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La caccia in palestra: prima parte


di ambrogiofusella
08.02.2012    |    21.454    |    5 9.2
"Immediatamente si girò volgendomi le spalle e si mise a sedere dall'altro lato della panca, con la faccia verso l'armadietto, ma io non lo volevo mollare e..."
Mi sono sempre vantato di saper riconoscere una femminuccia da lontano, e questa mia abilità è stata più volte premiata da pompini e inculate estemporanee nei posti più disparati.

Uno dei miei terreni di caccia preferiti è lo spogliatoio della palestra: vado pazzo per quelle femminucce che non resistono alla tentazione di guardarmi il cazzo mentre mi vesto o mi spoglio, quando ne becco una mi viene subito l'acquolina in bocca, e spesso sono riuscito a concludere al momento.

Oggi vi racconto di una volta in cui colpii a fondo, all'epoca frequentavo la palestra virgin del bicocca village,a milano, ci andavo in pausa pranzo, e per scelta la tiravo lunga, perchè verso le 14/14.30 i lavoratori dei dintorni (colleghi compresi) andavano via, gli spogliatoi erano quasi vuoti e cominciavano ad arrivare gli studenti, che di solito occupavano la zona più larga degli spogliatoi. Avendo invece notato una certa preferenza delle femminucce per la zona delle docce solari, che era la più lontana dall'ingresso e la più defilata, e quindi avevo preso l'abitudine di usare quegli armadietti, e quella volta, come tante altre, la mia scelta fu premiata.

Mentre mi stavo asciugando dopo aver fatto la doccia, notai uno sguardo furtivo da parte di un ragazzo minuto, era appena arrivato e stava spogliandosi, bruno, capelli corti con un ciuffo in fronte, faccia liscia senza traccia di barba, e mentre era chino a slacciarsi le scarpe, lanciava rapide occhiate al mio cazzo.

Appena me ne accorsi non riuscii a trattenere un sorrisetto e, pensando a come trarre vantaggio dalla situazione, il mio cazzo cominciò immediatamente a gonfiarsi, anche perchè il giorno prima avevo preso un cialis per gestire al meglio un appuntamento con una coppia amica (ma questa è un'altra storia) e sotto i residui dei suoi effetti l'erezione fu quasi immediata.

Cominciai ad asciugarmelo in maniera più accurata, scappellandolo e facendolo ruotare, facendo in modo da trasformare il gonfiore in erezione piena, e quando intercettai un altra delle sue rapide sbirciate glielo puntai contro con un gesto che avrebbe dovuto passare per una asciugata, ma che in effetti era quasi una sega.

Lui si accorse di due cose: che il mio cazzo era bello grosso e che io mi ero accorto che lui mi stava sbirciando, sollevò lo sguardo verso di me e lo vidi arrossire come una educanda.

Immediatamente si girò volgendomi le spalle e si mise a sedere dall'altro lato della panca, con la faccia verso l'armadietto, ma io non lo volevo mollare e passai davanti a lui con il cazzo quasi in erezione: se non si fosse spostato lo avrei praticamente schiaffeggiato con i miei 20 cm di cazzo ormai quasi completamente in tiro.

A quel punto lui non potè che scansarsi e sollevò lo sguardo con aria supplice, come per implorarmi di non sputtanarlo davanti a tutti, girandosi intorno per controllare se qualcuno avesse assistito alla scena.

Visto che i pochi presenti non potevano vederci, insistetti, e gli feci ripassare davanti agli occhi il cazzo che nel frattempo, complice il cialis, era diventato di marmo, ma questa volta gli afferrai il ciuffo e gli tenni la testa ferma, in modo da strusciarglielo sul viso, lui cercò di districarsi, ma io gli dissi di stare fermo, non urlai, pronunciai la parola "fermo" con lo stesso volume di voce che avrei avuto se fossimo stati amici e se stessimo chiacchierando, ma con un tono che non ammetteva repliche, e lui cedette.

Mi accorsi del cedimento perchè le mani che aveva poggiato sulle mie cosce per allontanarmi caddero, e non opponeva più resistenza al cazzo che io continuavo a strusciargli sul viso. a quel punto mi feci più diretto e voltando le spalle al passaggio verso le docce, in modo da coprire il gesto, gli puntai il cazzo direttamente sulle labbra, e qui lui girando il volto, fece l'errore di supplicarmi con la frase sbagliata: "non qui per favore".

"Non qui" vuol dire "si da un'altra parte", quindi gli dissi di mettersi il costume e di andare in sauna, ma lui non lo aveva, allora gli tirai in faccia il mio, io mi misi il pantaloncino, nessuno avrebbe notato la differenza, mi misi un profilattico in tasca e aspettai che si cambiasse.

Quando si spogliò notai che era quasi completamente senza peli, petto, gambe, ascelle, braccia, inguine, non penso si depilasse, penso che non avesse proprio peli, perchè aveva sulla parte bassa delle gambe una sorta di peluria molto sottile e il suo cazzetto era circondato da una coroncina di peletti ricci anch'essi molto sottili, il cazzetto poi era davvero piccolino, meno del mio dito indice, di un rosa pallidissimo come del resto tutta la sua persona, con sotto un sacchettino talmente stretto alla base del cazzo che si distinguevano le palline.

La cappella era completamente coperta nonostante il cazzetto fosse in piena erezione a giudicare da come puntava verso l'alto, e lui accennò un veloce smanettamento prima di infilarsi il costume: "ma cosa ti smanetti che hai un cazzetto insignificante?" il tono e il volume erano gli stessi di prima, chiunque fosse stato presente avrebbe potuto sentirci, e consapevole di ciò lui, il volto rosso, si guardò ancora intorno terrorizzato, mi guardò con uno sguardo a metà fra l'incazzato e il supplicante, come a dire "ti ho detto non qui, per favore!", a peggiorare la sua vergogna pensò un ragazzo delle pulizie, un magrebbino, che proprio in quel momento passò con lo spazzolone per pulire la zona in cui eravamo noi: guardava a terra ma gli si vedeva un sorrisetto che faceva intendere come avesse capito parecchio di quello che stava succedendo.

Quando la mia preda fu pronta gli indicai la strada verso le docce e ci incamminammo, lui avanti e io dietro. Anche se il mio costume gli stava molto largo, quando fu sulle scale che portano alle docce potei apprezzare il suo culetto: compatto, ma nonostante la quasi assenza di fianchi, decisamente sporgente dietro, una gustosa albicocca in cui speravo di poter affondare il mio cazzo che a quel punto mi faceva quasi male da quanto era duro.

Attraversammo le docce sempre lui avanti e io dietro, quando vidi che non c'era nessuno gli infilai la mano nei calzoncini e puntai il dito medio direttamente al buchetto, allargando con le altre dita le chiapppette sode che opposero una bella resistenza alla mia azione. Con mia sodisfazione non reagì, accettava passivamente le mie manipolazioni, ero eccitatissimo: con quella femminuccia così arrendevole fra le mani mi sarei divertito di sicuro, ma come andò lo saprete leggendo la seconda parte.

Ciao.

Ambrogio
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