenza.
Leo si avvicinò con educazione:
— Scusa, credo ci sia un errore.
— Questa è la mia sdraio.
La ragazza abbassò gli occhiali e lo fissò con un’espressione calma, quasi divertita:
— Ne dubito,
Rispose tranquilla mostrandogli un foglietto:
— Ecco il cedolino."
Leo presi il foglio e lo esaminò brevemente, quindi si chinò sulla sua borsa, tuttora posata di fianco a quel lettino.
I due cedolini coincidevano era evidente un errore da parte del gestore della piscina.
La ragazza ne convenne ed gli lasciò il cedolino perché potesse mostrarlo al gestore.
Quest’ultimo, dopo un rapido controllo, ammise senza esitazione: aveva sbagliato a registrare il posto:
— Mi scusi dottore, provvedo subito ad assegnarle un nuovo posto.
L’addetto assegnò un nuovo posto ma questo , a Leo, non andava proprio bene:
— Leonzio, hai sbagliato e devi rimediare.
— Quella ragazza mi piace non assegnarmi un posto lontano da lei.
Il sorvegliante guardò Leo con occhio critico mentre il viso gli si illuminava in un sorriso complice:
— Ma allora anche lei è umano dottore.
— Questa è la prima volta che la noto interessarsi ad una donna!
— Abbia fiducia in me, torni alla sdraio e mi attenda.
A Leo non restava che obbedire e tornò alla sdraio dove rese alla proprietaria il suo cedolino.
Passarono pochi istanti e Leonzio arrivò trascina dosi uno strano armamentario.: si avvicinò alla ragazza e prese la parola:
— Mi perdoni signorina ma è successo un increscioso errore.
— Ho assegnato due volte lo sesso lettino ed ora non ho più spazio per ulteriori posti.
— Posso rimediare solo sostituendo la sua sdraio con un Solarium VIP.: cioè a due posti.
— Posso comunque garantire sul mio onore che il dottore è una persona estremamente corretta.
La ragazza inarcò un sopracciglio:
— Va bene Leonzio, di te mi fido.
— Fai pure
Si alzo per consentirgli di installare l’attrezzatura.
Leo si sistemò sul nuovo lettino accanto a Mila, ancora percependo il lieve formicolio della fatica nelle braccia.
Aveva insistito con Leonzio, e ora si trovava lì, vicino a lei.
Si passò una mano tra i capelli ancora umidi e, con tono pacato, le rivolse la parola:
— Mi spiace per il disturbo
— Non era mia intenzione creare confusione per il posto.
Mila lo osservò per un istante, poi sorrise appena:
— Tranquillo, alla fine abbiamo guadagnato un lettino matrimoniale.
Leo ridacchiò:
— Già.
— Un lusso inaspettato o una premonizione?
Un attimo di pausa, poi aggiunse:
— Visto che siamo finiti qui fianco a fianco … mi sembra giusto presentarci.
— Mi chiamo Leo."
La ragazza si voltò leggermente, tendendogli la mano con un gesto naturale:
— Piacere, Mila.
Le loro dita si sfiorarono in una stretta decisa, ma rilassata.
Leo si appoggiò allo schienale del lettino, finalmente rilassato.
Il sole era piacevole, e il silenzio condiviso con Mila non gli dispiaceva.
Dopo qualche minuto però fu lui a rompere il ghiaccio.
— Devo dire che oggi Leonzio si è superato
Mila sorrise:
— Un vero artista nella risoluzione dei problemi.
Leo annuì, poi aggiunse con naturalezza:
— Comunque, questa piscina è un po’ la mia seconda casa.
— Quando riesco, vengo sempre qui.
Mila lo guardò incuriosita:
— Quindi sei un habitué?
Leo ridacchiò.
— Diciamo che ho bisogno di posti come questo.
— Il mio lavoro è piuttosto intenso."
Mila incrociò le braccia, osservandolo:
— Di cosa ti occupi?
Leo si passò una mano tra i capelli.
— Sono un chirurgo.
— Ormai piuttosto noto, a quanto pare.
Mila sollevò un sopracciglio:
— Wow.
— Direi che la tua fama ti precede.
Leo fece spallucce:
— Forse; tuttavia qui dentro cerco solo di essere una persona normale.
Mila sorrise, poi inclinò leggermente il viso:
— Io invece sono al tuoopposto.
— Disoccupata, in cerca di lavoro.
— E, dettaglio non trascurabile … non so nuotare.
Leo la guardò sorpreso:
— Davvero?
Mila fece una smorfia:
— Uso la piscina solo come solarium.
— Sono la pecora nera di questo posto.
Leo rise:
— Beh, per fortuna oggi hai guadagnato un lettino di lusso.
Mila annuì, rilassandosi:
— Almeno qualcosa va per il verso giusto.
Il sole scaldava l’atmosfera, e la conversazione scorreva fluida.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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