TRASFORMANDOMI IN NUNZIA – parte 1

Questa è la storia vera della mia graduale trasformazione da Marco in Nunzia.
Tutto iniziò davvero per caso, circa 20 anni fa. Una storia che oggi mi pare semplice raccontare, ma che nella sua evoluzione mi ha spesso fatto soffrire, arrapare, godere, piangere.
Tutto iniziò senza che ci avessi mai pensato. Avevo forse 24, 25 anni. Sicuramente ero un gran bel ragazzo, con molte esperienze con donne diverse. Avevo avuto già alcune fidanzate, di cui una era veramente una gran troia, avendo lei un paio d’anni più di me e avendo già fatto esperienze belle pesanti. Con lei avevo fatto per la prima volta sesso anale da attivo.
All’epoca, per me esisteva solo la parola attivo.
Oltre alle fidanzate, c’erano state alcune storielle veloci, compresa la segretaria di una azienda che seguivo come consulente. Lei, coetanea, si era rivelata al pari della fidanzatina di cui sopra, una grandissima mignotta.
Ovviamente non potevano mancare le prostitute: ne avevo scopate parecchie, togliendomi anche sfizi tipo la donna matura, la tettona spaventosa e così via.
E tutto quello che ruota intorno alla mia trasformazione in Nunzia nacque per colpa di una prostituta.
Tornavo in moto da un breve weekend dove ero stato fuori da solo, ospite di una amica conosciuta anni prima all’Università. Ero convinto che avremmo scopato, ma così non fu. Infatti tornavo incazzato e nervoso per non aver concluso.
Così, mentre ero in strada, vidi un camper con una puttana bionda in bikini, praticamente nuda. Infatti, era una caldissima mattina di agosto.
Non ci pensai: girai appena possibile e mi fiondai da lei. Quando le fui vicino, pian piano iniziai a capire: era una trans, con lunghi capelli biondi e tette spaventose. Mi vide titubante, e mentre la guardavo, lei mi chiese 30 euro per scoparla lì nel camper. Non so cosa mi spinse ad accettare.
Non avevo mai e poi mai pensato di poter avere un rapporto con qualcosa che sembrasse un cazzo.
Entrai nel camper, e mi spogliai. Lei si tolse il reggiseno, e iniziò un pompino coperto. Non so cosa mi stesse prendendo, ma il mio cazzo era duro come il marmo.
A un certo punto lei si alzò, mi venne sopra e si girò dandomi visione del culo, e così si infilò il mio cazzo in quel buco spalancato. Io non riuscivo a parlarle, e mentre ero lì volevo fortemente si girasse, perché era il suo cazzo che volevo vedere, ma venni dopo pochi istanti. Sborrai paurosamente.
La cosa finì lì. Andai via, con le palle svuotate, ma la mente piena di un pensiero: volevo vederle il cazzo.
Passò così qualche giorno, ma non c’era nulla che mi togliesse il pensiero dalla testa: volevo vederle il cazzo. Tornai da lei, e quando fummo nel camper le allungai 50 euro chiedendole un po’ più di calma nell’opera, poi mi spogliai e mi stesi sul letto. Lei si sfilò il reggiseno del costume da bagno che aveva addosso, e in quel mentre ricevette una telefonata.
Rispose restando in piedi, e il suo pacco era accanto alla mia faccia. Tra me e il suo cazzo c’era solo uno slip di un costume da bagno. Non so come fu, ma lei vide che io ero lì, guadando il rigonfiamento in quegli slip verdi, e mentre parlava al cellulare, fu lei a fare tutto: scostò lo slip, e ne venne fuori un cazzo importante, e prima che io potessi capire qualcosa sentii la sua mano dietro la testa che mi spingeva forte.
In un attimo mi ritrovai la bocca piena di cazzo, intento a fare il primo pompino della mia vita.
So solo che finita la telefonata, la sua prima frase fu: “Allora vedi che sei una troia!”, e il mio cazzo impazzì!
Me la ritrovai a 69, e poco dopo me la stavo inculando a pecora. Durai poco: troppo preso, troppo infoiato. Andai via da lei, e pensai che il mio desiderio di cazzo si fosse esaurito.
Non avevo capito che quel giorno era invece appena iniziato qualcosa di diverso in me.