Passeggiata di coppia

Più che un racconto, volevo trasmettere un’immagine mentale di ciò che mi è capitato l’altra sera con l’uomo che mi ritiene la sua donna. Persona pulita educata e stimabile. In effetti ci frequentiamo da tempo e lui comunque sa che ho altri amici.

Questo mio amico tra le altre cose, ama camminare a braccetto con me come una coppia tra le persone. L’altro pomeriggio, verso le 18, mi incontro con questo mio amico. Preventivamente mi aveva “commissionato” il tipo di abbigliamento che dovevo mettere su. Abitino a mezza coscia, perizoma, autoreggenti nere ricamate, scarpe tacco 12 nere.

Scendo dalla mia macchina, indosso il mio giaccone femminile nero con cappuccio a mezza coscia e mi dirigo verso la sua macchina. Scende, e guardandomi mi fa gli immancabili complimenti sulla femminilità mentre mi da un bacetto sulla guancia e con la mano sinistra accarezza la coscia in tutta la sua lunghezza sino ad arrivare dove l’autoreggente finisce ed inizia la calda carne. La sua mano gelida mi fa sobbalzare. Ridiamo entrambe.

Chiude la macchina, mi metto a braccetto e con il cappuccio sulla testa iniziamo a fare due passi. Con il cappuccio è praticamente impossibile capire che sono un maschio. Camminiamo parlando di qualche argomento generico e nel frattempo mi racconta degli sguardi degli uomini che incrociamo diretti sul tacco 12 e sulle gambe. Io con il cappuccio non ho molta visibilità ma so che do nell’occhio in quanto essendo un metro e settantadue su tacco dodici non passo inosservata. Facciamo una bella passeggiata. Poi lui mi dice se ci appartiamo in un viottolo poco frequentato che ha per giunta qualche lampione fulminato. A metà vialetto ci fermiamo. C’è un muretto dove lui di siede. Mi fa mettere avanti a lui in piedi girata verso di lui. La sua faccia è sulle mie grosse tette di silicone. Mi fa aprire il giaccone e mette la sua faccia sulle tette mentre con una mano mi stringe in vita e l’altra la mette sulla calze. Allungo la mano per sentirlo. E’ eccitato. Sento dai pantaloni la sua cappella gonfia che spinge in avanti e pulsa a ritmi che gestisce lui. Ogni tanto passa qualcuno. Diamo nell’occhio in maniera limitata, sembriamo una coppia che amoreggia. Quando sentiamo dei passi mi chino come a baciarlo. Per due volte ne approfitta per mettermi la lingua in bocca. Solitamente evito i baci. Molti fumano e mi da fastidio il sapore della bocca catramosa del fumatore. Le sue mani sono sotto il giaccone ad accarezzarmi sotto il vestitino mentre io gli accarezzo l’eccitazione. Non si dovrebbe notare nulla perché il giaccone è scuro, le calze anche. Eppure ad un certo punto un ragazzo distinto con cappotto e valigetta da lavoro nel passare rallenta passandoci vicino mentre ci guarda. Non accenna ad accelerare per andare via anzi nel passare avanti ogni tanto si gira e rallenta sempre di più tanto che si ferma ad una decina di metri facendo finta di telefonare mentre si mette sul muretto.

Noi comunque continuiamo con le nostre effusioni. La sua eccitazione è aumentata. Gli tiro giu la zip e il suo coso sbuca fuori deciso. E’ gonfio e caldissimo. Il tizio guarda verso di noi mentre stà al telefono. Forse è una telefonata vera. Il mio maschio mi alza un po il cappotto mentre mi tocca il culo, forse un po di carne si intravede perché noto un sussulto nel ragazzo che ci fissa. Si alza, si avvicina di due tre metri e si rimette sul muretto. Passa una persona noi ci baciamo. L’altro parla al telefono. Allontanata la persona il mio amico mi dice di girarmi di mettermi seduto su di lui . “Ti voglio ora qui” mi dice. Mi giro. Mi siedo su di lui mentre mi alza quel che basta giaccone e gonna per avere il mio culo sul suo pezzo da 22 che insistentemente esce dai pantaloni. Scanza il perizoma. Sento la sua cappella bollente dentro che mi scalda. Mi siedo lentamente sentendo la sua verga sprofondarmi dentro. Siamo in aderenza. Il suo è tutto dentro. Assaporo la sua dura lunghezza mentre mi muovo leggermente a sinistra e a destra. Il ragazzo guarda.

Con le mia mani sulle sue cosce faccio forza e leva sui tacchi a spillo mentre me lo sfilo da dentro e me lo riaffondo. Faccio un movimento lento mentre guardo tra i capelli della parrucca e il cappuccio il tizio che fa l’atto di toccarsi. Il vicolo è deserto. Faccio qualche affondo con vigore. Mi attacco al mio uomo mentre mi mette le mani sulle tette sopra il giaccone. Il tizio posa la valigetta, con una mano tiene il telefono e l’altra se lo tira fuori e se lo comincia a menare. Accelero nei movimenti il mio uomo gode, geme eccitato dell’atto e della situazione. Pochi altri colpi e lo sento godere. La sua sbora bollente schizza dentro di me con copiosa quantità. Anche il tizio pochi istanti dopo lo vedo schizzare mentre è in piedi. Mi fermo. Lo tengo dentro. Il ragazzo si ricompone. Mette il cellulare nella tasca. Prende la valigetta e va per la sua strada. Noi ci componiamo a nostra volta ed eccitati ci facciamo la strada di ritorno verso le macchine.