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L'amico vicino 2

17.06.2025 |
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"Gino sollevò lo sguardo, abituato ormai ai ragionamenti improvvisi di Orfeo..."
La serata era quella di sempre, nel loro solito bar, con il rumore delle conversazioni che riempiva l’aria e il profumo di carne alla griglia che si mescolava al fresco della notte.
Orfeo, con un bicchiere in mano e lo sguardo pensieroso, attendeva il momento giusto per parlare.
— Gino, ho una proposta per te.
Gino sollevò lo sguardo, abituato ormai ai ragionamenti improvvisi di Orfeo.:
— Che succede?
Orfeo si appoggiò allo schienale della sedia, facendo tintinnare il ghiaccio nel bicchiere:
— Sai di quei tre ettari che sono riuscito a farmi assegnare?
— Ho scoperto di loro un dettaglio interessante …»
Orfeo raccontò della scoperta, del documento, dell’errore dei lottizzatori.
Man mano che parlava, Gino si faceva più attento, calcolando mentalmente le implicazioni.
— Quindi, tecnicamente, quel casale è edificabile?
Domandà, incrociando le braccia.
Orfeo annuì:
— Esattamente.
— Non solo: la strada che passa lì non delimita una zona agricola.
Un silenzio carico di possibilità si distese tra loro.
— Quindi?
Domandò Gino, con quel tono che anticipava già una strategia.
— Quindi…
Orfeo sorrise.:
— Mettiamola così: Cosa ne penseresti di costruire qualcosa assieme a me?
— Ho scoperto che esistono contributi per la conservazione e la riqualificazione di immobili storici.
— Fondi regionali, incentivi europei.
— Non al cento per cento, ma … diciamo che possono coprire una cifra sostanziosa.
Il bicchiere di Gino rimase sospeso a mezz’aria.
Per un attimo, non parlò.
Lentamente, lo poggiò sul tavolo.
— Da quanto dici si dovrebbe trattare dell0incentivo 80%.
— Ottanta?
Ripeté, con voce quasi incredula.
Orfeo sorrise appena.
— Ottanta.
Gino rimase in silenzio per qualche secondo, osservando l’amico.
Non era una proposta folle, e più ci pensava, più sembrava prendere forma.
— «Dovremmo fare qualche calcolo,
Concluse infine, accennando un sorriso.
— «Ma … potrebbe funzionare benissimo-
Proprio lì, tra un sorso di birra e il crepitio della brace, nacque un’idea destinata a diventare qualcosa di molto più grande.
Il passo successivo era chiaro.
Serviva qualcuno che sapesse muoversi tra carte, vincoli burocratici e strategie di finanziamento.
Un esperto.
Gino e Orfeo non volevano affidarsi al caso, così si rivolsero a Giuliano, un tecnico con anni di esperienza nel settore della riqualificazione edilizia.
Uomo concreto, di poche parole, ma con un occhio infallibile per i dettagli.
Quando gli esposero la situazione, Giuliano si prese qualche secondo, annuì lentamente e poi domandò:
— «Avete già fatto i conti sui contributi?»
Orfeo spiegò tutto: i fondi regionali, gli incentivi europei, la possibilità di ottenere finanziamenti per il recupero del casale.
Man mano che parlava, Ma Giuliano si faceva più attento, ascoltava senza interrompere, finché, alla fine, posò la penna sul tavolo e disse con il suo tono diretto:
— Se tutto fila, potremmo ridurre il costo della ristrutturazione a quasi zero. Forse, addirittura, possiamo chiudere in attivo.
Gino sollevò lo sguardo, incredulo:
— . In attivo?
— Giuliano fece un rapido calcolo su un foglio, tracciando cifre e percentuali:
— Dipende da come sfruttiamo i fondi.
— Ci sono contributi che coprono la conservazione strutturale, altri per la riqualificazione ecologica.
— Se riusciamo a combinare tutto, potreste non spendere nulla.
— Magari, con qualche margine, anche guadagnare qualcosa.
Un silenzio carico di possibilità.
Orfeo e Gino si scambiarono un’occhiata.
L’idea, nata quasi per gioco, ora si era tramutata in un piano concreto.
I giorni scorrevano lenti, scanditi dall’incertezza e dall’attesa.
Orfeo e Gino avevano presentato tutte le pratiche necessarie, incrociato ogni dato, verificato ogni dettaglio.
Ora restava solo una cosa da fare: aspettare.
Il comune doveva dare il via libera, ma la burocrazia aveva i suoi tempi, spesso imprevedibili.
Una firma poteva arrivare in una settimana, oppure impantanarsi in qualche cavillo per mesi.
Cosa sarebbe successo se qualcosa fosse andato storto?
Le serate trascorrevano tra ipotesi, progetti e sogni a occhi aperti.
Seduti davanti a un tavolo ingombro di appunti e schizzi, immaginavano il casale ristrutturato in due abitazioni indipendenti ma unite.
— La mia cucina dovrà avere una finestra grande, voglio osservarci il tramonto,
diceva Orfeo, indicando la sua idea sul foglio.
— Io aggiungerei un patio spazioso. Per le grigliate,
Suggeriva Gino, già vedendosi con un bicchiere in mano mentre il fumo della carne che si disperdeva nell’aria.
Ma sotto l’entusiasmo, c’era quella sottile tensione, la consapevolezza che tutto poteva ancora sfumare per un cavillo, un ’intoppo, un documento che qualcuno si dimenticava di firmare.
Finché la risposta non fosse arrivata, l’unico modo per ingannare l’attesa era continuare a sognare.
Il messaggio arrivò nel tardo pomeriggio, proprio mentre Orfeo stava chiudendo il computer dopo l’ennesima giornata passata tra calcoli e progetti.
L’email aveva un oggetto inequivocabile:
"Approvazione contributi – Conferma definitiva."
Per un attimo rimase immobile, lo sguardo fisso sullo schermo.
Era successo.
Aprì la mail e lesse rapidamente il contenuto: la richiesta era stata accettata, i fondi stanziati, tutto pronto per partire.
L’attesa era terminata.
Ora il sogno diventava realtà.
Afferrò il telefono, componendo il numero di Gino con mani quasi tremanti dall’entusiasmo.
Appena l’amico rispose, non si trattenne:
— Abbiamo i fondi.
— Ci siamo!
Un attimo di silenzio, poi il grido di Gino ruppe l’aria.
— Non ci credo!
— È fatta!
Quel giorno segnò l’inizio della trasformazione.
Le fondamenta del vecchio casale non erano più solo pietra e storia: stavano diventando il punto di partenza per qualcosa di completamente nuovo.
Anna stringeva la mappa tra le mani, lo sguardo fisso sulle strade polverose che si intrecciavano davanti a lei.
Era certa di aver seguito le indicazioni corrette, eppure qualcosa non tornava
Il sole alto sopra la campagna sembrava amplificare il suo senso di disorientamento.
Il terreno assegnatole per il primo incarico doveva essere lì da qualche parte, ma ogni svolta la portava più lontano dal sentiero battuto.
Arrivò a un bivio senza segnaletica, il punto esatto in cui capì di aver sbagliato strada.
Il GPS ronzava inutile, il segnale traballava.
Nessuna traccia di punti di riferimento.
Anna sospirò, scorrendo ancora una volta le annotazioni fatte in fretta quella mattina.
Dove aveva sbagliato?
Forse una deviazione troppo anticipata, un incrocio mancato … o forse era semplicemente la sua inesperienza della zona.
Tornare indietro non sarebbe stato semplice, ma l’unica soluzione era ricalcolare il percorso e sperare di trovare qualcuno che potesse darle una dritta.
Il suo primo incarico non poteva terminare con un fallimento.
Anna fermò l’auto davanti all’ingresso del cantiere, lo sguardo che scivolava sulle impalcature e sulle pareti antiche del casale.
Finalmente aveva raggiunto la sua meta.
La posizione corrispondeva, il tipo di costruzione sembrava quello giusto.
Per un attimo avvertì un’ondata di sollievo: dopo il percorso incerto, l’indicazione sembrava corretta.
Era arrivata.
Uscì dall’auto con sicurezza, facendo scorrere lo sguardo sui materiali accatastati e sui macchinari parcheggiati nei pressi dell’ingresso.
Un cantiere già avviato, esattamente come previsto.
Ma qualcosa non tornava.
Nessun segnale identificativo.
Nessuna presenza ufficiale legata al suo incarico.
Solo operai impegnati nei lavori e il suono ritmico dei martelli che scandiva l’aria.
Fu solo quando notò due uomini discutere animatamente accanto a un progetto aperto su un tavolo da lavoro che capì che qualcosa non quadrava.
Non era dove avrebbe dovuto essere.
Anna aveva già capito di non era nel posto giusto, ma ormai era lì e la curiosità la spingeva a capire cosa stesse succedendo in quel cantiere.
Orfeo la notò subito.
Non era un’operaia, né qualcuno che avesse a che fare con i lavori.
Gli bastò uno sguardo per capire che era una nuova presenza estranea, e la sua naturale diffidenza prese il sopravvento.
— Posso aiutarti?
Domandò, incrociando le braccia.
Anna, che non amava essere messa alle strette, sollevò il mento con sicurezza.
— In realtà, cercavo un altro terreno, ma vedo che anche qui ci sono lavori interessanti.
Orfeo sbuffò leggermente, studiandola per qualche secondo:
— Se ti piace la confusione della burocrazia e delle ristrutturazioni, sì, direi che è interessante.
La frecciatina non le sfuggì.
Anna non aveva mai sopportato gli uomini che parlavano di edilizia come se fosse un’arte riservata a pochi eletti.
— Dipende da come si gestisce,
Replicò, sollevando un sopracciglio.
Orfeo avvertì l’affondo.
Qualcosa nella sua sicurezza gli dava l’impressione che questa non fosse una semplice osservatrice.
— Ah sì? E da quando sei esperta di cantieri?
Anna sorrise appena:
— Da prima di perdermi in questo.
Se con Orfeo l’aria si era fatta subito tesa, con Gino fu tutta un’altra storia.
Appena notò lo sguardo perplesso di Anna e la mappa ancora stretta tra le mani, Gino si avvicinò con un sorriso aperto, di quelli che mettono subito a proprio agio un interlocutore.
— Ti sei persa, vero?
Domandò, senza malizia, ma con quella naturalezza che lo rendeva immediatamente affidabile.
Anna gli concesse un mezzo sorriso.
— «Diciamo che ho preso una strada che non era esattamente la migliore.
Gino annuì, già studiando la mappa con occhio esperto.:
— «Fammi vedere …
— Ah, ecco.
— Sei a qualche chilometro dal punto giusto.
Un rapido sguardo alla sua auto, poi un’idea semplice.:
— Se vuoi, ti accompagno e ti mostro la via, poi mi riaccompagnerai qui,.
Anna esitò per un istante, ma poi si accorse che non c’era nessuna pressione, nessuna sensazione di disagio.
Solo il gesto spontaneo di chi vede qualcuno in difficoltà e decide di dare una mano.
Così, mentre Orfeo li osservava con aria quasi scettica, Anna e Gino si avviarono verso la vera destinazione della ragazza chiacchierando come se si conoscessero da tempo.
Anna si sistemò al volante, mentre Gino prese posto accanto a lei con la naturalezza di chi aveva percorso quelle strade mille volte.
Il motore ruggì piano, e la macchina si avviò lungo la strada sterrata.
— Allora, vediamo di orientarti.
Gino osservò il paesaggio fuori dal finestrino, le colline che si distendevano sotto la luce calda del giorno
— . Qui la zona è particolare.
— Tutto ruota intorno ai terreni agricoli e alla riqualificazione.
Anna ascoltava, lanciando rapidi sguardi alla strada.
— Il casale di Orfeo e mio era destinato a restare abbandonato, sai?
Proseguì Gino.:
— Quando abbiamo scoperto la possibilità di recuperarlo, abbiamo capito che poteva diventare una grossa opportunità.
Fece un gesto verso una curva a destra:
— «Lì, invece, ci sono alcune vecchie lottizzazioni che non hanno mai preso piede.
— Colpa dei vincoli urbanistici.
Anna annuì.
Le informazioni erano utili, ma c’era qualcosa di affascinante nel modo in cui Gino parlava della zona.
Si vedeva che la conosceva davvero, che la vedeva non solo come un insieme di proprietà, ma come un luogo con una sua storia.
— Tu invece cosa devi fare?
Domandò, girandosi leggermente verso di lei.
Anna accennò un sorriso:
— . Devo catalogare un terreno. Il mio primo incarico.
Gino sorrise, annuendo.:
— Allora è meglio che ti porti nel posto giusto, prima che finisca per comprare il casale con Orfeo dentro.
La battuta la fece ridere, mentre il viaggio proseguiva verso la sua destinazione.
Anna posò la penna sul taccuino, osservando l’ultimo dettaglio che aveva annotato.
Il lavoro era concluso.
Aveva catalogato il terreno, verificato i dati, messo ordine nelle informazioni.
Tutto ciò che doveva fare era tornare in ufficio e consegnare il report.
Si voltò verso Gino, che la osservava con quel solito sorriso disteso.
Era stato d’aiuto, e non solo per la direzione.
— Grazie per avermi accompagnata e avermi evitato di perdere l’intera giornata.
Gino fece spallucce, con la naturalezza di chi non aveva mai considerato un favore come un peso.
— Figurati.
— Sei arrivata a destinazione o no?
Anna sorrise e, prima di voltarsi verso l’auto, si avvicinò a lui e gli posò un bacio rapido sulla guancia, senza esitazione.
Gino non fece una piega, ma il sorriso gli si allargò appena.
— Così rischi di farmi pensare che perdere tempo nei cantieri altrui sia una bella abitudine.
Anna rise:
— Solo se trovi qualcuno che mi accompagni.
Mentre Gino si allontanava, il motore prese vita e l’auto ripartì.
L’incarico era terminato, ma la giornata era stata tutt’altro che banale e la sua agenda conteneva un nuovo prezioso numero di telefono.
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