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TRASFORMANDOMI IN NUNZIA – parte 5


di quellogarbato
06.08.2023    |    4.651    |    7 9.9
"Ero alla sua mercè, e infatti quando mi disse: “Mettiti sul divano di schiena e alza le gambe!”, io non opposi resistenza..."
Questa è la storia vera della mia graduale trasformazione da Marco in Nunzia.
Quando fui da Rocco, i saluti durarono poco. Ci accomodammo in salotto.
“Allora sei venuto.”, disse lui.
“Già.”
“Ho preso un po’ di cose.”, disse lui, indicando una scatola su un tavolo.
“Comprate per me?”
“Alcune sì. Altre sono cose che ho tolto nel tempo alla mia compagna. Lei magari non se ne è accorta.”
“Come mai le toglievi?”, chiesi.
“Perché mi sono sempre piaciute le trav. Però quelle che ho incontrato erano molto, come dire, effemminate anche quando erano vestite da uomo. Avrei voluto invece incontrare un uomo che si trasformasse in donna per me.”, e dicendo questo fece partire il DVD porno, poi continuò a parlare: “Insomma, qualcosa tipo quella della volta scorsa.”, concluse, sedendosi sul divano con la TV avanti, mentre una biondina era intenta a farsi scopare da un nero, e facendomi cenno di sedermi accanto.
“Rocco, esci. Va’ nell’altra stanza. Torna qui quando vedrai che la luce è spenta.”, gli dissi, e lui si illuminò in volto. Senza parlare, uscì.
Io guardai per qualche istante la biondina in TV con il culo sfondato da un cazzo nero enorme, poi senza pensare mi spogliai completamente. Una volta nudo, la mia parte di nome Marco se ne andò, e ci fu soltanto Nunzia.
Per prima cosa bagnai un po’ il plug con l’olio, e me lo infilai nel culo, e restai qualche istante fermo. Poi, appena il senso del plug nel culo divenne normalità, iniziai a scegliere cosa indossare. La mia attenzione andò su un collant nero con una grande apertura. Misi un perizomino nero e poi il collant, e aggiunsi una cavigliera. Scelsi le stesse scarpe rosse della volta prima, e poi trovai un reggiseno, rosso. Con qualche difficoltà riuscii a metterlo, e aggiunsi la sottanina nera trasparente che era stata della mia ex.
Rocco, con mia sorpresa, aveva preso un paio di parrucche. Ne indossai una rossa, non troppo lunga. Ci misi un po’ a indossarla, ma poi trovai la soluzione e ne fui lieta.
Ormai, avevo iniziato a parlare di me al femminile.
Presi il collare e lo misi, e tenni in mano il guinzaglio. Mi specchiai: ero porca da fare paura. Aggiunsi il tocco finale, che notai in fondo alla scatola che mi aveva lasciato Rocco: del rossetto rosso. Lo misi un po’ male, ma per assurdo questa cosa mi rese ancora più mignotta.
A questo punto, spensi la luce, e mi feci trovare in ginocchio, con il collare in mano.
Rocco entrò e mi vide così.
“Marco!”
“No, Nunzia. Sono Nunzia, e tu sei Rocco. E oggi devi trasformarmi in una troia!”, dissi, porgendogli il guinzaglio. Lui lo prese, e mi tirò su, facendomi alzare e guardandomi. Poi, spingendomi verso il basso, mi fece mettere giù.
“A quattro zampe, cagna!”, e mi diede una pacca sul culo. Mi fece camminare come una cagna verso il divano, e poi mi ci fece salire sopra, mettendomi a pecora e mettendosi con il cazzo avanti alla mia faccia. Fu un attimo, e lo tirò fuori.
“Succhia, troia bagascia!”, e io iniziai un pompino che era la somma di tutti i pompini visti nei porno nella mia vita.
Lo feci senza alcun ritegno, senza limite. Volevo solo dimostrare a me stessa che potevo essere più troia di qualsiasi cosa mai vista prima.
Ogni tanto Rocco mi sculacciava, finché a un certo punto, dopo una sculacciata, notò il plug.
“Ma quanto cazzo sei puttana allora?”, e staccò il suo cazzo dalla mia bocca, e si portò dietro di me. Con fermezza mi spostò il perizoma e tirò fuori il plug.
“Hai il culo aperto!”, e ci sputò sopra, poi mi diede uno schiaffo forte sulla chiappa, e ci infilò il plug. Non feci in tempo a fiatare che lo tolse ancora, e lo rimise, e poi ancora, sputandomi sul buco, e rimettendo il plug. E poi lo tolse ancora, ma stavolta sentii chiaramente che dentro c’era un suo dito.
“Cazzo, Rocco!”, dissi io, e mentre avevo la bocca aperta per parlare lui mi ci infilò il plug!
Avevo un plug in bocca e un dito in culo, e prima che capissi qualcosa, il plug mi era tornato in culo, e vidi Rocco seduto sul divano accanto a me. Non parlò: gli ripresi il cazzo in bocca.
Lui sfilò ancora il plug e iniziò a giocare con 2 dita nel mio culo. Ogni tanto me le porgeva in bocca, io leccavo e poi me le ritrovavo in culo.
Il suo cazzo era ormai fino in fondo alla mia gola, lui me lo spingeva fortissimo. A un tratto si alzò di scatto e con il collare mi fece mettere in ginocchio, e lì ci guardammo negli occhi.
“Decidi tu.”, mi disse, e io non risposi. Spalancai la bocca e tirai fuori la lingua, e con la mano gli massaggiavo le palle. Quella fu una dichiarazione chiarissima, ma lui non si accontentò.
“Dimmelo. Voglio sentirlo!”
“Sborrami in bocca!”, gli dissi, e lui ancora infoiato come una bestia non si accontentò.
“Se ti sborro in bocca, devi ingoiare, troia! Lo sai?”, e io lo guardai negli occhi, e gli diedi una leccata paurosa alle palle, aggiungendo: “Sborrami in bocca, e mettimi la tua sborra nello stomaco.”
Rocco ormai ero allo stremo. Si segava come un forsennato.
“Da questo punto, non torni più indietro!”, disse, e poi mi puntò il cazzo verso la lingua.
Poco dopo un fiume di sborra mi riempì la bocca. Ero sorpresa di quanto mi riuscisse facile stare lì a farmi sborrare in bocca da un uomo. Andò avanti fino all’ultima goccia, poi mi guardò.
Sentivo tutto lo sperma in bocca. Uno sperma non mio.
Tutto si era calmato intorno a me, e c’ero ormai solo io, con la bocca piena di sborra, il culo pieno di un plug, e Rocco che mi colpiva il viso con il cazzo ancora duro.
“Ingoia.”, mi disse. Ma non riuscivo. Lui si abbassò venendomi vicino, e con la mano mi sfiorò il plug nel culo. Intanto io ero in uno stato di paura, non sapevo che fare.
“Ingoia, troia!”, mi disse spingendomi il plug un po’ più dentro, e aggiunse: “Ingoia e poi girati a pecora. E vedremo fino a che punto sei puttana.”, e capii volesse incularmi. L’idea di un cazzo vero nel culo non mi fece più capire nulla.
Chiusi la bocca, buttai giù tutto. La sensazione fu di profonda umiliazione, di schifo, ma anche di totale sottomissione. Ero a un passo dal fare ogni cosa mi rendesse una puttana totale. Una femmina.
Aprii la bocca e gli mostrai la bocca vuota, ma fu vuota solo per un attimo: mi ritrovai il suo cazzo in bocca. Pompava forte, mi scopava letteralmente la bocca. Provai a rallentare ma mi beccai uno schiaffo e uno sputo in faccia. Ero alla sua mercè, e infatti quando mi disse: “Mettiti sul divano di schiena e alza le gambe!”, io non opposi resistenza. Lo feci, e lo guardai in faccia mentre mi osservava il plug. Lo tolse e lo mise via, poi sputò ancora una volta sul mio culo. Il suo cazzo era appena uscito dalla mia bocca, duro.
Il suo cazzo lo sentii poggiarsi al mio buco. Mi guardò.
“Fra poco sarai una troia per sempre!”, e si fece strada in me.
Fu strano, perché entrò facilmente, e dopo un po’ iniziò a pompare più velocemente. Spinse, fino a farmi sbattere le sue palle sul culo. Provai a dirgli che mi stava facendo male, ma mi arrivò uno schiaffo ancora.
Non riuscii nemmeno a dirgli che mi stava scopando a pelle, senza preservativo. Forse avevo paura, forse ne avevo voglia.
So solo che a un certo punto rallentò. Mi mise una mano in faccia, e guardandomi disse: “Pochi giorni fa eri un maschio, poi ti sei vestito da donna, hai fatto pompini, hai ingoiato sborra… stai prendendo un cazzo in culo, ma solo adesso, mentre sei vestita da puttana, stai per superare il punto di non ritorno.”, e capii cosa stesse per farmi.
“Rendimi troia per sempre!”, mi limitai a dirgli. Un attimo dopo iniziò a spingere come un toro, e tempo pochi istanti sentii del calore dentro il mio culo.
Ero definitivamente diventata Nunzia.
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