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TEMPO DI SHOPPING


di MisterPrivilege
20.01.2016    |    7.487    |    2 9.5
"Chissà chi era il fesso che se l’era lasciata scappare di mano..."
Era finalmente giunto il tempo dei saldi, in realtà già da qualche giorno ma Ami era stata presa da impegni lavorativi e il suo compagno, Alberto, avrebbe potuto accompagnarla a far compere in centro solo la domenica successiva.
Così alle 9.00 del mattino della domenica, Alberto attendeva già in strada la sua compagna davanti al civico 9 del prestigioso complesso residenziale cittadino e aveva appena tirato fuori dal garage il suo SUV bianco latte. Quindi scese Ami e salì anche lei a bordo, dicendogli “Alberto, mi sa tanto che mi sono dimenticata di dirtelo ma oggi viene con noi anche la mia amica Giulia, che tu non conosci ancora, facciamo shopping assieme, mi ha appena messaggiato e sarà qui fra qualche minuto”. Lui rimase un po’ attonito ma anche incuriosito perché sapeva dell’esistenza di questa nuova amica di Ami che si era separata da poco ed era incuriosito di conoscerla e, soprattutto, di vedere come fosse.

Giulia arrivò dal fondo della strada deserta quasi di corsa: vestiva con pantaloni di pelle nera aderenti, scarponcini scamosciati con pelo e un piumino bianco con cappuccio bordato dello stesso tipo di pelo dei polacchini: nel suo stile casual era comunque alquanto elegante e raffinata, anche negli accessori, aveva veramente un bellissimo fisico slanciato e un viso interessantissimo, con dei capelli castano scuri, leggermente ondulati, che le si appoggiavano sulle spalle o poco oltre. Chissà chi era il fesso che se l’era lasciata scappare di mano.
“Scusate il ritardo …… ah a proposito… piacere” disse Giulia salendo in auto e rivolgendo la mano dal sedile passeggero verso Aberto al posto di guida.

Durante il percorso Ami e Giulia chiacchieravano tra loro di quello che avrebbero voluto acquistare, Alberto di tanto di tanto guardava lo specchietto retrovisore per guastarsi questa Giulia che nel frattempo aveva slacciato il suo piumino facendo intravedere un importante e sostenuto seno da sotto il maglione a V di cashmere: era una quarta piena, coppa D, Alberto era un intenditore e un cultore in fatto di seni femminili.
Parcheggiata l’auto, si diressero a piedi verso la via dello shopping per eccellenza, mentre Alberto restava sempre due, tre passi indietro rispetto alla coppia di amiche per fare qualche telefonata in riservatezza ma, in realtà, per rimirare a giusta distanza le natiche di Giulia che ondulavano armoniosamente e riempivano lo stretto pantalone in pelle.

Entrarono in un negozio di abbigliamento di un noto marchio internazionale, quelli dove l’arredo interno sembra un salone delle feste, con marmi chiari al pavimento e mobili, soprammobili e suppellettili di assoluto pregio. Il concept store era affollato di compratori asiatici che assillavano, più con i gesti che con le parole, le imperturbabili commesse intente ad assecondare i bisogni dei compratori esteri per assicurarsi la provvisione sulla vendita.
Alberto, Ami e Giulia si lanciarono un’occhiata di intesa come per dire “siamo messi bene con questa fauna nipponica oggi…” ma proprio in quel momento li raggiunse una commessa sbucata da chissà dove che, con la falsità da circostanza tipica delle assistenti all’acquisto proprie dei negozi upper level, sfoderò loro un sorriso di circostanza chiedendogli come potesse essere utile. Giulia e Ami indicarono e descrissero i capi che avrebbero voluto provare, la commessa prese buona nota e li invitò a raggiungere il piano sottostante over c’erano gli ultimi due camerini rimasti liberi vicini al locale magazzino, stante che quelli posti al piano superiore erano tutti occupati dai gitanti esteri.
La commessa portò a ciascuna i capi indicati e si congedò dicendo che, una volta terminata la prova, avrebbero potuto raggiungerla al piano sovrastante. Ami e Giulia entrarono nei rispettivi camerini tra loro adiacenti. Anche Alberto entrò nel camerino con Ami, tanto quel sottopiano era del tutto isolato da sguardi indiscreti. Ami esordì, mentre si sfilava gli abiti, chiedendo al compagno “Allora, come ti sembra Giulia?”, “Una vera puledra di gran razza” fu la prima risposta di Alberto e proseguì “probabilmente non se la cava tanto bene a succhiare, altrimenti il marito non l’avrebbe lasciata”.
“No caro, non è come pensi tu – spiegò Ami – il problema era che Giulia ha da sempre un’irrefrenabile pulsione sessuale che il marito non riusciva ad assecondare, specie nell’utlimo periodo, così che lei era costretta a farsi sbattere da altri, con l’assenso del marito che poi però non ha più tollerato questa situazione”.
“Povero cornuto” pensò tra sé e sé Alberto mentre iniziava a palpare il culo di Ami che ormai era rimasta solo in lingerie. Lei si voltò e gli mise la lingua in bocca, limonando per un bel po’. Quando Ami appoggiò la mano sul pacco di Alberto, trovò il suo membro già in completa erezione; si accorse anche che il suo glande aveva sulla punta la prima gocciolina di piacere della quale lei era golosissima. Ami da inginocchiata guardò Alberto e con mezzo sorrisetto malizioso gli disse “hai sempre un cazzo da favola tesoro” e poi con grande abilità asportò via la gocciolina con la punta della sua lingua.
Ami prese quindi a leccare e umettare tutto il glande, poi lungo tutta la lunghezza dell’asta, andata e ritorno, con movimenti lenti. Gli succhiò poi lo scroto con quella giusta forza da far tendere Alberto che temeva sempre di provare dolore di fronte a una ciucciata troppo vigorosa delle sue palle.

Sta di fatto che le pareti che separavano i due camerini erano di un compensato cartonato ricoperte da leggero strato di sottilissima moquette e Giulia aveva sentito tutto, sia i discorsi nel camerino a fianco sia il flebile suono della succhiata del coglione di Alberto: stava immedesimandosi nella scena e aveva già due dita dentro la sua fica divenuta umida in pochi istanti.
Alberto era già carico, la sua mente si divideva tra l’apprezzare la maialaggine di Ami, specie nei luoghi più insoliti, per poi cercare di sovrapporre a lei l’immagine di Giulia come se fosse questa cagna in calore appena conosciuta a riservare i sapienti trattamenti al suo imperioso fallo. A pochi centimetri di distanza, Giulia ascoltava il suono delle forti succhiate dell’amica al cazzo di Alberto, quel suono tipico prodotto dalla lingua e dalle guance intente alla suzione, strusciando la vulva sul rivestimento stile tappetino che ricopriva la parete divisoria del camerino, lasciando evidenti strisciate della sua bava vaginale e immaginando di strofinare il suo clitoride particolarmente erettile sulla cappella di Alberto, il tutto mentre emetteva un sospiro con annesso gridolino di piacere che veniva avvertito da Ami ma soprattutto da Alberto.
L’idea che Giulia si stesse sgrillettando a fianco a loro mandò Alberto in visibilio: prese Ami, la sollevò di peso e la voltò con il viso rivolto verso lo specchio e lui dietro di lei. Lei non aspettava altro, allargò le cosce e Alberto le puntò il puntale del suo vigoroso cazzo dentro la fica con un affondo deciso facendosi largo tra le grandi labbra di lei.
Giulia sentiva i colpi di verga, o meglio il suono degli sbattimenti dei fianchi di Alberto sulle natiche di Ami, e i suoi versetti goduriosi si fecero ancora più risonanti. Alberto disse con voce voce rabbiosa “Ti piace il cazzo, vero?” e Giulia aveva perfettamente inteso che questa domanda era in realtà diretta a lei, così che ai gridolini lei sostituì tanti “sì…. sì….”.

Alberto stava per esplodere, Ami era anche lei vicina all’orgasmo e aspettava solo di avvertire l’avvento della gittata di seme caldo dentro la sua vulva. Alberto spostò in gran fretta Ami sul lato sinistro del camerino, proprio sul lato della parete che lo separava da Giulia, sempre tenendo impalata Ami con la sua verga piantata dentro di lei come se si volesse scopare contemporaneamente sia la compagna sia la sua amica. Giulia avvertì il cambio di posizione dei due perché vedeva la parete venir colpita ritmicamente: appoggiò la vischiosa fregna sulla parete per avvertire meglio i colpi, mentre col medio della mano destra faceva dei piccoli circoli sul buchino del suo sfintere per provare maggiore eccitazione.
Quasi all’unisono, Alberto produsse un fiotto di sperma nella fregna di Ami, così energico che gli sembrò interminabile emettendo un gridolino strozzato, Ami venne dopo pochi istanti non appena sentito il nettare caldo sgorgare dentro di lei, Giulia nel mentre si stava mordendo le labbra tenendo un dito immobile sul clito per controllare meglio il suo spasmo più intenso di compiacimento: era la terza volta che veniva in pochi minuti.

Era una situazione surreale, senza più cognizione di spazio e tempo. Non avvertirono neanche la presenza di chi, aprendo la tendina del camerino di Ami e Alberto, disse “Allora, vanno bene i capi?”.
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