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Schiavo del seme (2* parte): lo sposalizio


di Ermesincuriosito
06.09.2022    |    4.623    |    2 9.0
"Fino a che l'interessa per la ragazza calava sempre più..."
Non so spiegarmi cosa mi sia successo quel sabato. Né come abbia potuto permettere a Paola di farmi quello che mi ha fatto. Eppure era successo. E ora, nonostante avessi avuto l'opportunità di andarmene ero ancora lì, con il suo uccello moscio ma comunque enorme nella mia bocca.

Sicuramente Paola è stata maestra nel gestire la situazione, giocare con le mie sensazioni ed emozioni, farmi sentire in pericolo, impotente, fornirmi una via di salvezza riconoscendo la superiore potenza della sua virilità e assoggettandomi ad essa, riempirmi nel frattempo la testa, frastornandomi, con quelle storie su quanto fosse naturale venerare e dare piacere ad una persona più dotata, facendo passare quella fellatio omosessuale in un qualcosa di naturale e ovvio. O più che una maestra, una strega.

Mi è stato sufficiente guardare semplicemente il suo uccello per rimettermi nuovamente tra le sue gambe ad usare la mia bocca. Mi trovai quasi a credere per davvero alla storia del "rituale" e di essere sotto un incantesimo, che lei fosse veramente una strega.
Lentamente però riuscì a tornare in me, rendendomi conto di quanto fosse umiliante quello che stavo facendo e giurai di non rifarlo mai più. L'imbarazzo era comunque insopportabile.

"Paola io..." Riuscì finalmente a raccogliere le forze e parlare "ecco io è meglio che vado.." provai a congedarmi.
"Sicuro?" Mi rispose tranquilla lei. "Credevo volessi... bè rivivere a mente lucida le sensazioni di poco fa".
"No...no.. è stato un errore, non so che cosa tu abbia fatto ma non ricapiterà più, e adesso se vuoi scusarmi.." mi congedai.
"Non lo hai ancora capito vero?" Mi apostrofò mentre lasciavo la sua stanza da letto. "Hai già bevuto da me, ormai stai cambiando, e non puoi farci più nulla. Ti stai trasformando, prima nella mente e poi anche nel corpo, vedrai.."
"Trasformando? Che dici?" Chiesi voltandomi verso di lei.
"In una bella signorinella" mi rispose ridendo sguaiatamente "e più sborra berrai, più velocemente diverrai una bella femminuccia" continuava a ridere.
Paola si avvicina da me e mi dà un bacio sulla fronte "La mia sborra è deliziosa" mi sussurra facendomi l'occhiolino "ma questo già lo sai..vai pure, io ti aspetto qui..tanto non potrai più fare a meno di lui...".

Le sue parole mi lasciarono perplesso, ma ovviamente scappai da quella prigione e mi fiondai sotto la doccia di casa mia, per poi buttarmi a letto.
Sopraffatto da tutto quel carico emotivo crollai in un sonno diverso dal solito, agitato, pauroso, sognai l'uccello di Paola in tutta la sua potenza, e mi svegliai si colpo.
Ero eccitato, eccitatissimo, avevo bisogno di masturbami e così feci, mettendo su qualche porno. Ma nessun video mi dava il giusto cocktail di emozioni da raggiungere l'orgasmo.
Man mano le mie ricerche però erano sempre più indirizzate verso video con ragazze che si davano da fare con cazzi sempre più grossi, con la mia eccitazione che cresceva guardando quegli enormi cazzi essere baciati e succhiati dalla ragazza di turno. Fino a che l'interessa per la ragazza calava sempre più.
In quel momento mi squillò il cellulare, un messaggio su WhatsApp, era Paola che mi aveva inviato un selfie appena fatto: nuda davanti allo specchio, una mano scattava la foto, l'altra che sollevava la maglietta fino al seno, scoprendo il suo addome contratto, e poco sotto il suo uccello moscio, lungo e possente, le grosse vene circondavano quell'inumano pezzo di carne e la punta del glande faceva svogliatamente capolino dal prepuzio, troppo larga per essere contenuta.
Venni immediatamente, senza potermi trattenere, esplosi alla vista di quell'uccello.

Me ne vergognai ma provai a non pensarci, a nasconderlo a me stesso, e mi rimisi a letto, ma non riuscì a prendere sonno. La mia testa vagava verso altri pensieri, anzi verso un unico pensiero: l'uccello di Paola.
E dopo poco mi ritrovai a masturbarmi e venire sulla sua foto, per la seconda volta. Ma questo non mi bastava più, eiaculare non mi dava soddisfazione..avevo bisogno di altro..avevo bisogno di lui.
Me ne andai in paranoia, come se fossi in astinenza, non ero lucido, non ero in me...un'innaturale voglia di perversione mi prese, e non riuscivo a soddisfarla in nessun modo lì a casa.

Spensi la testa.

Riaprì gli occhi che ero davanti al portone di Paola, senza pensarci su ero ritornato da lei.
Suonai comunque il campanello. Il portone si aprì, senza che nessuno rispondesse.
Entrai.
Riuscì.
Feci come per andarmene, titubante.
Rientrai chiudendo il portone dietro di me.
Nessun suono, nessuna voce, raggiunsi Paola in camera da letto.
Era nuda, mi aspettava.
Mi sedetti sul letto, forzandomi a non guardare tra le sue gambe. Ero comunque spaventato da questo mio irrazionale impulso omosessuale.
"Paola...io non capisco.. perché sono di nuovo qui..io...non sono così.." le dissi confuso mentre mi sedevo in punta sul letto.
Paola si tirò su, sedendosi accanto a me, prendendomi la testa e posandola sulla sua spalla.
"Marco..non devi essere così duro con te stesso" provò a consolarmi, a modo suo "non hai fatto nulla di male, anzi, hai fatto una cosa bellissima". Con la mano sul mio capo, mi rivolse la testa verso il basso. Oltre i suoi seni potevo vedere, posato sulle sue gambe, quel suo enorme uccello. Per un momento la bocca mi divenne secca.
"Ma io non sono così, Paola, non sono gay, non voglio esserlo" le risposi spaventato.
Paola si alzò mettendosi davanti a me.
Il suo cazzo pendeva pesante tra le sue gambe. Distolsi lo sguardo dall'imbarazzo, ma iniziavo a perdere il controllo sui miei pensieri.
Vidi Paola prendersi il cazzo in mano puntando la cappella verso di me.
"Guardalo" mi disse, senza però ottenere da me alcunché.
"Guardalo" ripeté mentre con la mano sinistra mi prese per il mento forzandomi a cadere nell'ipnotico sguardo del suo ciclopico fallo.
Scappelló il glande davanti ai miei occhi, il suo fungo rosa mi guardava insistentemente finché Paola non mollò la presa. Seguì il suo glande cadere verso il basso e poi iniziare a dondolare davanti al mio viso, destra e sinistra, destra e sinistra.
Mi ritrovai imbambolato a guardare il movimento oscillatorio del suo uccello senza avere la forza di distogliere lo sguardo.
Mentre quell'enorme pendolo di carne mi ipnotizzava, Paola mi stregava con le sue parole:
"Va tutto bene, va tutto bene. Lui è il tuo padrone ora. E tu vuoi essere la sua donna, la sua sposa, la sua schiava." Schioccò le dita, e sussultai, come ripreso da una trance. Il suo uccello aveva smesso di dondolare e senza che me ne rendessi conto mi ero spogliato completamente.
Paola prese con la mano destro il suo cazzo, lo sollevò e me lo posò sulla fronte.
"Onoralo, veneralo, pregalo, nutriti del suo seme e diventa la sua donna". Mi diceva queste strane parole, che invece di spaventarmi, mi eccitavano sempre di più. Qualcosa in me mi spingeva sempre di più a umiliarmi solo per il piacere di quell'uccello.
Paola mi prese la mano destra e me la porto al suo cazzo. Mi guidò il movimento stringendo la mia mano attorno alla grossa asta e puntando il glande verso la mia bocca. Tra me e lui solo qualche decina di centimetri.
"Chi beve la mia sborra lega la sua anima al mio uccello. Il mio seme è così potente da corrompere prima la mente e poi il corpo di chi se ne disseta" prese a dire Paola mentre guidava la mia mano su e giù lungo la sua ruvida asta.
"Ti libero se vuoi. Potrai andartene e non avrai mai più questi pensieri" aggiunse mentre con l'altra mano girava il mio sguardo verso il suo uccello. Il mio sguardo cadde sulla sua grossa cappella, che ritmicamente si scopriva davanti ai miei occhi seguendo il movimento guidato da Paola. Era davvero grossa e maestosa. Una visione mozzafiato.
"...ma.." aggiunse Paola "..non lo rivedrai mai più. No potrai mai più leccarlo, accarezzarlo, succhiarlo, bere da lui....mai più" mi spiazzò.
"Oppure puoi metterti ora in ginocchio davanti a lui, pregarlo, venerarlo, adularlo, soddisfarlo". Mentre Paola parlava, sentivo la sua asta irrigidirsi e la capocchia gonfiarsi nella mia mano.
"Allora ti darò nuovo seme da bere e lentamente ti trasformerai in donna, solo per lui".
A fatica riuscivo a prestare attenzione alle sue parole, la visione del suo grosso uccello mi monopolizzava, la sensazione della sua potenza nella mia mano mi mandava su di giri.
"Inginocchiati davanti a lui" mi guidò Paola ai suoi piedi. Intontito, senza rifletterci molto, la seguì nella richiesta, trovandomi in ginocchio davanti a lei. Posò il suo grosso uccello sulla mia testa, umiliando nuovamente la mia virilità. Il contatto mi diede un brivido di eccitazione.
"Afferralo con entrambe le mani" eseguì il suo comando.
"Portalo davanti alla tua bocca" obbedì di nuovo.
"Bacia la cappella e sarai la sua donna a vita".
La visione del suo grosso glande, la sensazione della potenza della sua asta in mano, le sue parole sempre più umilianti e degradanti, tutto non faceva altro che aumentare la mia eccitazione,
Lo volevo, ero lì quel quello: volevo essere umiliato dal suo essere così uomo, così potente, così eccitante.
Baciai la cappella, come Paola mi aveva chiesto.
Il contatto delle labbra con la sua calda carne mi diede i brividi. Mi strinsi nelle spalle come una ragazzina mentre baciai una, due, tre volte il suo meraviglioso glande.
Venerai il suo uccello, in ginocchio tra le sue gambe. Con erotica lentezza, la mia bocca fece l'amore con il suo cazzo.
Lentamente leccavo il suo essere così uomo, assaporando ogni centimetro di quella potenza irresistibile. La bocca succhiava, le labbra baciavano, la lingua leccava, la mano accarezzava. Tutto ciò che facevo era focalizzato al piacere del suo cazzo.
Posai quel bastone sul mio viso, per sentirmi sottomesso a lui. Ne approfittai per scivolare giù e leccarle le palle. Delicatamente ne succhiai una mentre massaggiavo l'altra. Dallo scroto leccai su lungo tutta l'asta, tornando sul glande, era così eccitante sentire quelle vene sotto la lingua.
Mi infilai la sua cappella in bocca, ed afferrandola dai glutei, prova a spingere verso di me, per andare in fondo il più possibile, finché un conato non mi fece indietreggiare: ero arrivato poco oltre la cappella.
Paola allungò la mano e prese ad accarezzarmi il petto e i capezzoli. Questa sua attenzione mi diede fastidio e provai a scansarmi.
Un forte schiaffo mi colpì il viso, facendomi trasalire, abbandonando per un momento la fellatio.
"Alle ragazze come te piace quando le si toccano i capezzoli. Più seme berrai più ti crescerà il seno, e dovrai godere quando ti verrà palpeggiato".
Prese l'asta in mano e poso nuovamente il glande tra le mie labbra. Mentre con la mano sinistra mi stringeva il capo e prese a scoparmi la bocca, con la destra prese a strizzarmi il capezzolo, senza darmi modo di ribellarmi. Mi dava fastidio, ma il venir scopato in bocca dal suo uccello era così bello ed eccitante che fece passare in secondo piano quel fastidioso tentativo di masturbarmi il petto.
"Brava, sei proprio una docile troietta" mi insultava Paola mentre guidava arrogante la mia fellatio. I suoi insulti, il suo chiamarmi al femminile iniziavano a darmi sempre meno fastidio. Anzi, ormai mi eccitava quasi.

Dopo qualche minuto in cui mi prodigavo per il piacere della sua marmorea virilità, Paola si stacca da me andandosi a sedere sul bordo del letto. Docile la seguo e mi posiziono in ginocchio tra le sue gambe. Il suo uccello, duro come la pietra, svetta maestoso e bello verso il cielo, la larga e rosea cappella luccica della mia saliva.
Era bellissimo. Il suo cazzo era bellissimo. Non so se è possibile, ma in quel momento credo di essermi innamorato del suo uccello.
Bacio la punta del suo magnifico uccello, e decido che devo dare il massimo per il suo piacere. Voglio vederlo godere di nuovo.
Riprendo l'asta in mano, cingendola molto in punta, e inglobo nella mia bocca la sua cappella fino a che con le labbra non tocco le mie dita.
Inizio ad andare su e giù, in un unico movimento di bocca e mano: mentre le labbra tornano su, la mano copre il glande col prepuzio, per poi riscoprirlo quando le labbra spingono verso il basso. Mentre continuo a lavorare sul suo uccello, le lancio degli sguardi inequivocabili: 'ho sete' le dico con i miei occhi.
Mi stacco momentaneamente con le labbra, solo per poterle leccare l'asta salendo fino al frenulo, dove mi fermo a stimolarle la cappella.
Lecco e bacio, lecco e succhio, mi godo la sua cappella a 360gradi mentre la mano continua ad andare su e giù.
Lecco e bacio avidamente intorno al frenulo, per portarla velocemente all'orgasmo, salgo verso l'uretra, passo a leccarle tutta la cappella, la infilo nella sua interezza in bocca, e con un sensuale bacio a risucchio la faccio uscire di nuovo dalla mia bocca, per poter riprendere a leccarle il frenulo, ripetendo il ciclo.
Mentre leccavo tra il frenulo e l'uretra sento un leggero fremito ed un primo gocciolone carico del suo seme bagnarmi la lingua seguito dal primo caldo fiotto di sborra che mi colpisce il labbro superiore infrangendosi contro il palato.
Deglutisco elettrizzato e infilo tutta la cappella in bocca riprendendo ad andare su e giù con la testa. Quando vado giù, un nuovo spruzzo mi inonda la bocca, mentre torno su deglutisco e con le labbra raccolgo tutto il seme rimasto sul glande. Continuo così per altri 2-3 fiotti finché Paola non mi ferma.
"Non ingoiare più" mi ordina, ed io eseguo.
Rimango fermo con la cappella completamente in bocca, solo la mano continua il suo servile lavoro segando Paola, che spara altri 3 caldi fiotti di sborra nella mia bocca.
"Metti le mani a conchetta e fai colare ila sborra nelle tue mani" mi ordina dopo essersi completamente svuotata le palle nella mia bocca, ed io eseguo, riversando quel viscido, caldo e denso sperma nelle mie mani.
Vedo Paola raccogliere un po' di saliva e farla colare nelle mie mani mescolandola alla sua sborra usando il glande come mestolo.
Successivamente intinge bene la punta del suo cazzo in quel brodo e, usandolo come pennello, mi segna sulla fronte e sugli occhi, facendoci colare sborra a sufficienza da non riuscire a tenerli bene aperti.
Mi porta le mani, ancora a conca sulla mia testa piene ancora della sua sborrata. Con due dita ne raccoglie un po' portandola sul glande, e lo posiziona davanti alla mia bocca.
"Accogli il seme del Padrone, diventa schiava del tuo uomo". Aprì la bocca e lo accolsi dentro me. Dopo averlo pulito, Paola mi guidò alla conclusione del rituale.
"Guarda in alto" obbedì.
"Bianco è il colore della sposa. Bianco è il colore del seme. Sei tu la mia sposa, la mia donna e la mia serva?".
"Sono la tua sposa, la tua donna e la tua serva" risposi sottomesso. Paola mi afferrò i polsi e separò le mie mani sul mio viso.
Quell'ormai freddo brodo di sborra saliva e perversione mi colò sul viso, sulla fronte, sul corpo, cambiandomi per sempre.
Il forte odore della sua sborra mi permeava le narici, ma non mi infastidiva, anzi mi eccitava.
Un forte impulso mi prese all'improvviso, leccai dalle mie mani tutta la sborra rimasta, senza riuscire a saziarmi.
Mi inginocchiai tra le gambe di Paola e presi il suo uccello in bocca, cercando di dissetarmi con le ultime gocce di sborra.
"Ora siete marito e moglie" celebrò con un ghigno Paola.

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