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L'antefatto: Margherita e Massimo


di unodeidue
18.04.2024    |    180    |    1 8.7
"Il resto, e ce ne siamo accorti insieme, lo fa il fascino inquietante dell’ambiguità, tipicamente tuo, che io non ho, io sono femmina fino in fondo: per..."
Quelle mutandine che ti avevo fatto provare ti stavano veramente bene: ti guardavo allo specchio del guardaroba, mentre facevamo le prove di come vestirti, ti stavo preparando alla serata speciale del club privé di Treviso, dove saremmo andati insieme.
Aprendo le due porte a specchio dell’armadio riuscivo a vederti davanti e dietro, le tue spalle sono abbastanza belle, non larghissime, meglio, altrimenti sarebbero troppo virili, comunque sono proporzionate al resto del corpo, i tuoi fianchi sono snelli, le cosiddette maniglie dell’amore non le hai mai avute e quando, dopo il matrimonio, cominciavano ad allentarsi i tuoi addominali e i muscoli dei fianchi e delle cosce, e la stessa cosa accadeva anche alla mia pancia ed al mio sedere, abbiamo iniziato una dieta severa, ci siamo abituati a fare ginnastica, seguendo i consigli del nostro amico fisioterapista (questo, e io lo so, è diventato un tuo amante segreto), e da allora, fisicamente, siamo migliorati.
D’altra parte, è vero che siamo ancora giovani, ma se a trentasette anni non stiamo attenti, guai, a cinquanta saremo scassati e sgangherati; poi, in vecchiaia, si rilasseranno i nostri muscoli e non solo quelli delle cosce e delle chiappe, ma adesso siamo a posto, veramente.
Lo slippino, modello brasiliana, che ti ho fatto provare, ti stava benissimo, le natiche risaltavano dentro le mutandine, belle tonde, cicciosine ma non molli, piccole ma pronunciate, insomma, proprio un bel culino, che fa venire subito voglia di pizzicarlo, di strizzarlo, di mordicchiarlo, di accarezzarlo a due mani, e le altre voglie che, lo so, un bel culo fa venire agli uomini; di solito un bel culo femminile ma, ora lo so, il tuo riesce a provocare le stesse voglie.
La tua capacità di suscitare interesse, attrazioni ed attenzioni di tipo erotico negli esseri maschili, sto parlando di quelli indiscutibilmente non omosessuali, intriga molto anche me, che sono tua moglie; e piace anche a te, forse troppo. Da quando ce ne siamo accorti non riusciamo a farne a meno.
Alle donne, certo, sei sempre piaciuto, anzi sono stata molto gelosa al riguardo; ai gay o culattoni, che dir si voglia, sei sempre piaciuto, fin troppo, sia a quelli dichiarati, sia a quelli segretamente omosessuali, e lo sappiamo da tempo, fin da quando eravamo ragazzini, e ci frequentavamo al mare, d’estate.
E questo riguarda gli omosessuali, conclamati o segreti; invece, ora lo so, puoi incuriosire interessare affascinare e far imbizzarrire anche uomini tipicamente eterosessuali, ad esempio quelli che stavano corteggiando me, perfino i miei amanti.
L’ho scoperto da poco, è piaciuto a entrambi, e da allora è stata una corsa, una rincorsa continua, a renderti sempre più ambiguo, più interessante, più intrigante, più affascinante: ti ho insegnato gli atteggiamenti, gli sguardi, il sorriso malizioso e invitante, il gesto di socchiudere lievemente la bocca, facendo intravedere la lingua tra le labbra, l’accostare il corpo alla persona che hai davanti, come a dire sto con te, anzi mi piace starci con te, mi piace il contatto fisico con te, mi piacerebbe anche un contatto più ravvicinato, un contatto proprio “nature”. Tu ormai lo fai bene, ti ho visto, sai, ti scopri le braccia prima di accostarle alle sue, ti sollevi la maglietta o la camicia sulla spalla vicina a lui per mostrarla, con la scusa di un piccolo prurito, accosti il fianco al suo, allarghi lo scollo, facendo finta di sistemarlo, per fargli vedere meglio il petto e i capezzoli, gli protendi il busto e il bacino, quasi con la coscia gli sfiori la sua: hai imparato a fare anche tu le cose che faccio io se mi interessa una persona, e così ne hai scoperto l’effetto sorprendente.
Il resto, e ce ne siamo accorti insieme, lo fa il fascino inquietante dell’ambiguità, tipicamente tuo, che io non ho, io sono femmina fino in fondo: per te è diverso, il tuo volto, rasatissimo sempre, sopracciglia e ciglia in ordine, un leggerissimo fondo tinta come ti ho insegnato io, pochissimo ombretto e lucida labbra, denti puliti e bianchi, l’alito, l’acqua di colonia neutra che uso anch’io, e naturalmente la cura estrema del viso, dei capelli che da qualche tempo porti appena un poco più lunghi, sempre arricciolati, sei riccio di natura, biondi quasi castani, e l’abito, vagamente unisex, i pantaloni a tubo, la camicia sbottonata, i mocassini.
Insomma, chi non ti conosce, ha il dubbio: ma è maschio, oppure è femmina?
Certo, non hai seno e non metti niente per fingere di averlo, ma quando siamo al bar o con gli amici, lasci aperti i primi bottoni della camicia, sotto non porti biancheria, sei depilato da quando ho cominciato io a depilarti le gambe il pube il petto la schiena e tutto.
Mi sono accorto di come ti guarda un qualsiasi maschio sconosciuto: guarda te in viso, poi ti guarda il petto, magari per capire se sei femmina, guarda sotto la camicia, e vede il torace, i tuoi capezzoli e ferma lì il suo sguardo, non potendo fermarci sopra le mani.
Ti guardano per curiosità, per la tua ambiguità, ma anche perché sono affascinati dal tutto, da quello che vedono e da quello che immaginano dopo averti visto: ambiguità e bellezza, eros raffinato e fascino discreto della trasgressione, amore e perversione, leggerezza e sesso estremo, e a me questo insieme di sensazioni che leggo nei volti degli uomini che ti guardano e che ti desiderano, a me piace da impazzire, e piace anche a te.
Ti vedono come un cortigiano, o una cortigiana, fai tu, ti desiderano anche quelli che non lo ammetterebbero mai, e sono queste le sensazioni e le ambiguità che leggo nel volto dell’uomo che ti sta guardando.
Sei un uomo, certamente, e non sei gay, però potresti starci con lui, oppure no, chi lo sa?
E come saresti, e che cosa faresti? ... glielo fai immaginare, con la mimica che ti ho insegnato io, ma chissà se è vero, tu gli lasci il dubbio, anzi due dubbi, uno che sì oppure che no, e l'altro dubbio, tipico del maschio, tra due donne non c'è, per fare cosa, in un modo, oppure nell'altro?
È un gioco malizioso, così intrigante, emozionante, ti capisco sai, così erotico quando ti accorgi del desiderio dell’uomo davanti a te, che proprio non puoi rinunciarvi, e che piace troppo, anche a me.
Per parecchio tempo, fare questi giochini è stata solo una cosa nostra, senza che nessuno vedesse, immaginasse, sospettasse, capisse che facevamo queste cose ambigue con gli sconosciuti maschi: non solo esaltando il lato B della moglie, come fanno tutte le coppie in cerca di emozioni nuove, no: noi giocavamo con il tuo lato B, quello del marito.
Una cosa nostra, fatti nostri di come spendevamo il nostro eros coniugale: di conseguenza, non ci bastavano più le seratine tradizionali con gli amici, le pizze del sabato sera a far chiacchiere banali e basta, e le vacanze flaccide; abbiamo cominciato a gradire qualcosa di più forte, di più emozionante, di più trasgressivo.
Sono stata io a suggerire di cambiar genere, serate più movimentate, ed abbiamo iniziato a fare i giochini multipli, con te, non solo con me, protagonista.
Nel master post-laurea di psicologia, che stavi frequentando, avevi imparato i termini tecnici, ma la sostanza l’avevi capita da tempo e me l’hai spiegata, in uno dei pochi momenti di sincerità di coppia, e senza tante sofisticazioni psicoanalitiche; il suo corteggiamento all'inizio, la mia civetteria, i preliminari, lo spogliarsi reciprocamente, i toccamenti, le eccitazioni di tutti e due, ed infine il sesso vero e proprio fino all’orgasmo, a te sarebbe piaciuto vederli fare da me con un altro, ma era come se, per interposta persona, per trasposizione, quei gesti, quei momenti, quelle sensazioni, li stessi vivendo tu: nella tua psiche eri tu, non io, che toccavi, ed eri toccato, baciavi ed eri baciato, accarezzavi ed eri accarezzato, fino a quando tu, non io, eri penetrato.
E lo stesso, intrigava anche me.
Non sapevamo come, ma volevamo fare un salto di qualità ulteriore nella via dell’eros, il salto che riguardava me poteva proseguire anche senza la tua partecipazione, ma comunque ti mantenevo informato e ti raccontavo anche i particolari più intimi e scabrosi; mi sembrava quasi di rivivere le scene e le sensazioni e le emozioni, quando te le raccontavo, tu ti eccitavi e le condividevi con me, e ogni volta, dopo, facevamo l’amore, con la forza e la pienezza che mi piaceva e ti piaceva.
Ma il salto di qualità erotico che riguardava te volevamo farlo e viverlo insieme di persona, e prima o poi l’avremmo fatto.
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