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il cliente (prima parte)


di stefylegs69
05.01.2018    |    9.547    |    2 9.5
"Ovviamente la fame se n’era andata insieme alla mia reputazione…..."
Una giornata infernale.
Tutta piena di appuntamenti di lavoro, scadenze, telefonate, mail, ….. arrivo alle 19 ed ancora dovevo ricevere un cliente….. neanche il tempo per mangiare qualcosa….
Avevo tutta l’intenzione di andarmene a casa a sdraiarmi sul divano e dormicchiare davanti alla tele….
Il cliente però tardava, avvisandomi che sarebbe arrivato alle 20.00.
Avevo quindi un’ora per rilassarmi un pochino….
Chiuso il telefono, all’improvviso cominciai a pensare alla nuova lingerie che avevo acquistato due giorni prima e che non avevo ancora avuto il tempo di provare….
Mi alzai dalla scrivania con le ginocchia molli ed aprii il mio armadietto segreto, dove riponevo sempre l’abbigliamento da femmina ed i giochini con i quali mi trastullavo nei pochi momenti liberi….
Presi in mano il pacchetto contenente gli acquisti fatti nella mia merceria di fiducia e lo aprii lentamente….
Mhhh…… non ricordavo bene, era un perizoma di seta nera trasparente sul culo ed un paio di autoreggenti a rete a riquadri grandi …. C’era anche una sottoveste liseuse nera cortissima ad altezza natiche…..
Subito mi prese il solito tremore, tipico del momento in cui accarezzavo i miei nuovi acquisti, e mi resi conto che mi stavo bagnando davanti e dietro….
Sapendo però di dover ricevere il cliente di lì a poco, cercai di calmarmi, tuttavia il desiderio di infilarmi almeno il perizoma ebbe il sopravvento.
Mi spogliai rapidamente ….. mi sentivo già femmina dentro e fuori, mentre indossavo lentamente il perizoma inserendo il sottilissimo filo tra le chiappe, sentendo la seta accarezzarmi il clito moscissimo e fradicio….
Avrei avuto bisogno subito di un cazzo grosso e nodoso nel culo, ma riuscii a controllarmi.
Rivestiti a malincuore i panni maschili, con sotto il perizoma, misi tutto il resto in un cassetto alla bene e meglio e ripresi posto alla scrivania, riassumendo il mio solito aplomb maschile e molto serio.
Pochi istanti dopo, suonò il campanello, era il cliente.
Mi alzai per aprire, e mi accorsi di essere totalmente fradicia…. La mia ficanale colava .... Ed anche il mio clito…. I jeans che indossavo denotavano evidentemente il tutto….. mi accorsi delle chiazza umida sul davanti dallo specchio della consolle dell’anticamera, ma ormai non potevo fare altro che buon viso a cattivo gioco.
Feci entrare il cliente (cliente storico che mi conosceva da anni) invitandolo a seguirmi verso la sala riunioni….
Entrai nella sala prima di lui accendendo la luce, ma maledettamente inciampai in un faldone di documenti che proprio quel giorno la segretaria aveva lasciato in mezzo ai piedi….
Rotolai a terra maldestramente, inveendo, senza rendermi conto che i jeans a vita bassa e molto aderenti che indossavo si erano abbassati, rivelando appena sopra il solco delle chiappe il perizoma appena indossato.
Mi rialzai cercando di mantenere un atteggiamento consono alla situazione di lavoro e mi avviai verso il tavolo riunioni senza far caso ai jeans che nel casino della caduta erano per l’appunto evidentemente scesi appena sopra il pube e le natiche… la camicia che indossavo sopra era corta e non aiutava per nulla a coprire i miei segreti.
Il cliente con fare affrettato mi lasciò delle carte e mi disse che avrebbe avuto piacere di cenare con me per parlarne, invitandomi a raggiungerlo alle 22 ad un ristorante nei pressi, in quanto doveva ancora passare dal commercialista per alcuni dettagli.
Notai che prima di andarsene mi guardò in modo inusuale, facendomi l’occhiolino.
Sapevo che questo cliente era un vero porco, più volte si era presentato nel mio ufficio accompagnato da segretarie mozzafiato e con sguardo da troie consumate….
Chiusa la porta, cominciò a farsi strada nella mia mente la voglia del suo cazzo, che immaginavo durissimo e larghissimo.
Mi infilai la mano nei jeans e mi resi conto di essere pronta a scoparlo…..
Mi leccai le dita umidissime degli umori del clito e cominciai a pensare il da farsi, sorprendendomi fra me e me di tanta spudoratezza : mai sul lavoro avevo prima di allora pensato di fare la troia (che ero e sono) con un cliente.
Poiché mancava ancora più di un’ora e mezza all’appuntamento, visto che ormai ero sola in ufficio, decisi di trascorrere il tempo indossando non solo i nuovi acquisti (le autoreggenti a rete a riquadri grandi e la sottoveste liseuse nera, oltre che il perizoma che già avevo addosso), ma anche il mio tailleur preferito, che pure custodivo in ufficio, giacca corta bianca sciancrata e gonna nera plissettata , corta ma non troppo…. Sempre più infoiata ed accaldata, decisi anche di truccarmi ed indossare la mia parrucca a caschetto rossa stile Valentina nonché gli stivali di vernice tacco 12 che arrivano a coprirmi il ginocchio.
Prima di vestirmi e truccarmi, mi diedi una rinfrescata intima e mi umettai il buchetto con la mia crema alla vaniglia .
Passata neanche mezz’ora, mi ero trasformata nella Stefy, una milf evidentemente porca (il trucco era come al solito piuttosto pesante) , come se fossi pronta ad uscire per rimorchiare cazzi.
Posi la mia sedia preferita davanti allo specchio dell’anticamera , abbassai le luci, mi sedetti e cominciai ad ammirare la mia femminilità da troia consumata, accavallando le gambe , allargandole, stringendole, scivolando in avanti, e facendo così salire la gonna con studiata maestria .
Ero ormai totalmente catapultata nella dimensione da me ben conosciuta , dove non esistevano più lavoro, persone, tempo e luoghi, ma solo la Stefy e la sua voglia di cazzo.
Mi eccitava vedere la giacca del tailleur aperta , indossata a pelle con sotto solo la sottoveste scollata, le mie cosce sempre più scoperte che rivelavano l’orlo delle calze facendo intravedere il perizoma, e quei bellissimi stivali da zoccola che mi coprivano le gambe sino a sopra il ginocchio.
Sentivo vampate di calore salirmi dall’inguine ed il buchetto che si agitava stringendosi ed allargandosi senza neppure sfiorarlo.
Notavo la mia faccia riflessa sullo specchio sempre più eccitata e sconvolta… quando all’improvviso si aprì la porta dell’ufficio che evidentemente non avevo chiuso a chiave ed entrò il mio cliente, senza neppure suonare il campanello.
Pur davanti a tale scena, con fare frettoloso mi disse: “signorina, il dottore è uscito? Ho lasciato prima dei documenti che devo assolutamente far vedere al commercialista che mi sta aspettando, li avevo lasciati al suo capo, è uscito o è ancora nella sua stanza?” .
Cazzo, non mi aveva riconosciuto assolutamente e pensava fossi la mia segretaria !!!
Restando impietrita sulla sedia, cercando di ricompormi dalla posizione sguaiata in cui mi aveva visto, gli dissi con un filo di voce roca che poteva andare a prenderli e che il capo era uscito.
Lui si imbucò nella mia stanza, prese alcune carte che mi aveva lasciato, e frettolosamente uscì, non senza lanciarmi un’occhiata molto esplicita e dicendomi: “signorina, se vuole raggiungermi alla trattoria toscana “Da Pietro”, che è qui dietro l’angolo, fra un’oretta, la invito a cena; disdica pure l’appuntamento che avevo preso con il suo capo. Io sarò comunque lì per cena”.
Uscì trafelato sbattendo la porta.
Ci misi molto poco a riprendermi, perché l’idea di uscire a cena con lui en femme e magari di farmi scopare mi aveva invaso il corpo e la mente.
Avevo un’ora di tempo per riacquistare un aspetto accettabile per uscire , quindi estrassi dal frigo bar una bottiglia di champagne e me ne assaporai alcune flutes per rilassarmi.
Rifinii il trucco, indossai la mia bigiotteria preferita e mi spruzzai una buona dose di profumo addosso: ero pronta ad uscire, nella certezza che anche se avessi incontrato qualcuno nel palazzo o in ascensore, mai e poi mai mi avrebbe riconosciuta.
Ero anche certissima che nella trattoria ove il cliente mi aveva dato appuntamento non mi avrebbero mai sgamata, pur essendo avventore quasi quotidiano per l’ora di pranzo.
Uscita dal portone senza aver incontrato nessuno, mi avviai a piedi verso il ristorante , che distava circa duecento metri, con passo insolitamente sicuro nonostante il tacco 12 ed il marciapiede in ciotolato , fumando una delle mie sigarette Cartier (la marca che fumavo da femmina, quelle con il filtro bianco di seta).
Incrociai diversi maschi lungo il percorso che mi guardarono insistentemente ed ai quali sorrisi senza ritegno.
Entrai nel ristorante salutando il titolare e facendogli anche l’occhiolino, e modulando la mia voce da femmina chiesi se fosse arrivato il mio cliente facendone il cognome; il trattore, spogliandomi con lo sguardo, mi rispose che c’era un tavolo per due prenotato a quel nome ma che il cliente non era ancora arrivato, invitandomi comunque a prendere posto nell’attesa.
Entrai in sala sculettando e mi accomodai al tavolo che mi era stato indicato.
Il locale era abbastanza pieno e la mia presenza era stata notata da tutti i maschi , accompagnati e no.
Almeno tre di loro continuavano a fissarmi ed uno addirittura mi faceva gesti molto espliciti… inutile dire che nel frattempo ero fradicia ovunque….
Pensai di andare in toilette ma temendo di essere seguita e molestata se non peggio, visto che aspettavo il mio cliente, restai seduta pur ammiccando a mia volta a quell’uomo….
Dopo pochi minuti arrivò finalmente il cliente che, sorridendo, si accomodò al tavolo.
Dopo pochi convenevoli, questo mi guardò fisso negli occhi facendosi molto serio; sorpresa dall’atteggiamento improvvisamente diverso, trovandomi in imbarazzo, mi alzai dicendo che avevo bisogno un attimo della toilette. Il cliente continuò a guardarmi serio senza profferire una parola.
Mi recai quindi in bagno , la mia tracotanza aveva però lasciato il passo al tremore delle ginocchia, a me ben noto, che mi prendeva tutte le volte che mi assalivano timori….
Giunta nel cesso, attraversato l’antibagno entrai nello stanzino del water a fare la pipì.
Mentre ero seduta sentii dei passi nell’antibagno … avvampai… i timori si moltiplicarono ed avvertii che dal mio clito moscio , dopo la pipì, cominciarono a gocciolare i miei umori … stavo venendo……
Trattenni per miracolo il mugolio molto femmineo che sempre accompagna i miei orgasmi, mi asciugai e mi rialzai con molta fatica dal wc .
Ricomposto il mio abbigliamento, almeno quello, uscii dal cessetto e non vedendo nessuno mi tranquillizzai.
Nel mentre che lavavo le mani, mi sentii afferrata da dietro all’altezza della vita da una presa d’acciaio.
Alzai lo sguardo verso lo specchio e vidi dietro di me il viso del mio cliente ; stavo per urlare quando lui mi sussurrò all’orecchio: “ehi dottore, anzi, dottoressa, ma lo sai che mi interessi più da puttana che da consulente? Tra l’altro da consulente non vali un cazzo, il commercialista mi ha detto che hai fatto un sacco di minchiate e mi hai provocato danni che dovrai risarcirmi…. Quindi ora stai buona, raggiungimi al tavolo che dobbiamo parlare….” .
Mi mollò spingendomi contro il muro con forza ed uscì dalla toilette.
Cazzo, mi aveva beccata , ero rovinata ed in più la storia del risarcimento….. era evidente che voleva ricattarmi….
Con il cuore in gola, ma comunque eccitata da quella presa possente che mi aveva cinto all’improvviso, uscii dalla toilette e con le ginocchia sempre più tremanti raggiunsi il tavolo.
Mi sedetti con lo sguardo basso e lui perentoriamente mi disse a bassa voce: “da questo momento in poi farai quello che dico io , e non solo stasera… ah, comunque ti avevo già sgamata oggi pomeriggio , quando sei caduta, frocetta, puttanella, ho visto il perizoma di seta che è spuntato dai pantaloni”.
Non ebbi il coraggio di replicare alcunchè. Il cliente chiamò il cameriere ed ordinò anche per me.
Ovviamente la fame se n’era andata insieme alla mia reputazione….
Il cliente disse: “bene dottoressa, vedo che non hai voglia di mangiare, però devi bere il vino rosso che ho ordinato, e lo devi bere tutto, ci siamo intesi? O preferisci che vada a spiattellare al ristoratore chi sei?” .
Ero in balia di un maschio vero che mi ricattava e maltrattava, che mi dominava , ero la sua serva ormai… ma mi stavo calando nella parte che avevo inconsciamente sempre sognato…. Quindi nella tempesta che avevo in testa stava prevalendo una eccitazione sfrenata che non controllavo più in alcun modo…. Ed infatti a quel punto dissi: “si, padrone mio, farò tutto ciò che vuoi….” E sentii nuovamente il clito che gocciolava ed il buchetto fremere spasmodicamente .
“Bene troietta”, mi rispose, “quindi ora bevi subito tre bicchieri filati di questo ottimo Bordeaux”…. “appena finito il terzo, dovrai alzarti, andare al bancone, e provocare il ristoratore, inutile che ti dica come, lo sai molto bene, vero puttana?” . “poi torni a sederti sculettando a passo molto lento” .
Eseguii l’ordine senza dir nulla, raggiunsi il bancone e mi sedetti sullo sgabello alto lasciando giù una gamba tenendo le gambe un po’ aperte in modo da mostrare all’oste le mie cosce sino ad intravedere il bordo delle autoreggenti e, passandomi la lingua sulle labbra, gli chiesi fissandolo negli occhi se potesse darmi un paio di cubetti di ghiaccio, …. “sa, mi sento un po’ accaldata”…..
L’oste, non staccando lo sguardo dalle mie cosce, mi consegnò i cubetti in una vaschetta d’argento: io ne presi subito uno a me lo passai sulle labbra e sul collo con studiata lentezza…. “ohhh. Che bello…. Mhhh. Ne avevo proprio bisogno….” … e nel dire ciò feci cadere il cubetto di ghiaccio per terra….
“Ohhh… mi scusi, lo raccolgo subito”… ma l’uomo si precipitò fuori dalla sua postazione e si inginocchiò davanti a me per raccoglierlo (come avevo previsto); ovviamente non persi l’occasione e non appena in ginocchio davanti a me, allargai le cosce mostrandogli tutti i miei tesori, soprattutto il perizoma che sentivo tutto fradicio….. poi mentre lui era ancora ai miei piedi, all’improvviso, mi alzai e me ne tornai al tavolo sculettando lentamente come da istruzioni del mio padrone.
Questi mi accolse molto soddisfatto, dicendomi “sei davvero una grande troia, ma continua ad ubbidire se no sai cosa ti aspetta….” .
Doveva avere dei piani per la nottata, perché finì di mangiare abbastanza rapidamente, mentre io lo guardavo ormai in estasi , chiedendo ogni tanto se avesse bisogno di qualcosa ma senza ottenere risposta.
Mi fece cenno con la mano di alzarmi, pagò il conto ed uscimmo dal locale…. (continua)
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