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Sottomesso da una trans


di ambrogiofusella
03.04.2012    |    42.159    |    5 8.9
"Per la prima volta osai guardarla negli occhi mentre leccavo con avidità la sua mazza e lei mi ricambiò con una sberla che mi fece perdere per l'ennesima volta..."
Quando le sembrò abbastanza si voltò e io per un attimo non trovai il suo cazzo: aderiva completamente alla sua pancia, rigido come un pezzo di legno, mi ci attaccai a due mani e tirai verso il basso per passare la lingua intorno alla cappella e mi sembrò di abbassare il ramo di una quercia. Trovai sulla punta le prime gocce del suo succo e non me le feci scappare, e come sempre sentire in bocca il sapore del succo di maschio mi trasformò.

Il ronzio che fino a un attimo prima avevo nelle orecchie si trasformò in un boato e la mia parte sottomessa prese il controllo completo di me. Per la prima volta osai guardarla negli occhi mentre leccavo con avidità la sua mazza e lei mi ricambiò con una sberla che mi fece perdere per l'ennesima volta il contatto con l'oggetto del mio desiderio. Mentre mi rimettevo accovacciato per avere nuovamente il suo cazzo a tiro di bocca lei ricominciò a colpirmi molto forte con la sua mazza che questa volta era in piena erezione, e, soprattutto sulle labbra e sul naso, facevano male.

Fletteva le gambe per avvicinarsi e mi colpiva duramente, aveva chiaramente l'intenzione di punire le mie iniziative. "Tu adesso fai solo quello che dico io!" "Si signora" mormorai, ma un istante dopo un colpo di cazzo mi centrò sulla bocca facendomi sentire dolorosamente i denti dietro le labbra. "Devi stare zitto, adesso sei la mia puttana e mi farai fare un sacco di soldi. Spogliati." Il tono della voce era cambiato, era diventato duro, e questo mi fece esitare un attimo, ma una sberla più sonora delle precedenti mi scosse dal blocco e mi fece eseguire.

Era estate, indossavo solo una maglietta e un jeans tagliato corto, calzavo un paio di sandali e avevo un marsupio per le sigarette e i soldi. Appesi il marsupio ad un ramo del cespuglio dietro cui eravamo appartati e appesi la maglietta e il calzoncino con le mutandine infilate in tasca alla sua stessa cinghia. Ero nudo, guardavo a terra i piedi della mia padrona con le unghie smaltate di rosso, e non so perchè mi coprivo il cazzo con le mani, una ennesima sberla mi colpì e capì che la padrona voleva che mi offrissi completamente ai suoi occhi, così feci, scoprendo il mio cazzettino in piena erezione.

Era impressionante vedere la differenza fra il suo meraviglioso bastone del comando e il mio minuscolo pisellino, io ho un cazzetto che da duro è grande come il mio dito indice, e sulle piccole palline che lo accompagnano, con i pochi peletti ricci che le ricoprono, è veramente imbarazzante, forse più quando è eretto che quando è rilassato, il mio padrone mi ha sempre detto che il mio cazzetto è la prova che nel mio caso essere sottomesso ce l'ho scritto nel dna.

"Ma sei una femmina fra le gambe!" mi disse ridendo, poi mi prese una spalla e mi fece girare "abbassati e allargati il culo" io ubbidii e sentii le sue dita umide che mi esploravano il buchetto. Aveva probabilmente l'intenzione di farmi male, era entrata direttamente con tre dita, ma non poteva sapere che fino a pochi mesi prima il padrone mi allargava con una bottiglietta da mezzo litro prima di incularmi, giusto perchè gli piaceva trovarmi morbido e caldo quando mi affondava il cazzo dentro, e poi mi fistava quasi tutti i giorni perchè diceva che sentire la sua mano dentro mi aiutava a capire che ero una cosa sua.

Così sfondò una porta molto aperta, entrando in profondità come aspirata dal mio buchetto, "Sei tutto rotto dietro... vediamo se ti posso rompere di più", la sentii armeggiare con la sua borsetta, poi sentii il fresco di un lubrificante, mi spalmò per bene i contorni del buchetto e me ne pompò una dose generosa anche dentro infilandomi nel culo l'estremità del contenitore, poi ricominciò a forzarmi la mano nel buco, ma stavolta non era per farmi male, era per allargarmi.

Dopo un po' di mesi in cui non riceveva più le attenzioni quotidiane del padrone, anche se lo tenevo in allenamento con un paio di sedute settimanali con i miei plug, il mio culo si era un po' richiuso, ma si adattò rapidamente a ricevere la mano della padrona, che accovacciatasi dietro di me cominciò a pomparmi vigorosamente facendo dentro-fuori prima con le dita a fuso, poi direttamente a pugno chiuso, provocando immediatamente una serie di gemiti di sofferenza sodisfatta che mi sfuggivano senza controllo. Intanto io, facendo attenzione a raccogliere il succo che usciva a profusione dal mio cazzetto per leccarmelo tutto dalle dita, in poco tempo mi ero progressivamente abbassato, trovandomi alla fine a quattro zampe a terra con la spalla poggiata al tronco centrale del cespuglio per resistere meglio alle spinte della padrona.

Fermava il pugno nel punto in cui la dilatazione del mio buchetto era massima strappandomi lamenti e implorazioni, rimaneva immobile portando il dolore alla soglia della mia sopportazione, gli occhi mi si riempivano di lacrime e la imploravo di smettere, ma per lunghi secondi lei mi lasciava soffrire disperatamente, mi sembrava di sentire il buchetto che si strappava, sadicamente stringeva ritmicamente il pugno causandomi delle fitte che mi facevano delirare, mi sembrava di essere squarciato, pensavo che il buchetto si sarebbe spezzato come un elastico troppo teso, ma poi affondava la mano dentro di me regalandomi attimi di pura estasi in cui mi sfuggivano dei veri muggiti di godimento, quasi gridavo dei lunghissimi "siiii" mentre mi ruotava la mano dentro facendomi sentire veramente in suo potere.

Avere la mano di una persona nella pancia, sentire che può afferrarti da dentro, renderti conto che non hai scampo, non puoi fuggire, non puoi muoverti, non puoi sottrarti in nessun modo a quella esplorazione, a quella presa di possesso, è come portare alle estreme conseguenze il concetto di penetrazione. Prendere un cazzo nel culo può essere umiliante, doloroso, può farti sentire posseduto, ma se qualcuno ti infila una mano dentro, senti veramente di non essere più padrone di te stesso, in quel momento io sapevo di appartenerle come se con quella mano dentro di me avesse piantato la sua bandierina direttamente sulla mia anima.

Il gioco dopo un po' dovette averla sodisfatta, perchè mi estrasse la mano da dentro lasciando il mio buchetto spalancato e facendomi sentire il fresco dell'aria fin dentro la pancia, si alzò, e mentre io stavo riprendendo fiato mettendomi in ginocchio e appoggiandomi al tronco del cespuglio, sentivo le labbra del buchetto che si chiudevano lentamente pulsando così forte che mi sembrava di sentire il rumore dei battiti. Il sudore mi scorreva addosso, la bocca era spalancata e il fiatone era tale che sembrava avessi appena corso la maratona. Lei approfittò della mia bocca aperta per infilarmici la mano per farsela pulire. Io mi misi a leccarle via il lubrificante di cui era coperta, era alla frutta, dolce e appiccicoso, quando ebbi finito mi fece rialzare con una sberla sul culo.

continua...
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