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Don't smoke


di JoeSex
21.06.2016    |    2.649    |    0 8.7
"Portai con me la sua figura, la richiusi nella mia testa, che ribolliva all’idea di una scopata che non esisteva..."
Avevo smesso di fumare. Almeno così credevo. Tenere in bocca una sigaretta stava tornando ad essere un piacere subordinato alla mia coscienza. Ero consapevole di sbagliare ma non potevo tirarmi indietro al gusto del tabacco. Così mi lasciavo pendere una Marlboro, umida e appiccicosa come la fica della mia ragazza quando sta per venire.
Vivere a Treviso ormai non di dava più stimoli, ero stanco della città ,della gente, del lavoro, dei miei colleghi, delle amanti. Si, persino delle donne che continuamente cercavano me. In realtà cercavano solo il mio cazzo. Non è che poi ce l’abbia così grosso, ma evidentemente deve essere un fatto di testa. Le donne pensano sempre che sia un fatto di testa, solo che quando glielo ficchi dentro si concentrano solo su quello che sta aprendo loro la fregna.
La possibilità di trasferirmi a Milano era concreta. Avevo una vecchia amica di Pescara, una di quelle che mi si era incollata per anni, e che avevo scopato solo un paio di volte. Una di quelle che per venire ci metteva due ore ed io non ne potevo più. Alla fine sceglievo sempre di scoparla nel culo, per ritardare il mio coito e dare al tutto un maggior vigore.
Ero pronto per salpare alla volta della Lombardia. Avevo mollato lavoro, ragazza, amici, e tutto il resto. Alla stazione di Venezia mi restava un’ora libera prima di prendere il treno. Dovevo controllare la posta, sapevo che dovevo farlo. Il solo pensiero mi eccitava da morire, scorrevo con gli occhi le facce delle signore veneziane, delle studentesse, delle turiste americane. E me le immaginavo tutte sotto di me a raccogliere una quantità ingombrante di sperma bollente. In modo particolare pensai alla bocca rossissima di una donna sulla quarantina. Una gran bella donna, molto disinibita a quanto pare. Incrociai il suo sguardo, ammiccai, lei si passò una mano rapida sui capelli, e intanto i suoi tacchi viaggiavano spediti verso non so dove. Portai con me la sua figura, la richiusi nella mia testa, che ribolliva all’idea di una scopata che non esisteva. Entrai nell’internet point.
Parole lanciate a destra e a sinistra, come bombe molotov, ticchettii di dita da tastiera, sorrisini giapponesi, soliti profumi multi-etnici. Mi sedetti. Ero un po’ stanco, ma Milano era calda quella sera. Stefania di Pescara non vedeva l’ora che la prendessi da dietro e la riempissi del mio calore.
Nella mia casella di posta nessuna mail importante. Passai al mio amato portale “eroticcismo” Messaggio da una coppia di amici che avevo conosciuto tramite la messaggistica del sito stesso.
Una foto di lei in allegato. Bellissima, seducente, il portamento fiero e altezzoso al punto giusto. Pensai subito a chissà come sarebbe stato il suo uomo. Ma poco mi importava, guardavo la sua foto e cominciavo a chiedermi se fosse giusto andare in Lombardia piuttosto che in Romagna.
Alla fine del messaggio, scritto in piccolo un numero di cellulare e tra parentesi: “Chiamami appena puoi. E’ molto importante”.
Rimasi 5 minuti a rileggere in numero e a chiedermi se fosse vero oppure una stronzata di quelle che ti capitano su certi siti erotici. Non esitai. Perdersi in strane congetture non aveva senso. Presi il telefono e le feci uno squillo. Mi rispose. Pagai un quarto d’ora di connessione e uscii fuori. C’era il mondo a Venezia, ed era solo un normalissimo Mercoledì sera.
Rifeci il numero. Una voce ,calda come la cioccolata a cui non si rinuncia mai d’inverno, mi rispose “Si…”
“Ciao, sono Joe, il ragazzo che ti ha contattato tramite Eroticissimo, ricordi?”
“Certo che ricordo, ti ho detto io di chiamarmi. Ascolta Joe…”
“Sono qui”
“Mio marito non c’è nel prossimo week-end. Torna domenica mattina. Lui sa che ti ho contattato.”
“Non capisco…”
“Mi ha detto lui di chiamarti per non lasciarmi sola a casa. Vuole assolutamente che tu venga qui per stare con me mentre lui è via. Poi quando arriva te lo presento e ti fermi a pranzo da noi Domenica.. Che ne dici?”
“Mi sembra un’idea grandiosa, ma è un po’ assurda, non credi?”
“No, mio marito è così. Ci amiamo molto sai, ma siamo liberi dal punto di vista sessuale. Lui ha altre due donne, io ogni tanto vedo qualcuno.”
“Ok. Dimmi tutto, il posto, l’ora, mi organizzo. Veramente ho già un biglietto per Milano…”
“Bene, ti raggiungo io li. In tarda nottata dovremmo farcela a vederci.”
“Come vuoi. Ci sentiamo dopo, ciao.”
“Ciao Joe, e vedi non stancarti troppo…”

Una delle telefonate più rapide, coincise, e concludenti della mia vita. In pratica avevo un incontro fissato con una delle donne più affascinanti e sexy di quel fottutissimo portale.
Ma non potevo non pensare a suo marito. E’ vero, sapeva tutto e magari era anche simpatico, ma forse non immaginava cosa stavo progettando per la notte con sua moglie.
Presi il treno, e il viaggio passò più velocemente del previsto.
Arrivai in stazione. Un messaggio di Noemi diceva di aspettarla lì per un’oretta circa. Sarebbe arrivata in auto.
Arrivò, erano le 2.30 del mattino.
Prima di riconoscerci dovemmo subire l’umiliazione di una banda di pusher maghrebini poco fuori la stazione centrale. Non so più quante cicche avevo buttato giù, avevo l’alito nicotinico, ma le mie compresse alla propoli mi salvarano il culo.
Appena ci facemmo incontro, Noemi si buttò tra le mie braccia, come se mi conoscesse da una vita, come se fossi il suo migliore amico, o il peggiore dei suoi amanti.
Passai la mia bocca rovente sulla sua, annusavo con sottile piacere il suo profumo Cartier sul collo, e pregustavo il sapore delle sue mutandine al momento dell’eccitazione.
La mia cara amica di Pescara era stata sbolognata con una delle scuse più stupidi: “Ho perso il treno, e non credo di venire a Milano domattina. Mi spiace ma grazie lo stesso per la tua disponiblità.”
Noemi mi trascinò tirandomi per la mano. Ci attendevano un paio di chilometri fuori dal centro. Avevano una casetta in un piccolo residence, ben fatto, curatissimo. Una villetta per le occasioni speciali, dove trascorrere i focosi fine settimana nella Milano da bere.
Il custode la salutò con gli occhi di chi sapeva già tutto. Forse era una scena che aveva già visto. O forse aveva partecipato ad un orgia, chi lo sa. A quel punto mi stavo fidando di una donna che non conoscevo minimamente, ma che stranamente sentivo molto vicina a me, al mio modo di vedere il mondo. Entrammo, mi disse di aspettarla cinque minuti in soggiorno. La sentii che si rilassava in bagno, ed io la immaginavo seduta con le gambe aperte che faceva la pipì. E sapevo pure che si sarebbe sciacquata la fica, l’avrebbe controllata, profumata. Poi avrebbe controllato il culetto, che tutto fosse a posto. Dopo un po’ udii il rumore della doccia che buttava acqua.
“Metti comodo!” – gridò con voce un po’ rauca
“Ok grazie!” – risposi in maniera nemmeno tanto forte
Così feci, mi spogliai, ero in boxer. Mi sentivo quasi a casa mia, c’era un bel letto grande che mi chiamava a sé. Ma non potevo stendermi, mi sarei addormentato all’istante.
Mi sfilai i boxer, diretto verso la porta del bagno. Noemi stava uscendo dalla cabina doccia e sorpresa mi disse. “ Che ci fai qui?”
“Non potevo restare lì, ti dispiace se ti faccio compagnia?”
“No…per niente”
Quel suo “no per niente” era un incitamento alla mia natura burrascosa e tipicamente meridionale.
Ci guardavamo nello specchio con le facce stanche, ma vogliose. I suoi occhi brillavano di piacere, il piacere che stava per arrivare. Le sollevai l’accappatoio e mi inginocchiai lentamente.
“Oh mio dio…” – esclamò con un sorriso meraviglioso
La mia lingua si strofinava sul suo essere magnificamente femmina, scivolando sulle piccole labbra, alla ricerca del clitoride. Era già gonfio, di un rosso acceso, e saporito come una ciliegia appena raccolta. Le proporzioni perfette delle sue gambe, il sedere, e la fica erano molto stimolanti. Le avrei morso il culetto per ore. Mi sollevai, la sentivo sporgersi con prepotenza verso di me, cercare il mio cazzo, quasi come a volerlo sentire subito dentro. Le dissi che era presto, che avevamo tutta la notte e la mattina, e il sabato sera, e la notte. E che suo marito quando sarebbe arrivato si sarebbe unito al nostro gioco.
“Non mettere il preservativo, non mi piace. Se ti fidi preferisco senza” – sussurrò
“Ok ma siamo sicuri” – domandai un po’ perplesso
“Ti dico di si, stai tranquillo Joe.”
“Va bene”
Feci entrare il cazzo ripieno della mia presunzione nel suo varco ormai aperto, c’era il suo liquido sulla mia bocca, sulle dita, e sul suo accappatoio. Cominciai a pomparla in maniera leggera, le sue mani erano appoggiate al lavandino e la testa china. I suoi capelli profumavano di pulito, mi piaceva sentirli bagnati sul mio corpo. Non stavamo solo scopando. Le nostre anime si stavano conoscendo, stavano percorrendo insieme un percorso erotico di altissimo livello. Le mie mani erano ben salde sui suoi fianchi, ogni tanto tiravo un bello schiaffo sulla chiappa destra e Noemi apprezzava molto.
“Ancora, fallo di nuovo, colpiscimi più forte, avanti!” – mi disse all’improvviso
“Così, ti piace così…” – gridai ansimando
Si voltò di scatto, prendemmo a baciarci da dove avevamo interrotto in stazione.
La sua bocca rossa e carnosa scivolava sulla mia come se fossero due sorelle che si buttano giù da uno scivolo. Conoscevo il suo profilo, e lei sapeva il mio, faceva passare la lingua lungo i tratti somatici della mia. Era una sensazione fantastica.
“In genere non bacio mai nessuno che non sia Franco, sai?”
“Ah si?”
“Si, ma con te è diverso, non so perché non ho saputo resistere alla tua bocca, è così bella…”
“Allora cerchiamo di non farglielo sapere quando torna. Non voglio crearvi problemi”
“D’accordo, ma adesso baciami”
Spalancò la gambe, sedendosi sul lavabo, era un modo intelligente per farmi capire che voleva ancora la mia bocca sul clitoride. Cominciai a solleticarle il clitoride in maniera più pesante stavolta. Volevo portarla all’orgasmo. Mi strinse le mani sulla mia testa, stava per venire. Ci fu uno spruzzo del suo liquido, lo accolsi con estremo piacere. Aveva un sapore raffinato, abbinabile ad un buon vino bianco.
“Mettimelo nel culo, ti prego” – domandò quasi come se mi pregasse
“Sei sicura Noemi?” – chiesi timidamente
“Si, dai, sfondami il culo. Lo voglio subito.”
Non ero molto convinto ma la sua insistenza mi lasciava pensare che alla signora piacesse molto questo tipo di penetrazione. Le allargai il buco per bene, prima col dito, poi con la lingua, poi di nuovo col dito. Con una mano afferrò una boccettina di olio sopra il pensile sotto lo specchio. Non ne misi molto, non serviva, era già lubrificato. Appoggiai il cazzo con la punta sul buco, lei si aiutò con la mano, e dopo due secondi ero già dentro di lei.
“Spingi pure Joe, non farti paranoie!”
“Va bene”
Le spinte divennero sempre più forti, ed i suoi ansimi sempre più eccitanti.
Stavo per venire, glielo dissi, e gridò: “Vieni, su Joe, riempimi tutta, cazzo!”
Le esplosi dentro con tanto ardore, il mio orgasmo non era più fine a se stesso, ma collegato ai suoi molteplici orgasmi che aveva avuto fino quel momento.

Noemi tornò in doccia ed io feci lo stesso. Ci lavammo, continuammo con i baci. Una volta fuori ci aspettava il lettone su cui dormire. Erano più o meno le 5.00 del mattino.
Un normalissimo Sabato mattina a Milano. Solo che per me era speciale.
“Franco non viene più”. Furono le prime parole che sentii appena aprii gli occhi.
“Mi ha mandato un messaggio, dice di stare tranquilli, di goderci tutto senza di lui.”
“Mi spiace” – dissi preoccupato – “Spero sia tutto a posto fra voi”
“Sto scherzando scemotto!” – sorrise tutta arruffata
“Arriva stasera con una sua amica. Siamo in quattro e andiamo in uno dei nostri locali preferiti qui in città. E tu vieni con noi! Sei contento? – esclamò giocosa
“Certo che voi due siete la coppia più matta che abbia mai conosciuto.” – le dissi in silenzio
“Si, e tu il giovanotto con cui sono riuscita a venire sei volte in due ore!”
Ci mettemmo a ridere. Si alzò per fare il caffè. Il profumo della colazione a tarda ora mi riportò indietro negli anni, quando a Treviso mi svegliavo nei letti di donne stranissime.
Noemi aveva un modo di fare talmente gentile ed elegante che nemmeno l’uomo più fedele del mondo sarebbe stato in grado di non farsi cattivi pensieri.
Ed io ero un uomo, ormai libero, fedele o infedele poco importava. Con una nuova coppia di amici che per nessuna ragione avrei voluto perdere nel tempo.
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