TRASFORMANDOMI IN NUNZIA – parte 3

Questa è la storia vera della mia graduale trasformazione da Marco in Nunzia.
L’esperienza con Damiano/Damiana mi aveva fatto sentire sporco. Decisi che non avrei più avuto rapporti con una trav, e che al massimo avrei pagato una trans per godere e togliermi ogni tanto il gusto del cazzo.
Infatti, per un paio d’anni, di tanto in tanto mi concedevo una trans. Ne avevo 3 o 4 in rubrica. Sempre lo stesso gioco: un po’ di 69, poi me le scopavo. Mi sentivo sereno perché erano femmine con il cazzo, e per me era un piccolo gioco. Di tanto in tanto entravo nelle chat gay, ma ne uscivo poco dopo, schifato.
La cosa andò avanti appunto per un paio d’anni, finché un giorno, nella chat gay, attaccai a chiacchierare con un tizio di una 10ina d’anni più grande di me, che come me frequentava trans, ma anche molte trav. Si chiamava Rocco, e visto che avevamo chattato serenamente, ci scambiammo il numero di cellulare, restando in accordo che se fossi passato dalle sue parti, ci saremmo fatti un giro insieme in auto guardando qualche trans che batteva in strada. Non avevo mai fatto una cosa del genere, ma l’idea mi piacque.
Qualche giorno dopo ero in auto dalle parti di Rocco e lo chiamai. Lui aveva salvato il mio numero e mi salutò chiamandomi per nome. Poche parole, e mi disse di salire a casa sua, così da chiacchierare un po’ e poi magari andare via per un giro guardando troie con l’uccello.
Mi ritrovai sul suo divano, a chiacchierare.
Era un tipo bello piazzato, più alto di me, vocione profondo e cultura universitaria.
“Quindi tu succhi anche?”, mi chiese.
“Sì. Tu no?”
“No, mai. Pensavo tu fossi solo attivo, come me.”
“Beh, ma io sono solo attivo. Però…”
“No, non c’è un però. Se succhi, sei anche passivo. Non ti piace l’idea?”
“No, a dire il vero non mi piace l’idea.”, risposi io. Non ci avevo mai pensato.
“Ma scusa, a te cosa piace di una trans?”, mi chiese.
“A me piace il fatto che sia femmina, che indossi intimo arrapante.”
“Ti arrapa l’intimo?”
“Molto.”, risposi.
“Ok, ma allora anche se lo indossassi tu ti arraperesti!”, mi disse, e io risi.
“Ma che cazzo dici? Mi farebbe l’effetto contrario!”, risposi.
“Ok. Aspetta un attimo.”, disse Rocco, e si alzò e andò in una stanza accanto. Tornò dopo poco, con in mano delle autoreggenti nere e un perizoma, e me le mise in mano.
“Ti piacciono?”
“Di chi sono?”
“Della mia compagna. Ti arrapano?”
“Beh, mi piace. Bella roba.”, e mentre rispondevo, lui aveva acceso la TV e aveva messo un DVD. Poco dopo apparve un porno con donne vestite con lingerie sexy.
“A me queste femmine così arrapano da morire.”, disse Rocco.
“Cazzo!”, mi limitai a dire io.
“Perché non indossi quelle calze?”, disse lui a un tratto.
“Perché dovrei?”, risposi io.
“Perché ne hai voglia.”, mi disse lui, e aveva ragione. Non gli risposi. Lui si alzò e andò nuovamente fuori stanza, poi tornò. Portò stavolta delle scarpe da donna e una specie di vestitino nero.
“Ti andrebbe? Così, per vedere se veramente indossare intimo da donna ti fa così schifo.”, mi disse. Io rimasi intedetto. Guardai le scarpe. Erano delle decolletè rosso fuoco.
“Ti piacciono le scarpe?”, mi chiese.
“Sono uguali a quelle che aveva una mia ex.”, dissi io.
“Ah… ma sono scarpe da troia.”, disse lui.
“Era una gran troia, infatti!”, dissi io.
“Come si chiamava?”
“Nunzia!”
“Perché non le indossi?”, chiese ancora. Non mi muovevo.
“Facciamo così: vado a farmi un caffè in cucina. Quando torno, decidi tu. Se vuoi indossarle, ok. Altrimenti, ci beviamo un caffè.”, e io gli feci cenno che andava bene come proposta. Lui uscì dalla stanza lasciando il porno in TV.
Appena fu fuori, non ci pensai un attimo.
Mi spogliai, e indossai il perizoma, le calze, il vestitino e le scarpe, e mi misi sul divano, sfiorandomi il cazzo attraverso il perizoma, guardando il porno. Per la prima volta, non toccavo le calze sulle gambe di una donna, ma sentivo le calze sulle mie gambe.
Ero in trance, non capivo nulla. Mi immedesimavo in quella attrice che si stava scatenando leccando le palle di un uomo in TV.
“Allora vedo che ti sei trasformata in Nunzia.”, sentii a un tratto. Era Rocco. Non ebbi forza di parlare. Mi aveva chiamato con il nome della mia ex più troia. Ero troia come la mia ex.
Lui mi si mise davanti, in piedi, e si slacciò i pantaloni. Tirò fuori il cazzo.
“Che vuoi fare?”, mi chiese. Un istante dopo gli stavo già facendo un pompino. Per la prima volta, ero io la troia, vestito da troia.
Il pompino andò avanti qualche minuto. Sentivo che Rocco ogni tanto mi spingeva con le mani il cazzo in gola, ed era un cazzo bello grosso. Lo prendevo senza problemi. Sentivo le sue palle sulle labbra, e il gusto del suo cazzo era nella mia bocca.
Gli iniziai ad accarezzare le palle, senza riflettere. Quando feci quel gesto, lo sentii cambiare ritmo e tremare. Mi spaventai e mi spostai. Un attimo dopo vidi che il suo cazzo sborrava. Restammo in silenzio, lui con il cazzo sbrodolante e io seduto sul divano, mentre il porno continuava ad andare in TV.
Dopo poco io mi cambiai e tornai a essere Marco. Uscendo Rocco mi chiese se fosse tutto ok.
“Non lo so.”, dissi.
“Se vorrai tornare, per me va bene.”, disse lui.
“Non credo.”, dissi.
“Chiamami.”, concluse lui.
Quando uscii, andai in un bar e presi una bottiglietta d’acqua. Non la bevvi: la usai per sciacquarmi la bocca. Mi sentivo veramente uno schifo.