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Il Destino Di Matteo,......Diventato Lucrezia! Capitolo 4


di Annalisa70
16.10.2023    |    4.439    |    5 9.5
"Alto un metro e settantacinque circa, leggermente sovrappeso ed un poco stempiato..."
Avevo deciso di chiamare mia sorella Sabrina verso le 14.00 che corrispondevano alle 19.00 in Italia così che fosse a casa dal lavoro, prepararla al mio nuovo ruolo come travestito e quindi richiamarla in Skype per farmi così vedere e poterle così parlare della mia possibile scelta di sottopormi ad una cura ormonale. Ma alle 12.40, appena, terminato il lavoro, ricevo da Sabrina un sms che mi chiede di richiamarla al più presto.
Tornato in ufficio, dove a quell’ora non c’era nessuno, ho richiamato mia sorella sforzandomi di utilizzare i residui della mia voce maschile. In quei mesi infatti mi sono esercitata a parlare in modo femminile con qualche tono più alto della voce e, tornare ad avere la voce più bassa, è stato uno sforzo che ha richiesto qualche minuto di esercizio.
“Pronto Sabry, ciao che c’è?”
“Oh ciao Matteo, come stai?”, quel nome stranamente mi diceva ormai poco, ma dovevo, per il momento, reggere la parte.
“Bene, grazie! ma perché quel messaggio?”
“Ah sai, avrei voluto chiamarti prima, ma non volevo darti disturbo; vedi, circa un mese fa abbiamo ricoverato mamma per un mancamento e da allora sta sempre peggio. Il problema è il suo cuore debole. I medici non si sono pronunciati, ma mi hanno detto che una prossima ricaduta può essere fatale. Il fatto è che vorrei che la rivedessi un'ultima volta”.
Dicendo questo è scoppiata in lacrime, ed a me è venuto un nodo alla gola incredibile ed ho iniziato a piangere in silenzio per non urtare mia sorella! E’ come se la mia nuova parte femminile avesse sviluppato in me una incredibile sensibilità che prima non avevo. Avrei voluto assistere mia madre, giorno e notte, standole al fianco fino alla fine.
“Sabry, parto con il primo volo possibile. Ci vediamo a casa! Grazie! dai fatti forza che tra poco sarò lì con te!”
“Ok, Matteo” e singhiozzando ha abbassato la cornetta.
Ero distrutta. Ora che avevo questa nuova visione tutta femminile comprendevo meglio tutti gli sforzi e l’amore che mia madre ci aveva profuso senza chiedere mai nulla in cambio. Una gran donna che, dopo essere rimasta vedova, si era sobbarcata l’onere di crescere due figli senza mai lamentarsi.
Per me, mia madre, era tutto quello che avevo ed inconsciamente la mia femminilità in buona parte proveniva anche dai suoi modi dolci e gentili che mi avevano sempre affascinato così come i suoi vestiti ed i suoi trucchi che avevo provato a sedici anni per la prima volta.
I giorni seguenti ne ho parlato con le ragazze e soprattutto con Francesca ed Anita: la prima mi ha concesso tutto il tempo necessario e la seconda, addolorata, mi ha consigliato, a questo punto, di non dirle nulla e lasciarle il ricordo del suo Matteo. Lucrezia avrebbe fatto la sua vita dopo!
Con questa ansia il giorno della partenza ho tirato fuori alcuni vestiti di Matteo che conservavo nell’armadio e vestendomi con quegli abiti mi sono sentita a disagio, come se stessi mettendo abiti del sesso opposto a quello di appartenenza. Lì ho rafforzato la mia convinzione che ormai Lucrezia era pienamente parte della mia vita e che il futuro sarebbe stato tutto suo. Inequivocabilmente!
Sono partita ed appena giunta in Italia sono corsa subito a casa di mia sorella, ci siamo abbracciate e siamo ri-scoppiate a piangere. Il marito era a lavorare e le bimbe da un’amica. Dopo un po', davanti ad un caffè, ci siamo calmate e mi sono fatta spiegare nel dettaglio tutta la vicenda di mamma.
Sabrina nel parlare aveva notato in me qualche cambiamento: non avevo più peli sulle braccia, le sopracciglia erano più fini, i capelli lunghi e lisci e nonostante mi sforzassi di essere uomo, ogni tanto tradivo gestualità femminile come l’accavallare le gambe o agitare molto le mani per dare spiegazioni. Soltanto che la priorità dettata dalla situazione di mia madre la limitava a sguardi di curiosità e niente più.
Avevo deciso che le avrei parlato a tempo debito, e con ogni probabilità dopo il momento che nessuno di noi voleva arrivasse. Ma quel momento, inesorabile, circa un mese dopo è arrivato. Mamma ci ha lasciato una mattina di settembre, ma lo ha fatto serena ed io felice per avere trascorso con lei l’ultimo mese di vita. Un mese intenso nel quale ci siamo dette cose mai dette prima. Il vedere le cose con l’istinto di una donna ha creato in me e lei una complicità della quale abbiamo tratto giovamento entrambe. E’ come se il suo istinto di donna avesse capito che in me c’era qualcosa di molto diverso, ma la sua testa l’aveva obbligata a veder le cose con la solita logica e cioè solo e soltanto il suo Matteo.
Io ho lasciato fare, ma quella è stata un’altra lezione per me. Ancora una volta avevo capito che vivere con il mio istinto mi avrebbe concesso più libertà e mi sono ripromessa che non avrei più rinunciato a nulla di quello che mi dava soddisfazione!
Dopo il funerale, una mattina, ho chiesto di poter parlare a mia sorella e le ho spiegato tutta la vicenda dall’inizio, dicendole che era ormai mio grande desiderio intraprendere il percorso ormonale che mi avrebbe portato ad essere una donna. E che la vicenda di mamma mi ha aveva ulteriormente rafforzato in questa scelta. Ho concluso dicendo che mamma non avrebbe capito ma che mi sarebbe piaciuto che mia sorella lo sapesse e mi fosse vicina in questo percorso.
Sabrina non è sembrata stupita ed anzi controcorrente ha replicato:
“Sai Matteo, avevo il sospetto che qualcosa di noi donne ti piacesse, e non intendo sessualmente parlando, perché ogni tanto vedevo i vestiti riposti in modo diverso ed i trucchi in posizioni diverse da dove li avevo lasciati, ma pensavo che si limitasse a qualche travestimento sporadico dettato dal solo piacere.
Beh se la tua scelta è questa non posso che appoggiarla in pieno. sono tua sorella, sei la sola famiglia che mi è rimasta e desidero la tua felicità a tutti i costi. Magari tra sorelle la complicità è anche maggiore ed avremmo qualche cosa in più di cui parlare. le bimbe in fondo sono ancora piccole e possiamo già parlar loro della zia invece che dello zio, e Luca (il marito), anche se so che farà un po' fatica, capirà sicuramente ed accetterà la situazione. A proposito hai già un nome femminile?”
“Lucrezia!”
“Bellissimo nome. non potevi sceglierne uno migliore! mi piace”.
“Quando pensi di cominciare la cura?”
“Appena tornata in Brasile, incontrerei l’endocrinologo per definire i dosaggi di ormoni e partirei. Ci vogliono fino a due anni per completare il percorso, ma mi hanno spiegato che prima inizio e prima perdo i connotati maschili a favore di quelli femminili. Poi ci sono alcune operazioni chirurgiche a completamento della mia femminizzazione fino alla riassegnazione del sesso che è l’ultima, ma quella la valuterei con calma”.
“Vedi Sabry, per me è stata una rivelazione questo periodo nei panni di Lucrezia. E’ come se fossi uscito da una sorta di limbo per entrare in paradiso. Ma ora mi accorgo che il mio percorso non è terminato e necessito di andare avanti. sembra una banalità, ma l’idea di avere due splendide mammelle mi fa girare la testa e il non averle ora è come se mi sentissi monca di qualcosa.”
“E’ incredibile, ma hai già anche una relazione? intendo, come donna, senti anche il bisogno di avere un uomo al tuo fianco o preferisci ancora le donne?”
“Questo è un capitolo un po' delicato. Nel senso che con uomo non ci sono ancora stata, anche se non ti nego che, contro ogni mia convinzione, ho scoperto che ne ho una forte attrazione. Ma in compenso con l’aiuto di Simona, sai quella mia amica che mi ha chiesto di accompagnarla in questa avventura, ho sperimentato il piacere della penetrazione. un po' me ne vergogno a dirlo così, ma è stato magnifico!”
“Da donna ti capisco, eccome! sai Luca è un gran bravo uomo, ma non si può certo dire un focoso adone e qualche volta, in ufficio, mi è capitato di lasciarmi andare a qualche scappatella con un mio collega di cinque anni più giovane. Ora sei mia sorella e te lo posso dire. L’essere presa e scopata con ardore non ha prezzo! Tanto Luca non lo saprà mai e lo faccio solo per soddisfare delle strane voglie. E’ come se in me, ogni tanto si risvegliasse un istinto da mignotta che vuole qualcosa di diverso, di animale! sai siamo state cresciute a fare tutto nel modo giusto, con coscienza e buon senso, che probabilmente abbiamo sviluppato queste valvole di sfogo alternative. Lo avresti mai detto della tua sorella tanto brava?”.
“Ma brutta stronza, non avrei mai detto che fossi così puttana!” e scoppiando a ridere ci siamo abbracciate.
“Ho un’idea, perché non ti vesti da Lucrezia per quando torna Luca, così sarà più immediato da spiegare, e poi vorrei vedere la mia sorellina nei suoi abiti en-femme per la prima volta!”.
“Sei sicura? Grazie Sabry, non sai quanto sia importante per me sapere di avere il tuo appoggio in questa scelta delicata”.
Cosi dicendo siamo andate nella sua camera da letto e abbiamo scelto nel suo guardaroba. Sabrina è rimasta molto colpita ed incuriosita dalla mia ormai acquisita abilità nell’abbinamento degli abiti e lo è stata ancora di più quando mi ha visto a truccarmi.
“Ma sei bravissima! Sai usare i trucchi meglio di me!”.
Sta di fatto che, una volta vestitami e truccata, ho truccato anche lei.
“Sei una meraviglia Lucrezia! Hai già le caratteristiche femminili di ogni donna. il portamento, la gestualità,……è incredibile, sei fantastica!…Non avrai intenzione di fare la corte al mio Luca?!?” ha chiuso mezza seria “perché conciata così fai davvero invidia a molte donne!”.
“No tranquilla, lo lascio a te il tuo Luca, anche se un po' cornuto, rimane sempre davvero molto carino!”.
E così dicendo abbiamo atteso l’arrivo di mio cognato, che, dopo l’iniziale imbarazzo, ha capito la situazione e, da uomo semplice quale è, ha accettato con serenità la vicenda. Hanno promesso che più avanti, quando i miei cambiamenti saranno più evidenti, mi verranno a trovare in Brasile.
Abbiamo già concordato che gireranno sul mio conto corrente la mia quota di soldi derivanti dalla vendita della casa di mamma e di altre proprietà che erano di papà. Questi soldi mi saranno utili per le eventuali operazioni di femminizzazione, ma anche per le cure ormonali, anche se il mio stipendio è più che ottimo.
Rimessi, probabilmente per l’ultima volta, i miei abiti maschili, sono ripartita per il Brasile con la promessa di sentirci e tenere mia sorella aggiornata sugli sviluppi della mia transizione.
Giunta nuovamente al villaggio, sono corsa in camera, mi sono spogliata come se avessi addosso qualcosa di irritante, mi sono fatta una doccia calda, mi sono dipinta le unghie di rosso, sia quelle delle mani che quelle dei piedi, mi sono spalmata su braccia e gambe una crema rinfrescante ed abbronzante. Ho sciolto i capelli e me li sono pettinati con la frangia (prima di partire li avevo tagliati per dar loro delle sembianze un po' più maschili), mi sono lievemente truccata con rossetto e mascara e dopo aver indossato mutandine e reggiseno, mi sono messa un abitino blu estivo con fascia alta. E dopo aver indossato un paio di sabot di pelle con tacco e punta aperta, sono corsa a casa della mia amica Anita e nell’entrare, con un sorriso a trentadue denti le ho detto “Sono pronta Anita! cominciamo! non vedo l’ora!”
“Bene, sono contenta per te! vedrai che ne sarai entusiasta!”.
Qualche giorno dopo, io ed Anita eravamo nella corsia del reparto di endocrinologia dell’ospedale, nell’attesa di essere visitata da una sua amica già informata di tutto.
Una volta entrate in ambulatorio , Anita e Cintia, così si chiamava la dottoressa, si sono salutate ed hanno parlato per un po' di un certo Rogerio. Vedevo che Anita ne sembra lievemente imbarazzata, ma con la sua solita classe ha fugato ogni mio sospetto dicendomi.
“Sai Rogerio è quel bel signore bianco di capelli che tutte voi avete notato venire a casa mia, ma di cui nessuna mi ha mai chiesto niente! Ci frequentiamo! e Cintia lo conosce da un po'”.
“Ma veniamo a noi Cintia. questa è Lucrezia, una mia cara amica di cui ti ho parlato che vorrebbe completare il percorso di trasformazione da uomo a donna, e quindi siamo qui a chiedere a te cosa c’è da fare!”
Dopo avermi avvertito, per prassi, sugli eventuali rischi e controindicazioni, Cintia mi ha visitato ed ha calcolato il dosaggio di ormoni necessari per la mia cura.
“Sai Lucrezia, la tua è un’età giusta per cominciare la cura, l’ideale sarebbe l’adolescenza, ma anche a 23 anni si riescono ancora a bloccare le caratteristiche maschili e a sviluppare quelle femminili. Per esempio vedo che hai ancora tutti i tuoi capelli, anche se hai un principio minimo di diradamento sulle tempie. Iniziando la cura bloccherai tutto ed i tuoi capelli si infoltiranno, inoltre hai buoni margini di sviluppo del seno. come erano i seni di tua madre e delle donne della tua famiglia?”
“Molto abbondanti, sesta per la nonna e mia madre una quinta abbondante”.
“Benissimo, hai buone probabilità di arrivare anche ad una terza! Può darsi che la cura ti crei malumore o lievi forme di depressione, ma facendola in questo modo completo avrai dei risultati a breve e comunque dovrai sempre tenerti monitorata qui da noi. Come sai poi, la cura non permette la modifica di alcuni aspetti del tuo corpo come la voce o la struttura ossea, ma per questo puoi ricorrere successivamente alla chirurgia estetica che ormai fa miracoli. Se alla fine della cura deciderai anche di cambiare definitivamente sesso, faremo le dovute considerazioni. OK? Per ora, buona fortuna tesoro!”.
Già il giorno seguente avevo in casa tutti i farmaci necessari per iniziare e mi ero fatta una tabella con tutto lo scadenziario di pillole da assumere e le visite da fare.
La cura ha cominciato a dare i suoi frutti già quindici giorni dopo: le areole dei miei capezzoli si sono allargate ed ingrossate diventando molto più sensibili; la pelle si è fatta più sottile e delicata ed i capelli si sono fatti meno grassi e più setosi.
Mi sentivo al settimo cielo! Sentivo di essere come una ragazzina di tredici anni nel pieno del suo sviluppo.
Anche se all’inizio lo sapevamo solo io ed Anita, alle ragazze, la trasformazione, dopo un po' di tempo si è manifestata in tutta la sua potenza: al sesto mese di trattamento ormonale il seno era già di una seconda misura abbondante. i fianchi si erano molto allargati evidenziando un bel culo sodo e la mia pelle si era fatta molto più sensibile. La mia muscolatura era notevolmente diminuita e il grasso corporeo, dall’addome si era spostato sui fianchi e sul culetto. Il mio viso, allo stesso modo aveva perso molti peli della barba e le unghie delle dita si erano fatte più sottili. E’ come se il mio corpo fosse da sempre stato predisposto ad essere femminile e non aspettasse altro per esplodere in tutta la sua bellezza.
Indossare un reggiseno che sosteneva un vero seno mi eccitava già così da morire, in più vedere i miei capelli lunghissimi fino al sedere, lucidi, folti e acconciati con la permanente mi inebriava.
Con il giusto push-up portavo decolleté mozzafiato e con varie tinte portavo i capelli come desideravo.
Ero sempre più femmina e me lo sentivo e per completare l’opera avevo già quasi terminato l’eliminazione di barba e peli con l’elettrolisi e con due o tre operazioni chirurgiche avevo femminilizzato il viso: riduzione della fronte, naso più femminile, riduzione di zigomi, mento e mascella, leggero ingrossamento delle labbra e riduzione del seppur piccolo pomo d’Adamo. In programma, a breve, avevo la rimodellazione dei fianchi e la modifica della voce con una tecnica all’avanguardia in una clinica in Corea.
A meno che non mi si vedesse in mezzo alle gambe, anche a detta delle ragazze, non si notava affatto che fossi ancora geneticamente uomo.
Io e Simona, a parte qualche rara scopata (il mio gingillo ormai non tirava quasi più, e per le poche scopate con Simona occorreva tempo per poterlo alzare), siamo diventate grandi amiche: usciamo spesso insieme per negozi e locali, oppure cerchiamo sempre nuove spiagge per prendere il sole ed abbronzarci. Tante volte è lei che mi accompagna per le mie visite dall’endocrinologo. Con lei sono andata a fare la mia prima visita dal ginecologo per il controllo al seno.
Di abiti maschili non ne ho più, neppure via in qualche armadio. In casa nostra ci sono soltanto abiti e scarpe femminili. E’ proprio la casa di due donne. Devo dire che il bagno, con i trucchi e le creme di entrambe, forse, sarebbe meglio fosse un po' più grande. Sul campanello esterno abbiamo anche messo i due nuovi nomi Simona F. e Lucrezia B.
Dopo le due operazioni mancanti, sopracitate, la mia voce è diventata decisamente femminile e la mia silhouette fa invidia a moltissime donne: sopra il culo tondo, la mia vita si restringe per poi riallargarsi con i miei seni che, come predetto dalla dottoressa, stanno per raggiungere ormai la terza misura! Curo ogni dettaglio della mia persona in modo maniacale. Devo sempre avere i capelli perfetti e non voglio neppure un pelo superfluo sulle mie gambe abbronzate.
Il retaggio del vecchio Matteo è soltanto dettato dalla mia precisione e dalla determinazione nelle mie cose e nel mio lavoro. Francesca per questo mi ha nominata responsabile dell’ufficio contabilità ed il mio rendimento è notevolmente aumentato. Le ragazze, cosa che mi interessa di più, si fidano di me e mi hanno legittimato in questo ruolo. Ormai sono diventata anche una buona confidente ed amica di tutte. Sono talmente appassionata di trucchi che, diverse volte, mi chiamano per essere truccate da me.
Ho ampliato anche le mie amicizie: la dottoressa Cintia è diventata ormai una cara amica che ho ospitato a casa per cena diverse volte e che mi ha permesso di conoscere diversi suoi colleghi e colleghe, mi sono fatta un giro di amicizie anche in alcuni locali della città ed in alcuni negozi. Inoltre, uscendo in compagnia con le ragazze del villaggio, ho conosciuto anche io molte delle persone che sono loro amiche.
Tutti, in ogni caso mi conoscono soltanto come Lucrezia e nessuno, a parte le persone del villaggio, sanno che prima ero Matteo.
Devo ammettere che tra le diverse amicizie ci sono molti uomini e che le proposte indecenti, da che il mio corpo è praticamente femminile, non sono certo mancate. Alfredo è uno di questi e, vista la sua modalità, mi ha un po' raffreddata in tal senso: una sera in ufficio, rimasta sola per concludere un conteggio, me lo sono ritrovato dietro le spalle e, dopo aver iniziato un innocuo massaggio, ha iniziato con le mani a scendere fino a palparmi le tette ed il culo. Al che mi sono girata e ho lasciato intendere che mi dava fastidio e mi imbarazzava. Lui risentito mi ha volgarmente apostrofata “Ma guarda la principessa con il pisello, va beh che ora sei carina e sexy, ma non butterei l’occasione di succhiare un vero cazzo, pensaci!” e nel dire così, fortunatamente se ne è andato.
Se da un lato mi sono sentita umiliata, dall’altro la riflessione sui rapporti con gli uomini mi assillava sempre. Con i sex toys ormai avevo raggiunto buoni livelli: mi è capitato di penetrarmi nel culo con un fallo di 26 cm, aiutata da Simona e così facendo riuscivo a soddisfarmi; ma ovviamente la tentazione di un vero uccello diventava sempre più forte. Soltanto temevo sempre di sbagliare l’approccio ed avevo aspettato tanto anche perché volevo che il mio corpo fosse il più femminile possibile per essere così pienamente desiderata. Tutte le avances ricevute dai vari uomini e Simona stessa non mi aiutavano in questo: Simo con la sua politica “vedi per provare” non si curava più neanche di capire se fossi in casa o meno per portarci i suoi tori da monta e scopare sguaiatamente in ogni stanza dell’abitazione. Ogni volta che uscivamo poi mi presentava solo uomini o tentava di organizzare, contro la mia volontà, incontri a quattro, che andavano puntualmente buchi per la mia reticenza.
Facevo, in compenso, lunghe sedute e passeggiate con Anita, che ormai consideravo l’amica più saggia. Lei, con me, si è aperta moltissimo man mano che la mia trasformazione in donna procedeva ed è emersa una figura decisa e ferma sulle proprie convinzioni, molto saggia ed intelligente, ma anche piuttosto disinibita nella propria intimità.
“Vedi Lucrezia, ho fatto delle grandi battaglie perché noi donne potessimo vivere come meglio desiderassimo la nostra femminilità, ma soprattutto di decidere come meglio credessimo del nostro corpo e della nostra mente. Ma questo non mi ha portato, estremizzando, come è stupidamente successo a molte di noi, ad odiare o respingere gli uomini. Io e mio marito abbiamo vissuto una intensa vita amorosa e a me di lui, piaceva soprattutto la sua prestante virilità oltre alla sua dolcezza ed alla sua intelligenza. Facevamo interessanti discorsi ma non ti nego, anche delle grandi scopate!” e così dicendo abbiamo riso insieme.
“Non bisogna temere la sessualità. E’ una cosa talmente bella che vale la pena viverla nella sua complessità. Anche se occasionale, occorre vivere in modo intenso il momento. Non bisogna negarsi al proprio uomo e non bisogna temerlo. Quel momento occorre costruirlo insieme. In fondo, anche tu, nei panni di Matteo hai avuto dei rapporti sessuali, no?. Il desiderio, finché c’è stato, è stato tanto suo quanto tuo. Certo che se svanisce non conviene insistere. Non devi temere di appagare a tutti i costi il tuo uomo con l’ansia di non poterci riuscire e vivere poi il senso di colpa. Se hai la passione e non ce la fai a soddisfarlo vuol dire che qualcosa che non va c’è anche in lui. Ma se ti presenti tesa e timorosa di vivere il rapporto, anche l’uomo si blocca e i presupposti perché possa funzionare, affondano!”
“Ma io sarei anche pronta, solo che ho sviluppato una sorta di ansia da prestazione, per cui temo di non riuscire ad eccitare il mio uomo o peggio che non mi voglia per il mio essere diversa!”
“Sul fatto che tu sia, per ora, una transessuale, seppur molto più bella di molte donne, basta dire la verità al momento giusto! per l’ansia da prestazione non devi avere paura. Se un uomo accetta di venire a letto con te, vuol dire che è sufficientemente eccitato per fare l’amore e anzi, potresti anche farti guidare da lui! Io con Rogerio, ormai mi concedo anche dietro. Perché non dovrei?!? Lui è dolcissimo ed è arrivato a penetrarmi nell’ano dopo un intenso gioco di complicità. Mi eccita pure ed arrivo anche ad avere l’orgasmo così”
Anita con la sua calma e la sua soave dialettica mi aveva molto aiutata a comprendere cosa fare e come farlo. L’unico aspetto era che non avrei voluto perdere la mi verginità femminile con il primo sconosciuto o tantomeno con un perverso come Alfredo. Avrei voluto che per la prima volta ci fosse un uomo che comprendesse il mio disagio, così che insieme potessimo, conoscendoci, affrontare il momento con maggiore intimità.
Da che vivevo lì, a parte Alfredo e gli amici di Alessia e Mary, non avevo intessuto nuove amicizie maschili così profonde da arrivare a qualcosa di più. Anche gli amici dell’ospedale della dottoressa Cintia erano poco più che formali. Da qualche tempo però, circa tre mesi, avevo conosciuto un ragazzo italiano sui trentacinque anni che, mollato tutto in Italia, aveva aperto un negozio proprio qui a Fortaleza dove vendeva prodotti per la spiaggia. Non era un adone, ma era piacente, buono e simpatico. Alto un metro e settantacinque circa, leggermente sovrappeso ed un poco stempiato. Portava un paio di occhiali e aveva deciso di ricominciare tutto daccapo dopo aver scoperto che la sua ragazza si faceva pompare da un giovanotto di colore. Andrea si chiamava e con lui avevo iniziato un bel rapporto di amicizia che ci aveva portato anche ad uscire a cena o a pranzo diverse volte. Con le donne non è che ci sapesse fare poi tanto, ma in compenso era divertente e con lui potevo parlare di ogni cosa. Inoltre avevo la sensazione di essere enormemente rispettata. Quando voleva essere “piccante” risultava goffo e mi faceva sorridere, ma non oltrepassava mai il limite dell’offesa o della molestia.
Non sapeva della mia trasformazione, ma in compenso gli ho raccontato tutto sul mio lavoro, la mia famiglia in Italia e sul rapporto di amicizia che avevo con le altre persone lì in città. Era anche molto dolce e, nella sua semplicità, mi ero accorta anche che ci provava: qualche regalo dal negozio, inviti improvvisi e gite noi due soli nel tempo libero. Con me si era anche particolarmente aperto e parlava di tutto. L’essere stato prima un uomo e poi essere diventato una quasi - donna mi permetteva di comprendere meglio le riflessioni maschili e quindi di essere molto in sintonia con i problemi che esternava.
Questo aveva accresciuto in lui il desiderio di intimità nei miei confronti e il mio corpo, ormai femminile, con curve mozzafiato, faceva il resto. Ero sempre io che frenavo per le problematiche già elencate in precedenza e lasciavo il tutto sul piano dell’amicizia. Ma dopo le parole di Anita e le riflessioni fatte sulla tipologia di uomo con cui desideravo avere il mio primo rapporto, ho capito che Andrea era l’uomo ideale. Il problema era capire se ci fosse stato ad avere un rapporto con una transessuale.....
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