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provare per credere... (parte 2)


di in_due
13.09.2015    |    6.798    |    8 9.3
"Ci facevamo domande su cosa avessimo provato, su cosa ci fosse piaciuto di più o cosa ci avesse dato fastidio..."
Il ragazzo aveva lasciato da poco la nostra casa, noi eravamo ancora un po' frastornati da quanto successo.
Lea si stava facendo una doccia, io sistemavo la camera e mi rendevo conto che se anche il tipo era uscito fisicamente dalla porta di casa, la sua presenza tra le mura domestiche era ancora palpabile.

Quando uscì dal bagno avvolta nell'accappatoio, con il viso ancora visibilmente colorito dalle emozioni del lungo amplesso, mi gettò le braccia al collo scusandosi: “non volevo che succedesse, scusami, mi spiace tantissimo”
Io la strinsi a me tranquillizzandola e dicendole piano all'orecchio di stare tranquilla che non era successo nulla che mi avesse infastidito. Tutto ciò che era accaduto era stato assecondare le nostre voglie ed i nostri istinti via, via che si manifestavano. Le cose che aveva desiderato lei, le avevo desiderate anche io per lei nello stesso momento.
“se qualcosa mi avesse infastidito vi avrei fermati, ed infatti non gli ho permesso di venire dentro di te”
“si ho visto, ed ho apprezzato molto questa tua attenzione”

Lei si sentiva comunque colpevole di avermi levato qualcosa che fino a quella sera era stata una mia esclusiva, io dal canto mio avevo un po' di rimorso nell'averla offerta ad un estraneo, quasi avessi concesso con facilità ad un altro ciò che lei mi aveva sempre riservato con passione e fedeltà.

Non avevo rimorsi, ero ben consapevole, da prima, di cosa sarebbe potuto accadere, ne eravamo consapevoli entrambi ed avevamo già chiarito che nessuno di noi due voleva togliere nulla all'altro nel nostro rapporto di coppia.

Feci anche io una doccia e mi trovai a sorridere divertito ripensando di aver accarezzato con le labbra e la lingua la cappella di un estraneo, la cosa non mi infastidiva, lo avevo fatto assieme a lei ed anzi, mi accorgevo di essere ancora molto eccitato. Mi insaponavo a lungo il corpo con movimenti lenti ed avvolgenti, lo sentivo particolarmente reattivo, i miei sensi ancora vibravano e non erano assolutamente appagati.

La raggiunsi sul letto, ci abbracciamo stretti, completamente nudi e dopo qualche attimo di silenzio in cui i nostri respiri si accordavano, iniziammo a ricordare assieme alcuni frangenti di quel lungo tour de force. Ci facevamo domande su cosa avessimo provato, su cosa ci fosse piaciuto di più o cosa ci avesse dato fastidio.
Il solo parlarne ci risvegliava i sensi.
La accarezzavo con delicatezza stuzzicando il suo corpo ipersensibile e reattivo, sfioravo i suoi seni, i capezzoli, e mentre la guardavo la desideravo sempre di più.
Scesi leggero lungo le pieghe del ventre che mi guidavano fino alle sue labbra che trovai calde e dischiuse.

Iniziai lentamente ad accarezzarla con maggiore insistenza tra le cosce e attratto dai suoi umori iniziai a giocare nella sua intimità fino a che si lasciò finalmente andare ad un forte orgasmo liberatorio che la fece scuotere a lungo. Non trattenne forti gemiti di piacere e solo dopo qualche minuto di ripetute incontrollabili contrazioni riuscì a rilassarsi totalmente appagata.

A quel punto mi volle dentro di sé e iniziammo a fare l'amore, con passione e coinvolgimento.
Ora eravamo solo lei ed io, ci stavamo donando l'uno all'altra con trasporto, sovraeccitati da questa situazione, e da quella tempesta di nuovi stimoli che ci avevamo appena travolti.

Dovevo “riscattami” per essermi defilato in anticipo dall'amplesso dopo il mio orgasmo e volevo godermi a lungo il suo corpo caldo ed accogliente che era nuovamente tutto per me.

Lei si contraeva ad ogni minimo movimento, ad ogni contatto, ancora visibilmente coinvolta con tutti i suoi sensi.
Nonostante fosse stata una pesante giornata di lavoro per entrambi conclusa con quella spettacolare performance a tre, non avvertivamo stanchezza, non volevamo smettere ed il nostro abbraccio proseguì ancora a lungo prolungando per quanto possibile quel piacere così intenso che stavamo provando.

Il mio orgasmo arrivò progressivo quasi controllato ed appagante mentre le nostre bocche continuavano a cercarsi con un coinvolgimento che solo in certe situazioni particolari si creava così totale.
Rimasi ancora a lungo dentro di lei , in silenzio abbracciandola stretta a me.

E così ci siamo addormentati, abbracciati. Volevo sentire il suo corpo aderente al mio, sentivo la necessità del contatto con lei, ciò che era successo non mi aveva portato via nulla ma mi faceva apprezzare ancora di più ciò che avevo tra le braccia.

Poche ore dopo suonava la sveglia per una nuova giornata di lavoro, lei voleva ancora che la rassicurassi che non le avrei rimproverato nulla. Ci cercammo per un nuovo abbraccio ed io sentii l'impulso di possederla ancora. Questa volta quasi con rabbia, come per scacciare da dentro questa sensazione di ebrezza che mi era rimasta dalla sera prima. Fu un'amplesso di passione, veloce e coinvolgente, il tempo di donarci un nuovo orgasmo a vicenda ed alzarci dal letto soddisfatti per affrontare una nuova giornata di lavoro.
Preparandoci sentivo che eravamo ancora in sintonia e sulla stessa frequenza d'onda.

Non so quante giornate sono poi servite per metabolizzare quanto accaduto.
Di giorno ci scrivevamo messaggi che richiamavano a particolari momenti di quella serata, alle impressioni vissute, a singoli fotogrammi.
Io mi ritrovavo a chiudere gli occhi e rivederla mentre si muoveva su di lui con trasporto e passione. Un pizzico di gelosia si mischiava ad un forte senso di eccitamento.

La sera dopo aver cenato ci abbandonavamo in lunghi amplessi, che riprendevamo quasi ogni mattina. Si percepiva la fondamentale differenza tra fare l'amore con la persona speciale ed il sesso fatto solo per voglia di trasgressione, anche se in quest'occasione ciò era stato funzionale alla prima.

Ci siamo ripromessi di non rivedere più quella persona e di lasciare che questa esperienza possa e debba restare un episodio; a maggior ragione proprio perché così bello e così nostro.
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