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Il vicolo della felicità


di Membro VIP di Annunci69.it Robybo
14.02.2024    |    138    |    0 8.0
"Luca la guardò nuda davanti a sé e per la prima volta comprese che la femminilità è un valore assoluto e non distingue l’aspetto esteriore, perché è emanazione di personalità, anima che vive..."
Luca si era sposato, dopo la laurea e dopo un fidanzamento di quel tempo che finisce con lo spegnere gli ardori di un rapporto che sopravvive solo per l’inerzia e la consuetudine di una conclusione prevista nelle aspettative della coppia. Subito aveva capito l’errore: ciò che provava per lei era meno di affetto, una comunanza che non valeva neppure un vero rapporto d’amicizia. La convivenza era sfociata prima in noia indifferente e poi sempre più in insopportabile vicinanza. Una sera il patatrac. Le parole urlate a chi doveva essere la compagna di una vita, piene di livore, di accuse pretestuose, di rimpianti sanguinosi. Aveva sbattuto la porta quella sera e si era incamminato lungo la via del centro dove abitava. Si era diretto verso quel vicolo dove spuntava l’osteria che lo aveva rallegrato nelle umide sere invernali, dopo ore e ore trascorse sui libri. L’oste Charlie lo accolse con un sorriso rinfrancante e colse, nell’espressione dell’uomo tornato dopo gli anni giovanili, lo smarrimento e la devastazione di chi si ritrova con il gelo nel cuore. “Il solito?” chiese, come se tutto si fosse riannodato, come se non lo avesse mai perso di vista. Rispose: “Si, ma doppio, ti prego. Voglio sentire l’alcol che scioglie quello che ho addosso”. Charlie aveva compreso che non era il momento delle domande, doveva solo farlo sentire nel luogo più accogliente di quel momento, nel posto dove aveva assaporato gli anni più spensierati della gioventù. Il liquido scendeva nello stomaco facendogli ritrovare i pensieri più belli, scacciando le preoccupazioni di come risolvere quella situazione opprimente. Cominciò a guardarsi in giro e vide lei, Maura, la trans con cui spesso si era confidato sulla sua vita solitaria di studente fuori sede, ricevendo il sostegno morale, l’allegra libertà di pensiero, la particolare risata di lei, così vera, così piena di sano e contagioso entusiasmo. Nei tempi trascorsi, lei aveva provato a portarselo a letto, vista la complicità che li accomunava, ma Luca si era sempre schernito, adducendo il motivo di appartenere all’altra sponda. Cominciarono a parlare e subito ritrovarono la chimica che mai era evaporata, rinverdirono ricordi indelebili che li avevano visti in allegre combriccole a festeggiare ogni insignificante avvenimento. Luca la guardava e solo ora si rendeva conto che era davvero bella. Non era solo la bellezza dei tratti somatici del viso, erano quegli occhi neri e penetranti che trasmettevano il fulgore interno a destabilizzarlo e, per la prima volta, sentiva crescere in lui un desiderio carnale finalmente libero da ogni retriva convenzione. Mentre Maura raccontava di quella volta che aveva dovuto caricarselo sulle spalle, dopo una serie infinita di bicchierini, e un vecchietto che li aveva incrociati per strada li aveva apostrofati: ‘in che mondo siamo finiti!’, Luca le prese istintivamente la mano, un gesto che può avere molte valenze, ma il modo in cui lo fece fu come annunciarle che si affidava a lei per curarsi, per ritrovare la gioia di un abbraccio, per tornare ad assaporare l’emozione di un bacio. Lei capì tutto quello che era successo: si dimentica quasi tutto, tranne quello che ci ha resi felici e Luca aveva bisogno di respirare ancora quell’aria leggera e tonificante che lo aveva reso felice. Stettero un tempo infinito senza parole, ma comunicando con gli occhi tutto il senso di quello che era trascorso. Forse anche lei era arrivata al capolinea di un percorso attraversato sì con disinvoltura e naturalezza, ma troppo frammentato, vorticoso, in mare aperto. Il vento che sbatte sulle vele spiegate è un suono gradevole per l’udito, ma poi si apprezza anche il silenzio rotto solo da docili onde sulla chiglia. Si alzarono dal tavolo perché entrambi avevano addosso l’irrefrenabile voglia di comunicare con tutto il corpo l’intensità di quel momento, unendosi tra di loro, con l’entusiasmo degli anni belli. Si trovarono nella stanza di Maura, mano nella mano come erano usciti dal vicolo. Lei colse un leggero smarrimento nel volto di Luca e allora lo accarezzò in viso, lo rassicurò dicendogli: ‘Abbandonati a me, so cosa fare del corpo di un uomo, anche se stavolta sentirò qualcosa che non ho provato ma che ho atteso a lungo, senza mai avere perso la fiducia che accadesse’. Lo spogliò con delicatezza, riponendo con cura i vestiti di lui, come se li avesse lavati e stirati da sempre; c’era tutta una notte e forse oltre per capire cosa avesse in carico il destino che li aveva fatti incontrare. Luca la guardò nuda davanti a sé e per la prima volta comprese che la femminilità è un valore assoluto e non distingue l’aspetto esteriore, perché è emanazione di personalità, anima che vive incorporea. Sentì le mani di lei che iniziavano ad accarezzarlo e fluttuavano dal viso, scendevano sul petto, percorrevano il ventre e lisciavano le cosce con una delicatezza che lo stravolgeva. Il suo membro ebbe un’erezione violenta, quasi dolorosa, perché sentì tutto il sangue che affluiva lì e sembrava farlo scoppiare. Ricambiò le carezze di lei, e si sorprese sentendo sotto i palmi delle mani un velluto fresco, liscio all’inverosimile, odoroso di inebriante aroma. Non si sorprese quando svoltando le natiche sode e cavalline si imbatté in una gabbietta che evidentemente doveva contenere quell’inutile rimasuglio di genesi maschile che trascinava dalla nascita. Cercò la bocca di lei e finalmente le lingue si avvilupparono voracemente scatenando la libidine più sfrenata. Maura si staccò dalla bocca di lui per riversarsi su quel pezzo marmoreo che pulsava sempre più e chiedeva sollievo alle fiamme che lo rendevano incandescente. Lo avvolse con un effluvio di saliva, lo percorse in profondità arrivando fino alla base e poi impresse un ritmo che non lasciava un istante di tregua, una turbina che scorreva inarrestabile su un’asta che diventava sempre più ingovernabile e pronta ad esplodere. Lei capì il rischio che tutto si risolvesse così velocemente e poiché desiderava essere penetrata, si fermò, portò il viso all’altezza di quello di Luca, lo guardò trasognata e con una passione che non ammette indugio gli intimò: “Prendimi, hai una mazza così dura e grossa che sentirò un po' di male, ma non ti fermare se gemerò, perché il piacere sarà più grande del dolore”. Lei gli indico il gel che aveva posto sul letto e lui, ebbro di libidine e spinto da impeto animalesco, ne spalmò un generoso pugno sullo sfintere che pulsava di desiderio e un altro po’ sulla cappella. Poi incominciò a puntarlo su quel buchino che appariva davvero improbabile da attraversare, ma nulla lo avrebbe fermato e neppure lei avrebbe arrestato ciò che era oramai sfuggito al loro completo controllo. Il lubrificante aiutò non poco il randello senza governo di Luca e Maura gemette quando sentì il glande farsi varco nel primo tratto di strada. Quel sospiro di dolore eccitò ancora di più Luca che spinse con foga il resto della verga dentro l’anfratto sempre più bagnato e allargato. Seguirono alcuni minuti in cui non avevano più alcuna percezione di coscienza, solo vibrazioni di carne e mente evaporata in una lussuria che obnubila ogni sensazione che non siano quei centimetri di carne che scorrono come pistoni imbizzarriti dentro a cilindri infuocati. Maura aveva avuto una serie di orgasmi continui che l’avevano spossata ma non vinta e ora voleva sentire il sapore agrodolce dell’uomo che aveva aspettato a lungo. Si staccò dolcemente, lo afferrò con le mani e bastò il suo sguardo impudico e ormai sazio rivolto a Luca per provocargli un’eiaculazione così forte che il fiotto di sperma che ricoprì il volto di Maura lo lasciò inebetito, spossato come mai era successo, estasiato e finalmente libero da ogni angoscia. Questa vita è fatta per chi ha coraggio e lui, alla fine, lo comprese, cambiando il senso di marcia.
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