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Gay & Bisex

La caccia in palestra: seconda parte.


di ambrogiofusella
10.02.2012    |    16.578    |    4 8.1
"Volevo costringerlo a prendere tutta la mia sborra, volevo vederlo mentre la ingoiava e temevo che si divincolasse, ma capii dal suo sguardo che non sarebbe..."

Attraversammo la zona piscina ed entrammo nella spa: c'erano 4/5 persone nella vasca dell'idromassaggio, lui si girò verso di me con aria interrogativa e io gli dissi con fare colloquiale che volevo prima fare un po' di bagno turco, lui annuì e pochi secondi dopo ci sistemavamo nella nebbia.

L'hammam della virgin di bicocca non è molto caldo, il vantaggio è che ci puoi rimanere per molto tempo, lo svantaggio è che la "nebbia" non è fittissima, ma le due zone a destra e a sinistra del'ingresso sono comunque abbastanza velate, io per abitudine vado sempre a sinistra, mi sembra sia la zona più buia.

Lo feci sedere e feci un rapido giro per accertarmi che non ci fosse nessuno, poi mi sistemai in piedi davanti a lui, tirai fuori il cazzo e le palle e, afferrato il suo ciuffo gli schiacciai il volto nell'incavo fra la mia coscia e il cazzo. Lui capì al volo e prima ancora che glielo ordinassi cominciò a leccarmi e baciarmi l'interno coscia, gli feci passare il cazzo sul volto mentre lui mi leccava le palle, gli intimai a colpi di cazzo in faccia di tenere giù le mani che nel frattempo mi aveva appoggiato sulle cosce, e dopo un altro paio di slinguate ai coglioni glielo puntai in bocca.

Capii subito che non era la prima volta: mi aspirò la cappella da vero professionista, giochi di lingua, morsetti lungo l'asta, copriva e scopriva ritmicamente la cappella con la sola pressione delle labbra, aveva tutto il repertorio e io me lo godevo come un pashà controllando il ritmo e la profondità delle ingoiate tenendolo per le orecchie, mi divertivo ad alternare affondi violenti che gli provocavano conati a strofinate del cazzo e delle palle sul volto, ogni tanto gli afferravo il ciuffo e gli tiravo la testa indietro costringendolo a guardarmi e gli sputavo in direzione della bocca, se la centravo ci infilavo il cazzo in profondità per fargli ingoiare tutto, se lo colpivo sul volto usavo il cazzo per spalmargli lo sputo ovunque.

In quel mentre entrò qualcuno, lui sobbalzò, ma io lo tenni fermo e volgendo le spalle al nuovo arrivato andai verso il rubinetto con la canna per mascherare i movimenti di sistemazione del caso, mi sciacquai i piedi e mi misi a sedere accanto alla mia femminuccia per controllare i movimenti del nuovo arrivato.

Era una donna e si era sistemata al centro della zona a semicerchio, da dove era seduta poteva vedere me ma non il ragazzo, si trattava di vedere quanto avesse intenzione di fermarsi. Nel frattempo il ragazzo manifestava segni di nervosismo, dovevo controllarlo, quindi mi sedetti in posizione più angolata rispetto a lui e gli misi un piede addosso dicendogli di massaggiarmelo, e questo lo fece immediatamente rientrare nel ruolo: dopo essersi accertato di essere nascosto dall'angolo alla vista della tipa si applicò al nuovo compito con la stessa passione con la quale mi aveva spompinato fino a un attimo prima, strizzava, accarezzava, strofinava, uno schiavetto perfetto. A quel punto spinsi decisamente il piede verso il suo volto e lui con la massima naturalezza cominciò a leccarmelo e a succhiare le dita confermando la sua natura di sub.

Un po' di tempo era passato, la tipa era sempre là e io avevo caldo, quindi mi alzai e dissi al mio schiavetto di andare nell'idromassaggio a rinfrescarci. Ci sistemammo l'uno accanto all'altro con le spalle alle saune, in modo da poter guardare verso l'ingresso. C'erano gli stessi di prima, un paio di ragazzi e 3/4 donne, accesi i getti intorno a noi e tirai fuori il cazzo che era invisibile in mezzo al vortice delle bollicine poi presi la sua mano e gliela sistemai intorno. Lui partì immediatamente con una lenta e accurata sega, e io infilai la mano nel suo costume da dietro per riprendere contatto con il suo buchetto. Con l'effetto lubrificante dell'acqua fu facile infilarci un dito, ma non il secondo che mi ripromisi di infilargli in una posizione più comoda, il medio comunque mi diede conferma del fatto di non avere una verginella fra le mani: pur sentendo un buchetto resistente, si capiva che era stato già aperto a dovere, aveva visto parecchi cazzi, anche se probabilmente di calibro diverso dal mio: sorrisi al pensiero di come avrebbe sofferto senza poter neppure lamentarsi per non farsi scoprire.

Un paio di volte dovetti fermarlo per non venire, avevo altri progetti, dopo un po' mi risistemai il costume e uscii dirigendomi verso la sauna tiepida, certo che lui mi avrebbe seguito. Era vuota, io mi sistemai al secondo piano dietro l'angolo della porta, lui lo feci mettere al primo fra me e la parete, così avrei potuto controllare l'ingresso mentre lui si dava da fare con il mio cazzo, ma lì non avrei potuto incularlo e a quel punto una pompa non mi bastava più, quindi dopo averlo fatto giocare un po' lo riportai nel bagno turco, che trovammo fortunatamente vuoto.

Ci rimetttemmo nella stessa posizione di prima, ma dopo un po' lo feci alzare, gli abbassai il costume quel tanto che bastava a scoprirgli il culo, lo piegai a 90 con le mani appoggiate alla seduta e cominciai a lavorargli il buco con molta saliva e a quel punto le dita che gli entrarono dentro furono tre. Lui gradiva, mugolava, si tirava una chiappetta per facilitarmi l'accesso e nel frattempo con l'altra mano si menava il cazzetto, ma io non volevo che venisse e quindi lo fermavo spesso, e quando fui contento della risposta che il suo buchetto dava alle mie dita mi misi il profilattico dicendogli che gli avrei aperto il culo in due, lui non disse di no, mi implorò solo di fare piano, appoggiai la punta del cazzo al suo buchetto, gli dissi di allargarsi bene le chiappe e cominciai a spingere: entrò con meno sforzo del previsto, il lubrificante del profilattico, la saliva e il lavoro di dita avevano fatto il loro dovere e in breve almeno una decina di cm di cazzo erano dentro.

Non volevo farlo soffrire, volevo soprattutto godermi quella succosa albicocca, quindi lo tolsi, riempii nuovamente di saliva cazzo e buco prima di rimetterlo lentamente dentro, e diedi tempo al suo buchetto di abituarsi al mio cazzo allargandogli bene le chiappette e tirando bene in fuori il suo sfintere, lui gradì e mi ripagò giocando con una serie di strizzate di culo sincronizzate con il mio ritmo: era nato per prenderlo nel culo o glielo avevano insegnato molto bene, mi faceva sentire tutto il suo retto intorno al mio cazzo come un guanto, e colpo dopo colpo riuscii a infilarglielo quasi tutto dentro prima di sentire la sua schiena che si inarcava per impedirmi di andare oltre, a quel punto sentivo la cappella che strusciava dentro di lui e mi godetti la sensazione di potere che mi dà il mio cazzone quando sento che se spingo la mia vacchetta di turno si inarca per il dolore.

Gielo dissi: "Lo senti il mio cazzo dentro puttanella? lo sai che se spingo ti faccio gridare come una femminuccia sverginata?" lui rispondeva a monosillabi, ma non mi bastava, volevo che si umiliasse per me. Ci giocai un po' con molta cura, lo facevo inarcare solo un po' e poi allentavo la pressione, davo dei colpetti che toccavano il suo fondo senza però affondare dolorosamente come faccio quando mi prende la vena sadica, e aumentando leggermente la pressione dei colpi gli dissi che se non mi avesse detto quello che sentiva l'avrei sfondata senza pietà:

"Sento il tuo cazzo che mi entra dentro, sento che mi riempie e che fa su e giu, sento il buco che si allarga e il cazzo che mi arriva in fondo"

"E ti piace?"

"Si, mi piace, continua, voglio sentire che sborri..."

Il mio cazzo era di marmo, sentivo tutti i suoi tessuti interni che reagivano ai miei movimenti, sarebbe bastato un solo colpo un po' più profondo per venire, ma in quella posizione davamo troppo nell'occhio, se fosse entrato qualcuno sarebbe stato complicato dissimulare, quindi senza toglierlo da dentro, lo feci alzare e indietreggiando lentamente mi sedetti facendolo sedere su di me. A quel punto, in quella posizione, non avrei potuto sfondarlo più, ma era il massimo che potevo fare date le circostanze, e lui capì subito che doveva ripagarmi in qualche modo della delicatezza che avevo usato, impalandosi da solo. Cominciò a muoversi su e giù, prima con cautela, accompagnato dalle mie mani sui fianchi, poi, sempre più sicuro, aggiunse un certo movimento a dondolo, strusciando il culo avanti e indietro sulle mie gambe e massaggiandomi il cazzo ritmicamente con le contrazioni del suo buchetto.

Mi teneva la mani sulle ginocchia e stava a gambe aperte mentre io le tenevo chiuse, ma in quel modo i miei coglioni rimanevano un po' schiacciati e mi davano fastidio, allora lo fermai e gli dissi di farmi allargare le gambe, ma per farlo dovetti torglierglielo da dentro, un po' mi dispiacque, ma quando lui si abbassò nuovamente sul mio cazzo facendoselo entrare tutto, l'effetto risucchio del suo buco che aveva ormai preso la mia forma mi ripagò di tutto, e sentii che sarei durato molto poco. Gli afferrai i fianchi e cominciai a tirarlo a me con forza, in quella posizione il mio cazzo gli scivolava dentro scorrendo quasi verticamente nel suo condotto che era quasi orizzontale, e l'effetto era devastante: sentivo il suo intestino che opponeva resistenza, la parte superiore della mia capppella premeva sulla sua parete dandomi delle sensazioni fortissime, lui cominciò a sottolineare ogni affondo con un lamento sommesso e io sentii che stavo per sborrare.

Mi alzai di scatto, glielo sfilai dal culo e lo feci abbassare, mi tolsi il profilattico, lo afferrai per i capelli e gli tirai indietro la testa per fargli aprire bene la bocca verso l'alto: volevo guardarlo negli occhi mentre gli sborravo in bocca, direttamente sulla lingua. Gli infilai il cazzo in bocca senza permettergli di toccarlo, diedi due o tre colpi con la mano e cominciai a sborrare. Volevo costringerlo a prendere tutta la mia sborra, volevo vederlo mentre la ingoiava e temevo che si divincolasse, ma capii dal suo sguardo che non sarebbe stato in grado di rifiutarmi nulla, era partito anche lui per la tangente e avrebbe subìto qualsiasi cosa, lo mollai e mi lasciai quindi andare all'orgasmo pompandogli 5 o 6 schizzi di sborra in bocca, lui mi guardava in trance, si smanettava meccanicamente e non opponeva resistenza, stava con il capo reclinato indietro con la bocca spalancata e la lingua a cucchiaio ormai piena di sborra, strizzai le ultime gocce strusciando la cappella sulle sue labbra e lo insultai chiamandolo secchio di sborra, mi avvicinai al suo volto, gli sputai in bocca e gliela chiusi sussurandogli all'orecchio di mischiare tutto, assaporare per bene e di ingoiarlo, aveva chiuso gli occhi, vidi le sue guance che si gonfiavano, immaginai che stesse roteando la lingua per eseguire il mio ordine, poi lo vidi deglutire lentamente e sentii la sua sborra sulla mia gamba.

Mi accasciai sulla seduta, lui era ancora in ginocchio in preda alle contrazioni dell'orgasmo, sentii altri schizzi della sua sborra cadermi sui piedi, quando ebbe finito aveva il volto stravolto, gli dissi di pulirmi, lui ebbe un attimo di incertezza che io risolsi schiacciandogli la faccia sulla sua sborra che lui, dopo un attimo, si rassegnò a leccare, mentre io gli raccontavo di come fosse stato bello sentire il mio cazzo duro entrare nel suo culo caldo e morbido come il burro, di come il suo buco gli si fosse aperto per accogliermi, lo chiamai puttanella e gli feci i complimenti per come aveva succhiato il mio cazzo e ingoiata la mia sborra.

Quando ebbe finito si sedette accanto a me, un po' in disparte, lo sguardo fisso a terra, incapace di fare nulla senza il mio permesso, gli dissi che era stata brava, usando il femminile, gli dissi che se l'avessi rivista l'avrei scopata ancora, che le avrei fatto tante altre porcate descrivendogliene anche qualcuna, gli chiesi se le fosse piaciuto il cocktail che gli avevo offerto, lui non rispose subito, ma quando alzai leggermente il tono sussurrò di si, allora gli promisi una bevuta di piscio per la volta successiva e me ne andai negli spogliatoi a fare la doccia con lei che mi seguiva muta, come una cagnolina con la coda fra le gambe. Alle docce mi feci rendere il costume, mi rinfrancai sotto l'acqua fresca, e quando uscii dalla doccia lui era ancora li, sotto la doccia con la testa appoggiata al muro, dava l'impressione di non voler uscire più, la salutai chiamandola puttana e me ne andai a vestirmi.

Da quella volta non l'ho più incontrata, probabilmente era li a quell'ora per caso, ma se dovesse leggere questo racconto riconoscendosi, spero mi ricontatti, ho visto in lei molte potenzialità, con il giusto addestramento potrebbe diventeare un giocattolo sessuale perfetto, e poi il suo culetto ha bisogno di essere curato per bene e io ho la medicina giusta.

Ciao.

Ambrogio
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