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Desiderio divino


di Membro VIP di Annunci69.it Robybo
01.08.2022    |    575    |    6 9.6
"Esco dalla chiesa, lei è davanti a me, confuso tra il sacro e il profano mi perdo nell’ondeggiamento di un culo che parla, si muove con ritmo perfetto, ..."
Era una mattina di inizio estate quando l’aria è ancora respirabile e il sole è gradevole quando bacia la pelle. Mi ero riproposto di visitare una delle chiese più famose della mia città, quella di San Francesco. Luogo di culto e di storia con mattoni che hanno resistito a guerre, bombardamenti e occupazioni susseguite nei secoli. Quando entro il tipico odore di oli delle lampade, di candele e incenso è frammisto ad una fragranza più delicata, un’essenza che smuove i sensi. Mentre lo sguardo si esercita in una panoramica tra absidiole, volte e simulacri, vedo lei che attende contemplativa di accedere al confessionale. E’ una visione fugace perché proseguo verso l’abside ma mi lascia interdetto perché in quei frammenti visivi qualcosa mi ha incuriosito, attirato nei sensi che si ritrovano inaspettatamente risvegliati in quel luogo destinato alla preghiera. Compio il giro dietro all’altare dopo avere letto nella guida che ho con me la storia di quei muri sacri e mi siedo in una panca posta sul fondo, per un’ultima panoramica d’assieme. Mi volto dalla parte del deambulatorio e nella panca corrispondente dal lato opposto, incrocio il suo sguardo, da devota pentita ma destinata a peccare per l’eternità. E’ il volto dolce e mascolino, ammiccante, perduto nella sua ambiguità carnale di una trans che mi fissa, i suoi occhi sono un chiaro invito ad alzarmi, a seguirla, a condurmi dove tutto sarà svelato. Esco dalla chiesa, lei è davanti a me, confuso tra il sacro e il profano mi perdo nell’ondeggiamento di un culo che parla, si muove con ritmo perfetto, un’altalena oscillante che sembra reclamare una mano o qualcos’altro che lo soddisfi. Pochi passi, saliamo le strette scale di un palazzo medievale con le porte antiche e tutti i misteri che vi sono dietro. Siamo nel suo piccolo ma intimo pertugio di vita, si spoglia di camicetta e pantaloni senza profferire parola, mi guarda, mi provoca e non ce n’è bisogno perché le autoreggenti, il minuscolo filo interdentale che avvolge il suo sesso, le tettine accennate, la bocca carnosa sono già al lavoro sul mio membro. E’ seduta sulle gambe, osserva il mio sguardo mentre la sua lingua lavora, avviluppa, impasta, centrifuga, penso a quanti avrà regalato il sogno che sto vivendo e capisce che voglio il trofeo più ambito e irresistibile. C’è un inginocchiatoio come quelli singoli posti davanti alle immagini sacre e lei appoggia e sue ginocchia sul cuscino che consente la genuflessione, espande il suo sedere verso di me, mostra un buchetto che sembra invalicabile, comincia ad ansimare. Mi porge una boccetta sul tavolino a fianco, mi invita a lubrificare il suo ano e la mia cappella, il suo culo ha un’angolazione perfetta e mi potrò godere la vista del mio cazzo che lo penetra. Tutto avviene come se fosse già accaduto un milione di volte, il buchetto si allarga ed è lei che spinge il culo all’indietro e mi fa impazzire, un filo di sudore imperla la sua schiena, i respiri diventano sempre più affannosi. Forse sono il motivo dei suoi pentimenti e conseguenti confessioni, ma se l’anima non è dannata il corpo lo è senza scampo e possibilità di redenzione. L’eccitazione è al massimo, le spinte pelviche non sono più controllabili, ogni pensiero e afflato di vita è in quel congiungimento che imprigiona il mio organo gonfio da scoppiare dentro l’antro della felicità, le sue grida sono l’ultimo incitamento ad un orgasmo che sgorga prepotente e liberatorio. Mentre scendo le scale per tornare a casa penso alla prossima chiesa che visiterò e chissà …..
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